Eccivoleva una bella ripresa di contatti con la realtà dylaniesca dopo i recenti “fasti” di gradimento, brutti viziosi kenonsiamoaltro
Consumato anche l’ultimo retrogusto del succulento trittico
Recchioni-Accatino-De Nardo, si ritorna a masticare la sana abitudine al piattismo di gran fattura riempitiva…per tutti i nostalgici di idee carenti di sugo, bandite in tavola con pochi ingredienti, a puro casaccio
Pieghiamo le buone forchette e torniamo ai cucchiaini di plastica per la solita minestronza insapore omogeneizzata(-si) alla banalità, non tanto del “già visto” quanto del “già sbagliato, e qui ripetuto”.
Non è diabolico perseverare, ma ottuso riproporsi. Forse ci vorrebbe anche qui un governo “tecnico”
ad interim, aspettando che si riassetti la squadra delle teste pensanti…e comandanti
.
Tutto sommato, tra l’altro, non è neanche una storia tremenda.
Vive di poco, non pretende molto, e non lascia nulla…neanche in negativo. Un sobrio giallo paglierino sui toni leggeri di un’uroscopia di libellula
Con qualche sforzo/attenzione in più poteva arrivare alla sufficienza, ma si è accontentato di sparacchiare spunti a salve qua e là senza approfondirne uno-dico-uno, azzerando qualsiasi atmosfera macabra e ripiegando sullo schema dello stravisto.
In allegato almeno una mezza dozzina di castronerie di contorno, evitabil
i.
Salvo solo la storia a margine di Meg (prime 4pp ed ultime due) oltre a qualche vignetta discinta di Saudelli. Per il resto...dimenticabile, e prima che lo rimuova completamente dalla mia memoria a brandelli, un po’ di bisturizzazione spezzettosa:
SPOILER SPOILER SPOILERTempi grami per gli Indagatori dell’Incubo…ci sono sempre stati. Non mi ricordo di un Dylan col portafoglio traboccante od intento a scialare quattrini in Costa Smeralda…e con l’aria di crisi che tira, anche a Londra non se la (s)passano bene. Però, da qui al qualunquismo da pensionato casalinghizzato ne passa, eccome: ed invece Gualdo ci regala nel giro di 4pagine ( 8 » 12) un Dylan che si lamenta del costo delle scarpette da donna – ma allora le guarda le vetrine, feticista! – e dei prezzi dei surgelati al supermarket
.
Mancava un appunto sul rialzo della benzina ed eravamo al trittico completo: Del Debbio stava già per invitarlo in trasmissione come esperto di indici per il paniere (vuoto) ISTAT.
Meglio affidarsi quindi a dei fagiolini sottomarca perché il rimorchio è garantito, 4 salti in camporella molto probabili. Invece della solita promoter appioppa-yoghurt o delle nonnina che non trova la scadenza di qualcosa – compreso se stessa – gli capita una tipa interessante a ficcanasare nel suo carrello da spiantato, ed il gioco è fatto. Meglio una pizza che girarci attorno, a questa pizza, intendo
.
Finito il preambolo Dylan passa all’azione perché non crede nella versione dei fatti, quella più probabile e spiazzante, sul suicidio: comincia quindi ad indagare passo passo, in modo più professionale del solito, setaccia nella vita (scarsa) di Meg e nel suo appartamento ancora più scarno, annusa i vicini e ripassa dal telefono.
Sbattimento quasi inutile perché tutte cose già fatte da Scotland Yard e che Bloch non manca di fargli notare, anche perché in questa storia è continuamente chiamato in causa per ogni spiffero…sino a farsi quasi ingombrante, come consulente attivo di vita ed indagini. E’ lui il gruppo d’ascolto incarnato di Dylan
.
Prima di cacciarsi nei guai, ci viene mostrata
l’unica sequenza inquietante in cui sembra traspirare un po’ di angoscia e pathos – oltre che delle tavole buone : peccato che il suicida dal Bridge Tower si perda in qualche osservazione ovvia di troppo…ma forse non aveva preparato un
post it di commiato da appendere al frigo, anche questo vuoto
.
Una visita al gruppo di ascolto per sgraffignare qualche tabella, e magari per rifilargli anche l’ascolto delle battute pietose di (questo) Groucho, che di questo passo rischiano sostituire le barzellette sul Cucciolone…per come vanno di traverso nello stomaco
.
