Be', insomma, quest'albo non mi ha certo incantato però riconosco che ha il suo bel perché. Prima di tutto, la storia è piuttosto coraggiosa: per gli ammiccamenti erotici, per la tonnellata di nudità che contiene (mai viste tante tette in un Dylan: evviva!
), per il finale non esattamente consolatorio e anzi ambiguo (ritengo eccessiva l'interpretazione di Skeletor, ma ammetto che non è del tutto implausibile: De Nardo lascia il dubbio su quel che effettivamente è successo), per la tematica in generale, trattata in modo... sbarazzino, diciamo.
Quindi, per una volta, lasciate che lo dica:
bravo Gualdoni ad accettare che una storia del genere venga pubblicata. Coraggio, ci vuole, e questo è un bel segnale. Speriamo non rimanga un caso isolato.
Ciò detto, la storia non fila completamente liscia: la trama è fin troppo lineare e la sceneggiatura, per quanto ben condotta, non riesce a risultare davvero inquietante (come dovrebbe IMO essere) e risulta un po' piatta, programmatica. Al posto della logica follia sclaviana (tipica di alcuni capolavori della serie) c'è un tenue lirismo "denardiano" che non è disprezzabile, in sé, ma che certo non ha lo stesso effetto. Manca lo scarto dato dal colpo di genio, per quanto si giunga anche così a un finale davvero brillante. Eppure alla fine la storia mi è piaciuta, lo ammetto: non perché l'albo sia perfetto, visto che non lo è affatto, ma perché una testata che propone un dittico come
L'assassino della porta accanto/La dea madre dimostra di essere ancora viva, di avere ancora qualcosa da dire, di sapere ancora parlare al lettore. Questo Dylan mi piace, difetti e tutto. Caro Gualdoni, la strada giusta è questa: briglia sciolta agli autori e, soprattutto, OSARE! Dylan è così, non dimentichiamocelo.
A conti fatti, il miglior De Nardo dai tempi di
L'incendiario. Da parte sua Nizzoli è bravissimo, molto accurato e aggraziato (le sue fanciulle discinte sono una meraviglia), però ho l'impressione che non si senta troppo in sintonia con Dylan (il personaggio), raffigurato a volte in maniera incerta e inespressiva. Rimane comunque un bravissimo autore, non ci piove: mi auguro che la sua collaborazione con la serie duri a lungo.
Credo che voterò buono, il che è forse di più di quanto la storia meriti, se presa singolarmente, ma è giustificato dal fatto che albi come questo mi danno speranza: forse il nostro Dylan è ancora vivo e si sta risvegliando.