La prima volta che ho incontrato il Signor Bonelli è stato al Quark Hotel, infiniti anni fa. L'occasione era una conferenza di Antonio Serra su chissà quale personaggio: forse Gregory Hunter, forse Nathan Never. Era seduto dietro di me. Ero giovane, timido ed emozionato. Non dissi nulla.
Qualche anno dopo, sempre in Via Lampedusa, il Signor Bonelli era alle mie spalle, nei pressi della biglietteria: - Prego, Signor Bonelli. - Dissi cedendogli il posto. - Ah, mi hai riconoosciuto? - rispose con un sorriso sornione. - Non potrebbe essere altrimenti: i suoi personaggi mi hanno cresciuto. - Speriamo, allora, che siano stati una piacevole compagnia... - Talvolta l'unica. - avrei voluto rispondere - La migliore che mi potesse capitare - mi limitai a dire.
Il terzo incontro è avvenuto in Via Buonarroti, sede della Casa Editrice: stavo preparando una tesi sui romanzi di Tiziano Sclavi e volevo sapere come muovermi, su quali appoggi e su quali contatti. Superata la portineria, venni accolto dal Signor Bonelli in procinto di uscire ed esposi le mie intenzioni. Cercai di sembrare professionale per evitare l'equivoco di passare per un invasato cacciatore di miti. - Avresti più possibilità di parlare con il Papa che di contattare Tiziano! - Per questo sono venuto da lei: mi sembra più disponibile del Vaticano a intercedere per me... Scoppiò a ridere e iniziò a chidermi dettagliatamente di cosa avessi bisogno e quali fossero esattamente i miei progetti di studio e di vita. Ne venne fuori una chiacchierata, di cui non dirò, con tanto di visita guidata nel tempio della mia adolescenza. Cercai di restare neutrale e di non sembrare patetico nelle mie emozioni. Poi il signor Bonelli entrò nell'ultimo ufficio sulla destra, io, rispettosamente, aspettai sulla porta. All'interno, dietro la scrivania, c'era Paola Barbato. Con lei Mauro Marcheselli, fingo di non riconoscerlo ma penso a lui e alla Vita, nei giardini di Via Zamenohf. Qualche attimo dopo mi venne chiesto un recapito telefonico e, consigliandomi di non crearmi aspettative di alcun tipo, mi viene ventilata l'ipotesi che, forse, sarei stato contattato da Tiziano Sclavi nei giorni successivi. Il Signor Bonelli, mi accompagnò alla porta, mi raccontò un ultimo aneddoto sulla Casa Editrice prima dell'uragano Dylan Dog, mi strinse la mano e mi fece gli auguri per il futuro.
L'ultima volta che ho visto il Signor Bonelli, avrei voluto dirgli molte cose. Le stesse che tutto sommato ho letto qui e altrove. Ma al suo funerale c'era davvero tanta gente, molto più legittimita di me al dolore e alla memoria. Ancora una volta, sono rimasto rispettosamente in disparte, come sulla porta dell'ufficio di Mauro Marcheselli, sperando di non essere visto e di non offendere nessuno nel mio ritagliarmi una fetta di malinconia.
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