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 Oggetto del messaggio: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: mar gen 24, 2012 12:10 pm 
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Puntuale come l'influenza aviaria, ecco un mio secondo lavoro.
Dato che non ho ricevuto alcuna minaccia di morte e che alcun attentato è stato fatto alla mia vita, riprovo.
E' una cosa di qualche mese or sono, e per vostra soddisfazione, molto più breve della precedente.
Indi: VIA.


La ragazza stava in piedi, al centro della stanza, con la calibro 38 puntata alla tempia.
Era bagnata fradicia dalla pioggia, che cadeva a Londra torrenziale.
I capelli sciolti e biondi le infradiciavano le spalle e la schiena.
L’arma le pesava nella mano sottile, tremando un poco.
_ Stai calma…non fare pazzie…_, mormorò Dylan.
Era di fronte alla ragazza, appoggiato allo schienale della sedia comoda dalla spalliera alta.
_ Mi hai...spezzato il cuore, Dylan. _
Lui deglutì piano. Quel incubo era durato anche troppo.
Lei lo fissava con gli occhi stravolti, la bocca tremante. Era fuori di se.
Il corpo era esile e magro. Aveva poco più di diciotto anni.
_ …ascolta…Sei confusa…io non ti ho mai vista prima…Lascia quella pistola e parliamone.._
Solo dieci minuti prima il campanello aveva urlato e lei era entrata. Bagnata ma apparentemente non diversa dalle solite clienti di Dylan Dog.
Prima che Dylan potesse farle qualche domanda, o farla sedere sulla comoda sedia imbottita stile vittoriano, di solito riservata ai clienti, lei aveva tirato fuori la pistola e se l’era puntata alla tempia.
_...ti piacerebbe, eh ? Ti piacerebbe abbandonarmi come fai di solito…senza un perché, senza una ragione, semplicemente come si getta una scarpa vecchia ! _
Dylan fece un cenno di passo in avanti, ma la ragazza si irrigidì, alzando il cane dell’arma.
_ No ! Stai ferma…Io non capisco. Non so cosa ti hanno raccontato su di me, ma…_
_ Io sono Bree…sono…sono Lillie… Sono Morgana…Ora capisci ? Capisci, Dylan Dog ? _
Lui rabbrividì. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ne ebbe il tempo.
La porta d’entrata della sala si aprì di scatto. Groucho irruppe nella sala, con l’andatura a gambe larghe ed il sigaro fumante nella mano destra.
Dylan balzò in avanti, avvertendo una fitta ai tendini. Aveva una mossa, solo una. Se avesse fallito..
La colpì con il proprio corpo alle gambe, sbilanciandola e facendola cadere a terra.
Un colpo esplose. La ragazza ululò piangendo. _ Noooo ! Lasciami…_
Sperò ancora. Dylan le afferrò il polso e lo rigirò, mentre Groucho la cinse per le spalle, sollevandola e spingendola via.
_ E pensare che volevo fare una entrata accomodante, capo !_
Dylan si alzò barcollando. _ Chiama un’ambulanza, Groucho…_
Un fiotto di sangue rosso e vivo scendeva dal petto della ragazza.
_Ho sempre sognato che una donna mi cadesse ai piedi, ma così è troppo._, masticò Groucho.
La ragazza si affloscio lenta, senza un lamento.

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: gio gen 26, 2012 4:26 pm 
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Dylan si alzò dalla sedia della sala di aspetto e s’infilò le mani nelle tasche della giacca nera.
Il caldo dell’ospedale era insopportabile. Gli parve di essere in quel limbo da un tempo infinito.
Alla fine la possente sagoma di Bloch fece capolino dietro ad una delle porte scorrevoli, ed almeno l’attesa era giunta alla fine.
_ E’ in coma. I medici hanno detto che il solo modo per stabilizzare la pressione arteriosa. La ferita al petto è piuttosto seria. Se non fosse stato per te, old boy, si sarebbe uccisa. Il proiettile le ha sfiorato il cuore. Dobbiamo solo aspettare._
Dylan fissò fuori, attraverso lo specchio, nella realtà distorta dalle gocce di pioggia.
_Aspettare dici ? Non credo proprio…_ Uscì, passando accanto all’amico ispettore di Scotland Yard, ma era come se fosse lontano anni luce.
Si fermò sulla soglia, mentre il silenzio innaturale dell’ospedale immergeva tutto in una atmosfera ovattata e onirica.
_ Posso sapere almeno come si chiama ? E dove abita ? _. Bloch si avvicinò a quel matto che considerava come un figlio e mormorò: _ Che intenzioni hai, Dylan ? _.
_ Solo sapere la verità, vecchio. Sapere perché è venuta da me e capire alcune cose…_
Non disse dei nomi. Non disse ciò che le aveva detto. Sarebbe stato inutile e dannoso..

**

Finalmente era fuori. L’aria era umida, la pioggia era calata di intensità ma ugualmente era sottile e gelida, ma almeno con il fresco, poteva pensare con lucidità.
Aveva volutamente lasciato il finestrino del maggiolino Volkswagen aperto, sicché l’aria gli frustasse il viso. _ Ti verrà una otite. Non certo una cefalea. Per quella occorre avere testa e tu ne sei privo.._
La battuta dell’amico lo lasciò indifferente. Lillie…Bree...Morgana…Non poteva, non avrebbe mai potuto essere una coincidenza.
Aveva il nome della ragazza. Barbara Corman.
Un nome come altri, mai sentita né vista in vita sua.
Aveva l’indirizzo. Un quartiere residenziale di Oxford street. E aveva il quinto senso e mezzo che formicolava, impazzito.

