Cravenroad7

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# 307 - L'assassino della porta accanto
Insufficiente (1-4) 5%  5%  [ 9 ]
Mediocre (5) 7%  7%  [ 14 ]
Accettabile (6) 6%  6%  [ 12 ]
Buono (7-8) 37%  37%  [ 71 ]
Ottimo (9-10) 45%  45%  [ 86 ]
Voti totali : 192
Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: sab apr 14, 2012 7:24 pm 
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Iscritto il: ven ott 15, 2010 4:50 pm
Messaggi: 2643
Località: Venaria Reale (To)
Tornato un'ora fa dal Torino Comics...dove ho potuto parlare liberamente per quasi un'ora con Cavaletto e Accatino.....(dopo è arrivato anche Gerasi)

Grasse risate, davvero simpatici (ma Cava lo avevo già conosciuto) e notizie davvero interessanti....tra l'altro Accatino mi ha assicurato che ha tutt'altro che smesso di scrivere per Dylan Dog!!!

Durante la conferenza, chiedo il microfono per fare una domanda ad Accatino e a metà frase mi interrompe.

"Ti riconosco...tu sei Davide....ti ringrazio per quello che hai scritto sul forum sulla mia storia"

:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: Mi sono sentito gasato...

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"Ci sono piu' cose in cielo e in terra, Orazio, di quante se ne sognino i tuoi sistemi filosofici"


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: sab apr 14, 2012 7:50 pm 
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Iscritto il: lun gen 11, 2010 11:19 pm
Messaggi: 4046
Località: Milano
Se avessi parlato male, sarebbe venuto a legnarti! :D
PS: sarebbe piaciuto moltissimo anche a me venire, evento interessantissimo!

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Chi sa, fa, chi non sa, insegna, chi non sa insegnare, critica. E chi non sa neppure criticare, scrive recensioni sui forum.


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: sab apr 14, 2012 9:30 pm 
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Iscritto il: ven ott 08, 2010 7:20 pm
Messaggi: 3171
Località: La Montagna del Nord
David.Brown ha scritto:
"Ti riconosco...tu sei Davide....ti ringrazio per quello che hai scritto sul forum sulla mia storia"


Wow ,david ,deve essere stata davvero un'emozione
per fortuna che al tuo posto non c'era dogares :D :D

P.S scherzo,eh?

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Al mondo non vi sono felicità né dolore assoluti, la vita di un uomo felice è un quadro dal fondale d'argento con delle stelle nere: la vita di un uomo infelice è un fondo nero con delle stelle d'argento


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: dom apr 15, 2012 12:01 am 
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Iscritto il: sab set 10, 2005 1:11 am
Messaggi: 29
Località: Napoli
Votato ottimo.

Condivido con chi dice che, probabilmente, si sarebbe potuto esasperare ancora di più il rapporto tra Dylan e Wilson e che, forse, un po' di ironia da parte dello stesso Dylan non sarebbe guastata. Ma qui si viaggia comunque a livelli molto alti, ed è proprio l'apparente piattezza dell'albo il suo punto di forza. Dialoghi asciutti, attenzione ai dettagli, gestione curata della sceneggiatura... un ottimo piatto, cucinato con i pochi e semplici ingredienti del soggetto e tutti utilizzati con grande maestria.


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: dom apr 15, 2012 12:23 pm 
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Iscritto il: ven mar 18, 2005 12:15 pm
Messaggi: 12588
Località: Verona
dogares ha scritto:
Se è per questo è particolarmente irritante anche sentire i peana di chi reputa il 307 un capolavoro e continua a farlo presente. ( Almeno quando non argomenta nulla ma pare insegnare dall'alto di chissà quale scranno. E non parlo degli ultimi post ).


Be', però ammetterai che è normale leggere molti commenti positivi su un albo che è piaciuto a molti. Se in 50 hanno votato ottimo e in 5 pessimo (sono numeri a caso, non ho controllato l'effettivo numero di votanti), i commenti positivi saranno dieci volte più numerosi dei negativi: è matematico.

