Craven ha scritto:
perchè Dylan è un "romantico col timer".
è sempre stato così, fa parte del suo "personaggio".
[...] in molti ci lamentiamo di un ritorno alle vecchie atmosfere.. beh anche questo fa parte di tutto ciò.
Non credo si tratti di un ritorno alle vecchie atmosfere, quanto di una sua distorsione...incoerente, ad opera di chi stenta a maneggiare certe caratteristiche (fondanti) del personaggio
.
Dylan è stato da sempre un
tombeur de femmes, per fascino, fama, culo, ed autoipnosi indotta presso quelle donne da lui attratte: anche quando non voleva combinarci nulla, gli piombavano addosso a corpo (finto)morto per consumarne il suo, di corpo
.
E' nella costruzione del personaggio, DNA partorito in laboratorio con ormonalismo griffato
.
Il problema è che nei non-tanto-ultimi tempi lo si è indottrinato di un buonismo mieloso eccessivo, bacchettone e catechizzante contro ogni forma di (presunta) irregoralità morale - basti vedere la tremenda arringa contro l'orrore che apre il
Museo del Crimine - perdendo in dinamismo e capacità di evolversi in modo coerente nel corso di una storia, a seconda di quello che vive sulla sua pelle
.
Per questo, dopo le sue tirate stucchevoli e romantizzate,
perde drasticamente in credibilità se si fionda nel letto della prima (alternativa) che capita, senza un motivo preciso nell'impianto narrativo, se non quello di celebrare il suo cliché costituente da mandrillo albionico, anche dove questo suona/stona ad
capocchiam .
Come in quest'ultima storia appunto, dove, dopo tutto l'accorato baillame attorno alla morte di Meg, si trastulla subito con la capo-centralinista per...nessun motivo in particolare: non vience accennato un "fattore consolazione", un "la vita va avanti e chiama altra vita", un "prima dell'andropausa 'ndo cojo cojo", etc.
Puro inciampare nelle mutande altrui
Non c'è nulla di esecrabile in sè, ma almeno evitarci quell'aura da santonismo pasionario che lo precede ci poteva stare.
E' quella che scombina le fasi e
determina un'incoerenza di fondo...ma molti autori recenti sembrano scivolarci allegramente sopra, con accoppiamenti a casaccio per il puro gusto di inserire quelle quattro vignette dovute al pubblico, che dal suo Old Boy si aspetta sempre un OneManShow sotto le lenzuola
.
Tanto per dirne una a ritroso, il buon vecchio
Chiave (
) confezionava sapietemente un Dylan scorretto, farfallone, obliquo e mascalzonesco come pochi, nei confronti delle donne.
E ci stava tutto, coerentemente
in character, proprio perchè non sforava mai nell'evangelizzazione di massa verso la purezza o l'apostolato dell'astinenza da magone.
Tanto per dirne un'altra,
Paola invece sterzava verso tensioni da rapporto erotico (ed affettivo) più complesse e convulse, ma sempre credibili nel loro impianto, anche perchè l'eventuale strofinamento non era mai elargito come contentino per il lettore, ma aveva una pregnanza nell'economia della storia o delle percezioni dei personaggi.
Il mese scorso
De Nardo, gliene va dato atto, è riuscito a districarsi da una materia spinosa in modo egregio, tra Lolite tentatrici e Sacerdot(tor)esse matriarcali -non dico MILF, ma siamo lì.
Ha messo in luce un percorso di attrazione, assoggetamento, libido primaria ed istinto paterno, con tutte le difficoltà ed ambiguità che questo ha comportato per Dylan, che per poco non ci rimetteva le penne e le palle
.
E comunque quando in una storia lo vedremo alle prese con l'autoerotismo vorrà dire che la testata sta per sbaraccare e Groucho farà da spalla all'Ispettore Coliandro, o da sponda a Siffredi
ALOHA