**
La donna aprì la porta dell’appartamento numero 7 con una certa diffidenza.
Dylan aveva esibito il solito tesserino liso e scaduto da anni, mentre per sua fortuna Groucho aveva optato per un giretto panoramico nel quartiere a luci rosse di Soho, distante pochi isolati.
Sarebbe stato difficile presentarlo come collaboratore di Scotland Yard.
_ Ecco…_ disse spalancando l’uscio ed facendolo entrare.
_...ha affittato l’appartamento da sei settimane. Tipa abbastanza tranquilla. Studentessa, credo.
Ha fatto solo una festa, una volta, qualche giorno fa…Niente di particolarmente rumoroso. _
La portiera dello stabile era una vecchietta scheletrica e arzilla. Dylan pensò che in fondo era curioso e anche un po’ inquietante che, di fronte ad una notizia di un tentato suicidio di una ragazza di 20 anni, quella donna pensasse alla festa e al poco rumore che ne era scaturito.
Dylan sospirò, trovandosi solo nell’appartamento. Pulito, lindo.
C’era un dolce profumo di donna per le due stanze. Il bagno era ordinato, ad eccezione per un paio di mutandine dimenticate nella vasca.
Prese a cercare. Aveva tempo. Tutto il tempo che voleva. Sarebbe bastato.

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: sab gen 28, 2012 12:20 pm 
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Invece si accorse che non bastava.
Era buio ormai. Le sette, forse le sette e mezza.
Aveva rovistato dappertutto. Nulla. Il poster di Twilight in camera, dischi degli Oasis, di musica pop, riviste, oggetti personali normalissimi. La ragazza amava fare statuine, colorarle.
C’era colla del modellismo, che Dylan conosceva bene, in un ordinato scatolone contro una parete, insieme a colori acrilici, e vetroresina.
Niente. Si sedette su una comoda poltrona della cucina abitabile, sentendosi stanchissimo.
Si battè le mani sulle cosce, sospirando.Cosa cercare ? Dove cercare ?
Udì il clacson del maggiolino. Groucho…
Si alzò, stanco e forse anche leggermente influenzato. Fece per uscire, quando vide un piccolo armadio incastrato fra l’uscio e la prima parete. Aprì una delle ante e lo trovò stipato di scarpe e oggetti infilati in scatole colorate. Si mise in ginocchio. Scarpe…nulla.
Chiuse le palpebre e sbuffò, e nel riaprirle, vide. C’era un punto, al centro dell’armadio, nel quale la polvere era assente, una striscia linda rispetto al poco strato di pulviscolo ai lati.
Quella scatola, rossa, che stava sotto tutte le altre, forse volutamente, era stata messa e rimessa spesse volte. Quindi perché non lasciarla sopra se… Se la ragazza non avesse voluto nascondervi qualcosa ?
La sfilò facendo cadere le altre sistemate sopra.
Dentro un diario, chiuso da un laccio stretto.

**
In auto Dylan rimase senza parole per tutto il tragitto. E anche Groucho, guardandolo, evitò qualsiasi freddura.
Appena giunto a Craven Road, si immerse nella lettura del diario. Era certo che se esisteva un appiglio per arrivare a capire quello che era accaduto, nella mente di Barbara Corman, era in quelle pagine.
Le prime annotazioni erano tutto sommato banali. Scritte con calligrafia curata, piena di cuoricini e simboli, come era normale uso per una adolescente o una ragazza molto giovane.
Ma a circa tre settimane dal tentato suicidio, le cose cambiavano. La scrittura diventava nervosa. Dapprima andavano sparendo i cuoricini e i puntini sulle i, poi la punteggiatura e le ultime note erano solo un annotare nervoso, quasi schizofrenico di parole e fatti.
Man mano che il diario arrivava alla fine, le parole si facevano convulse, nevrotiche, accavallandosi come in un fiume in piena.
“ Bree….Morg….ho bisogno di aiuto…sento voci che non mi appartengono sento sensazioni che non sono mie..sento voci d’Irlanda canti e nenie lontane…fuoco acceso ai lati di una strada e ho freddo…terra umida e morbida una bara di cristallo…_
I brividi tagliarono in due la schiena di Dylan. Se non fosse stato lui a leggere quelle note, sarebbero apparse come meri deliri, magari di una drogata o di una malata. Ed invece…
Chiuse il diario, posandolo sulla scrivania in stile vittoriano. Qualcosa era entrato nella mente di Barbara ? Ma cosa ? E come agire ? Si massaggiò le palpebre e solo a notte fonda si mise a letto, senza chiudere occhio.

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: sab gen 28, 2012 1:35 pm 
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Hai dimenticato Marina!

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: sab gen 28, 2012 4:05 pm 
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Dici?....Diciamo che la vicenda poggia le basi sugli amori più maturi di Dylan, da uomo adulto. Ho tralasciato volutamente Marina poiché essa appartiene ad una sorta di primo amore giovanile e se vogliamo dirla tutta, ad una delle solite incongruenze con il passato di Dylan che preferirei evitare. ( anche se quella è una delle storie più belle di sempre. ) Cmq aspetta a dirlo..

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: sab gen 28, 2012 4:41 pm 
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Io invece avrei saltato Morgana,dato che è sua madre. E Lillie
ma comunque il libro è tuo :)
Ah,complimenti,anche io sono un'aspirante scrittrice e devo dire che sei molto brava

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MessaggioInviato: sab gen 28, 2012 9:14 pm 
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Grazie ! MI fai leggere qualcosa di tuo? A domani x l'ardua lettura...

