Copertina che tra l'altro non c'entra quasi una mazza con la storia. L'omaggio al Duca potrebbe anche essere involontario.
La storia è la meno riuscita fra quelle fino ad allora apparse sull'Almanacco. Il soggetto di Mignacco è un po' trito e ritrito, pur seguendo almeno parzialmente l'idea di Un giorno di ordinaria follia, film forse ingiustamente caduto un po' nel dimenticatoio (con un ottimo Michael Douglas protagonista). La sceneggiatura non aiuta, essendo infarcita con critiche ai media e a esercito/truppe d'assalto di polizia già viste troppe volte sulle pagine dell'indagatore dell'incubo, senza una precisa intenzione di proporle in modo nuovo o almeno diverso. Di tutti i nomi astrusi assegnati da Mignacco ai vari comprimari da lui creati, "Tony Video" è senza dubbio il più improponibile.
L'ultima vignetta è una sorta di omaggio/rivisitazione di quella del mitico #1 (anche se qui è la partner dylaniata ad avere l'incubo appena prima); nel complesso in quest'avventura il Dylan di Mignacco guarda però più a quello di Chiaverotti che a quello di Sclavi.
M&G appena appena accettabili, non bastano a salvare la storia dalla mediocrità.