Cravenroad7

Se vai nei centri commerciali magari lo leggi a sbafo...o sennò Skeletor che fa l'edicolante te lo presta.
Occhio che conoscendolo poi si aspetterà dei favori in natura.

se tratti bene me ti presto il maxi...

vendi tutti i dylan dog?
il 300 sarà l'armageddon!.

Quello del 2009 e quello del 2010 mi erano piaciuti di più

A questo ho dato un "accettabile", e sono stato un po' generosetto.

L'Avamposto Perduto
D'accordo sul fatto che le storie dei maxi hanno quasi sempre avuto un'impronta un pò più leggera rispetto agli albi mensili, ma qui si sfiora il parossismo con la banalità. Non le conto più le volte che si è usato questo tipo di espediente, sia nei film che nei fumetti.

La Nave Nera
L'unica storia che si salva. Non c'è niente da fare, l'uomo è un "mostro" pronto a rivelare la sua natura in ogni occasione. Tamesis se ne rende conto e rimane scioccata da quanto in basso possano arrivare le azioni degli umani, in nome di qualsivoglia religione o credo.
Lo so, non ce lo dovevano dire quelli della Bonelli ma nonostante tutto, la storia me la sono goduta.

Il Vigilante
Decisamente un Recchioni sotto il livello della sufficienza. Sarà che ci ha abituati a ben altro e forse, con le storie "d'ombrellone" come sono quelle dei maxi, non ci si ritrova.

io l'ho preso solo oggi...ma mi sa che potevo risparmiare i soldi...a breve la mia opinione

Mesi dopo averlo comprato, finalmente leggo il Maxi... non lascio un commento approfondito: le solite storie fiacche, pure recchioni non raggiunge il 6. Il trionfo della mediocrità. Basta coi maxi e con storie che dimentichi il giorno dopo, basta! D'ora in poi la mia copia resterà in edicola.

Mi stupisco di alcuni commenti positivi.....qui siamo davvero sottotono....

Una bella copertina di Stano apre il Maxi.

"L'avamposto perduto" perduto è una storia discreta. La trama è gustabile, i disegni di Montanari e Grassani gradevoli come sempre. Il loro tocco anni '80 ben si presta per i volti dei militari (alcuni con il baffo alla David Niven). Nella nebbia della campagna inglese per l'ennesima volta Dylan Dog si perde verso il mistero.

SPOILER

Non si capiscono bene le interrelazioni tra il fantasma Gus e i malcapitati chiusi nella cella e lasciati morire di stenti. Anche perché le armi dei militari fantasmi non uccidono. E il cibo preso da Dylan di che tipo era: fantasma o no? Queste incongruenze non minano più di tanto la storia. Il finale non è per nulla deprecabile e la scena finale punta (e forse riesce ad ottenerla) alla lacrimuccia. Bravo Gualdoni.


"La nave nera" ci riporta dal mistero all'horror. Montanari e Grassani tornano a teste mozzate e corpi infilzati con annessi schizzi di sangue. Ci voleva. Marzano scrive una storia dedicata al Tamigi, fiume poche volte posto al centro delle storie di Dylan (a parte il mitico n. 49 "Il mistero del Tamigi").

SPOILER

Marzano esagera nel farci scoprire il colpevole delle stragi. Gli operatori ecologici del fiume ce li presenta troppo simpatici e fessacchiotti perché un lettore possa sospettare di loro. Graziosa la scelta di far interagire Dylan con i due anziani pescatori uccisi nel flashfoward iniziale. Incongruenze: come faceva Dylan a sapere che il rito si sarebbe compiuto sul barcone? E i due anziani pescatori a pag. 154 hanno un'auto con il volante a sinistra! M&G stanno molto attenti a questi particolari, ma magari l'avevano comprata in continente. Resta una storia discreta, con poca suspance e delle belle uccisioni. Non ci sono slogan ecologisti gratuiti ma il messaggio di amore per la natura passa tra sacrifici umani e dee rinate.

In "Il vigilante" c'è poca carne al fuoco. I personaggi in effetti risultano pochi e quindi il colpo di scena su chi possa essere il Prekiller sfuma. La figura dell'ex poliziotto che si costituisce viene un po' lasciata al caso. Recchioni è bravo nel caratterizzare i due detective Montoya e Dutch, ma dopodichè si ferma. E la storia ne risente.
Bravi Montanari E Grassani, che qui non si risparmiano in scene di violenza. Loro che spesso vengono un po' criticati di essere morbidi e piatti. Il loro stile si è evoluto nel corso degli anni, ma in questo Maxi recupera qualcosa dei primi albi. La scena finale nel bosco, non so perchè ma mi ricorda qualcosa de "Le notti di luna piena". Anita Montoya ricorda un po' Mary Ann.
Gustosa la citazione del grande Vincenzo Monti!
Una storia non del tutto riuscita, ma che nel complesso garantisce la sufficienza al Maxi.

Riletto, ribadisco: trionfo della mediocrità.

Ma l'ho detto io!

Mediocre anche per me.

gli do 7

la prima storia è bella come anche la terza, meno bella la seconda

letto al volo stasera, le prime due storie e qualche pagina della prima, me lo finirò prima di coricarmi credo, al momento dico una storia niente male per Gualdoni, la prima, ma pesante e prevedibile quella di Marzano. Sinceramente anche dalla prima, almeno dalle prime pagine mi aspettavo qualcosa di diverso, capendo poi con parecchio anticipo dove si sarebbe andato a parare, ma nel complesso la reputo una buona storia, al contrario della seconda che viene salvata nell'accettabile solo dal tratto di Montanari e Grassani (con un Dylan ormai senza caschetto anni '80 purtroppo).