Cravenroad7

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio lug 05, 2012 7:48 pm 
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Iscritto il: mer feb 03, 2010 7:13 pm
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Cristiano, il lupo perde il pelo ma non il vizio e vedo che tu non hai perso il vizio di copia incollare parole altrui spacciandole per tue :mrgreen: Quel pezzo dei fighetti da tastiera l'hai presa da un articolo di Bottero, fra l'altro molto discusso anche qui sul forum (me lo ricordo perché ci fu proprio fra me e Bottero uno scambio di opinioni acceso).

Ad ogni modo, non ho mai detto che Dylan puo' insidiare il primato di Tex, ma resta tuttora una macchina da soldi enorme, quindi parlare di una possibile chiusura è fantascienza vera e propria.


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio lug 05, 2012 8:41 pm 
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Iscritto il: ven giu 08, 2012 10:47 pm
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Ragazzi cerchiamo di essere seri! Finché la testata vende 140/150.000 copie al mese, perché dovrebbe essere chiusa?? Se continua ad essere insieme a Tex la testata trainante dell'editore è giusto che continui ad uscire regolarmente. Non riesco proprio a vedere un vero motivo (logico e razionale) per cui dovrebbero interromperla. Cerchiamo di ragionare con la testa dell'editore (leggasi fatturato e profitto); fino a quando le vendite saranno così alte ( e sarebbero considerate alte anche se vendesse esattamente la metà di oggi!!!), all'editore dei nostri commenti non gliene frega nulla! Scusate ma... in quanti siamo a commentare questo argomento?? 10?? 15?? 30 utenti?? Vogliamo esagerare e dire 50 utenti?? Bene, fate il conto in percentuale quanto incidiamo su 140.000 acquirenti mensili; praticamente ZERO!!!!

State tranquilli, DD continuerà (per fortuna) ad uscire, e noi a giocare e a commentare passato presente e futuro del nostro indagatore; per molto tempo ancora. Punto

_________________
Dylan Dog non esiste più fatevene una ragione!

Porca cicca!


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 21, 2012 2:24 am 
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Iscritto il: lun gen 18, 2010 10:49 pm
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Ezekiel 25:17 ha scritto:
Cristiano, il lupo perde il pelo ma non il vizio e vedo che tu non hai perso il vizio di copia incollare parole altrui spacciandole per tue :mrgreen: Quel pezzo dei fighetti da tastiera l'hai presa da un articolo di Bottero, fra l'altro molto discusso anche qui sul forum #me lo ricordo perché ci fu proprio fra me e Bottero uno scambio di opinioni acceso#.

Toh... mi ero perso il profeta giudeo. Il lupo spelacchiato ha messo il link alla maggior parte del testo, tra l'altro in quote ma ahime', non tutto. Sacrilegio, ho peccato... peccato. Frequento questa discussione da ere geologiche e chiunque l'abbia seguita con altrettanta attenzione saprebbe che ho scritto interi tomi personali senza sentire il bisogno di "copia incollare parole altrui". Quando lo ritenevo utile, riportavo interamente il parere e le parole di altri utenti ( es. Juan Galvez ). Quindi cerca di non screditare il legittimo pensiero di un altro utente con delle meschine insinuazioni fondate su un singolo messaggio nella sezione off topic del forum ( preso totalmente fuori contesto, tra l'altro). Specie laddove il copiaincollatore recidivo abbia sempre dimostrato di tenere in modo particolare al tema in questione.


Bene. Torno, oramai in modo ciclico, alla discussione. Non so se altrove sia gia' stato postato questo lungo Recchioni pensiero. Comuque, va'... meglio mettere solamente il link questa volta:

http://prontoallaresa.blogspot.it/2012/ ... corvo.html

"Il progetto che era allo studio con Barbato e Medda":

