'ccipicchia quanto avete scritto
.
A questo punto mi chiedo cosa possa aggiungere la mia graforrea digitale dopo 16pp di posts..e se non sia il caso di castrarla visto che avete già detto (quasi) tutto.
Non amo particolarmente i numeri celebrativi a colori, e le operazioni-nostalgia mi puzzano sempre di autoreferenzialismo afflitto da carenza di idee. Detto questo, non trovo questa NON-STORIA - perché tale è, non raccontando né descrivendo nulla - particolarmente dannosa o deludente, visto che non mi aspettavo nulla di più...
al contrario, in un certo senso temevo nuove sconvolgenti rivelazioni sul sensazionale passato di Dylan - come strombazzato negli ultimi mesi in modo assillante dalla campagna pubblicitaria della SBE - che facessero balzare il rutilante banco di una pseudo-
continuity logica che non si addice a testate come questa, IMVHO
.
Anzi, proprio per questo, ho apprezzato il coraggio di Pasqualon nel costellare una storia di paradossi e confondenti sbalzi, giri di spirale e scorrettezze, senza forzare le marce o indirizzarci verso la logica verità assoluta, vagando tra il vago e l'abbozzato di sequenze in scatole cinesi. Un innocuo
divertissement scucito in tributo ad alcune tappe della formazione dylaniana e del suo mito
(L'alba, Morgana, Storia di Nessuno, Il numero 100), un (freddino) richiamo alla nostalgia impotente di quello che fu e che si stenta ad imitare, senza troppe speranze per quello che verrà...a meno di ucronici ritorni di fiamma sclaviani - ma le polveri le vedo belle che bagnate
.
Traspare chiaramente tutto l'amore per una storia (d'amore), per un personaggio, il cui amore (forse) si fa inconcludente come è fisiologico che sia dopo un quarto di secolo anche nelle più riuscite delle formule/matrimoni artistici. A modo suo Ruju ci confeziona questo canto volenteroso di un cigno ancora arzillo, e svaria in omaggi sentiti ad alcuni passaggi fondamentali del suo percorso: è il suo modo lineare di celebrarlo, diverso dai celebrali e logorroici contorsionismi ad effetto della Barbato, con tanto di
pathos insistito e retrogusti junghiani sul drammone di famiglia da spiattellare - vedi Ventennale e 200
.
Per queste ragioni ho apprezzato il tutto, confezionato in una veste grafica superba, che ha suggestionato persino uno come me che a questo aspetto assegna un ruolo secondario nel voto finale.
Il trittico nefando di albi che lo ha preceduto ha senz'altro contribuito alla sua iper-valutazione, ma tant'è...un po' di normale e mestierante ossigeno si apprezza molto di più dopo aver messo testa in apnea nella
cloaca maxima. Visto che molti punti li avete già esaminati perbenino al laser...posso (dis)sezionare col bisturi soltanto ciò che più megusta o nunmegusta dell'albo, in sintesi ma nel dettaglio:
SPOILER SPOILER SPOILER POLLICE ALTO
Disegni? Superbi
. Quando il vero (?) Creed ritorna ad inchiostrare tutti gli altri fanno la figura degli zombies. Peccato non poter vedere tutte le tavole in b/n. Sbaverei per una collezione/riedizione apposita da sfornare prossimamente...anche per le storie di Brindisi,
off course :P . Voi che ne dite?
Colori? Chapeau
. Rudoni fa un lavoro eccelso, e detto da me che sono geneticamente ostile al fumetto multicromatico, è tutto dire. Ignobile il fatto di averlo boicottato in fondo al tamburino, manco fosse l'addetto alle pulizie quanto a contributo alla riuscita dell'albo
.
Metafumetto forse un po' troppo esplicito e didascalico per come è stato messo in evidenza, ma ha il grande merito di metter(ci) in piazza (autoironicamente) davanti ai cliché e problemi di realizzazione di questa testata, riflettendo in profondità come davanti ad uno specchio convesso. Vedasi: profusione di controfinalini alternativi; mostri buonisti dall’animo troppo umano; crisi di idee per un personaggio in cerca di eutanasia creativa e dato per spacciato (v. p. 10); qualche splatterosa inchiostrata di sangue e colpi di scena per salvare l'attenzione del lettore (p. 40 e 87), una sfornata di incubi per alzare la tensione e confonder le carte (p. 46); l'ammissione di esser perfetti Nessuni addetti alla creazione di mondi illusori. (p. 91)
Non spiegazionismo calza proprio a pennello per una non-storia come questa, e ci permette di gustarne l'alone effimero e scomposto che volutamente le compete. Resta tutto tra le righe, ed il bello è che le stesse righe le possiamo riscrivere anche noi, per vari livelli...anche senza aver letto le precedenti storie-cardine. Quando ho visto irrompere Nessuno in vena di spiegazioni nel finale...ho temuto per il peggio. Ma ce la siamo cavata di lusso. Ffiiuuu, scampato pericolo
.
Le case sghembe di Undead (p. 34.iii): meritano una menzione particolare da incubo di surreale espressionismo, un ritorno alle origini del più grottesco Stano. Fanno ancora effetto, non c'è che dire...le radici meritano rispetto
.
