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Inutile Bio-premessa per i pochi nostalgici o per i patiti dei misteri alla Lucarelli...paura, eh ?!]
No...non defunsi...non ancora Xlo- né suXggiù.
Non sono crollato insieme al governo in autunno , nè scappato coi soldi alle Caymans
, prima che i caimani delle FiammeGialle mi azzannassero i rolex alle caviglie.
Trattavasi solo di carico di lavoro/i immane da smaltire tra consegne e deadlines (ma che non ho concluso, of course
)... e quindi difficile scelta castrante a base di rinunce su navigabondazioni viziose in rete.
Sembra che invece adesso la mia (in-)coscienza compulsiva digitante abbia ripreso il sopravvento...e che quindi tornerò al periodizzare bazzichevolie (solo) su questo forum...visto che da quello di cucina della Parodi mi hanno espulso per una crociata contro quella straca**o di uvetta che mettono ovunque, mentre quello dei Neo-esistenzaliasti post-heideggeriani mi ha confiscato la tessera soltanto perchè facevo meno di tre comizi alle settimana ai cani randagi del parco sotto casa
.
Ho tanti di quegli arretrati da graforrea che (giustamente) mi bannereste alla prima sbavatura di troppo...ma sono sicuro che la vostra clemenza saprà farmi rimpiangere quelle giuste pause di silenzio prese in precedenza
E adesso rullino i tromboni, strombazzino le canne, si spreadano gli indici, si impennino le scosciate...perchè si inizia.
Sì, vabbuò...ma da dove?
Bah, comincio da quest'albo, che stasera è già tanto se mi scanso i peana di Celentano sull'abusivismo edilizio...mentre non si parla di quello sulla pazienza dell'italiano medio(cre).
[Fine Premessa]
SPOILER. SPOILER. SPOILER. SPOILER.I giudizi alla fine, perchè ho perso un po' la mano - palpate escluse? - e quindi non mi ritrovo a dare da subito un voto a questa storia squinternata .
Cominciamo dall'inizio...che spesso si rivela controproducente.
Piove a Londra - ma va' ? - e che si fa la sera? Pizza? Cinema? Birronzo? Corso di danze uzbeche? Chiaccherata sotto le lenzuola?
No...si va al museo. Senza pagare il biglietto però. E fin qui ci siamo, coi tempi che corrono, uno sconticino non sgarba.
Dopo poco il Dylan più musonemente ed inutilmente spigoloso della storia ci ricorda (???!!!!) che un conto è appassionarsi agli orrori di finzione...un altro a quelli reali
.
Detto da un personaggio di (scarsa, ultimamente) fantasia fa specie, anche perchè non credo che tutti i macabri ninnoli, mostrazzi, poster e volumi posseduti al 7 di Craven Rd siano di origine fittizia.
A questo punto vado in apnea per un pajo di secondi...tento di non schizzare dalla poltrona...e guardo con avidità la costina dell'albo in questione: ok c'è scritto "DYLAN DOG", non ho sbagliato testata, non è il supplemento a fumetto de "IL GIORNALE"...sfortunatamente
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Ma il peggio deve ancora venire: ancora un ciufolo di vignette ed il nostro eroe - maddecchè...o meglio, meddecchì ?, ormai - si spende ben volentieri nel più classico dei prediconzi integralisti da Famiglia Pak(r)istriana: "non bisogna imitare i criminali sanguinari ragazzi, insomma...
don't try this home, lasciate ai professionisti patentati".
E Vlad Tepes, Erszbet Bathory&co, sullo sfondo, si fanno le più grasse risate alle sue spalle, convinti di esser più vivi sulla cera o nelle tempere di questo stanco indagatore che discetta per noartri.
Nel caso fossimo stati troppo sintonizzati sulla Perevisione della D'Urso, la sua fidanzata di turno e l'inquitante direttore del museo ci ricordano come il Male faccia parte da sempre della Natura umana... - la stessa che ha escogitato il Bene, per inciso
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Ma le perle in sfilza da collier scorsojo non sono mica finite: il NostroCaroDD si pronuncia in un'impennata di scioperataggine sconfortante (p. 8. iii-iv) dicendo di aver visto sin troppo orrori in vita sua e di non voler proseguire oltre. Si paventa una chiusura delle testata, oppure il preannuncio di una svolta (tragi)comica
Sta di fatto che tanto torto alla fine non lo ha, essendo ormai l'orrore stancamente scarso sulla testata, mentre gli orridi strafalcioni irrespettosi del personaggio a bizzeffe.
Il cattivo gusto delle pregiudiziali cafonal non manca di farsi sentire, tra l'altro: da subito Dylan, senza troppe buone basi, come un bravo nonnetto da briscola, apostrofa i suoi 2 bizzarri compagni di gita come due pazzi (p. 9.iii), mentre il caro Magwitch arriva a riconoscere come una donna possa essere addirittura intelligente & bella, senza che una delle due cose escluda l'altra
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Se fossi stato nei panni/mutande di Mary gli avrei spiaccicato indignata l'assorbente in faccia per l'offesa patita, come minimo.