Le prove su Dylan della Barbato dal mio punto di vista hanno contribuito a far crollare, nel loro piccolo, i pochi cliche' del Dylan Dog di quel periodo, gia' grigio di suo. Oggi quasi totalmente abbandonati. Mentre Medda per me e' stato l'unico riferimento extra-sclaviano ( oltre alla meteora Ferrandino - " Il Signore del Silenzio" ), pur se sostanzialmente diversi fra loro. Detto questo, l'idea dei nemici ricorrenti che avrebbero rimpiazzato quelli della "Golden Age" ( Xabaras, Dottor Hicks, Jacob Hicks, Hamlin, Il direttore degli Inferni, Mana Cerace ) per poi allearsi contro Dylan e' veramente... giusto per rimanere in tema, da super-eroi marvelliani. Soprattutto in un universo narrativo come quello di Dylan Dog. Su il nostro vecchio Bloch mandato "temporaneamente" in pensione, che dire... ERA una figura di grande spessore. Ricordo una storia in uno dei primi almanacchi in cui un tale, indiziato, gli chiedeva di aiutarlo perche' lui poteva capirlo. E quando Bloch gli chiede come fa a dire una cosa del genere, quello gli risponde qualcosa come " perchè lei è solo come me, lo capisco dalle scarpe sciolte che porta ". Una scena a prima vista "leggera", forse sembrera' anche cretina in se' ma che in realtà testimonia la tragicità di questo personaggio, che non meritava di essere ridotto a fare il passacarte come succede da anni. Per Groucho vale lo stesso, anzi se possibile e' ancora piu' critica la sua situazione. Sembra incredibile che quasi nessuno abbia compreso le sue potenzialità, il suo essere dirompente e la sua totale indipendenza. Il "tosto" del duo è lui, l'unico che resta in piedi quando l'altro vacilla: in "Marionette", contenuta in un gigante di diversi anni fa e scritta da Gonano ( l'autore del commissario Spada ), una sorta di burattinaio ambulante riusciva ad irretire le persone, a farne delle vere marionette viventi di cui lui tirava i fili. Solo con Groucho fallì e il complice del burattinaio, mentre il baffuto barzelletiere si allontanava, diceva: " nessuno potrebbe costringerlo a fare ciò che non vuole ". Parebbe quasi un "Juza delle Nuvole bonelliano" riletto in chiave comico grottesca. Groucho ERA l'unico a capire davvero Dylan e i suoi tormenti, era la sua ancora di salvezza, quello che dava ritmo alle storie con le sue battute e in tutto questo... mi tocca leggere che la Barbato lo reputa il personaggio più difficile perchè "è un casino inventarsi tutte quelle barzellette". Mi sembra giusto: non sappiamo usare i personaggi, allora togliamoli e mettiamone di nuovi. Bello!

Ristorante:

- " Pollo arrosto, grazie "
- " No mi spiace, il pollo non lo sappiamo cuocere... le porto dell'insalata di riso ^^ "


A parte l'articolo "rivelazione" di Recchioni pero' non mi pare che il problema "mancanza cronica d'inventiva" sia stato risolto dagli attuali curatori della testata. Nella storia di Gonano che ho citato, ad esempio, l'autore realizzo' appunto una piccola perla d'inventiva: non imito' pedissequamente Sclavi come faceva Chiaverotti MA scrisse semplicemente una storia sua che tuttavia poteva essere stata ideata da Sclavi stesso ( Ferrandino docet ). C'era molto del creatore, un Dylan fragile e quasi in balia degli eventi, una indagine portata avanti, un Groucho protagonista come sa esserlo lui ( quasi senza darlo a vedere ), una galleria di personaggi come puo' capitare di incontrare davvero. Era una lettura assolutamente fluida e scorrevole dove non ti fermavi a pensare, ogni due tavole, " questo sta imitando sclavi ". Lo ripeto: la questione non e' quella di essere o meno degli adoratori dell'autore pavese ma la constatazione che Dylan Dog ha ragion d'essere perche' pensato in quella maniera. Non è un personaggio "universale" o comunque deformabile (come invece è, entro limiti abbastanza ampi, Martin Mystere per esempio) che puoi modellare a tuo piacere, per essere Dylan Dog deve avere quelle caratteristiche che il suo ideatore gli ha dato. E' un personaggio talmente peculiare che se gli cambi qualcosa non e' più lui. Dopotutto nacque nel periodo d'oro dello splatter, quando in edicola abbondavano riviste come "Mostri", "Splatter" e altre amenità del genere. A volte contenevano anche materiale interessante ma al 90% erano cose che oltre l'effetto splatter, appunto, non offrivano. Passata la moda, scomparvero tutte... tutte, tranne Dylan Dog che si reggeva su pilastri completamente differenti e fino a quel momento inediti. Anche per gli altri personaggi Bonelli puo' valere un discorso analogo, pur con delle differenze: Tex e' ritornato a piacere appena e' tornato ad essere Tex. Per Zagor, dopo anni in cui non si sapeva come andare avanti, hanno trovato il colpo di genio ovvero ritornare allo stile-nolitta. Per Mister no invece, altro personaggio come Dylan Dog molto caratterizzato, una volta esaurita l'ambientazione amazzonica e' stato infine chiuso nonostante tentativi di rianimazione durati ANNI e ANNI, rivoltandolo come un calzino. Di Julia non serve nemmeno parlarne, immobilità fatta fumetto. Probabilmente solo Martin Mystere e' abbastanza flessibile, grazie anche al tipo di pubblico che lo segue.

