Madame Trelkovsky sorseggiò il tè caldo, reggendo la tazza con le mani guantate. Dylan stava seduto di fronte, lo sguardo fisso nel vuoto, l’espressione quasi assente. _ Benedetto figliolo, avreste dovuto avvertirmi a tempo. Voi giovani siete troppo diffidenti verso noi Noè, come dite di solito.._ Dylan sbuffò appena: _ Matusa…diciamo Matusa…_ Fissò le amiche medium con l’aria dolce, da nonna un po’ acida ma affettuosa. _ Se la situazione è come la descrivete, caro ragazzo, occorre agire rapidamente. Le condizioni di grave crollo mentale e fisico della donna in questione ci impongono celerità. O la sua mente sarà cancellata per sempre ! _ La medium si alzò, seguita all’unisono dalle amiche. Dylan non poté far a meno di pensare che quelle donne si muovessero come in sincronia, animate da una venerazione quasi mistica. _ Una seduta…sul posto. Occorre capire cosa realmente tormenta l’anima della tentata suicida e soprattutto.._, divenne solenne, alzando l’ossuta mano a mo di monito, _...comprendere di che portata è il pericolo che la minaccia._ Dylan Dog rimase senza parole. Aveva inizialmente dubitato non poco delle capacità medianiche della donna, ma dopo anni aveva accettato tutte le sue paranoie, quasi assecondandole. Del resto, ormai sempre più frequentemente l’esperienza dell’anziana veggente era servita allo scopo. Dubitare per dubitare, era ormai senza senso. Così giunsero al reparto in tarda serata. Dylan stava davanti, il passo lieve, quasi timoroso di disturbare il silenzio denso dei malati. In realtà nessuno aveva modo di udirlo. La rianimazione era immersa in un sonno innaturale e farmacologico. Ma ugualmente induceva al rispetto e forse anche alla paura. Quando il curioso quartetto fu davanti alla porta numero 6, si fece incontro a Dylan una donna sui 40, capelli neri corvini sin sotto le spalle, minuta. _ Lei è il signor Dog ? _. Dylan annuì debolmente. _ Sono Susan Corman…La mamma di Barbara. Volevo…volevo dirle grazie. Non so come, né perché, ma…se mia figlia è ancora viva deve ringraziare lei…_ Lui si fissò le scarpe. _ Forse è vero il contrario…temo…temo che sua figlia sia in quella stanza per colpa mia…_ Lo fissò sgranando gli occhi, intimorita e confusa. _ Io non…_ Dylan scosse il capo. _ Non c’è niente da capire. Devo chiederle una cosa…So che sarà difficile da credere ma…_ Madama Trelkovsky si frappose fra Dylan e la donna e parlò con calma ed autorità. Fu un conciliabolo breve, che Dylan evitò volontariamente di udire. Una entità…così aveva detto la Trelkovsky. Ma che genere di entità ? E cos’era quella sensazione che lo rapiva, facendogli temere il peggio ? Entrarono tutti e sei nella stanza. La medium si pose davanti al capezzale della donna, che respirava in modo lento e ritmico. Il ronzio delle macchine era costante. Era bella, ma guardandola con un poco di attenzione, si percepiva lo stato dolente, il pallore vitreo del viso, le vene bluastre, il vuoto inesorabile che coglie chiunque osservi un morente in un letto d’ospedale. Furono spente le deboli luci poste sopra il letto ospedaliero. La medium, le donne e Dylan iniziarono a comporre il cerchio magico, con Barbara al centro e Dylan subito di lato. Le donne più anziane furono costrette ad allungarsi scomodamente, per chiudere il cerchio, cingendosi le mani ossute e tremanti. La madre della ragazza seduta su una sedia, accanto alla porta. Per lunghi secondi non accadde nulla. Poi la stanza parve riempirsi di una atmosfera solida, quasi palpabile, pesante e greve. Fu come se una massa densa e bluastra sfidasse l’oscurità, o meglio….ne nascesse. _ Avverto…avverto una forza…una entità potente…malvagia…intrappolata nella mente di questa povera infelice…Mi è difficile però, comunicare con lei…è radicata nella mente…nell’anima di Barbara…_ Dylan si sentì improvvisamente colto da una nausea. Era come se si trovasse su un battello, in alto mare e fosse sballottato lentamente ma inesorabilmente. Gli sembrò che qualcosa gli stesse svuotando lo stomaco e che la testa annegasse in una ovatta stopposa. Poi il buio fitto che costituiva la sua vista, fu squarciato da una sorta di lampo bianco. Davanti a lui un simbolo. Un cerchio rosso contenente due triangoli uniti a formare un rombo. Neri. Le forze gli vennero meno e cadde a terra, rompendo la catena mistica. Le donne e madama Trelkovsky si avvicinarono all’indagatore dell’incubo che si sollevò a fatica, barcollando. _ Mi…mi spiace…_ sibilò. _ Di nulla, ragazzo ! Non avrei potuto sapere nulla di più di quel che immaginavo. Quella entità, quel demone...