_________________
È la mia opinione, e la condivido.

Ciao,
Teo


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: dom apr 15, 2012 3:06 pm 
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Iscritto il: dom apr 15, 2012 1:27 pm
Messaggi: 2
Ciao a tutti,
sono nuovo di questo forum ma un lettore storico di Dylan Dog, il mio personaggio preferito di casa Bonelli, pur non seguendolo più da maniaco collezionista come quand'ero ragazzino... Avendo, con piacere, preso parte alla conferenza tenuta ieri da Accatino e Cavaletto a Torino Comics, qualche fan ha sollevato la questione dei giudizi discordanti riguardo al questo numero (anche se, guardando la statistica ora, la maggioranza è nettamente positiva). A questo punto mi sono doppiamente incuriosito ed ho letto prima il fumetto, poi i commenti negativi degli altri utenti. Io l'ho trovata una sceneggiatura notevole, scritta coi pastelli, tinte tenui e molte sfumature. Mi sento in dovere di contraddire tutti coloro che l'hanno ritenuta noiosa o banale. Per me Accatino ha dimostrato un grande talento a descriverci una situazione diversa dal solito, meno "commerciale", in cui Dylan è uomo con una vita privata e non un investigatore, in cui la paura prende forma nell'assassino della porta accanto, ma attraverso i problemi, le angoscie e le speranze di ciascun personaggio, nella vita di tutti i giorni. Personalmente, non mi sono annoiato neanche un attimo e le tematiche chiave emergono soprattutto nella seconda parte, tutt'altro che piatta ed inutile quindi. Certo, bisogna staccarsi dalla concezione classica dell'horror rumoroso, scioccante, pieno di splatter e colpi di scena. Questo è un horror sottile, che parla a voce bassa, sussurra forse, e bisogna prestare molta attenzione per sentirlo e comprenderlo. La vicenda non mi pare neanche così ermetica come mi è parso di capire dal dibattito di ieri. Tutto alla fine viene spiegato chiaramente anche senza didascalie tranne, forse, il particolare della ragazza che piange (per l'assenza di Dylan che non ha mai ricevuto la lettera?) strozzata in sogno dallo psicopatico. Comunque, per concludere, penso che i reali assassini siano due: il vicino di casa menzionato nel titolo e Dylan Dog stesso che, con la sua presenza non "per lavoro", crea le inconsapevoli circostanze per gli omicidi e per la distruzione di qualsiasi sogno amoroso...


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: lun apr 16, 2012 1:00 am 
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Iscritto il: mer apr 04, 2012 1:17 am
Messaggi: 21
dal post di david.brown deduco quindi che accatino legge questo forum.


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: lun apr 16, 2012 10:51 am 
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Iscritto il: mer mag 04, 2011 3:00 pm
Messaggi: 2158
basil ha scritto:
La scena di Wilson che abbraccia il gabinetto otturato è probabilmente il momento più significativo e riuscito
A me ha ricordato questo :D

Bertra ha scritto:
il particolare della ragazza che piange (per l'assenza di Dylan che non ha mai ricevuto la lettera?) strozzata in sogno dallo psicopatico.
Sicuro che non sia un flashback?

Risfogliandolo (cerco pregi, ma spuntano solo altri difetti) ho trovato notevole l'arguzia con cui Dylan scrive a Groucho che sarebbe partito in giornata pregando di farsi venire a prendere a King Cross nel pomeriggio. Povero imbranato dell'incubo, abbandonato in stazione nell'attesa che il servizio postale del Regno Unito avverta il suo assistente sul da farsi.

_________________
l tuoi noti "sarcasmo" e "voglia di flammare" non attaccano con me. (cit.)

Quindi, sgarbato Dear?
Sì, come al solito.
Sta dicendo cose assurde?
Per niente. (cit.)


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: lun apr 16, 2012 11:56 am 
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Iscritto il: ven apr 06, 2012 1:05 pm
Messaggi: 4
Ciao a tutti. Ho trovato molto interessante la vostra conversazione su “L’assassino della porta accanto”, e il fatto che con il crescere delle opinioni e delle pagine di commenti vi stiate interrogando su quali siano gli elementi che hanno colpito (e diviso) così tanto in questa storia. Se lo ritenete un contributo utile, vi posso dire da “esterna” perché giorni fa ho deciso di iscrivermi su questo forum per votare ottimo.

Io credo che il lettore di Dylan Dog non sia abituato all’idea di uno stile di scrittura ALTRO rispetto a quello di Sclavi. Sclavi ha creato un format di storia, un modo di articolare gli eventi narrati, di concepire i dialoghi, di sbozzare i personaggi, di costruire i colpi di scena. Gli sceneggiatori che si sono avvicendati dopo di lui si sono adeguati a questo format narrativo senza reinventarlo, trasformando quindi questo modo di raccontare in un clichè, in una specie di mascherina utilizzata per ottenere sempre lo stesso prodotto.