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: sab gen 28, 2012 10:39 pm 
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te l'ho mandato in pvt
Pregasi commenti approfonditi :D :)

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MessaggioInviato: dom gen 29, 2012 2:23 pm 
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Madame Trelkovsky sorseggiò il tè caldo, reggendo la tazza con le mani guantate.
Dylan stava seduto di fronte, lo sguardo fisso nel vuoto, l’espressione quasi assente.
_ Benedetto figliolo, avreste dovuto avvertirmi a tempo. Voi giovani siete troppo diffidenti verso noi Noè, come dite di solito.._
Dylan sbuffò appena: _ Matusa…diciamo Matusa…_
Fissò le amiche medium con l’aria dolce, da nonna un po’ acida ma affettuosa.
_ Se la situazione è come la descrivete, caro ragazzo, occorre agire rapidamente. Le condizioni di grave crollo mentale e fisico della donna in questione ci impongono celerità. O la sua mente sarà cancellata per sempre ! _
La medium si alzò, seguita all’unisono dalle amiche. Dylan non poté far a meno di pensare che quelle donne si muovessero come in sincronia, animate da una venerazione quasi mistica.
_ Una seduta…sul posto. Occorre capire cosa realmente tormenta l’anima della tentata suicida e soprattutto.._, divenne solenne, alzando l’ossuta mano a mo di monito, _...comprendere di che portata è il pericolo che la minaccia._
Dylan Dog rimase senza parole. Aveva inizialmente dubitato non poco delle capacità medianiche della donna, ma dopo anni aveva accettato tutte le sue paranoie, quasi assecondandole.
Del resto, ormai sempre più frequentemente l’esperienza dell’anziana veggente era servita allo scopo. Dubitare per dubitare, era ormai senza senso.
Così giunsero al reparto in tarda serata. Dylan stava davanti, il passo lieve, quasi timoroso di disturbare il silenzio denso dei malati. In realtà nessuno aveva modo di udirlo. La rianimazione era immersa in un sonno innaturale e farmacologico. Ma ugualmente induceva al rispetto e forse anche alla paura. Quando il curioso quartetto fu davanti alla porta numero 6, si fece incontro a Dylan una donna sui 40, capelli neri corvini sin sotto le spalle, minuta.
_ Lei è il signor Dog ? _. Dylan annuì debolmente.
_ Sono Susan Corman…La mamma di Barbara.
Volevo…volevo dirle grazie. Non so come, né perché, ma…se mia figlia è ancora viva deve ringraziare lei…_
Lui si fissò le scarpe. _ Forse è vero il contrario…temo…temo che sua figlia sia in quella stanza per colpa mia…_
Lo fissò sgranando gli occhi, intimorita e confusa.
_ Io non…_ Dylan scosse il capo. _ Non c’è niente da capire. Devo chiederle una cosa…So che sarà difficile da credere ma…_
Madama Trelkovsky si frappose fra Dylan e la donna e parlò con calma ed autorità. Fu un conciliabolo breve, che Dylan evitò volontariamente di udire.
Una entità…così aveva detto la Trelkovsky. Ma che genere di entità ? E cos’era quella sensazione che lo rapiva, facendogli temere il peggio ?
Entrarono tutti e sei nella stanza. La medium si pose davanti al capezzale della donna, che respirava in modo lento e ritmico. Il ronzio delle macchine era costante. Era bella, ma guardandola con un poco di attenzione, si percepiva lo stato dolente, il pallore vitreo del viso, le vene bluastre, il vuoto inesorabile che coglie chiunque osservi un morente in un letto d’ospedale.
Furono spente le deboli luci poste sopra il letto ospedaliero.
La medium, le donne e Dylan iniziarono a comporre il cerchio magico, con Barbara al centro e Dylan subito di lato. Le donne più anziane furono costrette ad allungarsi scomodamente, per chiudere il cerchio, cingendosi le mani ossute e tremanti.
La madre della ragazza seduta su una sedia, accanto alla porta. Per lunghi secondi non accadde nulla.
Poi la stanza parve riempirsi di una atmosfera solida, quasi palpabile, pesante e greve.
Fu come se una massa densa e bluastra sfidasse l’oscurità, o meglio….ne nascesse.
_ Avverto…avverto una forza…una entità potente…malvagia…intrappolata nella mente di questa povera infelice…Mi è difficile però, comunicare con lei…è radicata nella mente…nell’anima di Barbara…_
Dylan si sentì improvvisamente colto da una nausea. Era come se si trovasse su un battello, in alto mare e fosse sballottato lentamente ma inesorabilmente. Gli sembrò che qualcosa gli stesse svuotando lo stomaco e che la testa annegasse in una ovatta stopposa. Poi il buio fitto che costituiva la sua vista, fu squarciato da una sorta di lampo bianco.
Davanti a lui un simbolo. Un cerchio rosso contenente due triangoli uniti a formare un rombo.
Neri.
Le forze gli vennero meno e cadde a terra, rompendo la catena mistica.
Le donne e madama Trelkovsky si avvicinarono all’indagatore dell’incubo che si sollevò a fatica, barcollando.
_ Mi…mi spiace…_ sibilò. _ Di nulla, ragazzo ! Non avrei potuto sapere nulla di più di quel che immaginavo. Quella entità, quel demone...è troppo potente per esser scacciato in questo modo. La ragazza...è una empate. Cattura le emozioni altrui come fosse una sorta di spugna. Probabilmente ha avuto questo dono dalla nascita, ma a livello inconscio. Poi qualcosa…qualcosa deve averla scatenata…_
Dylan si appoggiò alla parete. Si era sentito così solo dopo una solenne sbronza, chissà quanto tempo prima.
Cercò un foglio ed una penna e disegnò quel che era stato impresso nella sua mente. Lo mostrò a la vecchia medium.
_...Ho…percepito questo simbolo…_
Madama Trelkovsky si portò la mano ossuta alla bocca.
_ O perbacco…_, esclamò.
Dylan la fissò, mentre la vista si annebbiava e gli oggetti andavano deformandosi.
Avvertiva un dolore pulsante al centro della testa.
_ La setta di Lord Castevet ! _
_ Era nella mia mente…forse è stata proiettata da Barbara…_
_ Se così fosse, caro ragazzo, si tratterebbe certo di una richiesta di aiuto.
Conosco Lord Castevet da anni e per quanto stravagante possa sembrare, mi rifiuto di credere che possa esser coinvolto in qualcosa di malvagio ! –
Dylan parve non udirla.
Mostrò il simbolo anche a Susan Corman.
_ Questo segno…ha un qualche significato per lei, o per sua figlia ? _ Lei impallidì.
_ Oh mio Dio…_ gemette.
Si appoggiò alla sedia quasi temesse di svenire.
_ Voglio parlare da solo, signor Dog ! _.
Senza dire nulla, madama Trelkovsky e le assistenti, uscirono dalla stanza. Dylan sentiva che la testa, dopo un dolore lancinante ma breve, stava smettendo di pulsare, riprendendo lucidità.
_ Mi dica…_ sibilò. Non riusciva a guardarla. Era come fosse distante da lui miglia.
Ma doveva concentrarsi.
_ Io non so cosa abbiano fatto quella donna e le sue strambe assistenti. Ho sempre pensato che queste cose fossero solo delle sciocchezze….Ma mi sento di dirle che il segno che ha tracciato su questo foglio…. _
Dylan avvertì un violento attacco di claustrofobia, e si mantenne lucido con uno sforzo sovraumano.
Doveva sapere. Solo questo gli impediva di uscire da quella stanza divenuta, improvvisamente, minuscola, dalle pareti che stavano per schiacciarlo. La presenza, qualsiasi cosa fosse, era reale. Ne era certo, ora.
La donna parlò lentamente, come se ogni parola uscisse a fatica da sotto a delle macerie di dolore ancora vive, pulsanti.
_...si tratta di Stewart, mio marito…il padre di Barbara…La nostra storia d’amore si poteva definire…”normale” sin alla nascita di nostra figlia: un fidanzamento abbastanza breve, un matrimonio felice, una casa comperata con difficoltà ma con amore…_
Dylan avvertì un brivido lungo la schiena…l’orrore di una quotidianità soffocante ed anonima.
_...poi quando Barbara ha compiuto un anno…Stewart ha cominciato a diventare protettivo, ossessivo nei suoi confronti. La vedeva in pericolo in ogni situazione, e diceva che la normale cura che una madre e dei medici possono dare seguendo la crescita di una figlia, era insufficiente.
Si legò ad una….sorta di setta…” I cancelli del cielo “ che ha come simbolo quel disegno che lei ha tracciato…_
Dylan annuì, lentamente. _ Che cosa è successo a suo marito, signora Corman..? _
Lei si portò la mano destra, tremante, al volto.
_ Cadde…cadde dal cornicione della nostra casa, dove vivevamo insieme, quando…quando Barbara aveva solo sei anni ! Scotland Yard stabilì che aveva tentato di portare via nostra figlia, di introdursi dalla finestra in camera sua. All’epoca dell’incidente, infatti, eravamo già separati ed il tribunale gli aveva intimato di avvicinarsi alla bambina.._
_ Crede…crede che Barbara, abbia…ripercorso il medesimo circolo vizioso che fu di suo padre ? _
Lei gemette, annuendo. _ Tre mesi or sono, mentre stavo sistemandole degli indumenti per la danza, vide in un suo borsone un foglio con quel maledetto simbolo ! Fu come…fu come ripiombare nel terrore ! Dapprima negò, poi mi disse che aveva sempre saputo che la morte di Stewart era stata un evento cosmico voluto, e che solo la setta era stata capace di metterla sulla retta via ! Cercai di dissuaderla, ma lei dopo un periodo di discussioni continue, fece le valige e se ne andò.._ Dylan le posò le mani sulle spalle, sentendola tremare. _ Io…le prometto che cercherò di capire quello che è accaduto. Di capire la verità !_