Ancora qualche sottile tiratina sui mostri che non vanno messi in mostra, in barba a tutte le buone regole del trash-show, ed eccoci ad una lezioncina sulla falsariga di alcuni barbosissimi telefilm pseudo-criminogeni su cosa sia un vero serial killer...
In realtà l'unico serial-killer che lascia qui il segno è lo sceneggiatore, che in meno di dieci pagine è riuscito a massacrare tutte le basi di un personaggio con oltre 20 anni di storia sulle spalle.
E non è la prima volta...ma qui la serialità raggiunge il capolavoro (involontariamente?) storico perchè con puntualità quasi chirurgica si è riusciti ad invertire tutte le basi genetiche delle testata per creare un altro timbro, un altro personaggio, un altro parto di discorsi agli antipodi rispetto alla fibra intima del suo (vero) mattatore che fu. Amen
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Per fortuna che Mari ci pensa un po' lui a raddrizzare le cose con un tratto fin qui abbastanza lineare, ma ben capace di reinventarsi nei tagli/prospettive/piani nonostante l'angustia del museo.
Davvero notevole la sala cupolesca stile Pantheon dei Mostri a p.14, e ci scommetterei i miei 5cents sul fatto che almeno uno dei criminali lì presenti derivi da un'altra storia di Mari stesso:
dA sx verso dx :
#1) Con quel cappello a bombetta l'assassino mi ricorda il tipo di "
Lo Specchio dell'Anima";
#2) Il delirante con l'accetta sa di
"L'incubo dipinto" in un certo senso;
#3) Sgozzatore steroidizzato da cimitero non molto distante dall'amico di
"La statua di carne"; #4) Questo tagliateste Mari-esco mi sfugge...ma forse è meglio così, perchè di quello gualdoniano non ho un buon ricordo.
Da questo punto in poi si parte con la tecnica della metastoria con racconto in cornice a margine.
Mignacco non meno di 3 mesi fa ci aveva già fatto fare un'excurus di questo tipo, ma qui la qualità cala parecchio, e soprattutto manca il
fil rouge di collegamento tra le storie. Non c'è - o almeno così sembra all'inizio - un meccanismo o una motivazione narrativa che le lega se non il fatto che l'OldBoy si immedesimi in esse senza alcun motivo...apparente e/o palese. In pratica tre storielle che dovrebbero far venire i brividi, ma che in realtà raggelano per la pochezza complessiva. Con qualche eccezione, va detto
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Insomma, puro mestiere di routine, non sono proprio da buttar via, anche perchè se non altro sospendono l'aberrazione anti-dylaniana delle prime 12 tavole
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La prima di convincente ha solo l'ambientazione 700esca alla Defoe, i disegni cupi che inquadrano l'atmosfera ad hoc...e poco altro. Il solito trafugatore di cadaveri pseudo-scientifico da
pamphlet, la solita strabusatakenonsenepoopiù ricerca della vita eterna...e la minestronza è servita, da succiare ben bene senza posate...perchè i ferri del mestiere sono i soliti bisturi e mannaje sempre a disposizione del solito esaltato sezionatore
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Dylan arriva a commentare con enfasi la fine della storia con un esterreffatto "E' spaventoso" (p. 34.iii) come se negli ultimi 20anni avesse fatto il candido venditore di gazzose invece che lo sporco mestiere dell'incubo. Si salva solo la crudeltà del raccomandato Stevenson che sfugge alla gogna per le solite amicizie di rito a scagionarlo....Ghedini docet
Passiamo alla seconda storia che mescola con ardita goffaggine la Londra Vittoriana di Jack the Ripper, le indagini alla Doyle e le vampiriadi gotiche alla Stoker. Un bel beverone che va giù liscio liscio essendo di un'inconsistenza alquanto leggiadra vista la banalità di fondo.
Abbiamo un vicino (e librajo) ficcanaso molto Dylandoghesco, amico di un ispettore molto Blochesco, e l'equivoco è ben servito. A fare le indagini per conto proprio si può finire molto male, specie se ci si fa prendere dai sensi di colpa dopo aver ucciso un vampiro-immaginario presunto innocente, non ancora incastrato. Retroscena condensati nello spiegonzo da un
Giorno In Pretura, e tutto fila liscio come una slavina sull'olio di cocco. Finito e già dimenticato
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Qui le tavole di Mari fanno sentire ancora di più il loro peso esponenziale e la storia ci guadagna non poco graficamente. Tanta china nera dà spessore all'orrore che invece si dilegua nella sceneggiatura. Ma bisogna accontentarsi.
La terza ed ultima parte - sorry per il bisticcio pacifico - parte malissimo con un (non-lui) Dylan ancora in preda ad amnesie schizofreniche-snaturalizzanti e che si rifiuta di capire come si possa uccidere o morire per amore (p. 49). Qui Mari non ajuta molto perchè negli zigomi inquietanti/-ati della cara Alison ci fa subito intuire una mente deviata da amore ossessivo...ma si sa...dietro ogni grande uomo di successo...c'è sempre una grande donna addetta al decesso...degli altri
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Comunque questa è la storia migliore del mazzo perchè i comprimari hanno un filo di caratterizzazione degna, ed anche il dottorino Dylan soffocato dallo dolce infermiera premurosa ha il suo perchè. Dà molto di anni '50 USA in un certo senso, con questo iper-protettivismo femminile
per mandare avanti il marito/compagno a tutti i costi...con un progetto di vita comune. Anche gli abiti ed il mobilio di Mari c'azzeccano bene. Scorretto quanto basta il modo per incastrare la scalmanata arrampicatrice sociale da corsia ospedaliera.
