Nikolaj Stavrogin ha scritto:
Una ragazza fa impazzire la gente... e quindi? Non c'è nessuna motivazione profonda, nessuna sottotrama, nessun mistero, nessuna indagine, nulla di nulla.
Coralie non fà impazzire la gente. Se fosse stato così ti avrei dato ragione, ma non è così banale la faccenda. Il suo disagio mette a nudo la gente, ponendoli di fronte alle proprie paure e alle frustrazioni di tutta una vita. Alcuni di essi non ce la fanno ad affrontarle, ma non tutti sono soggetti a questo “morbo”. Soltanto quegli individui meno forti caratterialmente cedono psicologicamente. Da qui la reazione immediata di Dylan.
Nikolaj Stavrogin ha scritto:
Infatti non ho citato solo l'assenza delle motivazioni sottostanti ai suoi poteri, ma tutta una serie di cose.
E oltretutto ritengo l'assenza di motivazioni profonde un modo per evitare di sforzare il cervello.
Coralie ha una forte influenza psichica; scoprire le origini della sua condizione è fine a se stesso, e sgretolerebbe quel poco di mistero che secondo me dovrebbe rimanere tale.
Nikolaj Stavrogin ha scritto:
Così come l'assenza di indagini di Dylan sull'eventuale genesi dei poteri, o su un modo per "guarirla".
Un'idea buttata lì, senza alcuno sviluppo.
Il contesto estremo della vicenda, non poteva contemplare il tempo per indagare sulle origini del "male" della ragazza. Dylan è stato coinvolto da un momento all'altro in una situazione anomala. Questo spiega anche la decisione discutibile di scappare dal luogo dell'incidente con l'infermiera.
Nikolaj Stavrogin ha scritto:
Lo psicologo l'ho citato anch'io, ma il suo personaggio è identico a quello dell'ex fidanzato e perfino di Dylan: tre vittime che non riescono a contenere i poteri di Coralie.
Il primo tenta di padroneggiarla e fallisce, il secondo tenta di ucciderla e fallisce, il terzo tenta di proteggerla e fallisce.
Padroneggiare, uccidere e proteggere, oltretutto, per la stessa motivazione.
E’ questo spunto che ho preso come riferimento per dire che Coralie è una di quelle persone che non troverà mai pace. Siamo di fronte a una specie di tragedia greca, dove l’atto estremo (che sia la morte, ma anche alternative più crudeli) è la sola liberazione, il solo fine ultimo.