La luce del mattino arrivò, attraverso le persiane semichiuse della camera. Dylan Dog aprì gli occhi, sentendosi appesantito e stordito, come spesso capita al primo risveglio mattutino. Louise era ancora lì. C’erano i suoi indumenti, per la stanza e la luce del bagno era accesa. Era certo un progresso, per una ragazza come quella, rimanere anche il mattino dopo, osservò Dylan. Ripensò anche, dopo pochi attimi di assoluta calma e rilassatezza, al colloquio sulla rampa delle scale della notte appena trascorsa. Le parole ed il tono dell’ispettore… S’infilò i boxer e guardò nella borsa nera, che come al solito lei aveva gettato sul comodino, senza alcuna cura. Chiuse le palpebre. Il fiato finì, come di colpo. Rimase inebetito per qualche istante, poi si accostò alla soglia del bagno udendo solo un lungo silenzio. Bussò con le nocche. “Apri Louise !”. “ …c…che cosa vuoi…asp…aspetta…” Voce lenta, impastata. Sbuffò. “Apri la porta. O la scardino, Giuda ballerino ! “ Niente. Fece una decisa leva verso l’alto e spinse. Udì la serratura cedere e spalancò la porta. Louise stava seduta sul gabinetto, il laccio emostatico sistemato sopra il braccio sinistro, la siringa con qualche goccia di sangue. Sorrise. La rabbia lo attraversò come una pugnalata. Aveva veduto delle siringhe e della polvere nella borsa, eppure sentiva il bisogno di vedere con i propri occhi. “ Sei una drogata ! Ti fai di eroina, maledizione ! “ Lei alzò le spalle. Si rimise in piedi mentre il sudore le colava copioso dalla spalle e dal collo e la siringa scivolava ai suoi piedi, senza rumore. Era nuda e bellissima, eppure sfatta. “ Non ti si na…sconde niente, eh, indagatore…” L’afferrò per le spalle sollevandola da terra. “ Avevo intuito che fossi…ma non credevo che…Insomma, Giuda ballerino….” La lasciò. Si appoggiò al lavandino con le braccia larghe e il capo a penzoloni, svuotato da tutto. “…perché santo Iddio ! “ Le scivolò alle spalle, abbracciandolo. “ E’….è come una vacanza per me…” Gli baciò il collo, docile e morbida, maliziosa. “ Non puoi capire ogni cosa, Dylan…non ora….” Il trillo del cellulare ruppe il silenzio. Dylan pareva non aver capito le sue parole. Lei parlottò debolmente, barcollando. “ C’è un casino, Dylan…un casino bello grosso.” Lui si buttò una manciata di acqua fredda sul viso, e si fissò allo specchio. Tante donne, tanti amori…nessuna giusta, normale, coerente…Nessuna capace di chiudere una ferita profonda, interiore. “ Nyar mi ha chiamata…ti vuole vedere subito…alla collina…C’è stato un casino…casino grosso…un contadino morto….ammazzato…. In cima alla collina… una cosa orrenda…” Si voltò. Era minuta, sensuale, tremante e indifesa. Comprese che parlare ora, non sarebbe servito. Capì che tipo di guai aveva inteso l’ispettore. Capì, sopra ogni altra cosa, che sarebbe dovuto rimanere, per lei, per aiutarla. Perché c’era qualcosa di enorme, di cattivo in quel luogo apparentemente quieto. “ Vestiti…”, gemette carico di dolore.
Arrivarono alla fine della strada del demanio, chiusa con una sbarra metallica fissata su due forcelle e Dylan spense il motore dell’auto. Groucho scese per primo, accendendosi il sigaro e sibilando: “Finalmente un po di lavoro…adesso troviamo lo zombie, gli spariamo in faccia e poi tu, Louise, vieni a letto con me…. Così l’orrore è completo ! “. Lei era rimasta in auto in stato catatonico. Aveva bofonchiato qualcosa e si era quasi riaddormentata. Ora, arrivata ai margini della collina, molto ampia e scoscesa sul versante ad ovest, quello che dominava il paese, si era stiracchiata un poco, riacquistando lucidità. Dylan vide Nyar appoggiato ad un tronco. Gli apparve sfatto e stanchissimo. “ Prenditi cura di lei…falla camminare…è fatta ! “, disse con finto distacco, sentendosi in realtà morire dentro, spingendo Louise verso il giovane bassista. “ Cristo Louise…ancora ! Se Marc lo sa ti gonfia ! Ma che c….”, ululò lui. Dylan si fissò le scarpe. Doveva pensare a ciò che era accaduto. Lei si era insinuata nella sua mente come un pensiero malato, ma doveva liberarsene ora… Lei barcollò verso il ciglio della strada, vomitando un poco. Groucho e Nyar la sorressero, e l’assistente di Dylan commentò: “Questo è un modo scemo di morire ! Ancor più scemo di quello dello scozzese che si strangolò per non spendere più scellini per curarsi l’influenza ! “ Lei lo fissò, sorridendo inebetita. “ Sei forte, baffo…” “ Che è successo ? “. Dylan Dog parlò fissando il vuoto, la collina che si alzava come una mostruosa gobba dalla schiena piatta della valle, gli alberi spettrali e spogli, la brina che copriva come una lacrima dolorosa la campagna. “ Ho sentito le comunicazioni radio della polis, stamattina ! Sembra che sia stato trovato un corpo, anzi due, fatti a pezzi qui..” Dylan superò la sbarra e disse : “Andiamo a darci un occhio..” “ E’ tutto presidiato dalla polis, Dylan ! Non ti faranno passare !” Lui si tastò il tesserino obsoleto di agente di Scotland Yard e rispose: “ Ho le mie carte….piuttosto voi sparite. Non faccio indagini circondato da ragazzini ! “. Salire lungo il sentiero era disagevole. Era stretto e colmo di fango. Dylan lo fece a passi lenti, soppesando la sensazione che lo perseguitava. Sembrava che, ad ogni metro della ripida salita, si stesse inoltrando nello stomaco famelico di una creatura ancestrale. Gli alberi si piegavano verso il sentiero, come disegnando una fitta cupola naturale, dalla quale la luce filtrava a fatica. Un debole refolo di vento parve il respiro cupo della montagna. E forse era proprio così. Vide in lontananza i lampeggianti arancioni e gialli delle auto della polizia. Per un istante, breve ed intenso, fu come se la vegetazione fitta e cupa, lo inglobasse in se. Fu colto da un lieve capogiro e si convinse del tutto che quel luogo fosse intriso di malvagità. Una malvagità assoluta, non umana.
NB: Tranquilli gli amanti dello splatter....arriverà...Prossima pubblicazione altro personaggio che si inserisce nella storia, determinante direi...che dire...grazie per chi ha la pazienza di dedicargli qualche minuto.
_________________ " Il locale è triste e sta sempre qua ! "
" Dylan Dog è arrivato allo scontrino fiscale "
Oriana Fallaci ti amo.
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