E mentre i Righeira - annegati nei mojitos
- ci salutavano l’estate dal loro
chiringuito low-fi, io tentavo di trovare un thè freddo come si deve per rinfrescarmi le idee.
Invece sono incappato in questo numero da spiaggia, e come tale l’ho consumato.
Massima spensieratezza, occhio distratto da costumini minimalisti
, leggerezza nello spirito di pagina in pagina, scrollamento sabbia a metà albo, e nuotata consolatoria a margine. Una lettura piacevolmente disimpegnata in cui gran parte del proprio neuro-cabotaggio può esser lasciato comodamente in ferie, senza scomodare neanche una goccia di sudore per la fatica o i brividi da suspense
.
Una conferma di come Gualdoni sia talentuosamente (?!) portato per le bislacche dis-avventure del
BVZM (anche a livello di struttura) e di come si possa squagliare una buona idea di partenza sotto il bassoforno del nonpiùditanto (-osare)
.
Quando ho letto il titolo e la presentazione mi aspettavo uno pandemonio fanta-eclatante che rimescolasse
La Peste con
Il progetto…ma sapendo dei (recenti) trascorsi di Monsieur Le Curateur ho già tirato un grosso sospiro di sollievo per l’assenza dei suoi alieni fessi nel sottoscala. Anche il pathos psicologico posticcio di
L’Autopsia ci è stato risparmiato dal paniere delle angherie, e gliene va dato atto
.
Detto questo, se la mettiamo alla spietata gogna dei numeri, accavallando medie e votazioni di mio personale gusto ,
non dovrebbe arrivare alla sufficienza tecnica tra testi e grafica, visti i difetti evidenti di cui soffre.
Ma dal momento che non mi ha irritato più di tanto, e nel complesso è scivolata abbastanza bene senza farmi rivoltare la cistifellea…sono arrivato a far sballare i conti ed a propinargli un
ACCETTABILE, tirato per un pelo d’ascella
Più per l’effetto che per il risultato finale, quindi. Non sempre 3x0=0 o 2+2=4. Se quei due 2 si trovano parecchio bene insieme possono fare un 4 così bello che vale 5, in barba ai calcoli di Standards&VeryPoor.
E passiamo a morti-sezionare la carcassa di questa storia afflitta dalla solite piaghe endemiche in giro da anni, sulla testata. Molti si sono già auto-immunizzati. Io ci vado giù senza guanti e mascherina, ormai
.
**** ***** ****
SPOILER
°°° SPOILER
°°° °°°° SPOILER Pensa che ti ripensa Dylan riesce anche a tornare a casa, una notte
.
Ci informa scruposolamente di ogni suo passaggio mentale senza neanche perdere il filo del discorso. Un prodigio di trasparenza essenzialista…e guarda caso reticente solo sul cliente che gli ha rovinato la serata/pensieri
.
Peccato che dopo la ronfata doverosa ricominci a pensare passo per passo ad ogni cosuccia gli sbuchi in testa prima di levarsi dalle scatole ed andare da quel meccanico che gli dà tanto pensiero.
Gualdoni sembra divertirsi con la modalità di trascrizione cervello-lavagnetta e sforna
baloons che più minimalisti non si può: ci mancava solo un ripasso di come tirare lo sciacquone dopo l’opera, di come metter a bollire l’acqua del thé, di come infilarsi le scarpe prima di uscire, etc. Ma la gente vuole sapere tutto di Dylan e la mancata menzione della marca del dopobarba continua ad offenderci molto
.
Poi l’onesta follia della sincerità comincia a prender piede, a gamba tesa: un politico che parla come pensa – non tutti hanno spazio libero da Vespa – , un truffaldino che truffa a carte scoperte – tanto il truffato non fa una grinza comunque, visti i tempi d’azione della Legge – ed una donna dell’alta società che rinfaccia i suoi bassi istinti per arrivare al sodo – bypassando tutte le manfrine dei rituali di approccio/cuccaggio
.