La morbosità del legame amore/vita dipendente da una tazza quotidiana di thè (alla rosa canina, puah!
) mi ha colpito non poco... anche perchè da Ottobre ad Aprile io sono praticamente (e tossicamente) dipendente dal mio thè di rito pomeridiano (Darjeeling, Rooibos, o Breakfast...grazie)...e comincio a farmi strani interrogativi sulla possibilità d'interropere questa abitudine molto British...speramose bbene
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A questo punto la cornice dei racconti comincia - ed era ora - a dissolversi con prepotenza, anche perchè siamo a 2/3 dell'albo e non si capisce ancora dove vada a parare stò museo di cartapesta.
Il quarto criminale è esisistito nel passato di Dylan...si sono anche incontrati ai tempi di Scotland Yard. E finì male per il presunto "Killer del Martello" naufragato nelle gelide acque del Tamigi dopo aver tentato di portarsi la figlioletta dietro.
La sua storia sembra rivivere in un rigurgito di vendetta del non-defunto Brooks che si rifà una vita da Magwitch...ma presto scopriremo che anche questa storia-filone è uno svolazzo appena abbozzato in ipotesi.
Da qui in poi le tavole di Mari cominciano a lasciarmi un po' perplesso...perchè le scene sui cornicioni/cupolone hanno un che di statico e poco drammatico...troppi bianchi, poche linee cinetiche, manca la tensione, la pioggia non incide...e sento puzza di lavoro al risparmio. La cosa più riuscita è la follia che si dipinge sempre più sul volto di Mary
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Ed è proprio da Mary che parte la quinta storia, quella nata dalle sue letture ed ossessioni da indagini criminologiche. Mischiando le carte in modo disinvolto, la cara Mary dà a bere a Dylan un'altra versione della storia di Brooks in cui lei è la protagonista omicida ed il povero (presunto)padre un uomo frustrato, ajutato nel successo giornalistico (a sua insaputa) da una figlia deviata...e desiderosa di congratulazioni per le sue amorevoli efferratezze
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Devo dire che questa parte del racconto non mi è dispiaciuta, l'ho trovata densa di oscurità ed inversioni spiazzanti, visto che Gualdoni ha poi fatto saltare con una certa maestria tutto il banco - forse anche per incapacità di rabbercersi nelle restanti pagine, kilosà? -...dicendo che era tutta una panzana e Mary non c'entrava una cippa con la famiglia Brooks...essendo probabilmente una mitomane in cerca di emozioni forti.
Anche se capisco che questa possa esser vista come un'estrema scorrettezza da parte del soggettista, da parte mia l'ho trovata depistante al punto giusto & con gusto, non essendoci bisogno di una spiegazione circolare per chiudere tutti i conti
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Peccato invece che lo scontro/incontro finale tra Dylan e Mary si prolunghi in modo patetico sul cornicione, tra tacchi improbabili, vertigini quasi rimosse e martelloni tascabili...per poi far presa sulla sensibilità del Nostro con discorsi a suon di "Ti pare il caso salvare un assassina? Non diventerai di nuovo complice?"...anche se la scontatezza di questi sensi di colpa viene attenuata dal fatto che la simpatica Mary in realtà non fosse un'assassina...o meglio, e forse, non "quella" assassina tirata fuori dalla sua fantasia e raccontata per suggestionare Dylan.
Appunto: raccontare, suggestionare, e (pericolosamente) immedesimarsi...erano proprio questi gli assi portatanti della storia del mese: una buona idea di partenza persasi tra un prologo nefando, una manciata di meta-racconti senza pretese, ed un finale disorganico con buon potenziale parzialmente sfruttato.
Per questo non me la sento di dare l'insufficienza all'albo e
mi stiro sino ad un 6 tondolente, anche se certe cose mi hanno mandato in berserk...quanto a bestialità. Come lavoro di confezionatura è meno diligente del precedente, ma l'ho preferito per spavalderia, anche negli errori vistosi.
Mari difficilmente va sotto il 7 per i miei gusti e qui si conferma con valore, anche se un'amichevole tiratuccia d'orecchie per le ultime 20pp gliela darei. Non ho tanto capito la sezione stile-Bacilieri del racconto di Mary (pp. 85-89), sarà...
La copertina di Stano fa colpo ed ha un gradevole retrogusto retrò...vista la quasi carenza di
ComputerGraphic. I colori/tonalità mi ricordano molto
"I Misteri di Venezia", ma forse è solo una sensazione.
Detto questo passo la palla a voi sperando di non avervi fatto a palla gli occhi o quant'altro con le mie palle&panzane assortite
Torno a coricarmi, ma non andrò in letargo, stavolta
ALOHA