Ottimo articolo che puo' contribuire alla discussione inerente lo stato attuale della testata. Per gli utenti ai quali interessa in particolar modo questo aspetto, ovviamente. A voi.
TIZIANO SCLAVI: “ALMENO UNA VOLTA PER ALBO, UN PO’ DI MACELLERIA CI VUOLE”. giovedì 20 settembre 2012 | Autore Stefano Prioni
Nessuno di voi credo si stupirà leggendo il testo riprodotto all’interno dell’immagine riportata sopra. Si tratta di uno stralcio della lettera “INDICAZIONI DI CARATTERE GENERALE PER IL DISEGNATORE” stilata da Tiziano Sclavi e tratta dalla “cartella stampa per la presentazione del nuovo personaggio” (*).
(*) Copia della presente è reperibile anche sul catalogo “DYLAN DOG 25 – IL MITO DI UNA GENERAZIONE”, pagina 13, edito dal “Centro Fumetto Andrea Pazienza” in occasione della mostra realizzata per il quarto di secolo dell’indagatore dell’incubo.
Questo articolo sarà semplicemente una “conferma”. Avrete quindi la dimostrazione indiscutibile che l’eroe residente a Craven Road 7 fu tracciato, soprattutto per quanto riguarda le linee guida fondamentali, da Tiziano Sclavi, che sfrutto “la cresta dell’onda” creando un nuovo genere a fumetti: l’horror di qualità per la prima volta separato dell’erotismo e dalla pornografia.
Non vi è molto da commentare però, se leggete con attenzione quelle poche righe scritte per orientare il “disegnatore”, scoprirete che il vero Dylan Dog, che piace alla maggioranza, è rimasto legato al suo autore. Con questo non voglio dire che nessuno sia in grado di essere all’altezza di Sclavi, tutt’altro. La casa editrice dispone di valenti scrittori, impegnati spesso in altre serie in via di sviluppo.
Sono le linee guida oggi a mancare, non la capacità di scrivere.
Le linee guida si legavano in modo indissolubile allo schema narrativo. Da questa “unione” ne derivava l’equilibrio che voi tutti avete conosciuto e apprezzato.
Perfettamente inutile tentare di comprendere le motivazioni che hanno condotto verso il nuovo investigatore dell’incubo. Se ne è già parlato molto, anche in questa sede, senza che si arrivasse mai a una conclusione soddisfacente per la maggioranza.
I fatti ormai ci dicono che l’operazione, voluta dai vertici della “Sergio Bonelli Editore”, è avvenuta in modo graduale. Sappiamo anche chi sono i protagonisti di questa vicenda, così come abbiamo potuto constatare che l’interrogazione parlamentare contro lo splatter e il gore portò il titolare dell’azienda milanese a essere cauto. Venne poi il ruolo del curatore, incisivo a quel tempo, che decise il cambio di rotta: il nuovo Dylan Dog sarebbe stato più sociale che ludico. Non a caso fu preso come testimonial per decine di campagne e in quei casi Sergio Bonelli fu ben lieto di concedere il consenso, gratuito, ci tengo a precisarlo, prima che nascano polemiche.
Fu così che un “prodotto Bonelli” divenne il mezzo tramite il quale si diffondevano messaggi e si faceva critica verso la società.
Leggo su alcuni forum che taluni lettori non accettano nemmeno i “fatti”, avvalorati da “testimonianze”, prese da quotidiani, come “La Stampa”, che io stesso ho pubblicato in questo blog, e preferiscono abbracciare la tesi di alcuni autori, che danno la loro personale interpretazione a questo radicale cambiamento. Definisco banale sostenere che se Dylan Dog è cambiato la ragione è che sono cambiati i tempi e siamo cambiati noi.
Anche molti lettori ora la pensano in questo modo. Certamente i tempi sono cambiati ma, nonostante ciò, lo “splatter” seguita a piacere, ed è confermato da nuove serie tv prodotte da “AMERICAN MOVIE CLASSIC”, un colosso americano che realizza successi ininterrottamente. Innegabile inoltre che la rete è disseminata di critiche verso Dylan Dog, raramente leggo che qualcuno sia rimasto soddisfatto. Addirittura c’è chi acquista l’albo solo se sceneggiato da alcune persone, come del resto basta che quei pochi eletti scrivano una storia per scatenare gli accaniti fans, i quali cominciano a tessere le lodi ancora prima di aver comprato l’albo. In questa situazione il passo tra il “comune” e il “capolavoro” è molto breve, l’abbiamo visto di recente.