'Notte.


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 21, 2012 9:44 am 
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Cristiano ha scritto:
Quindi cerca di non screditare il legittimo pensiero di un altro utente con delle meschine insinuazioni


Vedo che come al solito sei molto educato e rispettoso nei confronti degli altri utenti. :|

_________________
È la mia opinione, e la condivido.

Ciao,
Teo


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mer ago 22, 2012 6:00 pm 
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Iscritto il: lun gen 18, 2010 10:49 pm
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rimatt ha scritto:
Cristiano ha scritto:
Quindi cerca di non screditare il legittimo pensiero di un altro utente con delle meschine insinuazioni


Vedo che come al solito sei molto educato e rispettoso nei confronti degli altri utenti. :|



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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mer ago 22, 2012 8:03 pm 
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Iscritto il: mer feb 03, 2010 7:13 pm
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@ Cristiano: mi hai risposto con quel pezzo di Bottero senza quotarlo o metterlo fra virgolette o mettere il link in fondo; messo così è palese che tu volessi farlo passare per roba tua, proprio come successe tempo fa in un topic aperto da te (se non ricordo male) in cui postavi un pezzo preso pari pari da altre parti (sempre senza usare virgolette o qualunque altro tipo di accorgimento).

Fartelo notare mi pare il minimo.


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mer set 12, 2012 12:04 am 
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Ottimo articolo, da leggere a futura memoria...

Cita:
Una buona fetta di lettori associa l’uscita di scena di Tiziano Sclavi all’abbandono del genere splatter-slasher dalle storie dell’indagatore dell’incubo.

Ciò è dovuto ad una dichiarazione dell’autore rilasciata in un’intervista in cui affermava che i suoi gusti erano mutati e di conseguenza non gradiva più lo splatter. Altri invece, che considerano “i primi 100”dei capolavori, arrivano addirittura a pensare che li abbia scritti tutti Sclavi, o quasi. Come abbiamo constatato suoi sono 55 albi/100. Per info più precise potete rileggere l’articolo “L’IMPRONTA SCLAVI” cliccando qui.
I contenuti di questo sito, curati da Stefano Prioni, ,sono concessi in Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Unported. Permissions beyond the scope of this license may be available to click HERE!

In linea generale l’impronta Sclavi è sempre molto marcata.

Ormai la leggenda che ruota attorno a questo autore ha condotto i lettori a pensare che la fine dello splatter, e il conseguente cambio di rotta, decorra dal n. 101 quando invece va tenuto presente che la collaborazione attiva del Tiz perdura almeno sino al 2007, con l’ultimo numero sceneggiato, il 250.

In effetti le scelte di una casa editrice molto raramente vengono comunicate ai lettori. Ciò probabilmente per evitare allarmismi e rischiare di perdere parte delle vendite.

Capita sovente che la svolta avvenga in maniera graduale, per accompagnare chi legge verso nuove tendenze.

