Dal titolo suggestivo non mi aspettavo una storia scadente. E infatti, anche se del film di
Matteo Garrone condivide praticamente nulla, alla fine non mi ha deluso più di tanto...però rimane un certo retrogusto di rimpianti che non la scagiona del tutto...un'occasione perduta, in pratica...e neanche tanto remota.
Non so...questa storia dopo una rilettura mi dà proprio d'incompiuta...e non per carenza d'idee, ma per sovrapposizione delle stesse che si ibridano banalizzandosi...a vicenda.
La cosa migliore è senz'altro la scorrevolezza: bruci giù un centinajo di pagine a buon ritmo senza quasi accorgertene, e di questi (retro)tempi è grasso che piove, dopo tante crisi di narcolessia tra una vignetta e l'altra. Il fatto che sia una storia archiviata da tempo...e che quindi non rispecchi poi tanto l'andazzo attuale, mi consola davvaro poco: come
Paranoja potrebbe trattarsi di una strizzata d'occhio ad operazione "penna-nostalgica", messa lì a brillare come paracarro abborracciante per prepararci al peggio che deve fatalmente incombere, di più recente fattura
.
Personalmente il caro
non gode di nessun beneficio a prescindere, o pregiudizio a priori...ma qui fa un lavoretto onesto, senza sbavare troppo nel verboso discettare cerebrotico o nel buonismo da sit-com rionale. Le caratterizzazioni dei personaggi non sono così elaborate, ma in storie come questa non c'è grande necessità di approfondimento bio-psicologico - eccetto che per il duo matrimoniale portante, che non sfigura affatto e colpisce per intensità. Lo stesso non posso dire per Dylan, Bloch (passacarte), Groucho (spalluccia), tratteggiati via evanescente inutilità...specialmente gli ultimi due: a questo punto meglio non inserirli proprio per non offendere le loro controfigure "ufficiali" perse nella memoria degli sceneggiatori che furono
.
Se il bisturi non è troppo arrugginito passo a sezionare questo (forse)cadavere ben impagliato:
SPOILER SPOILER SPOILER Rullano i tamburi di pelle umana, ed ecco che la post ci annuncia il tanto scodinzolato ritorno allo splatter
. Bufala? No, ma quasi caciotteria sì. Infatti lo splatter delle prime pagine in metro è soltanto una spruzzata di
splasher al pomodoro (pag 8), schizzato con epilettica approssimazione dal buon Piccatto...ormai verso la strada dell'astrazione pura. Quando la metro non basta più - a propò, a Parigi hanno risolto il problema degli "spingitori" mattacchioni mettendo sulla RER delle vetrate in corrispondenza dei binari...che si aprono giusto davanti alla porte combacianti - interviene il bobby, e qui i fiotti sgorganti sangue ricordano invece quelli di Ambrosini in
Angoscia (p. 10.v). Bah...
Resta il fatto che le reazioni ebeti allo spettacolo
gory sulla banchina non sono poi così lontane dal reale...vista certa indifferenza di fondo, filtrata da sbornie di violenza
in-fiction, che ottunde anche le sinapsi più sollecite della gente comune. Isterismo ed autismo sono a breve distanza tra loro nei meccanismi reattivi.
Si passa così ad uno scambio tra Dylan e Groucho pre-coricamento non troppo in palla, e fantasma (?!) discinto accomodato su poltrona - mica nella vasca da bagno o sotto la doccia, maisia! Siamo in fascia protetta, e anche pro-tetta viste le sferiche grazie che Piccatto ci propone col goniometro che ogni chirurgo plastico invidierebbe...ma quando si ha un marito tassidermico che ti rimette in sesto, ci può anche stare...
Le sequenze intervallate rendono, tra casa di Dylan, party-presepe (la cosa più inquietante e riuscita dell'albo, IMHO) e vagabondo assassino (p. 12-24) mantenendo il ritmo alto e l'attenzione ben dislocata in discontinuità. Anche qui lo
splasher fa capolino con la tipa che si schianta come un palloncino da gavettone contro l'autobus (p. 20)...ma in fondo il nostro corpo è composto da oltre il 75% di liquidi - diversamente dalle (mie) tasche
.
Poi cominciano le indagini propriamente dette, con tutte le coincidenze inverosimili che già avete sottolineato...non molto rispettose nei confronti del lettore... :
ma alla lunga tollerabili per snodare una storia che altrimenti si sarebbe impantanata per auto-complicazioni indotte.
La cosa che invece mi ha più urtato è la dimensione paesana (e semplificante) "di quartiere" data alla storia per intero. I disordini si sono sviluppati
solo in una zona, le violenze concentriche verso la (ex)fabbrica (p. 59), da quelle parti qualcosa è cambiato (ma va?)", tutti che sanno tutto de tutti, calano i valori degli immobili...e così via. BASTAAA!
Nunzenepoopiù di stè storie dylaniate ambientate in una Londra ridotta a somma di tiepide circoscrizioni di provincia! Ci manca solo l'assessore de noartri. E' una visione rionale che toglie respiro alle storie, per semplificare/risolvere il tutto in chiave pretestuosa: facile arrivare così agli indizi, no? A stò punto meglio le gite fuori porta nelle Midlands se si deve ridurre il contesto narrativo in questo modo: è più credibile e meno forzoso. Gli unici quartieri che hanno ispirato qualcosa in sè sono
Stepford e
Bloodsbury...per gli altri nisba, via col piano regolatore. Fine della crociata un po' OT.
