Cava scusa se ti interpello nuovamente. Tu dici:
Cita:
Detto questo, penso proprio che tutti coloro che lavorano su DYD debbano conoscere il personaggio. Gualdoni stesso, per esempio, ha una conoscenza enciclopedica della serie e del personaggio, tanto che quando gli mando i soggetti mi elenca gli episodi in cui si è toccato un argomento simile. Se i soggetti rischiano di avere troppi punti in comune, il mio lavoro è giustamente cestinato...
Se è come dici tu, e non ho motivo di dubitare, come mai passano alcune sceneggiature che con i caratteri distintivi della serie non c'entrano nulla (ad esempio il finale de "Il divoratore di ossa")? Sclavi ha dato delle linee guida, fondanti del personaggio, che
devono essere seguite.
E' giusto personalizzare il proprio Dylan, ma non stravolgerlo o ignorare queste caratteristiche.
La Barbato, ad esempio, ha dato un suo Dylan, antitetico con quello di Sclavi, lo ha distrutto in mille pezzettini e ricomposto a sua immagine e somiglianza. Ha creato, ha osato, ha dato uno scossone alla serie. Quello che invece non riesco a vedere nei soliti noti, che stravolgono e basta.
Medda, invece, è forse colui che rispetta di più il personaggio, che segue quasi maniacalmente le famose linee guida dettate dal papà dell'indagatore.
Recchioni è, a parer mio, una via di mezzo.
Autori che in un modo o in un altro, piacciono, proprio perchè
amano DD.
E' proprio questo il punto.
I sceneggiatori di oggi (parlo di quelli che hanno più storie all'attivo, eccetto qualcuno) non hanno un vero e proprio rapporto con DD. Ricordo ancora l'amore quasi viscerale/malato della Barbato che la portava certe volte a scrivere capolavori di emozioni, come "Lo specchio dell'anima" e "Il tocco del diavolo".
Lo stesso dicasi per il RRobe, che c'ha messo tanto di suo e ha scritto Mater Morbi.
E anche tu, nonostante le tue poche storie pubblicate le ho percepite "sentite", che nutrono un profondo rispetto e amore per il personaggio ("Piovono Rane" è una buona storia, la prassi per una serie come Dylan Dog).