dogares ha scritto:
Leggendo Tommaso:
Sarà...Personalmente reputo molto azzardato ritenere che storie come quella del ventennale portino ad una "evoluzione" del personaggio, e non piuttosto, ad una sua alienazione.
Vedere Dylan Dog che mangia la pasta asciutta con papà Xabaras accanto è una sorta di bug nello stomaco ( e non solo per come possano fare la pasta asciutta in Inghilterra...) per molti lettori.
Come ha scritto chi è più erudito della sottoscritta, un conto è mostrarci cose nuove del passato di Dylan, un altro è stravolgere tutto e tutti con scelte quanto meno discutibili. Ho amato molto " Il numero duecento", perché mi è sembrato perfettamente immerso nella atmosfera de " Fin che morti non ci separi ", cosa tutt'altro che facile. Ma il ventennale non è mai emerso al di sopra di una storia contorta, che si dipana per due numeri senza mai pathos ( e detto da me che adoro Paola è una grande fatica ) e con soluzioni narrative prevedibili e poco incisive.
Questo numero 300 invece, pur non dicendo nulla di nuovo, ha una grazia, una leggerezza, una soavità degne di opere di James Ivory, di tenui racconti estivi prima della buona notte, banali e lievi solo apparentemente. Non è mostrandoci mille ammazzamenti al minuto o costruendo storie cervellotiche e contorte che si ricrea Dylan Dog. Almeno per me.
Non volevo assolutamente riaprire il confronto con i vecchi numeri celebrativi. A me erano più o meno piaciuti (per la cronaca: il 100 e il 200 mi erano piaciuti e mi avevano lasciato perplesso allo stesso modo, il ventennale e il 250 mi erano piaciuti con qualche riserva, solo il 121 mi era piaciuto tantissimo), ma capisco che potessero infastidire. Di sicuro andavano a toccare alcuni punti molto delicati della serie e del personaggio, e nessuno a conti fatti era stato probabilmente all'altezza di quel compito (neanche il 121, che per quanto fosse drammatica la storia con Lillie, non era abbastanza forte per giustificare l'alcolismo del personaggio: perché NIENTE poteva giustificare una cosa che non sarebbe dovuta essere raccontata, ma sempre e solo lasciata immaginare).
Ma tra criticare (magari, appunto, giustamente) degli albi che raccontano "troppo" e andare in visibilio per un albo che non racconta niente di niente, ci dovrebbe essere una via di mezzo. Qua mi sembra che dopo essersi scottati con la minestra calda si finisca per apprezzare l'acqua tiepida.
E quando dico "raccontare" non mi riferisco a boiate di continuity di cui mi interessa meno di zero, o peggio a nuove inutili rivelazioni sul passato o il futuro del protagonista, ma proprio al raccontare una storia con un capo e una coda, con qualcosa che minimamente giustifichi l'alternarsi delle varie situazioni, come è sempre accaduto anche nelle più deliranti storie di Sclavi e anche in quelle più sgangherate di Chiaverotti. Sono il fan numero uno delle storie a scatole cinesi, ma qui non c'è nessuna scatola cinese, ma solo una serie lineare di autocitazioni, talmente gratuite che l'ordine di molte di esse poteva essere invertito senza che l'albo cambiasse di una virgola. Ogni citazione è totalmente chiusa in se stessa, senza reale necessità di prolungamento e sviluppo. Significativa, nella parte finale, la sovrabbondanza di potenziali finali: l'albo poteva finire tranquillamente a pagina 73, a pagina 81, a pagina 84, a pagina 94...
Ripeto: anch'io da dylaniano di vecchia fede (classe del 7: "La bellezza del demonio"), ho subito l'inevitabile fascino di quest'albo. Come non provare qualcosa nel rivedere (soprattutto disegnati da Stano) tanti personaggi e luoghi diventati mitici? Solo che sotto il vestito, ANCHE STAVOLTA (come quasi sempre negli ultimi anni), non c'è davvero niente. Il tutto sarà anche raccontato con grazia, leggerezza e soavità come dici tu, ma resta il fatto che se c'è una cosa che questo albo a mio parere ben rappresenta è il grande nulla che il personaggio e la serie sono diventati. Tanto che, per rimetterne in scena i vecchi cliché della serie, c'è bisogno dell'occasione speciale e dello svolazzo manieristico fine a se stesso, quasi che solo con l'espediente onirico e l'Amarcord totalmente gratuito si possa giustificare il momentaneo ritorno del "vecchio" Dylan Dog.