Siamo a p.38 e la storia stenta ancora a decollare (v. caro kerosene), ma se non altro non si impiastriccia in sprofondi di stile e prosegue regolare attendendo il clou…che non c’è. Come l’asse portante, d’altronde: il duo di serial killer scivola nel quasi-comico già dal primo scambio telefonico, non viene approfondito nulla del loro rapporto “perverso” di sfida & sangue, facendoli passare per due comuni farabutti in combutta –tipo cattivacci di
Renegade, per intenderci – con tanto di freddo “superiore” berrettato che stringe per le palle lo scagnozzo più pivello e frignone
Atmosfera d’incubo, per quanto ordinario/inflazionato = zero. L’assuefazione da criminali serializzati in tv comincia a far negare qualsiasi tentativo di morbosità credibile o ispirata, evaporata all’acqua di rose nel bidet dell’uso più-che-comune
.
Quello mascherato (l’esimio Doc Stanton) si perde in una marea di chiacchiere da sbruffoncello per far capire alla sua prossima vittima, in perfetta mise da thè, come farsi un’innocua tazzina possa essergli fatale – Gualdo deve avere qualche personale avversione verso la bevanda nazionale UK credo, visti i precedenti dalle parti del
Museo del Crimine. Nel dubbio Trelkovsky&Carampane sono avvisate – giusto per ramanzinare sull’alto tasso di probabilità degli incidenti domestici, e probabilmente bestemmiando quella stunt-woman di sua moglie che non ci incappa mai. Per ora
.
L’altro, quello con la barbetta alla
A. Skotos, dopo aver elaborato decine di sottilissime istigazioni al suicidio camuffate sapientemente da “normali” suicidi, all’improvviso arriva alla geniale idea di tirare sotto con l’auto il povero Old Boy e svignarsela alla marsigliese.
Buon per lui che grazie alla crisi economica gran parte della folla in strada non si possa permettere un pajo d’occhiali graduati ed individuare la targa…e questo è un improbabile/pietoso
escamotage di ripiego destinato a ripetersi per il furgoncino di Stanton (p. 93.vi), con l’alibi che almeno lì Groucho era da solo, oltre che privo dei quattrini per comprarsi delle lenti nuove…con quello che passa la ditta
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Ma l’apice della genialità deve ancora arrivare! Ovvero il controspoileraggio fantasma del titolo, che in una botta sola (e scipitamente
praecox) rivela assassino e modalità a meno di metà albo, per la gioja di tutti quelli che avevano saltato con cura la discinta/scabrosa – in quanto rivelatoria, che lascia poco all’immaginazione…svergognatissima e disonorata fu, miiii –
Horror PostClub.
Tra l’asfissiata dal gas e l’incubo di Dylan, ben due sequenze nella stessa
morgue (pp. 46-47; 54-56), stessi personaggi, stessi toni sospetti, qualche menata filosofeggiante sull’inaffidabilità della testimonianze non-scientifiche…ed il pastrocchio è servito, fumante di freschezza
Complice indegno un titolo che, per quanto suggestivo – ed io, povero stolto, che mi pensavo un horror ospedaliero della scuola del
Dott. Hicks ! – finisce per girare a vuoto scoperchiando ogni pentola prima del tempo, vista la carenza di altri appigli logici nella brodaglia della trama.
Come non capire che quelle sequenze sono state messe di proposito visto che, tra l’altro, non servono a nulla ai fini degli sviluppi della storia, confermano a pennello il titolo-cardine fino ad allora sospeso nel
kecciazzecca – Don Tonino perdonami – , passano inosservate agli stessi protagonisti, e non si ripetono per tutto il resto dell’albo…nonostante le altre morti allegate?
Ma d’altronde la storia è così povera di punti di forza-immagine, che sfido a trovarci un altro titolo vagamente interessante. Per salvare colonnina degli arretrati ed una copertina ad effetto, hanno preferito sacrificare la lettura di ogni lettore (vagamente) incuriosito
.
Un po’ meno da boccaloni i suggerimenti in cuffia nel passaggio tra il tanto di grassettato “
sono certo che la polizia non avrà dubbi” (p. 45.iv-v) e la vignetta successiva in sala mortuaria (p.46.i), come la firma in calce al referto dell’anatomo-patologo – indovinate chi? – di p. 63.v…ma tant’è.
Quando hai poche pedine e non te le sai giocare, tanto vale mandare la partita in malora. Ripassare dal corso condominiale di
Cluedo per delucidazioni .
La premiata ditta dell’omicidio camuffato, però, non ha ancora finito di stupirci con i suoi effetti speciali d’intelletto ovino – belate fratelli, di
murder: uno non trova di meglio che “suicidare” il collega sul quale Dylan non aveva ancora indirizzato alcun sospetto fino ad allora (pp. 61-62); l’altro, lo scopriamo di riflesso (p. 66. iii-v), pensa bene di accennare sul posto di lavoro al suo avversario…di chissà quali passatempi.