Ok, l’abbiamo capito: qualche ipocrisia di meno ed il mondo va sfacciatamente verso il delirio, ma qui i contro-effetti sono sempre contenuti alla dimensione pseudo-comica, senza forzarsi nel grottesco, e l’unica cosa che inquieta è il continuo borbottare di Dylan che non finge di stupirsi.
D’altra parte è una storia sulla (sua) verità, ed ogni suo pensiero corrisponde coerentemente/con naturalezza al vero. Non bara, non nasconde, non confonde; linearmente onesto al punto di perdere in interesse
.
L’ incontro-scontro con le bizzarre sorelle Oddbody aggiunge un piccolo spiraglio da commedia nera al tutto, ma l’atmosfera da
Arsenico e vecchi merletti per me si chiude qui. Il resto dell’albo sconfina in un altro genere di territorio che probabilmente non sa neanche dove vuole andare a parare. Ma non ha nulla del nero brillante a cui qualcuno ha fatto riferimento: al massimo un grigio antracite con delle paillettes sbilenche di tanto in tanto
.
Oltre alla passione per i merletti, le sorallacce Oddbody coltivano un certo feeling necrofilo con l’arsenico diluito nelle bevande, e si preparano a sopprimere l’Impiccione dell’Incubo con un sorso letale di vino al sambuco.
Se stasera provo io a mescolare il Tavernello con la Sambuca sono certo che non verrà Bloch a salvarmi a suon di revolverate…e me lo merito
.
Buon per Dylan che invece il suo amico sia in gran forma (dimagrito e ringiovanito da Dell’Uomo per l’occasione, p. 31. i-ii) e risolva caso e spiegonismo con una botta sola, dopo la soffiata del solito cuggggino chiacchierone, in graduatoria per una scorta da pentito.
Crisi di identità di Bloch (a p. 35.vi ) che profetizzando confonde la sua favella con quella di Wells o la Trelkovsky: “
Arriveranno presto altri incubi per l’indagatore dei medesimi”. Ma in un'altra dimensione non è escluso che guardi i programmi notturni di Gabriele La Porta per ispirarsi – …il sonno, turbato
.
Buona coda velenosa con l’acidulo siparietto del sincero disamore tra Mrs Teladò e suo marito Mr. Contomolto (in banca), che abbozzano un po’ di cinico humour inglese, con la distaccata freddezza del trucido consumato a fine
dessert. Speriamo non gli risalga la cena nella colluttazione o non si ammazzino di glicemia a torte in faccia. Di sicuro senza un lampadario in casa da 9 metri non faranno la fine dei
Roses – che tra l’altro si amavano
.
Seguono tre pagine di nulla urticante e di pensieri pedestremente lapalissinani prima di arrivare alla maniglia della porta di casa (pp. 40-42) – e qui è d’obbligo la citazione
al Pedro del trio
Lopez/Marchesini/Solenghi che impiegava una puntata di para-novela sudamericanoide per aprire una porta
– ed ecco che Gualdoni ricasca sulla fiera (o bancarella) dell’inutile ovvietà riciclata con l’avvocato nel letame fino al collo se costretto a non mentire, ed in procinto di esser spennato dopo le sue rivelazioni retrosceneggianti al momento della divisione dei beni dalla moglie…cornuta sì ma (solo adesso) contenta
.
Non era di certo il mini-episodio che serviva per dar spessore ironico alla storia o per far naufragare verso il delirio i “contaminati”.
Infatti in questa parte centrale dell’albo sembra si perdono ritmo e sviluppi, per ridondare nella ripetizione di un concetto base a cui inchiodarsi capo&collo.
Alcuni suoi corollari non sono affatto dovuti, tra l’altro, come il fatto che la sincerità – o meglio, l’astinenza dalla menzogna – porti tutti ad un irrefrenabile desiderio di onestà che induce a spurgare coscienze a manetta presso il primo commissariato/indagatore che capita…sull’onda del “senso di colpa”/”mostro che è in noi “ da svelare a tutti i costi, o quantomeno da costituire alle forze dell’ordine (pp. 49-52) .