Otteniamo notizie più precise dagli addetti ai lavori che rilasciano interviste suoi quotidiani. Da una lettura attenta delle loro dichiarazioni è possibile intuire le politiche editoriali.

Queste “decisioni”, prese dalla Direzione, probabilmente anche con la consulenza dell’autore, hanno condotto un personaggio dei fumetti, nato in un contesto di innegabile matrice horror, a divenire una sorta di “eroe delle critiche sociali”. Discutibili e curiose alcune teorie di una nota autrice che ha dichiarato, anch’essa in un’intervista, che l’horror era un “pretesto” per il fumetto Dylan Dog.

Per almeno i primi 5 anni di vita l’horror non era assolutamente un pretesto, era il nucleo indissolubile di tutte le storie. Solo in seguito, attorno al 1991, nella Redazione della “Bonelli” cominciava a tirare aria “grama” per lo splatter. Eppure a quel tempo Sclavi occupava ancora il suo ruolo di autore e supervisore della serie. Personalmente parlerei di nuove tendenze e di censura indotta ma non di mutamento di “gusti”.

La conferma che lo splatter seguita a piacere nonostante non faccia più “tendenza” o comunque incuriosisca, anche chi non ha particolare predilezione per questo genere, la si ha buttando l’occhio verso le serie tv di recente fattura.

Nel 1991, a giugno, mentre nelle edicole italiane usciva il n. 57 “RITORNO AL CREPUSCOLO”, il Direttore Generale della “Sergio Bonelli Editore”, DECIO CANZIO, partecipava con un intervento molto “acceso” alla rubrica “TUTTO LIBRI” edita sul quotidiano “La Stampa” n. 755 del 25.06.1991.

Vi rammento che Decio Canzio ha occupato il ruoro di Direttore Generale dagli anni ’80 sino al dicembre del 2006, sostituto in seguito da Sergio Bonelli. Attualmente il Direttore Generale è Davide Bonelli.

Di seguito riporto una porzione dell’articolo originale ripreso dal n. 755 de “La Stampa”.

Cita:
VOGLIA DI FUMETTI DA DYLAN DOG A PRATT

Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo, stupisce ancora. Da pochi giorni è diventato un videogame: gli oltre 800 mila fedeli lettori potranno d’ora in poi misurarsi con i suoi nemici occulti, in un universo virtuale ricreato sul computer di casa.