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: mar gen 31, 2012 10:24 am 
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Dylan Dog entrò nella sede della setta de “ I cancelli del cielo “, sita a Greenwich, a pomeriggio inoltrato. Non aveva voluto che Groucho lo seguisse, nonostante si sentisse davvero male. La testa, dopo la seduta della Trelkovsky , era pesante, come immersa in una onirica distorsione.
Le gambe molli, le braccia pesanti…Aveva guidato con fatica, e nonostante le indicazioni precise, si era perso due volte.
La setta aveva dimora in una comune appena fuori dalla città che aveva dato i natali a Enrico VIII.
Era una stradina secondaria, nel verde ameno e un po’ triste della campagna inglese, ma non per questo nascosta. C’erano dei cartelli evidenti, sin dall’imbocco della statale di campagna, che portavano lì ed il sentiero era di ghiaia bianca e regolare.
Due adepte aprirono il cancello, che recava il simbolo un po’ infantile e comune stampato in cima.
Dylan entrò alla fine in una grande fattoria, dall’arredamento spartano eppure pulita e ordinata.
Una delle due ragazze, entrambe dai capelli neri e lunghi sino a metà schiena, le fece cenno di sedersi. _ Il maestro arriverà subito…_
Le donne indossavano solo una tunica leggera e larga e sotto erano chiaramente nude. Dylan Dog fu colto dall’ennesima nausea non appena fissò, con aria distratta, il vassoio di pasticcini sistemato con cura dalle due, al centro del tavolino da caffè. Bevve solo un sorso di tè, nella breve attesa che il maestro arrivasse.
Quando questi apparve, in lui si scatenarono una ridda di pensieri contrastanti.
Da un lato, quell’uomo magro, dai capelli grigi lunghi sino alle spalle, lisci, dagli occhi vivi e lucenti come sottili aghi di ghiaccio, provocò una sorta di repulsione immediata.
Si sedette accanto, con una catena d’oro dalle maglie grosse, pacchiana, e un paio di anelli sormontati da rubini. Ostentava la propria ricchezza, certo frutto di donazioni pensò Dylan Dog, in modo volgare e offensivo. Ma non appena egli parlò, la voce e i modi lo sorpresero.
Aveva una voce tenue, elegante, quasi rilassante. Si appoggiò alla comoda poltrona subito sistemata dalle ancelle con ossequiosità quasi timorosa, e lo fissò con aria fintamente distratta.
_ Quindi lei è Dylan Dog ? Quale onore. Leì è molto conosciuto anche dalla nostra famiglia. Mi aveva accennato i motivi della sua visita qui. Ora se avesse la cortesia di espormeli meglio, affinché possa aiutarla…_ Dylan posò la tazzina di tè caldo davanti a se. La naturale bassezza del tavolo da caffé lo costrinse ad una posa scomoda ed innaturale, che aumentava il suo disagio e la sua inquietudine.
_ Normalmente sono più…discreto nelle mie indagini, signor Castevet. Ma ho poco tempo e tante domande che.._ Lui alzò appena l’indice della mano. _ Lord Castevet o maestro, se preferisce il mio grado di elevazione…_ , _ Allora la chiamerò Castevet e basta ! Le dirò subito che non nutro particolare simpatia per i soggetti come lei, lord come si chiama…Voglio sapere se ha conosciuto e in che circostanze una ragazza che si chiama Barbara Corman, il resto è solo parte della scena che lei è stato molto bravo ad allestire. Tutto qui ! _
L’uomo si lisciò appena il pizzetto, lungo e grigio, che portava con falsa disattenzione e sibilò:
_ Lei è stato portato qui da Scotland Yard, vero signor Dog ? E’ normale che abbia questo genere di opinione nei miei confronti. Qui siamo in Inghilterra, patria puritana per eccellenza, non negli Stati Uniti, dove le libertà religiose sono maggiormente accettate. Del resto…se dovessi dar credito alle voci che circolano su di lei, non avrei dovuto nemmeno riceverla. Lei è un ciarlatano, donnaiolo, abile nel trarre profitto da giovani e sensuali donne credulone, animate da desideri carnali reconditi, o sbaglio ? _
Dylan sbuffò. Ora il malessere lasciava sempre più posto al disprezzo.
_ Io non vivo certo in una tenuta da milioni di sterline. Né porto catena d’oro e gioielli..
La smetta di mettermi in mezzo alle sue pagliacciate ! _ Castevet sorrise.
_ Io sono ricco, se vogliamo banalmente far cadere la discussione ad un mero fatto di denaro, per via della mia famiglia, signor Dog. Mio padre era un conte dell’Essex, mia madre una ricca donna nobile del Belgio…Può controllare facilmente, a Scotland Yard. Ho ricevuto moltissime visite fiscali, ed ispezioni, per me e i membri della famiglia che mi onoro di guidare. E nulla di coercitivo, di plagio, può essermi stato edotto. Né a livello economico, né a livello di servizio personale. Le ancelle che vede qui, sono felici di servirmi, senza alcuna volontà o richiesta da parte mia. _
Assaggiò un pasticcino. _ Io…mi limito solo a guidare…coloro che cercano una pace interiore. Coloro che ritengono che la vera ricchezza non sia di questo piano dell’esistenza, così come feci con Barbara Corman. E con suo padre prima di lei._
Dylan lo fissò, vagamente stupito. Non aveva idea di dove volesse andare a parare quel uomo ma era certo che le sue parole erano cariche di una energia quasi ipnotica.
_ Era un uomo inquieto, pieno di energia negativa…noi la chiamiamo luce oscura. Purtroppo per lui, non riuscii a raggiungerlo in tempo…a fare in modo che ne uscisse. _
Dylan si massaggiò le palpebre. _ Io credo…che lei invece abbia contribuito ad aggravare la sua situazione.._
Lui scosse il capo. _ Si sbaglia ! Sua figlia venne da me anni dopo. Era desiderosa di sapere di suo padre, delle cose che aveva scritto su di lei…se corrispondevano al vero. Vede, signor Dog, per anni ho cercato una ragione nella mia esistenza. Ho ritenuto di trovarla solo dopo studi spirituali, mistici.
Posseggo il dono, o la dannazione a seconda dei punti di vista, di leggere nelle anime di coloro che si rivolgono a me. So per certo che un immenso cambiamento è alle porte. Che si dovranno compiere scelte decisive per il nostro destino. E che il bene rischierà di soccombere al male.
Barbara Corman era solo una ragazza inquieta, una empate di enorme potenza, che qualcuno stava disturbando a livello psichico per scopi che, purtroppo, non ho avuto modo di comprendere del tutto…_ Si bloccò. Si alzò, e le ancelle lo aiutarono ad avvicinarsi a Dylan Dog. Ora l’indagatore dell’incubo vedeva in lui solo un anziano malato. _...lei…lei è in distonia con la normale spiritualità della cose…lo è da tempo. E’…è invaso da sensi di colpa, da paure recondite…_
Dylan vinse la tentazione di fuggire via. Era tutto così assurdo, ma sentiva che come poteva fare madama Trelkovsky , anche Castavet poteva leggergli dentro.
_...cerchi dentro di se, Dylan Dog ! Lei conosce le risposte al male che stava per uccidere Barbara Corman…le sconfigga…altrimenti anche la ragazza sarà perduta…e anche la sua anima ! _

