Ottimo articolo, da leggere a futura memoria...
Una buona fetta di lettori associa l’uscita di scena di Tiziano Sclavi all’abbandono del genere splatter-slasher dalle storie dell’indagatore dell’incubo.
Ciò è dovuto ad una dichiarazione dell’autore rilasciata in un’intervista in cui affermava che i suoi gusti erano mutati e di conseguenza non gradiva più lo splatter. Altri invece, che considerano “i primi 100”dei capolavori, arrivano addirittura a pensare che li abbia scritti tutti Sclavi, o quasi. Come abbiamo constatato suoi sono 55 albi/100. Per info più precise potete rileggere l’articolo “L’IMPRONTA SCLAVI” cliccando qui.
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In linea generale l’impronta Sclavi è sempre molto marcata.
Ormai la leggenda che ruota attorno a questo autore ha condotto i lettori a pensare che la fine dello splatter, e il conseguente cambio di rotta, decorra dal n. 101 quando invece va tenuto presente che la collaborazione attiva del Tiz perdura almeno sino al 2007, con l’ultimo numero sceneggiato, il 250.
In effetti le scelte di una casa editrice molto raramente vengono comunicate ai lettori. Ciò probabilmente per evitare allarmismi e rischiare di perdere parte delle vendite.
Capita sovente che la svolta avvenga in maniera graduale, per accompagnare chi legge verso nuove tendenze.
Otteniamo notizie più precise dagli addetti ai lavori che rilasciano interviste suoi quotidiani. Da una lettura attenta delle loro dichiarazioni è possibile intuire le politiche editoriali.
Queste “decisioni”, prese dalla Direzione, probabilmente anche con la consulenza dell’autore, hanno condotto un personaggio dei fumetti, nato in un contesto di innegabile matrice horror, a divenire una sorta di “eroe delle critiche sociali”. Discutibili e curiose alcune teorie di una nota autrice che ha dichiarato, anch’essa in un’intervista, che l’horror era un “pretesto” per il fumetto Dylan Dog.
Per almeno i primi 5 anni di vita l’horror non era assolutamente un pretesto, era il nucleo indissolubile di tutte le storie. Solo in seguito, attorno al 1991, nella Redazione della “Bonelli” cominciava a tirare aria “grama” per lo splatter. Eppure a quel tempo Sclavi occupava ancora il suo ruolo di autore e supervisore della serie. Personalmente parlerei di nuove tendenze e di censura indotta ma non di mutamento di “gusti”.
La conferma che lo splatter seguita a piacere nonostante non faccia più “tendenza” o comunque incuriosisca, anche chi non ha particolare predilezione per questo genere, la si ha buttando l’occhio verso le serie tv di recente fattura.
Nel 1991, a giugno, mentre nelle edicole italiane usciva il n. 57 “RITORNO AL CREPUSCOLO”, il Direttore Generale della “Sergio Bonelli Editore”, DECIO CANZIO, partecipava con un intervento molto “acceso” alla rubrica “TUTTO LIBRI” edita sul quotidiano “La Stampa” n. 755 del 25.06.1991.
Vi rammento che Decio Canzio ha occupato il ruoro di Direttore Generale dagli anni ’80 sino al dicembre del 2006, sostituto in seguito da Sergio Bonelli. Attualmente il Direttore Generale è Davide Bonelli.
Di seguito riporto una porzione dell’articolo originale ripreso dal n. 755 de “La Stampa”.
Cita:
VOGLIA DI FUMETTI DA DYLAN DOG A PRATT
Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo, stupisce ancora. Da pochi giorni è diventato un videogame: gli oltre 800 mila fedeli lettori potranno d’ora in poi misurarsi con i suoi nemici occulti, in un universo virtuale ricreato sul computer di casa.