Un passaggio forzoso che non mi convince più di tanto, anche perché spesso le coscienze si inventano con tutta sincerità falsi pretesti per tirare a campare. E si convincono che siano reali. Quello che ognuno pensa della verità spesso non coincide con la verità stessa, per quanto sia onesto
.
C’è di buono che Dylan dopo tanti albi di penuria è pieno così di clienti auto-colpevolizzati, ma invece di incassare onestamente preferisce tagliare la corda dopo un'altra sbrodolata di vignette (pp. 53-54) in cui ci insegna passo passo come svignarsela dal cesso senza usare i tubi di scarico
.
Siccome era da un po’ che non gironzolava svagato, l’Old Boy riprende a camminare a casaccio per (quale?) Londra e scopre altre amarissime conseguenze della verità a tutti costi…come la cialtronaggine dei commessi pronti a fare di ogni cliente una futura showgirl o la furberia dell’ortolano che fa la cresta su ogni chioma gli capiti di spennare.
Problemi per ogni casalinga media di Voghera, in soldoni, che normalizzano qualsiasi tensione apocalittica dell’epidemia, verso uno standard risaputo di quotidiana ipocrisia a cui solo Dylan “fanciullino dormiente” sembra esser immune/ignaro, cadendo di culo dalle candide nuvole di fumo: “
No, la gente non può esser realmente così…solidarietà, compassione, onestà…non possono esser solo delle maschere”
.
L’unico mascherato (e bendato) qui sembra lui in realtà, ma forse il Dylan di Londra3 non ha svolto 25 anni e passa di indagini negli abissi dell’animo umano, e si accontenta di esorcizzare le lavatrici difettose per tirare a campare.
Un po’ di tremendismo crudele lo rilascia intravedere il finto suicida/vero
attention whore o la sventagliata di tele-rivelazioni in diretta da vetrina (p. 59) ma è davvero poca roba per render il macabro di fondo a cui dovrebbe alludere
.
Visto che la fase “epidemia” non sembra offrire altri sbocchi a Gualdoni, dopo il catalogo di false verità venute a galla fin qui senza inquietudine – a parte quella di Dylan -, da pag 60. si passa a re-inquadrare la storia dal lato “alieno”, altrimenti anche stavolta il titolo oscenamente spoileroso finirà per scoperchiarsi solo alle ultimissime pagine.
Se non altro da qui in poi si rialza il ritmo e si cercano di creare delle scene ad effetto, e non più solo di “cornice”andante
at random nella micro-casistica umana
.
Prima di scoprire le carte (scarse) in tavola è il caso che Dylan riprenda le sue passeggiate notturne in attesa di nonsisacosa…ma qualsiasi cosa sia, preceduta da densissimi pensieri che noi non ci possiamo perdere, maisiaggesù. Ad arrestare il suo insopportabile rimuginare stavolta ci pensano a ruota Groucho e Bloch, con un breve intermezzo di paparino finalmente libero di assassinare – solo fuori campo, il MOIGE è in agguato – come più gli viene naturale nel dopocena sado
.
Con Groucho si vorrebbe trasmettere un po’ di pathos, ma vuoi i disegni tranquillizzanti, vuoi lo scambio lineare, la tensione rimane impalpabile come la notte di Londra. Niente da stupirsi se anche il meccanismo delle barzellette s’inceppa visto che spesso partono da una premessa non-vera, non-verificatasi: vedi un Ciclope strabico – dato che di fatto non esiste un Ciclope – o una gallina che scambia battute con un asino – evidentemente Gualdoni non ispeziona certi salotti televisivi del pomeriggio
.
Se poi Groucho prendesse spunto da cosa succede nel ns. Eminentissimo Parlamento allora potrebbe raccontare no-stop ridicolerie spassose garantendo anche l’autenticità dei fatti. Ahitutti, noi
.
Con Bloch la scena dell’incontro non sembra per nulla incisiva come vorrebbe rendere il faccia a faccia grafico (p. 72) anche perché i dialoghi si spaparanzano nel circostanziale e Dylan è più passivo del solito, anche nel farsi domande.
