Scrivo poco ma vi leggo molto, vorrei lasciare, però, traccia delle sensazioni che questo albo ha lasciato nel mio animo senza analizzare a fondo nè la sceneggiatura nè il soggetto, ma cercando di fare un punto di vista del tutto personale.
Il Numero duecento è così particolare...ho respirato un'aria di realtà leggendo quelle pagine, un Dylan così vero come mai lo avevo trovato, come mai lo avevo capito, quasi da rileggere tutta la serie sotto un'ottica diversa, capire Groucho soprattutto e piangere per Bloch... Non ci avevo visto melodramma, non lo avevo neppure sospettato, leggendo i forum ho scoperto questa chiave di lettura, ma comunque non riesco a scovarla fino in fondo. Dylan è un ragazzo, è debole, è adorabile nel suo credere all'amore e credere che con Lilly finisca tutta la sua vita. Groucho è stupendo e viene descritto in un modo che è tenerissimo, due uomini allo sbando che si aggrappanno uno all'altro. Bloch, che ha un figlio che tiene chiuso da sempre nel suo cuore, come una spina che punge e un rimorso che non troverà mai la fine, un dolore che ha cancellato per sempre il sorriso dalle labbra e che ha tolto la leggerezza dal cuore. Non lo trovo melodrammatico, non credo che Bloch si sia trovato a dover scegliere, non credo che considerasse Dylan come suo figlio, credo che in quella situazione in cui il proprio figlio è così lontano o crede di esserlo, cercare un ragazzo di cui parlare, a cui insegnare le cose e trasmettere il proprio essere non sia, come crede il figlio, un sostituire, bensì un capire che non solo le proprie aspirazioni sono quelle che contano e che è necessario imparare a guardare quanto di buono c'è in coloro che sono diversi. Quello che noi abbiamo è solo il punto di vista dei Virgil, Bloch rimane fermo nella sua disperazione, nel suo silenzio, nella sua dignità, tutti crederanno di averlo capito, di aver capito le sue debolezze e i suoi sbagli, ma egli rimane uguale a se stesso e come sempre si attiene ai fatti senza far trapelare nulla. Io credo che la "melassa" si voglia vedere per il fatto che Dylan per Bloch è come un figlio, ma Dylan per Bloch non è come un figlio, è la propria proiezione nel futuro, è un se stesso migliorato. Questo un figlio non può capirlo, perchè anche da adulto vuole fagocitare il padre, non vuole assecondarlo, lo vuole contenere e non capisce che, in questo caso, il proiettare se stesso su un altro ragazzo, lo avrebbe salvato da inutili paragoni, perchè non avendo più bisogno di lui per avere un po' di futuro oltre la morte, avrebbe potuto amarlo per quello che era. Non lo ha capito, non è riuscito a sopravvivere a sè stesso, non lascerà che una traccia nel mondo e neppure un po' di empatia in me.
Per tutti questi motivi l'ho trovato un albo maturo e molto profondo, senza dimenticare le divertenti gag tra Dylan e Groucho che però sono evidenti e quindi non commento.
Ultima modifica di Nebulina il gio set 15, 2011 8:17 pm, modificato 1 volta in totale.
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