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: gio feb 02, 2012 11:18 am 
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Dylan fermò il maggiolone ai lati della strada. Non pioveva ma l’umidità era fitta e densa.
Era quasi fuggito da un vecchio pazzo circondato da donne plagiate, come se lo stesse inseguendo il demonio. Eppure…eppure la ragazza era andata da lui. Aveva detto i nomi delle donne più importanti della sua vita, scavando dentro un dolore persistente, immutabile. E poi...poi si era quasi uccisa. E nel suo coma, sembrava fissarlo. Lei le trapassava l’anima, dotata di quella empatia sottile eppure grandissima.
Abbassò la testa sul volante, invaso da un senso di torpore improvviso ed innaturale.
Le auto che sfrecciavano accanto, andavano sciogliendosi nell’oblio del sonno.
Ora era tutto più tranquillo. C’era il dolce sciacquio del mare in lontananza.
Riconobbe subito quel luogo. E provò dolore.
Moonlight…Era in piedi sul ciglio del precipizio dal quale, anni prima, si era gettato per dimostrare a Marina quanto l’amasse.
La luce crebbe dal centro del ventre del mare, e rapidamente lo avvolse. Ma Dylan non aveva paura.
Si sentiva in pace, tranquillo.
_ Ciao amore mio…_
La sentiva distintamente, ma non la vedeva.
_ Marina…_
_ …mi duole sapere che il rivederti, sia fonte per te di sofferenza ! Sta accadendo una cosa molto brutta, Dylan. Una cosa terribile che potrebbe travolgerti. _
Lui parlò piano.
_ Non…non capisco…_. _ Rammenti la nostra gita alle grotte ? Il mostro che ci spaventò ? Cosa ti dissi allora ?_
_ Di…di non fidarmi di ciò che vedevo…di…guardare al di la della maschera…_
Una mano sottile e calda gli sfiorò le gote. _ Esatto amore mio…Ricorda che…_
Il suono gracchiante del clacson di un grosso TIR lo fece sobbalzare.
L’autotreno sfiorò il maggiolone, che ondeggiò placidamente.
Dylan sbuffò, contrariato. Quel sogno…aveva…sentiva che lo avrebbe portato sulla strada giusta.
Non guardare ciò che appare. Trova il vero significato dietro all’apparenza delle cose.
D’improvviso si sentì malissimo. Prese a tremare di paura e fu colto da un vero attacco di panico, quasi si fosse trovato all’improvviso sul bordo di un cornicione a molti piani d’altezza.
Fissò nel pacchiano specchietto retrovisore destro dell’auto. E lì comprese. Nel riflesso distorto dalle gocce di pioggia e di umidità appiccicate al vetro, lo vide.
Il volto del demone era sfuggente, orribile. Lo vedeva deforme, carico di gangli tumorali, putrescente…ma…ugualmente..
Si portò le mani al viso, tremando.
C’era un orrore senza tempo, un incubo antico quanto l’uomo stesso che si stava manifestando in lui. Ora non sapeva se il proprio coraggio gli avrebbe permesso di sfuggire a ciò che aveva compreso.