Due genii così è normale che se la intendessero a gonfie vele quanto a giochi, in attesa di un nuovo
Armageddon chiaverottico Senza Frontiere. Speriamo che
l’Uomo dai Due Volti li mandi a spalare letame dalle fogne di Calcutta, invece
.
Un nuovo omicidio-incidente alle porte, questa volta in vasca da bagno…giusto per spirito di rivalsa contro quei riccastri sfegatati che osano portarsi la televisione anche nel cesso – in cerca di ispirazione? Col digitale l’offerta è aumentata!
Viene anche il dubbio che prima di fare il medico legale Stanton fosse un assicuratore porta-a-porta, di quelli a caccia di casalinghe ansiopatiche da metter sotto polizza contro gli infortuni domestici…perché sembra proprio uno del ramo in piena regola, quanto a jettature lanciate e loro puntuale realizzazione
.
Dylan riprende le indagini anche se malconcio, ha una fortuna sfacciata sul database dell’archivio – ma non così improbabile, se si mettono le chiavi di ricerca booleane giuste e si ha molto tempo – e quindi si avvia a concretizzare i suoi sospetti su Harry Allen-Shaw, mentre Stanton supervisiona in barba alla web-privacy.
BANDO EXTRA :P :
Un punto ad honorerm in più sul gioco delle citazioni per chi mi ritrova quella vignetta in cui Dylan va in un’altra biblioteca a FA STAMPARE DA SOLO il file che gli interessava, senza ricascare, come qui, nella solita figura dell’imbranato digitale (p. 74), ormai spremuta contro la sua stessa buccia, marcia…appunto.
Gualdo è rimasto indietro al suo stesso personaggio, o difetta di memoria visiva. Paradossi da involuzione narrativa … e speriamo che almeno nei prossimi numeri si ricordi di come alzare una cornetta, o al povero Bloch toccherà di trasferirsi nel palazzo accanto
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Per fortuna l’Old Boy si ricorda ancora come strofinarsi su una tipa, anche se stavolta dovrà funambolizzarsi più del solito visto che l’intera prestazione sarà priva di un braccio, fasciato. Lei passa all’attacco ed agevola non poco. Poi il risveglio, e le lenzuola vuote
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Vabbene che (dopo) le chiavi della Francis-
mobile serviranno a Groucho per raggiungere il capo in pericolo…ma la storiella della borsetta rimasta a vista in pieno centro di Londra è credibile come 50cents lasciati di mancia ad un cassiere in Scozia. Le reazioni probabili si possono riassumere così - tutte diverse da quelle dell’albo, comunque:
#1) Reazione civile): qualcuno la prende subito e la consegna alla polizia/ufficio postale per smarrimento
#2 Reazione incivile): qualcuno la prende e la fa sparire di soppiatto, sperando che sia una Louis Vitton piena di contante, roba compromettente o costosa.
#3) Reazione neurocivile) : Scatta l’isteria da pacco bomba e tutti fuggono urlando. E nella Londra pre-Olimpica ci sta tutta.
Intanto il cattivone di turno è passato alla mossa radicale di surgelare la fanciulla del suo (nuovo) antagonista, e si prevede una resa dei conti cruenta. Questa parte non è resa male per le poche pagine a disposizione, lo scontro si consuma in perfetto stile “suicidio accidentalizzato” , la suspense sale un pochetto, a senza esagerare, Dylan si finge cadavere a sorpresa – prender nota per gli addii al nubilato
– e ci viene risparmiata la scena in cui Groucho sfila al volo dal Maggiolone in nostro Dylan …perché troppo difficile da render in modo verosimile senza goffaggini ulteriori.
Visto che è quasi tutto chiaro già da tempo, Stanton non abbozza a dare una spiegazione sostanziale ai suoi omicidi, mentre Dylan si auto-esercita in uno spiegoncino posticcio e trasandato…perché slegato da quanto mostrato finora (p.94,
io la strapperei) . In che senso?
Sherlokkiamoci di raggiri (ac)campati in aria dall’autore, alla carlonesca, ed irriguardosi verso il lettore: fin qui Dylan ha svolto indagini
solo ed esclusivamente nell’ambito dei (presunti) suicidi simulati, a partire da Meg. Degli incidenti domestici – la specialità di Stanton – nulla, nada, nisba, napippa, non li ha mai calcolati per tutta la storia
. Ha seguito infatti solo la pista del centro di ascolto, è arrivato ad Herry Allen, ad un collegamento tra lui e Stanton, il medico legale che ha controllato la fidanzata “suicida” di Allen, ha riconosciuto la sua voce nel bosco, e poi nient’altro.