è troppo potente per esser scacciato in questo modo. La ragazza...è una empate. Cattura le emozioni altrui come fosse una sorta di spugna. Probabilmente ha avuto questo dono dalla nascita, ma a livello inconscio. Poi qualcosa…qualcosa deve averla scatenata…_ Dylan si appoggiò alla parete. Si era sentito così solo dopo una solenne sbronza, chissà quanto tempo prima. Cercò un foglio ed una penna e disegnò quel che era stato impresso nella sua mente. Lo mostrò a la vecchia medium. _...Ho…percepito questo simbolo…_ Madama Trelkovsky si portò la mano ossuta alla bocca. _ O perbacco…_, esclamò. Dylan la fissò, mentre la vista si annebbiava e gli oggetti andavano deformandosi. Avvertiva un dolore pulsante al centro della testa. _ La setta di Lord Castevet ! _ _ Era nella mia mente…forse è stata proiettata da Barbara…_ _ Se così fosse, caro ragazzo, si tratterebbe certo di una richiesta di aiuto. Conosco Lord Castevet da anni e per quanto stravagante possa sembrare, mi rifiuto di credere che possa esser coinvolto in qualcosa di malvagio ! – Dylan parve non udirla. Mostrò il simbolo anche a Susan Corman. _ Questo segno…ha un qualche significato per lei, o per sua figlia ? _ Lei impallidì. _ Oh mio Dio…_ gemette. Si appoggiò alla sedia quasi temesse di svenire. _ Voglio parlare da solo, signor Dog ! _. Senza dire nulla, madama Trelkovsky e le assistenti, uscirono dalla stanza. Dylan sentiva che la testa, dopo un dolore lancinante ma breve, stava smettendo di pulsare, riprendendo lucidità. _ Mi dica…_ sibilò. Non riusciva a guardarla. Era come fosse distante da lui miglia. Ma doveva concentrarsi. _ Io non so cosa abbiano fatto quella donna e le sue strambe assistenti. Ho sempre pensato che queste cose fossero solo delle sciocchezze….Ma mi sento di dirle che il segno che ha tracciato su questo foglio…. _ Dylan avvertì un violento attacco di claustrofobia, e si mantenne lucido con uno sforzo sovraumano. Doveva sapere. Solo questo gli impediva di uscire da quella stanza divenuta, improvvisamente, minuscola, dalle pareti che stavano per schiacciarlo. La presenza, qualsiasi cosa fosse, era reale. Ne era certo, ora. La donna parlò lentamente, come se ogni parola uscisse a fatica da sotto a delle macerie di dolore ancora vive, pulsanti. _...si tratta di Stewart, mio marito…il padre di Barbara…La nostra storia d’amore si poteva definire…”normale” sin alla nascita di nostra figlia: un fidanzamento abbastanza breve, un matrimonio felice, una casa comperata con difficoltà ma con amore…_ Dylan avvertì un brivido lungo la schiena…l’orrore di una quotidianità soffocante ed anonima. _...poi quando Barbara ha compiuto un anno…Stewart ha cominciato a diventare protettivo, ossessivo nei suoi confronti. La vedeva in pericolo in ogni situazione, e diceva che la normale cura che una madre e dei medici possono dare seguendo la crescita di una figlia, era insufficiente. Si legò ad una….sorta di setta…” I cancelli del cielo “ che ha come simbolo quel disegno che lei ha tracciato…_ Dylan annuì, lentamente. _ Che cosa è successo a suo marito, signora Corman..? _ Lei si portò la mano destra, tremante, al volto. _ Cadde…cadde dal cornicione della nostra casa, dove vivevamo insieme, quando…quando Barbara aveva solo sei anni ! Scotland Yard stabilì che aveva tentato di portare via nostra figlia, di introdursi dalla finestra in camera sua. All’epoca dell’incidente, infatti, eravamo già separati ed il tribunale gli aveva intimato di avvicinarsi alla bambina.._ _ Crede…crede che Barbara, abbia…ripercorso il medesimo circolo vizioso che fu di suo padre ? _ Lei gemette, annuendo. _ Tre mesi or sono, mentre stavo sistemandole degli indumenti per la danza, vide in un suo borsone un foglio con quel maledetto simbolo ! Fu come…fu come ripiombare nel terrore ! Dapprima negò, poi mi disse che aveva sempre saputo che la morte di Stewart era stata un evento cosmico voluto, e che solo la setta era stata capace di metterla sulla retta via ! Cercai di dissuaderla, ma lei dopo un periodo di discussioni continue, fece le valige e se ne andò.._ Dylan le posò le mani sulle spalle, sentendola tremare. _ Io…le prometto che cercherò di capire quello che è accaduto. Di capire la verità !_
_________________ " Il locale è triste e sta sempre qua ! "
" Dylan Dog è arrivato allo scontrino fiscale "
Oriana Fallaci ti amo.
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