Nonostante le vendite siano in lieve calo Dylan Dog è un personaggio ancora di successo. In pratica la gente si lamenta ma continua a comprarlo, senza dimenticare che una buona fetta del fatturato è dovuta ai collezionisti.
Vi scontenta ma lo comprate? Un paradosso, concedetemelo.
Tiziano Sclavi: “Le scene splatter (sangue e macelleria) devono essere sempre fatte con eleganza (non alla “Terror” o “Jacula”!).
Questa è una vera intuizione. Non si tratta di bravura di un autore ma di perspicacia.
I fumetti horror negli anni ’80, che a fatica si potevano inquadrare in quel genere, avevano una struttura narrativa basata su un erotismo sfociante nel porno, ma di serie C. L’imminente diffusione dell’home video aveva ormai decretato la fine di queste pubblicazioni, i cui lettori credo fossero più interessati alle “immagini” che al testo. L’immediatezza dei “filmati” portò alla scomparsa nelle edicole dei “giornaletti porno”, che rappresentavano l’intrattenimento da “sala da bagno”.
Sclavi ha preso un genere in declino, prossimo ad una morte editoriale, e vi si è inserito abilmente, invitando il disegnatore a tenersi ben distante dal passato per sviluppare un nuovo horror di qualità che unisse “il classico” al moderno, strizzando l’occhio allo splatter che in quegli anni emergeva prepotentemente.
Ed ecco che qualche scena da macelleria, che comunque non portava mai al disgusto del lettore, smorzata dalle “freddure” di Groucho, il cui ruolo era quello di far “meglio digerire” le emozioni forti, unita a qualche “ombra”, dosata dal maestro delle medesime Corrado Roi, condussero Dylan Dog al successo.[/size]
In tali motivazioni va ricercata la presenza meno frequente di Groucho: non ci sono oggi molti toni da smorzare e le sue “battute”, inserite a caso, quindi senza ragione, potrebbero anche stancare. Curiose teorie su violazioni dei diritti in Italia lasciano il tempo che trovano e le relative polemiche che ne scaturiscono sono utili solo al gradimento dei blog sui social network dove sono diffuse queste notizie, non supportate da alcuna conferma dell’editore.
Però, almeno una volta per albo, un po’ di macelleria ci vuole!!!
Nemmeno la componente erotica venne sospesa del tutto da Sclavi, che effettuò una vera e propria “sciacquatura dei panni in Arno” dell’horror a fumetti, ed infatti:
“può esserci un tantino più di sesso (ma proprio una punta). In generale, cose tipo “ti vedo e non ti vedo” (vestaglie trasparenti, camicette aderenti e così via). Raramente il capezzolo. Banditi, ovviamente, gli organi genitali. Permessa, con moderazione, la chiappa”.
Notate come Sclavi, con parole semplici e modeste, esprima dei concetti molto profondi. Quel “permessa, con moderazione, la chiappa” è eccezionale ed estremamente divertente.
Un “tantino di sesso”, nel “Dylan Dog” pre-Barbato, è sempre stato quel cocktail che rendeva accattivante l’atmosfera generale. Successivamente, bandite tette e culi, siamo giunti al periodo sociale, dove Dylan Dog, tramite il fumetto, prendeva contatto con i giovani trasmettendo loro dei messaggi. Il suo nuovo ruolo fu di “monito sociale”. In buona sostanza ci veniva comunicato che il “male” non era sulla carta stampata ma spesso si celava in tutti noi.
Con buona pace dei lettori siamo oggi passati ad una terza fase, che diventa difficile definire, in cui si alternano avventure dove Dylan Dog, costantemente disoccupato, si occupa di problemi legati alla sua vita sentimentale, per addentrasi poi in vicende noir, sempre molto soft, e infine concludere con storie che hanno lo scopo di destare scalpore e sono utili ad alcuni autori per pavoneggiarsi in quanto ospiti del TG della sera. Insomma una vera bagarre in cui non c’è più ne schema narrativo ne linee guida.
Terminando Sclavi riferisce dell’importanza della “fuga prospettica” e della necessità di creare tensione e paura nel lettore. In effetti quello sarebbe il compito di una serie horror.
Prendete atto che Dylan Dog da tempo non è più una serie horror!
Mi auguro che la casa editrice, la quale sembra non prendere mai in considerazione il malcontento popolare, rassicurata dalle vendite ancora sostenute, un giorno, anziché rivalutare la “fuga prospettica” non debba lamentarsi di un’altra fuga, quella dei lettori verso case editrici molto perspicaci. (Vedi “GOTIKA”).
Fonte:
http://www.dylandogdiary.it/2012/09/tiz ... #more-8765