Una storia buona e due da cestinare senza tanti complimenti - anzi, senza nessun complimento!
Seguono annessi
S
P
O
I
L
E
R
CHIAMATA DALL'INFERNOLa Barbato, per una volta, lascia da parte gli sperimentalismi a base di soggetti improbabili ma originali e sforna una sceneggiatura 'citazionista', senza alcuna pretesa se non quella di divertire.
Ci riesce.
Forse l'insieme è un po' dispersivo, ma mai noioso. Il senso dell'umorismo barbatiano non è il massimo (il taglio di capelli di Dylan è più patetico che ridicolo...), ma si mantiene su livelli brillanti. I personaggi sono basati su solidi clichè (la tizia in pericolo, la giornalista scafata...) e tuttavia sono tratteggiati con sapienti tocchi capaci di conferire loro una buona dose di umanità. Cosa che non guasta: NON sono una manica di antipatici odiosi, come invece è (quasi) la norma per i personaggi barbatiani.
Anche l'uso della Morte, fuori dai canoni seriosi, è interessante.
Storia promossa a pieni voti. Direi un 8 meno meno.
Purtroppo i disegni di M&G non danno alla sceneggiatura quel valore aggiunto che avrebbe meritato.
LA VERITA' SOMMERSAC'era proprio bisogno di un remake di
Fog di Carpenter?
Non credo proprio, soprattutto tenendo conto (scusate la bestemmia...
) che già il film è tutt'altro che un capolavoro. Classico horror retributivo con annessa vendetta dall'oltretomba, già vista e già narrata centinaia di migliaia di volte.
Non c'è nulla che salvi questa storia dalla routine. Certo non i personaggi stereopatissimi e l'andamento scontato.
VITE GEMELLEC'è una parola perfetta per definirire questa storia :
ripetitività.
Non capisco come faccia a piacere...
Un soggetto del genere poteva andar bene per una storia breve, ma non -ripeto :
NON- per una di 94 pagine!
Nulla è più noioso di una stessa IDENTICA situazione ripetuta ad libitum per pagine e pagine : una tizia che forse è una sosia di un'altra tizia viene uccisa; breve pausa; un'altra tizia, forse clone o forse sosia, viene uccisa; altra pausa; un'altra tizia viene uccisa...
Niente personaggi secondari, niente sottotrame. Solo un'unica situazione continuamente ripetuta. E di certo non giova che l'assassino sia una figura banalissima (il solito impermeabile e il solito cappellaccio...) e i delitti tutt'altro che inventivi e fantasiosi.
Dopo una trentina di pagine, l'unica cosa che aspettavo era la fine liberatoria, sperando che offrisse una soluzione all'altezza.
Neanche quello.
La soluzione è di quelle che ti fanno dire:
Embè?Da dimenticare senza rimpianti.