Nessuno degli sceneggiatori del dopo-Sclavi ha davvero messo in campo un’impronta propria. Credo che nessun lettore, nemmeno il più scafato, leggendo due pagine di una storia qualsiasi dell’Indagatore dell’Incubo senza conoscerne il nome dello sceneggiatore, sia in grado di riconoscere chi l’ha scritta. Al massimo potrà intuire se è una bella storia o no, e a quel punto potrà azzardare qualche nome tra gli sceneggiatori di fascia alta (non faccio nomi perché non mi va di creare le mie liste personali di buoni e cattivi). I migliori scrittori di Dylan degli ultimi anni hanno certo evidenziato tematiche predilette che li caratterizzano, ma non strutture narrative originali, che consentano al lettore di riconoscerne lo stile e di dire: “Dai dialoghi, dalla costruzione della tavola, dal ritmo narrativo, questa storia l’ha sicuramente scritta Tizio”.

“L’assassino della porta accanto”, invece, cambia le carte in tavola, e lo fa bruscamente. Narrativamente parlando, tutto in questa storia è diverso dal solito Dylan Dog, e questo finisce per disorientare il lettore: sono totalmente differenti i dialoghi (che, leggendo i commenti, qualcuno definisce brillanti, qualcun altro l’esatto contrario, cioè piatti), la caratterizzazione dei personaggi (definiti nei commenti di volta in volta stereotipati, brillanti, banali, sfaccettati, sopra le righe, antipatici, simpatici), la caratterizzazione del protagonista (messo provocatoriamente in disparte), i ritmi narrativi (definiti di volta in volta serrati e lenti, avvincenti ed estenuanti). Tutto questo perché quello dell’autore di questa storia è un ALTRO modo di raccontare, un ALTRO stile. Questo stile sta alle storie tradizionali di Dylan come il cinema indipendente sta al cinema mainstream, come una serie della Dark Horse sta a un albo della Marvel.

Lo stile non è altro che la personalità messa in campo dall’autore nel narrare una storia: in “L’assassino della porta accanto” di personalità ne ho vista davvero tanta. Io credo che il lettore di Dylan Dog non sia abituato a sentire la presenza di un Autore all’interno di una storia del suo eroe preferito. Un Autore che decide (più che legittimamente) di non spiegarti una cosa che chiunque al posto suo ti avrebbe spiegato, che non dà al protagonista il peso che qualsiasi altro sceneggiatore al suo posto avrebbe dato, che non fa parlare i personaggi nel modo in cui chiunque altro li avrebbe fatti parlare, che conclude la storia in un modo in cui nessun altro l’avrebbe conclusa. E questo perché è il SUO stile, il SUO modo di raccontare. Intenzionato ad essere diverso da tutti, finalmente anche da Sclavi.

Da grande appassionata di cinema, la saga di Dylan Dog mi ricorda quella di 007. Entrambe di lunghissimo corso, entrambe con un periodo d’oro iniziale oggi ricordato con nostalgia e venerato (Sean Connery / Roger Moore da una parte, Sclavi dall’altra). Entrambe, dopo il leggendario periodo iniziale, hanno avuto film/albi fondamentalmente tutti uguali, girati/scritti con lo stampino, nello stesso modo, con lo stesso stile derivativo che scoloriva sempre più di pellicola/fumetto in pellicola/fumetto.

A un certo punto ogni nuova avventura del protagonista (sempre tragicamente identica a quella precedente) poteva essere giudicata dagli spettatori/lettori da un massimo di “abbastanza carina” (sempre più raro) a un minimo di “bruttina” (sempre più frequente). I giudizi non andavano mai sopra e mai sotto queste due soglie. Tutti sapevano che di capolavori nella serie non ne sarebbero più usciti: si auspicava solo che ogni nuovo episodio fosse accettabile e non indecoroso. Nulla di più.

Anno dopo anno, i fan hanno iniziato a lamentarsi, piangendo il declino della serie, rimpiangendo i bei tempi andati e auspicando che un giorno o l’altro qualcuno avesse la voglia e la forza di tentare strade nuove, per evitare che il personaggio si isterilisse fino a morire di inedia. Finchè, nel 2006, è arrivato “Casino Royale”. Che mi è balzato subito in mente quando ho letto “L’assassino della porta accanto”.

