Cravenroad7

...e senza nominare le vertigini.

SPOILER


Io non capisco: alla fine di Gli uccisori c'è un Dylan che provoca volontariamente la morte di diverse persone, atteggiandosi praticamente a vigilante, e qui ci si stupisce tanto per un momento di esitazione (ma giusto un secondo, eh)? Non è che Dylan se ne vada e lascia che il vampiro venga ucciso, ci mette giusto un attimo in più a sparare. Il suo non è un ragionamento calcolato, a mente fredda: è solo un istante di umanissima indecisione.

A me pare che certi commenti - scusate, eh, lo dico senza voler offendere - siano imbalsamati come il Dylan odierno: e il nostro Dylan non è capace di saltare da due metri perché non è un action-man, e il nostro Dylan non ammazza, e il nostro Dylan non fa così e cosà. E vabbé, sarà quello di Gli ultimi immortali, il vero Dylan, quello che se la tira e che si crede chissà chi però sta per tutto il tempo a girarsi i pollici e lascia che il suo lavoro venga fatto da qualcun altro. Per me Bilotta sta lavorando bene proprio perché sta recuperando certe caratteristiche dimenticate, da "vecchio" Dylan, ma il fatto che la sua storia sia comparsa sul Gigante ci dice chiaramente che certe cose non le vedremo più. C'è di che gioire.

In effetti anche ne "Oltre la morte" c'erano scene di azione molto forti e con Dylan protagonista. Io però la penso come Vace, credo sia tutto inquadrabile nel tipo di storia e nel contesto narrativo proposto. Zombie e vampiri per me hanno un certo alone, un certo fascino, una certa collocazione e vederli agire come in Blade, ad esempio, non mi prende. Penso che una collocazione diversa dei vampiri, però in quel caso davvero stupenda e ben strutturata, si sia vista ne " I vampiri" e non certo in questo gigante.
Poi scusa eh, Rimatt, ma davvero il salto dal secondo piano potevano risparmiarselo.

Ma negli uccisori c'era un minimo di spessore psicologico, qua lo fa per una f*** essù andiamo.
Anche a me ha lasciato perplessa la scena dell'ascensore in effetti, più che altro il fatto che se ne va allegro e fischiettando come se non fosse accaduto nulla.
La storia in toto è carina, simpatica, ma si è visto molto meglio.

Letta la prima breve, La sala delle torture.
Dopo le ultime delusioni gualdoniane, il nostro curatore preferito cerca di riprendersi sul terreno della breve distanza, dove in genere sembra brillare decisamente di più.
Ma stavolta brio e originalità latitano.
Viene citato Saw, ma mancano il cinismo e la violenza; viene citato The Cube (grande film, che forse Gualdoni non ha seguito fino alla fine...), ma il gioco psicologico fra i personaggi è abbozzato e stereotipato ai limiti dell' insulso (e questo è il difetto maggiore, per una trama di questo tipo).
Il risultato è una storiella appena passabile.
Spero che Voodoo sia meglio!
Posso chiedere a Skeletor perchè ha rifilato un 3 secco a Bianchini?

1) perchè è il lontano parente del disegnatore che mi ricordavo.
2) al di la dei gusti, ci sono proprio difetti di base nel disegno.

Letta l' ultima breve, Voodoo.
Mi sono piaciuti l' atmosfera e lo spunto (forse perchè, seppur banale, mi riporta in mente i cari film di zombi di trent' anni fa), ma lo sviluppo è poco ingegnoso e il colpo di scena non convince.
Dall' Agnol... il solito, prendere o lasciare. Io prendo. Il suo stile inquietante dà un' altra dimensione alla storia.

ti ringrazio innanzitutto

direi che è come quei prodotti scaduti da diversi anni con le scritte sbiadite sulla confezione che le muovi un poco e si alza la nuvoletta. Etere amorognolo in vuoto pneumatico. Non si scappa, insomma.

come no? con il pneumatico giusto fai anche tanti km per scappare.

ma dove vuoi andare con il metanofumetto, meglio a piedi e di notte

nooooo, a piedi di notte con oni in giro che scrive? pauraaaaaa!.

parli della storia o di dylan dog

Io i commenti di Kramer devo sempre interpretarli. Penso si riferisca al fatto che questa storia appare come un prodotto ottimamente confezionato ma, dopo la lettura, piuttosto colmo di luoghi triti e ritriti, di situazioni banali e risapute. Sarà certo così, però rispetto alle altre storie del gigante, è la sola che sembra scritta con un certo spessore narrativo, con un'anima importante. Le due corte sono in effetti troppo corte per incidere in modo completo. La prima è, per me, orribile.

Ed è andata anche Effetti collaterali.
La storia di Ambrosini parte da un pretesto -per quanto garbato- che, ripescando il clichè degli Inferni (che Ambrosini è il migliore a sfruttare), permette all' autore di costruire un incastro di situazioni il cui vero punto di forza è la maestria nel proporre spaccati di quotidiano orrore umano.
Forse di facile effetto, ma decisamente riuscito il tema ricorrente della Londra innevata.
Una storia malinconica che mescola poesia e mestiere.

Gigante archiviato complessivamente come "accettabile".

Grandissima delusione x Ambrosini, che mi era piaciuto nelle precedenti prove storia piatta che non mi ha proprio convinta.. unita alle altre storie che si allineano ad una stirata sufficienza, porta questo Gigante ad un 'accettabile' tirato tirato. Comunque non capisco cosa c'entri l'intervento redazionale nelle storie, alla fine il risultato è quello che esce nelle edicole e su questo vanno giudicate storie ed autori, altrimenti il beneficio di questo dubbio dovrebbe essere esteso anche a ben peggiori sceneggiatori..