Dear Boy ha scritto:
Analise ha scritto:
Nessuno degli sceneggiatori del dopo-Sclavi ha davvero messo in campo un’impronta propria.
Mi dispiace che non ti sia mai capitata tra le mani una storia della Barbato, di Medda o Recchioni.
L’assassino della porta accanto è tutt'altro che un brusco cambio di stile, anzi è un vero è proprio ritorno all'
ancien régime con il suo canovaccio marcheselliano nelle intenzioni (lo stesso Marcheselli non a caso approvò il soggetto con un laconico “Purtroppo questo non posso proprio bocciartelo”).
Il 307 è puro mainstream con il suo muoversi in ambiti rassicuranti per il lettore classico di Dylan Dog ed il plebiscitario successo nei voti ne è la prova.
Ognuno è libero di apprezzarlo come e quanto vuole, ma non lo faccia chiamando in causa improponibili idee di innovazione.
Non è e non sarai mai un albo di rottura come
Morgana o
Oltre quella porta, veri esempi di scrittura coraggiosa se non addirittura incosciente.
Il parallelo con 007 poi è proprio fuori luogo per sostenere la tua tesi. Casino Royale non è cinema indipendente di qualità. È un'operazione commerciale che vuole modernizzare un personaggio classico con elementi di moda, cioè dopandolo di ritmo, azione e violenza possibilmente efferata. A me è anche piaciuto, ma se nello script mettevi Jason Bourne invece di James Bond, cambiava davvero poco.
La Barbato è stata la sceneggiatrice che più di tutti ha segnato il Dylan recente, ma (pur con personalizzazioni contenutistiche e con qualche slittamento psicologico del personaggio) dal punto di vista espressivo si è sempre rifatta a Sclavi. Non per nulla è stata molto spesso definita come la sua erede. Tu stesso implicitamente confermi la continuità linguistica tra i due accostando nello stesso paragone "Morgana" e "Oltre quella porta" (uno di Sclavi, l'altro della Barbato).
Medda è lo sceneggiatore di Dylan che amo di più in assoluto, per come sviluppa le trame, per la fluidità narrativa e per i dialoghi, ma linguisticamente la sua è una scrittura decisamente tradizionale. Lo stesso dicasi per Recchioni: il recente Almanacco stilisticamente è assai canonico (se posso esprimere un parere personale, direi anche piuttosto banale).
La dimostrazione della novità linguistica di "L'assassino della porta accanto" è il fatto che qualcuno qui ha parlato di una non-storia, quando in realtà si tratta di una storia zeppa di piccole, continue svolte narrative, raccontate però con un tono e con un ritmo talmente diverso (senza cioè essere enfatizzate/spiegate come da recente tradizionale dylaniana) che evidentemente qualcuno non le ha nemmeno notate. E' in relazione a questo (e non a 007) che ho fatto riferimento a uno stile da cinema indipendente.
Questo per quanto riguarda il versante espressivo. Sul parallelo tra questa storia e "Casino Royale", mi sembrava assai evidente che quello che avevo scritto al riguardo non si riferiva agli effetti speciali, nè alludeva a una somiglianza stilistica o a tematiche comuni tra i due episodi (chi potrebbe sostenere una cosa del genere per due serie clamorosamente diverse come 007 e Dylan Dog?). Parlavo della gestione decisamente anticonformista del personaggio principale. Aspetto che sarebbe risultato irrilevante se il protagonista fosse stato, come dici tu, Jason Bourne.