Quasi tutto quello che volevo dire è già stato detto.
Concordo sul fatto che questo Maxi è perlomeno Accettabile, forse qualcosina di più - ma Ottimo no davvero!
E vai di
S
P
O
I
L
E
R
Le prima due storie sono danneggiate dal fatto che di fatto si basano sullo stesso soggetto. La 1° è più action e la 2° più thriller tendente l sentimentale, ma ciò non fa molta differenza: se non è zuppa è pan bagnato.
La 1° paga anche l'esilità del soggetto. Mancando la carne al fuoco, lo sceneggiatore è "obbligato" a imbastire un inseguimento che non finisce più e che funge più che altro da riempitivo.
I personaggi sono stereotipati, ma meno banali della media e tutto sommato funzionano. Si sente la volontà di provare a discostarsi dalla routine.
Dylan in versione Bruce Willis proprio non convince. Sembra appartenere a un altro fumetto. Non entusiasma neanche il fatto che la vicenda ricordi parecchio
La strada verso il nulla, che a sua volta ricordava
Il lungo addio, ma probabilmente la redazione parte dal presupposto che le nuove generazioni di lettori non conoscano nè l'una nè l'altra...
Finale prevedibile.
La 2° storia, più che al
Sesto Senso, mi ha fatto pensare a
Ghost Whisperer!
Anche qui, come nel telefilm, c'è la tendenza a un sentimentalismo strappalacrime molto esasperato, nonchè al fatto che la storia nel suo complesso sia un po' troppo "di formula".
Mignacco, però, conosce il mestiere e pur riversando nella sceneggiatura molto più zucchero che cuore la rende perlomeno godibile.
I luoghi comuni abbondano, ma sono talmente riconoscibili da diventare quasi confortevoli.
E' anche vero che il finale è prevedibilissimo.
La 3° storia è quella che mi ha convinto meno.
L'idea che il negoziante esegua le morti desiderate dai clienti proprio non è credibile. Anche perchè il tornaconto (ovvero, il guadagno dalla vendita delle bambole) non sembra così da capogiro da giustificare ammazzamenti a raffica...
Quando entra in gioco il mostraccione la storia diventa ancor meno credibile, dato che si ha una parziale sconfessione di quel che è avvenuto fino allora. Siamo un po' dalle parti di
Jenny Dentiverdi, dove ogni nuova rivelazione sconfessava gli eventi precedenti, fino a che la storia perdeva qualsiasi senso.
Certo, stavolta Di Gregorio è più professionale di quando scrisse Jenny Dentiverdi (decisamente dilettantesco), ma i difetti di fondo delle sue sceneggiature restano: troppi luoghi comuni e eccesso di macchinosità.
Comunque le prime due storie sono abbastanza gradevoli da consigliare la lettura dell'albo.
Copertina da fucilazione!