Vedi anche “DYLAN DOG E LA SIMULAZIONE INTERATTIVA” cliccando qui

Ma non è l’unica novità dell’editore Bonelli: il vulcanico padre di Tex ha appena mandato in edicola Nathan Never che, secondo i tre autori, Antonio Serra, Michele Medda e Giuseppe Vigna, passerà in rassegna tutti i temi della fantascienza. Quali sono le altre novità in edicola e in libreria? A sentire gli addetti ai lavori sembra che sia più prudente domandarsi: c’è, in realtà, qualcosa di nuovo? Le polemiche approdate in Parlamento, sui fumetti «diseducativi», avevano indicato come tendenza dominante l’horror esasperato, lo «splatter»: squartamenti, delitti atroci. Ma il fenomeno sembra declinare. Le riviste «splatter», dopo i primi entusiasmi, si sono attestate su una media di 10-15 mila copie. Decio Canzio, uno degli artefici del successo di Dylan Dog, è risoluto: «Nell’ultimo anno non si è visto niente di nuovo. Il boom dello “splatter” è soltanto l’emblema della crisi in cui il fumetto italiano si dibatte da anni». C’è modo di uscirne? «Si tratta di convincere la gente a spendere quelle 2 o 3 mila lire continua Canzio – insomma, offrire qualcosa di più dei telefilm americani. Ci vogliono sceneggiature di alto livello, magari anche impegnate, critiche verso la società. Ma il tutto con eleganza. Il fallimento delle riviste “splatter” è dovuto, troppo spesso, alla mancanza di ironia». Morte dello «splatter», allora? Forse è ancora presto per parlarne. Certo è che qualcosa si muove: in febbraio Gore scanners, rivista specializzata nel settore, ha chiuso i battenti dopo sette numeri, e alla «Internazionale Ediperiodici» spiegano: vendite troppo scarse. Profondo rosso, ultimo nato tra gli albi horror, ha preferito puntare sul «classico», a cominciare dalla scelta del padrino, Dario Argento. Tira 60 mila copie al mese e gode buona salute. La sua tendenza è relativamente «soft». Dice Massimo Moscati, coordinatore: «Lo “splatter” è troppo violento. Noi, con Dario Argento, siamo per l’horror tradizionale. C’è un ritorno ai classici americani e italiani degli Anni 60». Per Luciano Secchi, alias Max Bunker, uno dei padri del fumetto italiano Anni 60-70, i tempi sono cambiati: «Quando uscirono i miei Kriminal e Satanik fu una svolta. La gente era stufa dell’eroe tradizionale che non mangiava mai, non beveva mai, non faceva mai l’amore. Poi venne Alan Ford che interpretava un’altra esigenza, quella della satira sociale. Però, non sempre si riesce a sfruttare i momenti. Ora non c’è niente di nuovo. Lo “splatter”? E’ come il fumetto pornografico. Ha un suo pubblico che non aumenta né diminuisce. Non può mirare a tirature elevate». E il recupero dei fumetti «classici»? Alan Ford è ogni mese in edicola ormai da vent’anni. «E’ vero – continua Secchi – e vende bene. Solo che “bene”, oggi, significa la metà rispetto a quindici anni fa». Il recupero dei classici è una tendenza innegabile. Vendono bene I fantastici quattro, Linus, rispuntano, aiutati dal cinema, Batman e Dick Tracy. Torna Tiramolla: «Nessuna novità – conferma Fabrizio Melegari, direttore responsabile -, tutto quello che si può fare oggi è migliorare la qualità di fumetti già presenti. Con Tiramolla lavoriamo molto sul colore elaborandolo al computer per avvicinarci agli effetti cromatici della tv. Non è vero che i ragazzini adorano le teste spiaccicate. E’ stato un interesse gonfiato dai mass-media». Quando si parla di qualità vengono subito in mente i fumetti in libreria, quelli «d’autore».

Pagina 10 (25.06.1991) TuttoLibri – numero 755 © La Stampa – Tutti i diritti riservati


Dall’ articolo di cui sopra possiamo definire l’imminente futuro che attendeva l’allora indagatore dell’incubo. Diverrà il nuovo “indagatore sociale”e le motivazioni sono le seguenti:

■le polemiche approdate in parlamento sui fumetti diseducativi indicavano lo splatter come genere da monitorare e da disincentivare. Figuriamoci che lo scrupoloso e conservatore Sergio Bonelli non avrebbe immediatamente allertato la sua Redazione affinchè venissero bandite scene troppo cruente dagli albi. “L’artigiano dei fumetti” era in primis un imprenditore vigile;

■lo splatter è indicato come prossimo al declino e addirittura definito dal Direttore Generale della “Bonelli” “l’emblema della crisi in cui il fumetto italiano si dibatte da anni”. In buona sostanza Canzio prende le distanze come a voler significare che, nei fumetti dell’editore milanese, quel “genere in imminente declino”sia assente. Questa dichiarazione è alquanto discutibile;

■Canzio propone come alternativa, o cura al male procurato dal “gore”, l’acquisto di albi Bonelli, non lo dice espressamente ma questa frase penso lasci poco spazio a dubbiose interpretazioni: “Si tratta di convincere la gente a spendere quelle 2 o 3 mila lire, insomma offrire qualcosa di più dei telefilm americani” e aggiunge il sugo di tutto il discorso: “Ci vogliono sceneggiature di alto livello, magari anche impegnate, critiche verso la società. Ma il tutto con eleganza. Il fallimento delle riviste “splatter” è dovuto, troppo spesso, alla mancanza di ironia”.

“La Stampa” conclude con: “Morte dello splatter allora? Forse ancora presto per parlarne”.



