POSSIBILI ANTICIPAZIONI SUI FINALI
Cercherò ora di demolire le prime due storie dei giganti.
"L'alleanza" (Bilotta/Piccatto)
Soggetto: 4,5
Sceneggiatura: 4
Disegni: 5
CRITICA ALLA STORIA
La storia si presenta ora come ora, come la peggiore di colui che ha un nome che con le doppie non va d'accordo, visto che la signora Ileana Colombo sbaglia a scrivere il suo nome, ma (tranquilli) non sbaglia solo quello.
L'incipit con il pipistrello che si trasforma in vampiro ricorda qualche film horror di dubbio gusto degli anni trenta (1° clichè), seguono dialoghi privi di originalità, ma ancora una volta clichè presi direttamente da qualche americanata d'azione, poi arrivano gli anestetici all'aglio (2° clichè) e il paletto di frassino (3° clichè).
Questo incipit è da incorniciare come uno dei peggiori mai prodotti.
Poi che cosa segue, che cosa orna un soggetto così striminzito?
Niente. Solo una valanga di altri e innumerevoli luoghi comuni e un po' di retorica sugli esperimenti, vivisezione e mica vivisezione...mad doctor....
"La lunga notte" è frutto di una Barbato minore, ma almeno la Barbato era la Barbato, Bilotta ha sì scritto un capolavoro nel 2008, ma poi qui tocca il profondo nero.
L'utilizzo di un minimo di splatter dà un leggero vigore all'albo.
Il comportamento di Dylan Dog con la fanciulla è assuolutamente odioso e puerile (stringimi forte, non ci lasceremo mai, baci e bacini bravi e bravini
) lontano anni luce dall'amore in sclavi, barbato, medda, ma molto troppo vicino a colui che porta il nome di Giancarlo.
Tuttavia qualche nudo fa sempre comodo.
Purtroppo nel finale ci viene anticipato un loro possibile seguito, speriamo di no e che dio sia lodato.
CRITICA AI DISEGNI
Piccatto ai livelli pessimi dell'imbalsamatore, tuttavia si rivela capace di disegnare molto bene e accuratamente nelle tavole nere dei sogni e flashback, il volto di Dylan è a tratti decente e a tratti sfigurato.
La patonza, tuttavia, la sa ancora disegnare e le curve femminili sono ottime.
CRITICA AI GIUDIZI
Come fate a ritenere bella una storia che si regge sui luoghi comuni, dov'è la poetica di Ferrandino di"Vivono tra noi"? Dov'è lo stile della Barbato della "Lunga notte"? Dov'è l'avventura avvincente di Ruju in "Notti di caccia"?
Trovatemele, portatemele, e rivaluterò la storia.
O tempora! O mores!
"La stanza della tortura" (Gualdoni/Bianchini)
Soggetto: 2
Sceneggiatura: 4
Disegni: 8
CRITICA ALLA STORIA
Gualdoni nel breve si è rivelato abbastanza bravo e fulminanante.
Questa sala della tortura ha spunti interessanti, ma diomio che soluzione finale era quasi meglio quella di Hitler!
Poi anche qui i dialoghi non scherzano, ma almeno il Curator, fa una bella autocritica nella prima vignetta di pagina 103!
Il ragno che era un demone torturatore e ha imprigionato dei tizi? Vhe conclusione ..
CRITICA AI DISEGNI
Molto belli ed accurati, Bianchini si rivela un maestro del luce/ombra, peccato che ogni tanto Dylan sia davvero bruttarello e che la casalinga cicciona sembri a tutti gli effetti un uomo!
CRITICA AI GIUDIZI
Capisco che c'è chi possa vedere nel ragno una trovata geniale, è una questione soggettiva, ma oggettivamente è una cavolata.