Si accelera: salto a Scotland Yard per vedere il proprio cadavere in fase di decomposizione, e poco dopo scoperta del DNA alieno. Non resta saggiamente che fuggire alla rinfusa prima di finire in qualche laboratorio come cavia da esperimenti, ma le infinte strade della bbonasorte finalmente riportano il nostro a Piccadilly Circus...per una sorpresa turistica di rilievo, nonché un incidente diplomatico niente male.
Per fare un sincero dispetto alla francese Carla Bruni gli USA hanno restituito la Statua della Libertà agli Inglesi, che pensano di riciclarla come regalo di nozze per il matrimonio del barboncino di Emanuele Filiberto
.
Visto che questa realistica ipotesi sfugge al NostroPensatoreIncallito, ecco che gli sbuca direttemante dalla lista
arretrati - a proposito, come mai è svanita secondo voi
- l’idea auto-citazionistica delle dimensioni parallele, di Londra2, dei Nessuni creatori di universi, ed il gioco è fatto. Lo scorretto ricordo del suo penultimo cliente pre-epidemia fa capolino e… l’inghippo è risolto ad arte (di stradaccia).
Prima di perdere la pazienza, Dylan borbotta l'ennesima trafila di pensieri “imperdibili” sulla sua situazione (p. 86) e si finisce per evocare il negozietto di Hamlin, che senza fare una piega appare a comando. Voila
Comodo no? Come comodissimo l’escamotage di rifugiarsi nei contro-effetti del Safarìsmo per trovare una spiegazione a portata di mano. Più che
deus ex machina, pupazzo da catorcio direi: un Hamlin riciclato strumentalmente dalla rottamazione per risolvere una situazione intricata o senza appigli, privo di valore narrativo come personaggio nella storia, e buttato nel mucchio come
jolly che in realtà vale un due di briscola.
Mi tremano i polsi al solo pensiero di quanti altri comprimari incontrati da Dylan possano esser rievocati su questa scia come pretesto per risolvere delle storie – ed un pessimo esempio lo si è ammirato recentemente sull’ultimo
Color Fest .
Qui ci sono tutte le controindicazioni del caso, in aggiunta, a sfibrare l’economia della sceneggiatura. Ben 3 pagine obsolanti in cui si è costretti a ri-sorbirsi la spiegazione di
Gente che scompare con appendice del
Pifferajo Magico ( pp. 90-92) per i pochi che non l’avessero letta, o ne hanno dimenticato le vicende rimbalzando da una dimensione all’altra.
Solo un accennino alla facoltà di contaminazione di Dylan, diversamente insano di sincerità contagiosa, ed una menzione alla flebile concatenazione di “contatti” che ha portato al contagio su larga scala
.
A questo punto tutti belli che soddisfatti a josa…compreso l’Indagatore dei Monumenti Spostati, che ritorna pacifico alla sua Londra3 senza fare una piega dopo lo strappo dimensionale offertogli da Hamlin-tassista - che solo poco prima aveva minacciato di pestare con certo un piglio da paladino dell’ordine (p. 89). Il tutto fregandosene delle conseguenze a Londra4, peraltro, e castrando tutti gli spunti orrorevoli di contorno
.
Tutto come prima, quindi, se non fosse che la copertina andrebbe spiegata di contorno, e ci scappa un contro finalino caruccio neanche tanto a sorpresa, visto che le pagine erano comunque finite, e non era previsto un supplemento per posta .
Senza sapere che la Sfinge è un falso storico e quella vera è conservata nei sotterranei del British Museum per scarsità di fondi per il restauro, dopo le ultime spese per quello di Camilla P.B.
**** **** *****Qualche numero giusto per dimostrare che…alla fine calcolare non conta:
Soggetto:
4 ½ (con un
potenziale da 7 ed oltre).
Lasciato perdere il fattore-originalità non richiesto dal tema, vista la decine di storie in cui la verità di massa a tutti i costi diviene tremenda (e divertente) arma a triplo taglio – Jim Carrey e
La Peste docent – Gualdoni perde un’altra volta l’occasione di confezionare una trama che porti ad avvincere il lettore.