A gran voce potremo oggi rispondere: SI, morte dello splatter ormai.

Ci tengo a far presente che avete letto un articolo datato 1991. Ancora adesso, a distanza di oltre 20 anni, non esiste blog o forum in cui non si legga di lettori che discutano sul perchè abbiamo un Dylan Dog molto diverso da allora.

Le parole di Canzio sono inequivocabili e le caratteristiche del nuovo investigatore di Craven Road delineate.

Dylan Dog, “con eleganza e senza mancare di ironia”, sarebbe divenuto un eroe di carta il cui futuro ruolo era di “fare critiche verso la società”.

Perntanto un poco di Sclavi, l’elemento grottesco, molto di Bonelli, assenza di scene splatter, e probabilmente parecchio di Canzio, il “social detective”.

Gli sceneggiatori sono semplicemente divenuti un tramite di questa svolta decisa a tavolino dalla Direzione “Bonelli”. E chi meglio di Paola Barbato avrebbe potuto interpretare il nuovo Dylan Dog meno maschilista e più sociale?

Nell’articolo “VOGLIA DI FUMETTI, DA DYLAN DOG A PRATT” si accenna a un momento in cui la nuova tendenza era quella di fare satira sociale. Un’operazione svolta anni prima dell’avvento di Dylan Dog da un commesso di uno scalcinato negozio di fiori in quel di New York. In tal senso potrei definire il ruolo dell’attuale Dylan Dog emulo del personaggio di Max Bunker.

Si accenna poi al “recupero dei classici” come alternativa allo splatter. Sclavi è stato in grado di unire citazioni ai classici condite da scene splatter che mai conducevano al disgusto del lettore.

Non si può quindi negare che Dylan Dog, almeno al suo esordio, rientrava in un genere tanto scomodo quanto negato.

Pertanto a mio avviso la svolta contro lo splatter è stata voluta dalla Direzione della “Sergio Bonelli Editore” e non è addebitabile semplicemente al mutamento dei gusti del suo autore. Un autore che da anni ha lasciato la sua “creatura” nelle mani talvolta poco entusiaste dei suoi nuovi scrittori, i quali si sono adeguati alle nuove tendenze e concedetemelo, si sono resi commercialmente adeguati tanto quanto la maggioranza dei disegnatori.


Fonte:
http://www.dylandogdiary.it/2012/08/lep ... tagonisti/


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mer set 12, 2012 10:49 am 
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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio set 13, 2012 4:10 pm 
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Interessante, Ma generico. I fumetti non stanno su un pianeta lontano, cui sbarcano fra noi mortali una volta al mese, ma fanno parte, si nutrono, della società di oggi e sarà sempre così ( almeno finché esisteranno...).
Se lo società di oggi è incline a un horror tradizionale edulcorato dallo splatter, i fumetti come Dylan Dog ne prenderanno atto e vi si adegueranno. Lo trovo un ragionamento coerente e maturo. Del resto, anche i supereroi Marvel sono cambiati eccome nel corso degli anni.
Il problema non è, IMO, la fine dello splatter in Dylan. O non solo, per dire meglio.
Il problema è che Dylan Dog ha finito con l'essere una miscela a volte poco riuscita di vari generi, lanciando storie per nulla coerenti con l'idea storica o ad ogni modo, lineare del personaggio.
Abbiamo infiniti Dylan per ogni genere di storia e la discutibile riduzione se non addirittura l'eliminazione dell'horror è solo uno degli aspetti.

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" Dylan Dog è arrivato allo scontrino fiscale "

Oriana Fallaci ti amo.


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: ven set 14, 2012 12:17 pm 
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dogares ha scritto:
Il problema non è, IMO, la fine dello splatter in Dylan. O non solo, per dire meglio.
Il problema è che Dylan Dog ha finito con l'essere una miscela a volte poco riuscita di vari generi, lanciando storie per nulla coerenti con l'idea storica o ad ogni modo, lineare del personaggio.
Abbiamo infiniti Dylan per ogni genere di storia e la discutibile riduzione se non addirittura l'eliminazione dell'horror è solo uno degli aspetti.