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: sab feb 04, 2012 12:43 pm 
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Posteggiò l’auto e vinse la paura ed il desiderio di vomitare anche l’anima.
Guardò l’ora. Era sera inoltrata, ormai. Il buio calava con pesante solennità, quasi snodandosi a pieghe su noi tutti, colmo di dolore e di rancore.
La luminosità tenue del giorno morente era sempre più fioca, come fioca era l’anima di Dylan Dog.
Andava perdendosi sempre più. Rimaneva ancorata solo con gli ultimi uncini, come carne da macello putrescente, pronta alla discarica. Ma attirava mosche, ratti, vermi..
_ Dio…che voglia di alcool…._, sibilò.
La casa di Susan Corman era possente e vetusta. Non c’era alcuna finestra illuminata.
Vi si accedeva seguendo uno stretto viottolo di ciottoli irregolari, circondati da una siepe alta e spinosa, con alberi brutti che parevano sul punto di crollare addosso al malcapitato che vi facesse capolino. Controllò la Bodeo. Carica, armata. Non aveva bisogno di Groucho…Eppure né sentì la mancanza. La sua follia gli avrebbe permesso di conservare un’ancora di realtà che si stava assottigliando sempre più.
Era tutto così folle…così insensatamente folle da combaciare perfettamente.
Bussò due volte, con decisione.
La porta si aprì cigolando e quel cigolio fu il primo segnale che persuase Dylan di essere sulla strada giusta.
_ Signor Dog ! Che cosa vuole ? _, disse Susan Corman.
Dylan entrò, a fatica nella casa. Aveva avvisato Bloch ? Madama Trelkovsky ? Groucho ?
Non ricordava bene.
_ Posso sedermi, signora Corman ? _. Lei annuì. Ora l’aveva di fronte. Lei seduta su una sedia dallo schienale alto, vittoriano, lui su un comodo divano di pelle rossiccia. Lo fissò, incrociando le dita ed un tenue sorriso si disegnò sulle sue labbra sottili.
_ E’ stato tutto così…maledettamente difficile, ed ovvio al medesimo tempo…_, mormorò Dylan.
Lei fece un finto cenno di alzarsi. _ Non le ho chiesto se vuole bere qualcosa ? Scotch, Whisky, Bourbon…? _
Dylan afferrò i bracciali del divano. Sentì la voglia di alcool perforargli le viscere. Tirò fuori la pistola e puntò sulla donna che s’irrigidì. _ E’…è impazzito ? _
Dylan annuì appena. _ Si….forse si. Da giorni ormai…e per merito suo, signora Corman…
Si sieda ! _. Mosse la pistola indicandole la sedia.
_...e’ stata una cosa difficile….Lei mi ha fatto girare in tondo come un idiota…Se….se non avessi visto il vero volto di ciò che è dentro di me…riflesso in uno specchio…non ci sarei riuscito…
E’ stata…una persona di tanto tempo fa….una persona importante per me…ad aiutarmi…
O forse, a condannarmi alla consapevolezza della mia natura…_
Lei smise di tremare. Ora il sorriso sul suo volto divenne diabolico.
_ Così…lei ha capito ! Ammetto di averla ritenuto solo un ciarlatano, Dylan Dog ! Mi sbagliavo !_
Anche il solo prendere la mira era difficile. Ma doveva. _ Tutto si riduce a questo, vero? Ad un semplice amore deforme, malsano…Quello che lei ha per sua figlia. Anche suo marito l’aveva capito. Aveva compreso che era stato solo uno strumento per lei. Per concepire Barbara. Nulla più !
Questo grazie alla setta di Castavet. Lo ha sempre temuto perché in grado di svelare al mondo entità come lei ! _
Ora il viso di Susan divenne deforme, demoniaco. Gli occhi erano palle rosse, iniettate di sangue.
I denti zanne giallastre, i capelli impastati di terra. Le dita adunche. Le unghie marce e affilate.
_ Guardami, Dylan ! Questo è mio vero volto ! Ne hai paura ? _
Lui trattenne il respiro. Il terrore lo bloccava come una morsa. Ma nonostante questo Dylan lottò contro di esso.
_ Si ! Ma saprò vincere ! Lei…ha ucciso suo marito quando questi ha cercato di sottrarle Barbara per evitare che usasse le proprie capacità empatiche per smascherarla. La bambina le serviva viva per utilizzare il suo potere. Giunta alla maggiore età lei avrebbe officiato un sabba per farne la sua erede.
Solo che…Barbara aveva ereditato il carattere del padre…Diffidava di lei e del suo alone di malvagità. Quando ha cambiato casa, lei ha temuto di perderla. Ha temuto che il potere di sua figlia potesse, in qualche modo, rivoltarsi contro di lei ed eliminarla ! _
Rise. Una risata malvagia, demoniaca.
_ Lei mi serviva come involucro per mantenermi in vita ! La vecchiaia sta consumando questo corpo. Me ne occorre un’altro…_
Era vicina ? Dylan non riusciva a mettere a fuoco ciò che vedeva. Tutto era confuso. Entrava nella sua mente con facilità disarmante.
_ Io sono un’entità particolare, Dylan Dog ! Sono capace di creare forze malvagie dall’animo umano. E’ facile. Gli uomini sono tormentati, indifesi, cattivi…io riesco a manipolare queste emozioni e a ritorcerle contro chi desidero ! _

