Il numero 300 di Dylan Dog mi ha ricordato il numero 500 di Zagor o, cambiando
medium,
Saw III: storie che cannibalizzano la serie cui appartengono, che si cibano della propria mitologia e che giocano con il proprio passato. Perlopiù si tratta di storie senza storia, compiaciute e autoreferenziali, che strizzano l'occhio ai lettori (o spettatori) affezionati e hanno come principale obiettivo quello di celebrare la serie a cui appartengono.
Ritratto di famiglia non è neppure un brutto albo, secondo me: Ruju l'ha scritto con attenzione e ironia, ci ha lavorato un bel po' e, se è innegabile che di collage si tratta, è pur sempre un collage riuscito. Leggendo l'albo non mi sono annoiato, forse perché distratto dai continui rimandi al passato e dalla magnificenza dei disegni di Stano (eccezionale per dettaglio e cura della tavola), ottimamente colorati da Rudoni. La storia, peraltro, non aggiunge niente alla mitologia di Dylan, limitandosi a rimescolare quel poco di continuity già esistente: in sé questo 300 è un albo non privo di suggestioni ma inutile, leggero, evanescente. Celebrativo e null'altro. Non so quale fosse l'intento della Redazione al momento di commissionare a Ruju il numero 300: magari gli è stato chiesto di scrivere esattamente questo tipo di storia, e lui l'ha fatto in modo dignitosissimo.
Se non altro, il nostro Pasqualone ha avuto il buon senso di non fare danni: se penso al numero 200, in cui si racconta la drammatica e intensa storia del figlio di Bloch (vomito), o al Ventennale, con Dylan che si accascia piangente ai piedi di papi Xaby (disgusto e ribrezzo), ringrazio il cielo che in questo numero 300 sia andato tutto liscio. Di più: accendo un cero a Ruju. Chiaro che quei numeri, in sé, erano scritti bene ed erano albi buonissimi, anche ottimi, ma se si vuole festeggiare un personaggio distruggendone le fondamenta e macellandone la caratterizzazione significa che c'è qualcosa che non va.
Del resto, il nostro Dylan non ha mai avuto fortuna con le celebrazioni: il numero 100, al quale sono comunque affezionato, è un numero clamorosamente sbagliato (in cui si è cercato a tutti i costi di accontentare i lettori e di donare un passato più o meno coerente a Dylan - grosso errore -, ma la volontà di riuscirci ha preso la mano allo stesso Sclavi), e di 200 (
) e Ventennale (
) ho già scritto. Fa eccezione il capolavoro
Finché morte non vi separi, che racconta un passato che potrebbe anche non essere esistito ed è un albo perfettamente dylaniano, ma è giusto un'eccezione che conferma la regola.
Insomma, come ha già detto qualcuno, poteva andar peggio.