Ecco!
Ci siamo, direi che il problema è centrato in pieno... manca una sorta di coerenza di fondo, di linearità... se è vero che la struttura delle storie è rimasta quella: prologo, persona che suona il campanello urlante e che chiede la consulenza di Dylan che prima se la tira un po' poi accetta, svolgimentodella vicenda, resa dei conti, finale (aperto?), manca quel "qualcosa" che Sclavi sapeva dare (e qualcun altro pure), manca quella linearità dell'universo dylaniano.

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Preso dalla fede ebbi una visione
dall'orgia io fuggivo, non senza derisione.
Vidi il fiume Congo scavare con la testa
e una lingua d'oro tagliare la foresta.


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: ven set 14, 2012 6:00 pm 
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Iscritto il: lun gen 18, 2010 10:49 pm
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dogares ha scritto:
Interessante, Ma generico
bla bla bla...

Non lo avra' neppure letto tutto o perlomeno cercato di capire a pieno l'intento dell'autore...

che sostiene la seguente tesi (avvalorata da interviste del passato, che riporta interamente ): fu "una precisa scelta della Direzione “Sergio Bonelli Editore” , non addebitabile semplicemente al mutamento dei gusti del suo autore bla bla bla" ... quella di trasformare il personaggio in un assistente sociale a tempo indeterminato. Dylan Dog nei primi CINQUE ANNI di vita non tratta ANCHE storie horror ma si basa interamente su di esse, traendone la base sostanziale per il suo grande successo e la relativa rendita per gli anni a venire. Arthur aveva ragione su tutta la linea... B.R.A.S.


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: ven set 14, 2012 6:04 pm 
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Cristiano ha scritto:
dogares ha scritto:
Interessante, Ma generico
bla bla bla...

Non lo avra' neppure letto tutto o perlomeno cercato di capire a pieno l'intento dell'autore...

che sostiene la seguente tesi (avvalorata da interviste del passato, che riporta interamente ): fu "una precisa scelta della Direzione “Sergio Bonelli Editore” , non addebitabile semplicemente al mutamento dei gusti del suo autore bla bla bla" ... quella di trasformare il personaggio in un assistente sociale a tempo indeterminato. Dylan Dog nei primi CINQUE ANNI di vita non tratta ANCHE storie horror ma si basa interamente su di esse, traendone la base sostanziale per il suo grande successo e la relativa rendita per gli anni a venire. Arthur aveva ragione su tutta la linea... B.R.A.S.


Parli di me ? Si autocitandomi....Ho letto. Ma ribadisco che è generico non l'articolo da te postato, ma il senso dello stesso.
Poi i bla bla non l'ho scritto, non essendo un fumetto di Paperino. Si parla di gusti del SUO AUTORE ( penso si intenda Sclavi ) e quindi se si parla non solo di questo, si parla di un mutamento della testata, che penso sia anche figlio dell'andamento generale.
Che poi non era manco una critica a quello che hai detto, poiché io x prima DETESTO l'andamento generale e l'horror COME E' ORA ! Cioè una accozzaglia di action alla Blade/Buffy/Harry Potter x bimbi minchia.
Che poi contagia anche Dylan Dog.

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Ultima modifica di dogamy il ven set 14, 2012 6:08 pm, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: ven set 14, 2012 6:07 pm 
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Blade non è male!
acciderbolina!

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http://musicanterrante.wordpress.com/


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MessaggioInviato: ven set 14, 2012 6:10 pm 
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Località: Milano
Ma caro il mio futuro inguaiato a vita ( :mrgreen: ) anche lì, parlo più che di Blade, delle sue conseguenze:
è stato come per i western di Sergio Leone. Stupendi. Purtroppo hanno generato figli orridi ( Django, Ringo, Il ritorno di Ringo, Il ritorno del ritorno di Ringo...ecc....ecc... ) che hanno ammazzato il western per sempre.
Idem certi prodotti.

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MessaggioInviato: ven set 14, 2012 6:16 pm 
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Django è un CAPOLAVORO!
:D

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