Death Railways : sarà anche un mondo “cupo e disperato” come dice Morgana, ma nell’oltrelà di apocalittica decadenza zombesca le ferrovie funzionano eccome, ed il personale agli sportelli è pure gentile/efficiente. Si vede che è solo un sogno. Le FFSS degli (pseudo)vivi avrebbero solo da imparare…
La Fine : tavola conclusiva da incorniciare, sembra respirare da sè. In b/n superlativa. Un grazie al sabotatore di cannoncini Cagliostro per mantenere la testata in vita .
Groucho per una volta fa il suo dannato mestiere, con scintille...come spesso succede nelle missioni-viaggio. Complimenti a
La caratterizzazione della “nuova Sybil" : non pesa nel contesto, si difende con piglio, bada al sodo, e suona come non scontato appello alla vita, anche nella scena della baby Morgana. Aribravo Pasqualon.
POLLICE VERSO
Input/offput : evvabbene che la storia evapora nell’onirico andante, ma almeno dare un minimo di spunto/accenno di motivazione narrativa per l’improvvisa scampagnata scozzese di Dylan…e per il suo altrettanto improvviso ritorno nella City…non avrebbe guastato. Amen
Cesura alla valeriana : Per una prima parte sceneggiata a buon ritmo, dopo la ripartenza da Undead (p. 67) il ritmo crolla a velocità bradipiche, e la narcolessia delle restanti 30pp si fa sentire. Ronf.
Scene(-tte)da un matrimonio : sarà il retrogusto da soap pomeridiana, ma certi scambi tipo “Morgana, ti prego…non ricominciare!” o “ E va bene, tesoro, hai vinto” stonano non poco…e la fiction in costume incalza dietro l’ombra del comico involontario . Superflua concessione
.
BimboDylan urticante pargoletto, simil-fenomeno dai poteri nascosti come ogni film
enfant-prodigesco si rispetti, profondo più del dovuto, ammoredimammà, insonne voyeur edipico, costantemente depresso. Dovrebbe sorridere e giocare un po’ di più coi suoi coetanei, anche alla straca**o, nel caso. Rimpicciolisce al neonatismo nella vignetta p.17.ii. Microeroe musone.
Ceffoni da amnesia Siamo alle solite, ancora una volta il “nostro” perde la squinzia di turno per colpa dei soliti incubi a base di vecchie fiamme. Un consiglio per le prossime partner di Dylan: imbavagliatelo per qualche giochetto s/m, e lasciatelo addormentare così. Non correrete il rischio di sentirlo evocare quei nomi tabù, e non vi sentirete offese per esser messe da parte nei momenti più intimi. Finto pudore.
Sput Sput forever : prima o poi la SBE si beccherà una denuncia dalla Volkswagen per danni all’immagine. E’ possibile che si debba ricorrere sempre a quest’iperabusata topica del Maggiolone che si blocca a casaccio/capriccio in ogni dove? Stavolta è anche superfluo ai fini della storia, se non per introdurre la macchietta scozzese del burbero meccanico. Tagliando scaduto
.
Randall & Humor : ma come si permette, proprio lui, il suo creatore (?) di dire che Groucho non è di certo un fine umorista !!! Per fortuna viene sconfessato dalle sue stesse tavole. Metafumetto in bambola ed auto-decostruzionista.
La scala rigida doveva essere una delle vignette più suggestive (p. 94) ma – solo – qui il caro Stano non si impegna più di tanto e rasenta l’elementare. Ripassare da Escher.
Bergman de noartri Quando si citano certi mostrazzi sacri e paradigmi simbolici senza aggiungere nulla di chè, o senza riprenderli con ironia…allora meglio tacere. In questo caso va anche peggio, perché lo scambio tra Vita e Morte sprofonda nell’ovvio qualunquismo ipersaggio da barzellette sul Cucciolone. Tra l’altro graficamente sbagliata la scelta del colore biancastro per l’aura mistica della Vita. A contrasto col cielo e le nuvole non si nota quasi. Citazionismo di bassa – ma non sudista – lega.
La posta del cuore di Sclavi mancava solo il postino della De Filippi per condire il tutto in bellezza – vade retro. Per fortuna che c’è il topic apposito. Ghostwriting o deadwriting?
Quindi, tirando le somme, e per gli amanti dei numeri periodici, che sono meno solitari dei numeri primi – con tutto quel casino dopo la virgola, vorrei vedere io:
Soggetto 5
Sceneggiatura 6
Disegni 8,5
Colorazione 7,5
Copertina 7,5
La media voto vien da sé…arrotondando in eccesso perché un po’ di accomodanti rotondità in più non fanno mai male in questi tempi di spigolosa carestia. Anche se non siamo andati alla grassa, la pancia non urla di rigetto…almeno. Buona digestione.
ALOHA
p.s. (Quasi)errore storico della Rudoni & Co a p. 21.iv.
La
Union Jack intesa come bandiera del Regno Unito fu ufficialmente sdoganata solo dai primi dell’800 come vessillo della nazione albionica. Quella che compare nella vignetta, sporgendo dal galeone, sembra però mancare delle bande - o almeno di una –diagonali rosse come nella bandiera chiamata
King’s Colours in (raro) uso dal 1606 ad opera di James I…e quindi potrebbe esser compatibile con l’ambientazione dylaniana risalente al 1686.
Fortuna sfacciata, che notoriamente ajuta gli audaci pennelli…o accurata documentazione araldica? Mah…solo Rudoni potrebbe rispondere.
Intanto per gli sfaccendati e curiosoni - come il sottoscritto - beccatevi la
King’s Colours del periodo:
God Save the Queen, the Sex Pistols, The Pink Floyd...but not Camilla and Charles
ARILOHA