Punto. Senza virgole o parentesi. Dylan non ha (seguìto) uno straccio di pista, spunto, interesse, ispirazione, nozione, o indizio sulle morti accidentali causate in casa da Stanton…mentre invece, per opera del miracoloso spirito di conclusionismo dell’albo, arriva a collegare le due cose di punto in bianco nella vignetta p.94.iii in cui dice “
Scommetto che…”. Nun ce siamo, nun regge, nun la si beve. E’ puro posticcianesimo auto-incoerente messo lì a rattoppare carenze ben più gravi nella struttura della storia
E di questi tempi con le scommesse farlocche meglio andarci piano
A parziale ammenda di ciò, sfilano un pajo di significative pagine (contro-)finali e spiazzanti sul suicidio, stavolta autentico, di Meg…personaggio che lasciarebbe intuire una complessità degna di interesse, e che meritava di dar qualcosa in più alla storia, invece di essere marginalizzata all’osso tra prologo ed epilogo. Non dico ai livelli della psicolabile in
La Seconda Occasione, ma qualcosa ci stava bene, in aggiunta
.
E’ difficile per Dylan prender atto di aver inseguito un’illusione, di aver rifiutato la schietta verità spalancatagli da Bloch, di aver indagato per una falsa partenza senza le premesse del caso.
Quelle frasi smozzicate, quel fissare il Tamigi, i tremori, l’ansia delle tappe bruciate, non hanno lasciato intuire a Dylan cosa stesse succedendo nell’animo di Meg. D’altronde, non è vero che la gente si suicidi senza un motivo, o che non esista una buona ragione per morire: il problema è per gli altri accettarlo e comprenderlo a fondo, specialmente se si frequentano da un pajo di giorni appena .
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Passiamo alle votazioni, anche se mi pare che bisognerebbe votarsi a qualche Santo molto in Alto per uscirne indenni
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Soggetto.
4 + : Non solo non è originale – cosa non pretesa – ma si contorce inutilmente attorno al nulla evitando i punti salienti che potevano rendere molto più (vedi Meg e la coppia di assassini). Orrore di circostanza. Quasi orrendo in sé
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Sceneggiatura.
5 ½ : dialoghi da ballatojo, comprimari scarnificati, per non parlare dei pietosi serial-killer più da macchietta degli ultimi tempi
. Il ritmo però tiene (da p. 40 in poi), le sequenze si succedono dinamicamente, Dylan indaga di slancio, Bloch è credibile, e Groucho…battute a parte…serve a qualcosa. Qualche approssimazione di troppo per salvare la baracca.
Disegni.
6 - -. : Non è la storia ideale per Saudelli, e si vede. Quando non si tratta di centrare il lato grottesco di Takurr-maniaci o streghe kazake, il suo tratto viene inevitabilmente a perdere di valore. Nel giallo poco brillante sbiadisce senza incupire la paura del nero, di china
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Va un po’ troppo in crisi sui primi piani, specie del mascellone (instabile) di Dylan che sembra la malacopia di Ricky Martin, in certe tavole. Donnine formose e muscolari sempre di assai gustoso livello, come per il feticismo dei piedi nudissimi dettagliati col cesello e ben focalizzati
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Meno cartoonismo non guastava. Si è dimenticato della barbetta di Harry a p. 39.v, e qualche volta ha esagerato nello spessore dei contorni (per es. 10.v e 51.i). Resta godibile in sé perché molto personale.
Copertina 5 ½: Di più non si poteva fare con una storia che offriva scarsi spunti grafici come scena topica “da copertina”. Minimo sindacale, ed aggiungo che personalmente non vado matto per l’ultima fase di Stano sulle copertine, con queste tonalità più “corpose”/profonde nei tocchi (v. i piedi di Dylan) a scapito del lato più spigoloso/2D di qualche tempo fa.
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Adesso vi lascio perchè devo andare ad alterare il "referto" dell'ultima multa per doppia fila che ho preso, cercando di spiegare che la macchina l'avevo parcheggiata perbene ed aderente al marciapiede, ma qualche operajo nel frattempo deve averlo spostato indietro di un pajo di metri a suon di cazzuole e bitume.
Se mi faccio amico il comandante dei vigili invitandolo ad una sfida di cannucce nel naso, sono certo di passarla liscia, e con gusto
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ALOHA