Vedi anche “DYLAN DOG E LA SIMULAZIONE INTERATTIVA” cliccando qui
Ma non è l’unica novità dell’editore Bonelli: il vulcanico padre di Tex ha appena mandato in edicola Nathan Never che, secondo i tre autori, Antonio Serra, Michele Medda e Giuseppe Vigna, passerà in rassegna tutti i temi della fantascienza. Quali sono le altre novità in edicola e in libreria? A sentire gli addetti ai lavori sembra che sia più prudente domandarsi: c’è, in realtà, qualcosa di nuovo? Le polemiche approdate in Parlamento, sui fumetti «diseducativi», avevano indicato come tendenza dominante l’horror esasperato, lo «splatter»: squartamenti, delitti atroci. Ma il fenomeno sembra declinare. Le riviste «splatter», dopo i primi entusiasmi, si sono attestate su una media di 10-15 mila copie. Decio Canzio, uno degli artefici del successo di Dylan Dog, è risoluto: «Nell’ultimo anno non si è visto niente di nuovo. Il boom dello “splatter” è soltanto l’emblema della crisi in cui il fumetto italiano si dibatte da anni». C’è modo di uscirne? «Si tratta di convincere la gente a spendere quelle 2 o 3 mila lire continua Canzio – insomma, offrire qualcosa di più dei telefilm americani. Ci vogliono sceneggiature di alto livello, magari anche impegnate, critiche verso la società. Ma il tutto con eleganza. Il fallimento delle riviste “splatter” è dovuto, troppo spesso, alla mancanza di ironia». Morte dello «splatter», allora? Forse è ancora presto per parlarne. Certo è che qualcosa si muove: in febbraio Gore scanners, rivista specializzata nel settore, ha chiuso i battenti dopo sette numeri, e alla «Internazionale Ediperiodici» spiegano: vendite troppo scarse. Profondo rosso, ultimo nato tra gli albi horror, ha preferito puntare sul «classico», a cominciare dalla scelta del padrino, Dario Argento. Tira 60 mila copie al mese e gode buona salute. La sua tendenza è relativamente «soft». Dice Massimo Moscati, coordinatore: «Lo “splatter” è troppo violento. Noi, con Dario Argento, siamo per l’horror tradizionale. C’è un ritorno ai classici americani e italiani degli Anni 60». Per Luciano Secchi, alias Max Bunker, uno dei padri del fumetto italiano Anni 60-70, i tempi sono cambiati: «Quando uscirono i miei Kriminal e Satanik fu una svolta. La gente era stufa dell’eroe tradizionale che non mangiava mai, non beveva mai, non faceva mai l’amore. Poi venne Alan Ford che interpretava un’altra esigenza, quella della satira sociale. Però, non sempre si riesce a sfruttare i momenti. Ora non c’è niente di nuovo. Lo “splatter”? E’ come il fumetto pornografico. Ha un suo pubblico che non aumenta né diminuisce. Non può mirare a tirature elevate». E il recupero dei fumetti «classici»? Alan Ford è ogni mese in edicola ormai da vent’anni. «E’ vero – continua Secchi – e vende bene. Solo che “bene”, oggi, significa la metà rispetto a quindici anni fa». Il recupero dei classici è una tendenza innegabile. Vendono bene I fantastici quattro, Linus, rispuntano, aiutati dal cinema, Batman e Dick Tracy. Torna Tiramolla: «Nessuna novità – conferma Fabrizio Melegari, direttore responsabile -, tutto quello che si può fare oggi è migliorare la qualità di fumetti già presenti. Con Tiramolla lavoriamo molto sul colore elaborandolo al computer per avvicinarci agli effetti cromatici della tv. Non è vero che i ragazzini adorano le teste spiaccicate. E’ stato un interesse gonfiato dai mass-media». Quando si parla di qualità vengono subito in mente i fumetti in libreria, quelli «d’autore».
