Non so se è possibile fare SPOILER su questa storia in cui quasi non ci sono eventi, nel mio discorso non ne faccio di grandissimi, in ogni caso, ma qualche lieve cosuccia c’è… insomma, leggete a vostro rischio e pericolo.
Mai come per quest’albo in tutta la storia del forum, mi pare che siamo tutti d’accordo sul cosa quest’albo sia, la cosa su cui ci scanniamo tutti è invece su quanto il gradimento delle caratteristiche di quest’albo sia possibile. Alla fine degli albi celebrativi apocrifi (cioè non sclaviani) abbiamo visto due strade, quella rujana e quella barbatiana, che fanno da epitome per i rispettivi modi di scrivere albi ‘normali’, presentando gli stessi pregi e difetti, solo evidenziandoli al massimo. Direi che entrambe le strade sono imperfette, e che l’optimum sarebbe una terza via di mezzo che ne coniugasse al meglio i pregi elidendone i difetti … che poi più che la terza è la primissima, cioè quella sclaviana, almeno per quanto riguarda il decennale. Però è più interessante discutere fra le due vie difettose quale sia quella preferibile, e questo dipende dai gusti, personalmente, viste le premesse in cui sostenevo gli albi celebrativi come epitome dei rispettivi modi di scrivere, potete indovinare la mia preferenza conoscendomi. Visto che comunque questo il topic del 300, in ogni caso mi pare il caso di soffermarmi sulle caratteristiche dell’albo stesso, riservando solo alla conclusione discorsi che riguardano le altre opere confrontabili. Si intuisce l’impegno e il giusto timore reverenziale di Ruju nell’affrontare l’opera, però questo timore è diventato terrore paralizzante che ha impedito di portare a termine un’opera compiuta, almeno secondo il mio modo di vedere le cose. Non è l’assenza di nuovo contenuto informativo su Dylan che pesa (anzi, tutto sommato quel poco che viene dato è anche abbastanza sugoso), ma l’assenza di qualunque progressione narrativa all’interno della vicenda che possa renderla pienamente una storia. Si inizia con una serie di falsi prologhi (storie scartate di Randall Creed, incubi,flashback), e si finisce con una serie di contro finali (come dice giustamente tommaso, l’albo si potrebbe chiudere perfettamente ad uno qualsiasi di essi), inframezzati da varie sequenze oniriche totalmente incidentali. Considerando che l’albo è sempre di una novantina di pagine, finisce che l’immensa cornice cannibalizza lo spazio del racconto, e abbiamo la storia cipolla,togli uno strato, togli un altro, e alla fine non trovi niente. E ti metti pure a piangere. O meglio, una storia di questo genere, analizzata così da un punto di vista puramente strutturale, avrebbe comunque ottime speranze di essere un capolavoro, se poi tutte le componenti (introduzioni, contro finali e intermezzi) fossero scritti in maniera tanto geniale da ottenere autonomamente gradimento, come del resto è capitato per alcune delle storie più folli, sgangherate e sgangherabili dello stesso Sclavi, però personalmente ho trovato la scrittura di Ruju troppo fredda e poco empatica, lontana dalla brillantezza folle di Sclavi o dalla passione pulsante della Barbato, i suoi incubi troppo geometricamente prevedibili e mai oniricamente inquietanti… ovviamente è un discorso molto soggettivo, Dario84 per esempio è stato preso dal senso di fatalismo che ha ritrovato nell’albo, io l’ho percepito più che altro come un adeguarsi pedissequamente a quanto detto nel 100 senza osare uscirne… il che non vuol dire che penso che non ci sia volontà di comunicare questo fatalismo, ma solo che il tentativo di comunicarlo a me personalmente sia fallito. I commenti fuori campo di Randall Creed poi non aiutano, gettando ulteriore acqua fredda sul lettore, visto che contribuiscono ad evidenziare i difetti della sceneggiatura. Poi affianco ad alcune sequenze più fredde (come il dialogo fra morte e vita, o il confronto di Randall Creed con Nessuno), ce ne sono anche alcune più ispirate (il risveglio a ceffoni, o Dylan che spia i genitori), che nel complesso salvano il lavoro nel complesso, ma non lo rendono memorabile. C’è anche da far notare una profonda conoscenza del personaggio e della sua mitologia, che permette di ottenere sempre le atmosfere più adatte, facendo si che l’adesione ai modelli sclaviani sia non solo formale ma anche contenutistica (al contrario, per esempio, che ne ‘Gli eredi del crepuscolo’, in cui un perfetto ricalco formale dei topoi originali corrispondeva a un rovesciamento del significato impressogli da Sclavi). All’interno di una serie in buona vita, un celebrativo così ‘riempitivo’ potrebbe pure starci (come era stato per Dampyr … salvo che a fine albo c’era poi un colpo di scena abbastanza significativo che faceva progredire la trama rapidamente), in una serie cui da anni manca una direzione da seguire (al massimo sono indicate un po’ di direzioni da non seguire: splatter, erotismo, cripticità, etc.), preoccupa perché indica paura nel gestire il personaggio… vero è che la redazione è insediata da poco, per cui la prima paura è di non fare danni (soprattutto dopo le critiche arrivate dopo gli scorsi celebrativi… che pure erano state accompagnate da profondo gradimento, nei sondaggi e nei galeoni d’oro), però in futuro spero di vedere una maggiore voglia di osare anche a costo di sbagliare qualcosa… alla fine il ventennale sbagliava nelle caratterizzazioni, però era una storia molto più piacevole da leggere, e il 200 non mi era dispiaciuto affatto, la sottotrama di Virgil era troppo patetica (nel senso non deteriore del termine) per Dylan Dog, ma la trama portante che trasforma l’ex poliziotto Dog nell’Indagatore dell’Incubo l’avevo trovata corretta ed emozionante al tempo stesso… alla fine preferisco ignorare qualche elemento sballato, diversamente da rimatt, piuttosto che non leggere una storia che non mi piace tout court. Ah, Stano mi sembra superfluo giudicarlo, sia in copertina che nell’abo è semplicemente mostruoso.
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