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: lun feb 06, 2012 8:30 pm 
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Dylan si sentì svuotare dentro. Era come se gli venisse risucchiata fuori l’aria dai polmoni.
_...tu credevi di essere tanto buono ed onesto…di non avere punti deboli…_
Posò le mani adunche sul suo viso, e Dylan gemette. La pistola, scivolava via dalle sue mani.
Dalla testa dell’indagatore dell’incubo si materializzò una creatura orrenda, deforme. Una sorta di doppelgänger, dal viso deformato da escrescenze carnose, dalla voce simile ad un roco cavernoso lamento.
_...ho seguito Barbara per mesi, per approfittare di un suo momento di debolezza. Ero spaventata dal fatto che avesse preso a frequentare la comunità di Castevet…quei maledetti la stavano plagiando contro di me. Poi, a complicare tutto, scoprii la sua decisione di affidarsi a te ! Voleva assoldarti per indagare sul passato di quel idiota di mio marito e su di me ! _
L’entità era sopra di lui. Poteva sentire il suo fiato putrescente, il corpo nudo e deforme avvinghiato al suo. Prese la Bodeo. Sparò, colpendola alla testa. Lo sforzo fu immenso, ma inutile.
La creatura malvagia emise una risata sottile, come lo squittio di un topo e iniziò a penetrargli la testa con le unghie affilate. Dylan urlò.
_ …ero convinta di dovermi difendere, quando quella scema si innamorò di te. Follemente.
Allora grazie alle mie arti magiche, trovai il tuo lato oscuro, Dylan ! Il tuo timore per l’amore vero, la tua incapacità di amare realmente, i tuoi sensi di colpa quando ferisci una donna…Ho accresciuto questo tuo doppelgänger sino a renderlo forte, autonomo. Lui ha portato sull’orlo della follia Barbara…_
Dylan sentiva gli artigli nel cranio. Il dolore era indescrivibile. Un rivolo di sangue prese a colargli dal naso.
_ Sapevo che l’avresti salvata. Ora lei è debole, ferita, in coma…l’ideale per strapparle l’anima ed entrare in lei. L’avrei fatto subito se quella vecchia gallina della medium, non avesse eretto una sorta di barriera mistica a sua protezione ! Adesso tu…la forzerai per me ! E mi consegnerai l’anima di mia figlia ! E’ MIA ! MI APPARTIENE ! _
Dylan sentiva il doppio fuori dal suo corpo diventare potente. Presto, prestissimo avrebbe preso il controllo totale della sua mente, delle sue sembianze, ed avrebbe agito. Tastò il divano, sino a ritrovare la pistola. La strinse con la residua forza che gli era rimasta. Il viso orrendo del male che ghermiva se stesso, gli apparve, come un flash, davanti agli occhi. Era terrorizzato. Puntò l’arma dove sapeva, senza mirare. Era difficile, spaventoso, come sparare a se stessi. Ma DOVEVA !
Fece fuoco, due volte. Per un attimo fu come se gli avessero trafitto la testa con una lama. Il dolore fu una fitta acutissima, devastante.
Urlò disperato e cadde a terra. Un fiotto di sangue sgorgò dalla bocca e dal naso, impedendogli di respirare. L'entità ululò dal dolore, staccandosi da lui e cadendo indietro.
_....mmngper..chè…? io…me é…te…_, biascicò il doppelgänger. Poi, colpito dai due proiettili, prese a smembrasi, a sciogliersi in un miscuglio di sangue, carne e pus.
Un lampo tagliò in due la casa. Dylan cadde a terra, svenuto.