Pagina 10 (25.06.1991) TuttoLibri – numero 755 © La Stampa – Tutti i diritti riservati
Dall’ articolo di cui sopra possiamo definire l’imminente futuro che attendeva l’allora indagatore dell’incubo. Diverrà il nuovo “indagatore sociale”e le motivazioni sono le seguenti:
■le polemiche approdate in parlamento sui fumetti diseducativi indicavano lo splatter come genere da monitorare e da disincentivare. Figuriamoci che lo scrupoloso e conservatore Sergio Bonelli non avrebbe immediatamente allertato la sua Redazione affinchè venissero bandite scene troppo cruente dagli albi. “L’artigiano dei fumetti” era in primis un imprenditore vigile;
■lo splatter è indicato come prossimo al declino e addirittura definito dal Direttore Generale della “Bonelli” “l’emblema della crisi in cui il fumetto italiano si dibatte da anni”. In buona sostanza Canzio prende le distanze come a voler significare che, nei fumetti dell’editore milanese, quel “genere in imminente declino”sia assente. Questa dichiarazione è alquanto discutibile;
■Canzio propone come alternativa, o cura al male procurato dal “gore”, l’acquisto di albi Bonelli, non lo dice espressamente ma questa frase penso lasci poco spazio a dubbiose interpretazioni: “Si tratta di convincere la gente a spendere quelle 2 o 3 mila lire, insomma offrire qualcosa di più dei telefilm americani” e aggiunge il sugo di tutto il discorso: “Ci vogliono sceneggiature di alto livello, magari anche impegnate, critiche verso la società. Ma il tutto con eleganza. Il fallimento delle riviste “splatter” è dovuto, troppo spesso, alla mancanza di ironia”.
“La Stampa” conclude con: “Morte dello splatter allora? Forse ancora presto per parlarne”.
A gran voce potremo oggi rispondere: SI, morte dello splatter ormai.
Ci tengo a far presente che avete letto un articolo datato 1991. Ancora adesso, a distanza di oltre 20 anni, non esiste blog o forum in cui non si legga di lettori che discutano sul perchè abbiamo un Dylan Dog molto diverso da allora.
Le parole di Canzio sono inequivocabili e le caratteristiche del nuovo investigatore di Craven Road delineate.
Dylan Dog, “con eleganza e senza mancare di ironia”, sarebbe divenuto un eroe di carta il cui futuro ruolo era di “fare critiche verso la società”.
Perntanto un poco di Sclavi, l’elemento grottesco, molto di Bonelli, assenza di scene splatter, e probabilmente parecchio di Canzio, il “social detective”.
Gli sceneggiatori sono semplicemente divenuti un tramite di questa svolta decisa a tavolino dalla Direzione “Bonelli”. E chi meglio di Paola Barbato avrebbe potuto interpretare il nuovo Dylan Dog meno maschilista e più sociale?
Nell’articolo “VOGLIA DI FUMETTI, DA DYLAN DOG A PRATT” si accenna a un momento in cui la nuova tendenza era quella di fare satira sociale. Un’operazione svolta anni prima dell’avvento di Dylan Dog da un commesso di uno scalcinato negozio di fiori in quel di New York. In tal senso potrei definire il ruolo dell’attuale Dylan Dog emulo del personaggio di Max Bunker.
Si accenna poi al “recupero dei classici” come alternativa allo splatter. Sclavi è stato in grado di unire citazioni ai classici condite da scene splatter che mai conducevano al disgusto del lettore.
Non si può quindi negare che Dylan Dog, almeno al suo esordio, rientrava in un genere tanto scomodo quanto negato.
Pertanto a mio avviso la svolta contro lo splatter è stata voluta dalla Direzione della “Sergio Bonelli Editore” e non è addebitabile semplicemente al mutamento dei gusti del suo autore. Un autore che da anni ha lasciato la sua “creatura” nelle mani talvolta poco entusiaste dei suoi nuovi scrittori, i quali si sono adeguati alle nuove tendenze e concedetemelo, si sono resi commercialmente adeguati tanto quanto la maggioranza dei disegnatori.
Fonte:
http://www.dylandogdiary.it/2012/08/lep ... tagonisti/