Con quel film, finalmente, la produzione ha deciso di cambiare radicalmente, di imboccare per la prima volta in trent’anni una strada nuova. Ecco dunque un Bond biondo anziché bruno, con un ruvido viso da pugile anziché con le solite eleganti fattezze da damerino, che fa l’innamoratino e persino il maritino. In più la produzione chiama a scrivere il film uno sceneggiatore premio Oscar dall’impronta molto forte, Paul Haggis. Il quale si inventa scene mai viste in un film di 007: Bond che sotto la doccia invece di consumare il solito, furioso amplesso bacia teneramente le mani della sua bella, che piange disperatamente per amore (Harmony?), una tipologia di dialoghi completamente diversi dal solito e anche una serie di sberleffi ai fan della saga: la frase “Il mio nome è Bond, James Bond” viene pronunciata all’ultimo secondo del film, quando lo spettatore l’aveva ormai data per perduta; e quando un cameriere chiede a 007 se il suo Vodka Martini lo vuole “shakerato o mescolato”, Bond invece di dare la risposta che tutti si attendevano (“shakerato”) risponde sprezzante “cosa volete che me ne freghi” (mi è tornata in mente questa scena quando ho letto nell’albo la sequenza del brindisi dell'astemio Dylan nel pub, in cui solo all’ultimo secondo si scopre che sta bevendo limonata).

Risultato: un film che a me ha fatto letteralmente impazzire. Per la prima volta in trent’anni, tre quarti dei fan di 007 sono tornati a parlare di un “capolavoro”, tributando a “Casino Royale” un consenso enorme e promuovendolo di diritto tra i migliori titoli della serie, tra classici come “Licenza di uccidere”, “Dalla Russia con amore” e “Goldfinger”. Paragoni che naturalmente hanno fatto imbestialire la minoranza che ha considerato il film “schifoso”, che ha bollato questi accostamenti come “folli” o “blasfemi” e che addirittura ha disconosciuto “Casino Royale” come film di James Bond, vista la melensaggine del personaggio e i numerosi tradimenti dei canoni della serie.

Il film successivo della serie è stato un mesto ritorno nel solco della tradizione: “Quantum of Solace” è stato un titolo che ha suscitato le solite reazioni oscillanti tra l’“abbastanza carino” e il “bruttino”. Nessuno ha più parlato di film “schifoso” e, naturalmente, tantomeno di “capolavoro”.

Tutto ciò per dire che… il 307 mi ricorda 007. La mia sensazione è che “L’assassino della porta accanto” sia stato per Dylan quello che “Casino Royale” è stato per James Bond, sia in termini di entusiasmi che in termini di obiezioni. Ha mostrato come la serie potrebbe rinnovarsi nello stile di scrittura, se solo lo si volesse. Come dimostra l’enorme mole di commenti, questo albo è stato finalmente qualcosa di diverso, di personale, di veramente nuovo anche e soprattutto in termini di modalità narrative. Rispetto agli anonimi hamburger che ci vengono serviti ogni mese, questa storia è stata come un bel piattone di anatra all’arancia. Ci sta benissimo che non sia piaciuta a tutti, ma per chi ama la buona tavola è stato davvero un bel mangiare. Una volta tanto.

Scusate se sono stata lunga e noiosa.


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: lun apr 16, 2012 11:58 am 
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Iscritto il: mar dic 27, 2005 1:38 am
Messaggi: 1105
Non si possono liquidare albi del genere con frasi fatte e insipide tipo "Bello, bravi, bis".
Tutto il marasma di sensazioni, di impressioni, di aspettative e di conferme deve trovare un flusso di pensiero e poi di parole. I tasti pigiati in modo più o meno veloce devono fluire e convergere in pensieri compiuti, per lasciare un commento quanto più sincero e dettagliato possibile. Anche perché storie che lo meritano sono poche.

OVVIAMENTE SPOILER


E’ Dylan la scintilla che fa accendere il motore di una concatenazione di eventi e di coincidenze che faranno quadrare il cerchio, ma in modo ambiguo, senza vincitori né vinti.
I personaggi alla fine avranno/riavranno quello che hanno cercato/perduto, ma in modo del tutto inaspettato: il killer ritornerà al suo hobby, accontentandosi di uccidere topi; i due ragazzi che in vita sono stati distanti, si “congiungeranno” nella morte; Dylan ritornerà alla sua vita di sempre a Londra.
Accatino, sceglie di raccontare il Nostro alla “Barbato”, mettendoci davanti a un Dylan che non è mai stato così vulnerabile, assente. Presenza quasi fantasmatica. Specchio se vogliamo delle sue vittime amorose che si sono susseguite in questi anni. Completamente assuefatto da una donna che potrebbe essere quella giusta, definitiva (caso strano non la vediamo nemmeno). Quella lettera, che potrebbe cambiare il suo destino, non la riceverà e noi non sapremo mai se la donna sarebbe stata il traguardo amoroso di un anima in pena d'amore.
Tema (quello dell’amore, appunto) che l’autore affronta appoggiandosi alla sua struttura più delicata, pericolante. E’ infatti della sua mancanza che ci racconta; almeno dell’amore genuino, infantile, complice, che caratterizza le relazioni più istintive, durature.
Nell'albo vi è infatti l’amore incerto, quello non corrisposto, quello occasionale, quello protettivo ma incapace di proteggere, quello malato. Destini e anime condannate.
Azzardando uno schema atipico, Accatino dà vita ad una delle storie più geniali e rischiose della storia di Dylan Dog, riuscendo a smuovere sensazioni variegate. Non vi sono i comprimari, non c’è la pistola lanciata, non ci sono battute demenziali di Groucho, non c’è la spalla a cui aggrapparsi di Bloch. Solo l’uomo e la sua fragilità.
Immenso!