Non arriva né alla commedia brillantemente atroce né allo scenario di fanta-delirio su scala planetaria. Si ferma a vaghi accenni di quotidiana banalità del Male/Falso, ma non porta nulla alle estreme conseguenze, grottesche o catastrofiche che siano. Evapora tutto nella storiella di cronaca fucsia facile facile, da scrivere, come da dimenticare
.
Sceneggiatura:
5 ½ Vabbè, Dylan è insopportabile con tutta la sua verbosità mentale per ogni singola cavolata gli passi a tiro, ma la storia scivola allegramente senza troppe pause o tempi morti.
Alla fine è solo un collage di umanità afflitta per 2/3, e per il restante 1/3 si getta sul versante alieno – a chi? o di che? Qualche siparietto di crudeltà colpisce il segno
.
Per me si lascia leggere con gradevole leggerezza, ed anche la divisione per sequenze ci calza quasi tutta nell’insieme. Perde solo qualche colpo nella parte tra l’avvocato e Groucho, ma non pesa più di tanto.
Dialoghi abbastanza insipidi ma se non altro ajutano a togliere spazio al rimuginare continuo di Dylan. Dylan sballottato a zonzo ma inconcludente, Bloch
in character, Groucho spuntato ed Hamlin ospite forzato, costretto a ripetersi
.
Disegni:
6 Non ho molto amato Dell’Uomo ai tempi che furono, figuriamoci dopo 20 anni in queste condizioni così approssimative. Il presunto fascino vintage lo lascio a spalline&cotonature ‘80s
.
Meno curato e diligente di prima, sembra tornato per concedersi una piacevole parentesi di svago. Le prime tavole fino al meccanico truffaldino (escluso) sono inguardabili, fingendo di strizzare l’occhio all’ironia di Magnus o a quella della vignettistica più elementare da
SettimanaEnigmistica. Una delusione
.
Poi si riprende con (un qualche) stile, ma sempre discontinuo, più caricaturale per le Oddboddy ed Hamlin, più realistico per i casi umani scombussolati, più estroso per l’oggettistica di Safarà, più puntinoso filo-Bacileri per le nottate fumose o il tratteggio dettagliato dei monumenti (pp. 62-63; 72-73; 84-85)
.
Buone le citazioni cinematografiche nei volti, il Dylan-cadavere o il bacio della morte a p. 43.
Non so dove voglia andare a parare, ma credo si sia divertito molto nel deformare di proposito il viso di Dylan in continua mutazione sperimentale. Omaggiando a destra e manca altri autori, tra l’altro. Alla fine un Dylan “suo” sembra volutamente non esistere…e forse ci sono le dimensioni parallele di mezzo, anzi, di traverso
.
Solo qualcuno cascato sul mio occhio: 18.i » M&G; 23.i » Stano; 34.iii » Mari; 40.iv » Casertano; 52.v » De Vincenzo; 71.ii » Freghieri, etc…etc..etciiùùù [
allergia, lo sapevo che tornava].Copertina:
5 ½Tremendo effetto spoilerante che rovina l’unica sorpresina
für Kinder dell’albo. Un colpo di genio che supera perfino quello del
L’Autopsia, combinato al titolo sgamante
.
Notevole la vecchiaccia manolesta, decente Dylan…anche se un po’ sottodimensionato.
Nulla da dire sul resto che si commenta da solo. Sia la sfinge che l’effetto tormenta del deserto sembrano fatte zompando sulla Wii-Fitness quanto a digi-grafica. Non sempre la tecnologia ajuta
.
Ancora una volta non azzeccato l’accostamento dei colori sul logo
**** **** ***** *** ****Adesso vi lascio perché devo spiegare al mio navigatore satellitare multidimensionale che per arrivare a Roma non è comodo passare da Padova se si viene da Napoli. Anche se la garanzia è scaduta temo che sia più facile trovare un Safarà che me lo sostituisca piuttosto che un software decentemente aggiornato.
ALOHA