Letto. Quattro storie accumunate dall'essere insolitamente non prive di spunti, ma neanche prive di difetti (primo fra tutti un inserimento forzato di Dylan Dog che non sempre riesce a essere protagonista) che impediscono loro di essere apprezzate a pieno. In ogni caso, storie non dimenticabili, e abbastanza degne di nota, nel bene e nel male.
La prima, oltre a restituirici un buon Piccatto (soprattutto nei flashback), è forse quella che più di tutte si alterna nelle varie sequenze fra pregi e difetti. Bilotta gestisce abbastanza bene la componente più umana della vicenda, nella caratterizzazione dei personaggi e nella cattiveria del finale, mentre invece fallisce nella costruzione della vicenda stessa e dell'ambientazione. I vampiri sono un elemento pericoloso, in Dylan Dog, e a parte l'uso metaforico del primo albo di Sclavi, l'uso più prosaico previsto successivamente da Ruju prima e Barbato poi, che fra l'altro non hanno saputo creare una mitologia coerente del vampiro, che a seconda delle convenienze guadagna o perde le sue immunità ad aglio/frassino/argento/acquasanta, ha dato i giusti risultati solo se usato in maniera più contenuta dal punto di vista quantitativo, o se stemperata da un'atmosfera più grottesca e surreale.
SPOILER Qui invece non abbiamo nè l'una nè l'altra cosa, tutta la vicenda è al tempo stesso troppo realistica (nel senso di calata nella realtà), e troppo scientifica per poter sospendere a dovere l'incredulità nel vedere battaglioni di vampiri in guerra nel centro di Londra (come si fa a far coesistere lo studio scientifico del vampiro con la sua refrattarietà all'acqua santa? o si fa il vampiro alla Bram Stoker, o quello alla Boselli/Colombo, gli ibridi possono essere davvero grotteschi). Cosa si salva, allora? Il confronto fra il vampiro Rutger e l'umano Dylan (introdotto un pò forzatamente, perchè non sembra esserci davvero bisogno di lui, ma poi gestito molto bene) aggiunge sequenze eccellenti alla vicenda che ci ricordano quanto di buono Bilotta potrebbe dare alla serie. I flashback incentrati sul Rutger passato si basano su una vicenda non molto originale (tutti nel medioevo li hanno vampirizzati?), ma sicuramente molto evocativa, mentre del Rutger presente è apprezzabile l'ambiguità; l'incerta lealtà di Dylan a tutti i suoi contrastanti principi ci rende finalmente un protagonista partecipe e umano, e anche i personaggi secondari (Adrian su tutti) sono decisamente memorabili. Insomma, tocca tapparsi il naso qua e là, ma ci sono motivi di interesse in questa storia.
La seconda è quella che mi è piaciuta di meno, c'è una situazione iniziale intrigante, un finale ingegnoso, ma in mezzo uno sviluppo decisamente povero. SPOILER L'introduzione dei personaggi è troppo schematica, nella prima vignetta viene introdotto il personaggio numero 1 con nome cognome e mestiere, nella vignetta 2 il personaggio 2 e così via... considerando quanto poco servano queste informazioni, non si poteva lasciare che venissero fuori lungo la storia, in maniera meno rozza? La narrazione tramite flash back serve solo ad allungare il brodo con inutili didascalie e soliloqui che evidenziano l'ovvio appesantendo la lettura, e soprattutto le torture del titolo, in una storia che vorrebbe rifarsi a saw, ancora più che poco splatterose sono poco raffinate, degne di finire in una poesia di Brunello Robertetti... 'si fossi caldo scaldai, si fossi freddo ghiacciai, si fossi di nuovo caldo riscaldai'... tutto va come previsto inizialmente, senza mai scossoni, fino al finale, che ripeto, non ho trovato malvagio, nel suo prendere in giro i protagonisti.
Su Ambrosini sospendo il giudizio (a parte che sugli splendidi disegni), per la prima volta non sono sicuro di avere compreso a dovere una storia di Dylan Dog letta... ci sono sequenze affascinanti, ma anche molta confusione, e sequenze più noiose e ripetitive... sicuramente è inferiore alle precedenti prove lette su Dylan, che pur essendo complicate non erano mai confusionarie, e riservavano a Dylan un ruolo più centrale... non disprezzo le storie in cui Dylan non è protagonista, ma deve comunque essere al centro della vicenda in qualche altro modo che non sia semplicemente quello narrativo, qui ho l'impressione che potrebbe proprio non esserci e la storia cambierebbe poco. Sicuramente comunque, anche a costo di sfociare nella pretenziosità, c'è bisogno di storie ambiziose come questa nella nostra testata, e pazienza se non riescono tutte col buco.
La quarta è la più semplice e più immediata da valutare e gradire, la trama è molto esile, ma comunque nell'insieme risulta piacevole, e divertente... anche in questo caso dylan non ha un gran ruolo, ma la cosa non pesa troppo sul giudizio globale.
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