Riletta.
E confermo la pazzia che ho detto ieri notte prima di andare a dormire. (vedi
QUI)
Non era la stanchezza, non era il rigore regalato al Barca, non era niente di tutto questo.
Accatino ci ha regalato un CAPOLAVORO ASSOLUTO, un albo da incorniciare, una perla che di fatto lo rende, con solo tre storie standard e una breve, uno dei migliori autori della Storia di Dylan Dog (ovviamente escluso Sclavi). Siamo sui livelli di Ferrandino, tanto per capirsi.
SPOILER
Tutti i detrattori di quest'albo ne hanno denunciato la vuotezza, l'assenza di una vera storia, di una trama, di un inizio e di una fine canonicamente intesi come tali, la mancanza di un climax atteso, la risoluzione che ci si aspetta sempre dietro l'angolo (in questo caso, dietro la pagina); beh, è proprio questo il punto di forza di "L'assassino della porta accanto".
Una sceneggiatura che avanza senza direzione, che alterna sequenze mute a lunghe didascalie di pensieri, lettere, ricordi; un Dylan lasciato sullo sfondo, innamorato perso di una donna sposata che non ci viene mai fatta vedere, disposto ad aspettarla in un condominio lontano da casa, a fare l'amante segreto il giovedì sera, a vivere settimane vuote riempite da quelle uniche serate di giovedì in compagnia di uno degli amori più adolescenziali e stupidi mai visti, forse proprio per questo così reale e palpabile, pur restando tutto al di fuori del visto (non una scena di sesso, non un bacio, non un solo sguardo di questo grande amore). Un Dylan in balia di eventi che non lo riguardano, non lo toccano, praticamente quasi non lo coinvolgono; è "l'assassino in pensione" della porta accanto, un vecchio acido e spigoloso, che lo mette al centro della sua trama, delle sue angosce, delle sue fervide fantasie persecutorie, nell'equivoco di credere che sia lì per svolgere il suo lavoro di detective sulle sue tracce, quando invece tutto è affidato ad una casualità talmente banale da diventare assurda, visto che si trova lì solo per amore. Una casualità prettamente Dylandoghiana. Si, proprio quella casualità beffarda e sottilmente improbabile, che pervadeva quasi tutti i grandi capolavori che tanto sospiriamo oggi, quelli degli anni ottanta e primi anni novanta, quelli dello Sclavi vecchia maniera.
Una serie di personaggi minori, pochi, che però con poche vignette ti entrano subito sotto pelle (grazie anche ad un Gerasi straordinario: in alcune vignette io ho eletto Layla come una delle più belle ragazze mai apparse sulla serie), che sembrano lì per lì usciti da una delle pagine settimanali di "Davvero" (e non lo dico per fare un complimento, anche se non disdegno il lavoro della Barbato), ma che l'autore con pochissimi tratti caratteriali riesce a darti un'assaggio dei loro umori, dei loro pensieri, dei loro sentimenti (ho sentito pure io la gelosia di Shane quando si vedono Dylan e Layla sul letto, con lei che suona il clarino)
E poi c'è ovviamente LUI. Mr Wilson.
Il personaggio più laido, disturbante e odioso mai apparso negli ultimi dieci anni (e forse anche qualcosina di più)
Uno schifoso maniaco, che vive la propria vita nella normalità di tutti i giorni, che guarda vecchi film in tv, rassetta la casa e si lava i denti prima di scendere in cantina a stritolare topi a mani nude, immaginandosi di strangolare donne come faceva ai bei tempi. Una violenza inaudita, che si consuma in poche vignette all'interno della totalità dell'albo, ma che basta e avanza per lasciare il segno.
Un cattivo veramente cattivo, di quelli che speri di pagina in pagina che qualcuno gli faccia saltare il cervello con una pistolettata, che quando vedi entrare Dylan nel suo condominio ti viene da pensare "Vai, cosi almeno prima della fine dell'albo gli spara e lo ammazza, quel bastardo!". La scena della rasatura del topo, con conseguente stritolamento (anche se il tutto viene lasciato inevitabilmente fuori campo), è una delle più disturbanti e cattive mai viste (la cosa più incredibile di questo albo infatti è che sia stato pubblicato, secondo me, vista l'imperante linea editoriale che la Bonelli sembra aver preso in pianta stabile...)
Un senso di rabbia ti prende e ti assale quando invece si assiste impotenti al suo farla franca, anche dopo aver ucciso di nuovo (e anche lì torna a farsi vedere la casualità di cui parlavo prima: chi uccide caualmente per la strada fra tante ragazze?)
Anche quando alla fine, sempre casualmente, distrugge la lettera di risposta della donna amata da Dylan (non sapremo mai, così come non lo saprà mai Dylan, se se ne è andato perdendola, se lei aveva scelto lui), verrebbe da prenderlo per il collo e strangolarlo senza pietà.
E l'ultima pagina, amara e crepuscolare come poche altre se ne sono viste...semplicemente straordinaria.
Su Gerasi spendo poche parole, ma lapidarie: superbo, sui livelli di Carnevale di "Mater Morbi".
Anche Stano in questa occasione fà centro: vista dal vivo non si può che gioire di una delle sue migliori copertine di sempre.
Rispetto totale per chi ha criticato se non addirittura distrutto questo numero; per me è il miglior Dylan Dog degli ultimi tempi. "Mater Morbi" e le ultime sclaviane comprese.
Voto: 10
edit: ho leggermente ampliato la mia recensione (che fondamentalmente è la stessa scritta prima, solo un pò più articolata), mettendo praticamente la stessa che ho poi pubblicato sul mio blog