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 Oggetto del messaggio: Re: Dylan Dog n.666/Empatia
MessaggioInviato: mer feb 08, 2012 4:18 pm 
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Dylan si sedette sulla sedia del proprio studio, con davanti il diario vergato dalla penna d’oca intinta nell’inchiostro nero. Aveva scritto le righe con difficoltà. Barbara Corman era uscita dal coma. Stava bene. Tutto era finito. E bene, almeno all’apparenza.
Ma la cosa che più lo spaventava, che l’aveva svuotato, rivoltandolo come un guanto, era ilo doppelgänger….Quella parte orrenda del suo animo, quel suo senso di colpa che lo accompagnava in ogni relazione con l’altro sesso…
Scrisse con lentezza: “ Alla fine ho sconfitto il dolore che è dentro di me, con fatica. Una fatica immensa che non avrei saputo affrontare se non ne avessi preso conoscenza. Eppure ci sono ancora molte domande, senza risposta.
E’ stata davvero Marina a contattarmi ? A mettermi, in qualche modo, sulla giusta strada ? E si come ? E Barbara ? Sono certo di non averla mai veduta sino al suo tentato suicidio. Dunque è bastata la presenza del dopplanger per farla innamorare di me ? Da ciò che ho veduto era poco più che una forma indistinta, animata da una intelligenza primordiale. Niente più che un catalizzatore delle mie emozioni, delle mie paure e delle mie ansie. Come può aver interagito con lei ?
Lei ha perduto ogni ricordo di me. La sola cosa che rammenta è di aver letto il mio nome su un giornale, o in un rito praticato in quella setta.
E Castevet ? Davvero è esente da qualsiasi influsso sulla ragazza ?Ed il mio doppio ?
Prima che si dissolvesse, insieme all’entità che lo ha generato ( spero per sempre ) ho sentito in lui dolore, stupore, perché a provocarne la dipartita è stato se stesso, sono stato IO stesso ! Mi credevo scioccamente immune dal male, dall’odio, dalla cattiveria. Ma così non è.
Se non è stata l’entità da sola ad usare la mia metà oscura, chi può averlo fatto e per quale motivo?
Tutti questi dubbi mi inquietano. Eppure ho anche trovato la forza di reagire, di vincere le mie paure.
Forse è vero che siamo solo noi padroni del nostro destino, che le scelte che ci guidano nella vita sono generate dalla nostra eterna lotta fra il bene ed il male, che altrimenti ci distruggerebbe. “
Smise di scrivere. La medicazione alla testa lo rendeva debole. Si distese sul letto, lasciando la luce accesa. Quando finalmente chiuse gli occhi per riposare, la figura di Morgana si disegnò alle sue spalle. Gli sfiorò il viso con due dita, con un gesto dolce e materno.
_ Dormi, Dylan. Riposa. Le risposte arriveranno…un giorno ! _

***
La sala era vasta e riscaldata da un camino nel quale ardeva una pira vorticosa.
Odore di carne viva, bruciata.
Luci di lumi rossi, pulsanti. La donna avanzò sinuosa, nuda, fissandosi i piedi che appena sfioravano il pavimento. Dalle sue spalle, le glabre ali di pipistrello stavano sommessamente socchiuse.
_ E’ andato tutto come aveva previsto, signore ! Lui ha lottato e alla fine ha vinto.
E’ forte…molto. Più di quello che Castevet e noi….speravamo._
_ Non avevo dubbi. Non su Dylan ! _
Una voce sottile, irta di crudeltà pericolosa.
_ Ha…altre istruzioni per lui ? _
Lui non fece altro che sorridere appena. Mosse debolmente la mano, congedando la donna.
Quando si trovò solo nella stanza, si alzò da dietro la grandiosa scrivania di mogano rosso, antica, intarsiata di simboli mistici.
Si avvicinò al fuoco, osservando con sadico piacere le fiamme che divoravano il bambino infilzato fra le braci.
_ Presto…molto presto tutto brucerà ! _, sibilò Xabaras.

FINE.
Ultima parte del raccontino. Nulla di speciale, solo una storiella breve che spero possa interessare.
Commenti e discussioni sono bene accetti.
La Strega.

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la fine è molto bella
lascia presagire un seguito

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