Buono lo scambio accademico volutamente freddino...anche se in una squartante facoltà di medicina un cadavere imbalsamato di solito non porta il perizoma per nascondere kissakkosà - viene più di un dubbio sulle condizioni in cui Kil(l)bury abbia trattato l'organo in questione.
Rigor arimortis ? Mah...
Lanciata lì anche la questione sui documenti contraffatti, che non troverà eco nel resto della storia: glissatura d'autore o rattoppata trascurata
L'azione sale con la fuga dai bruti di turno...ma poi sfocia nel bell'appartamento di Susan che si scoprirà illuminata indagatrice nonchè insicura approcciatrice. Puntella argomenti, riporta fatti, stimola Dylan, sgomma alle debiti conclusioni: insomma, fa tutto lei, che è anche orfana di un lavoratore della ex fabbrica...il che non guasta mai. Abbastanza penoso Dylan che sussurra con quell'espressione seriosa da
tombeur de femmes "Mi piacciono le tue reazioni nervose" prima dello slancio labbrale (p. 44.v)
...ma tant'è.
Nel frattempo Kil(l)bury che squarta è un bel vedere, mentre le statuine incutono sempre qualcosa di angosciante, come dovuto. Sui disordini (profetici, a quanto pare) di quartiere stile-Tottenham sorvolo, perchè già detto in materia. Poi Dylan viene finalmente inchiodato davanti ad un monitor/mouse per indagare
- anche se con le solite riserve - e gli sboccia davanti la possibilià di un passaggio segreto -
l'ennesimo...ho perso il conto negli ultimi mesi - per intrufolarsi nella fabbrica. La storia del pranzetto alla chetichella non regge - cosa ci sarebbe da vergognarsi...per consegnare il cestino incriminato di nascosto? - ma si può sorvolare...o meglio condonare, come va per la maggiore ultimamente
.
Allucinazione chiarificatrice (pp. 68-73) che instrada alla sequenza finale, direttamente nel covo dello pseudo-malvagio.
Anche nel maniero di Kil(l)bury l'azione non sbrodola nella goffaggine e la tensione rimane alticcia, ma quando la fase suggestiva lascia spazio agli spiengonzi, allora almeno un pajo di punti traballanti della storia vengono a galla per raffazzonamento approssimante:
#1) Sia Kil(l)bury che sua moglie continuano a dire che tramite le tecniche sumeroidi (raffinate nel tempo) il cervello continua a vivere...e che i partecipanti alla "festa" sono tutti vivi in pratica. D'accordo...ma quando Kil(l)bury dissotterra la moglie (p. 70. iv-v), si presume che prima l'abbia seppellita perch'era
completamente morta, anche a livello cerebrale. O forse ha contraffatto le carte, e scelto a suo rischio di seppellirla pur con il cervello ancora attivo...pensando di riesumarla poco dopo? Nun regge...me sa
.
#2) Alla fine il potere medianico degli imbalsamati - il richiamo irresistibile di p. 90 - puzza un po' di posticcio, ma non stona. La furia che scatenano negli abitanti/passanti del quartiere, però, dovrebbe esser rivolta
solo contro le scempiaggini di Kil(l)bury e delle sue attività. Non ha molto senso che le menti suggestionate si lascino andare ad un tipo di violenza gratuita, a casaccio, contro ogni cosa/essere gli capiti a tiro, prima di arrivare al loro obbiettivo di "fiamme, bujo, pace" verso l'oblio. Per questo, vista in retrospettiva, la violenza delle prima pagine, e quella delle sommosse...mi dà tanto di appendice ulcerosa nell'economia narrativa, buttata lì un po' a casaccio per rimpolpare quell'
hype dello splatter tanto sbandierato...e nulla più. Non siamo mica nel
Male qui!
Un passaggio quasi comico nella triade di vignette (p. 84. v-vii) che vede Ki(l)bury uscire di scena e Susan risbucare tempestivamente, ma tutto sommato la parte finale convince senza strafare in risse o troppe panzane stile
Voyager.
Buona la fuga drammatica del morboso innamorato (pre-)necrofilo, ed il fatto che Dylan risulti alla fine ininfluente non pesa affatto...anzi lascia terreno a personaggi qui meglio caratterizzati, come la carismatica Angelica...che tira fuori gli artigli della verità sulla sua crisi matriomoniale e ci consegna un finale di dissoluzione (coniugale) ad effetto...ed al flambè
Ripeto, tralasciando l'ultima triade invereconda pre-300 come punto di riferimento - see, al ribasso abissale
- un "accettabile" se lo merita tutto, Ma con qualche accorgimento in più si poteva andare oltre...senza stravolgere il senso della storia. L'idea di base fa presa...è il resto che vacilla e le fa da contorno rovinandola.
Piccatto l'ho trovato sconcertante per l'altalenanza di stili e qualità: meriterebbe un post a parte, e credo che lo scriverò tra un po' - cominciate ad incrociare dita, gambe e quant'altro perchè desista
.
In sintesi:
Soggetto: 5 1/2
Sceggiatura 6 +
Disegni: 5 + (ondeggiano tra il 4 ed il 7 a più riprese...)
Copertina 7 (Stano semplice semplice...ma a lui basta poco per convincere, ricorda
La Sfida per l'ambientazione, e
La Mummia per tonalità cromatica.
Ora vi lascio perchè vado a cospargermi di balsamo antiforfora (sumero) per conservare nei secoli la pettinatura ascellare come più me garba.
ALOHA