Accatino si conferma uno dei miei autori preferiti.
Il nuovo acquisto ai disegni è una manna dal cielo!

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BenVenutI iN GolConDa!


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: lun apr 16, 2012 2:11 pm 
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Iscritto il: mer mag 04, 2011 3:00 pm
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Analise ha scritto:
Nessuno degli sceneggiatori del dopo-Sclavi ha davvero messo in campo un’impronta propria.
Mi dispiace che non ti sia mai capitata tra le mani una storia della Barbato, di Medda o Recchioni.

L’assassino della porta accanto è tutt'altro che un brusco cambio di stile, anzi è un vero è proprio ritorno all'ancien régime con il suo canovaccio marcheselliano nelle intenzioni (lo stesso Marcheselli non a caso approvò il soggetto con un laconico “Purtroppo questo non posso proprio bocciartelo”).
Il 307 è puro mainstream con il suo muoversi in ambiti rassicuranti per il lettore classico di Dylan Dog ed il plebiscitario successo nei voti ne è la prova.
Ognuno è libero di apprezzarlo come e quanto vuole, ma non lo faccia chiamando in causa improponibili idee di innovazione.
Non è e non sarai mai un albo di rottura come Morgana o Oltre quella porta, veri esempi di scrittura coraggiosa se non addirittura incosciente.

Il parallelo con 007 poi è proprio fuori luogo per sostenere la tua tesi. Casino Royale non è cinema indipendente di qualità. È un'operazione commerciale che vuole modernizzare un personaggio classico con elementi di moda, cioè dopandolo di ritmo, azione e violenza possibilmente efferata. A me è anche piaciuto, ma se nello script mettevi Jason Bourne invece di James Bond, cambiava davvero poco.

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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: lun apr 16, 2012 3:09 pm 
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Iscritto il: lun feb 28, 2011 3:20 pm
Messaggi: 6349
Località: Milano
...perchè faccio promesse che non so mantenere ? Avevo messo la parola FINE su questo topic...invece ci ritorno...
Dico solo che quoto Dear, riga per riga. Che poi non si parla nemmeno di scrivere DD in modo difforme da Sclavi ( la Barbato ne ha proposto uno che era difforme eppure era Dylan fiin al midollo...).
Qui si parla di NON scrivere di Dylan, che mi pare diverso.
Anzi mi pare assurdo. E, parola di Strega, è proprio la FINE

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" Il locale è triste e sta sempre qua ! "

" Dylan Dog è arrivato allo scontrino fiscale "

Oriana Fallaci ti amo.


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: lun apr 16, 2012 3:14 pm 
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Iscritto il: ven mar 18, 2005 12:15 pm
Messaggi: 12588
Località: Verona
Neanche secondo me Accatino ha scritto una storia innovativa, ma del resto non credo che fosse nelle sue intenzioni. Ha sceneggiato (molto bene, IMO) una storia d'impostazione classica, che strizza l'occhio ad alcuni classici di Sclavi e, quindi, anche ai vecchi lettori dylaniani.

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È la mia opinione, e la condivido.

Ciao,
Teo


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: lun apr 16, 2012 3:32 pm 
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Iscritto il: mer feb 29, 2012 5:36 pm
Messaggi: 1992
io continuo a non vederci nulla di Sclaviano nella storia di Accatino.
per quanto cerchi, ho addirittura riletto la storia altre 2 volte.
non riesco a considerarlo un albo di DYD. non ce la faccio.
sarò fatto male.

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http://musicanterrante.wordpress.com/


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 Oggetto del messaggio: Re: # 307 - L'assassino della porta accanto
MessaggioInviato: lun apr 16, 2012 4:40 pm 
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Iscritto il: ven gen 08, 2010 1:04 pm
Messaggi: 1406
Per me l'innovazione sta nella sceneggiatura non nella storia ne nella gestione del personaggio. A me ha ricordato moltissimo le atmosfere introspettive di Julia e Berardi. Nessun Dylan Dog lo aveva mai fatto.


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