Cravenroad7

chi scrive lo fa soprattutto per passione e per emozionare i lettori

Allora è un'aggravante

Perchè "Una affezionata clientela" non ti ha suscitato forti emozioni ?

poco convincente

Diceva Joseph Conrad:
"Come spiego a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra, sto lavorando?"

E il mazzo glielo fanno i lettori di questo passo.

e vabbè pazienza...

a me non ha mai fatto impazzire ,soprattutto il mostro delle fogne mi ha sempre fatto abbastanza schifo in sincerità ,non il racconto ma proprio il personaggio..disturbante come storia ma non in senso positivo verso di me.
i disegni di roi grandiosi per carità ma la trama non mi ha mai "preso".
portate pazienza ,arrivavo dal numero 19 che ero ancora in stato etereo..

Prima e unica incursione del grande Alfredo Castelli nella serie regolare, Dal Profondo è un albo non privo di difetti. In primis la staticità dell'azione, forse troppo esasperata per un fumetto come DD: poco succede, importano più i dialoghi e il racconto. Poi la storia è esageratamente derivativa con Psycho citato in maniera quasi letterale, usando anche nomi e volti della versione cinematografica Hitchcockiana; c'è il velato richiamo a It di King nell'idea del "mostro delle fogne" e a Lovecraft nella rappresentazione del suo aspetto. C'è anche una piccola ripetizione a pagina 88: l'avverbio "perfettamente" ricorre 2 volte nel giro di 5 parole, una svista ai tempi piuttosto rara.

Eppure.. eppure non si può rimanere indifferenti leggendo questo #20. Ci sono i magnifici disegni di Roi, eccezionale nel ricreare su carta l'atmosfera morbosa che permea la storia. Le sue tavole qui sono quasi definibili horror-erotiche, con un susseguirsi di nudi e seni, lingue lascive, tradimenti e sesso, senza tacer dell'aspetto fallico dato all'occhio snodabile del mostro mutaforma (cfr. pag. 76). Il voyeur non è solo Norman Bates, lo diventa giocoforza anche il lettore.
E poi c'è il piccolo capolavoro del "racconto del mostro delle fogne", compendio d'orrore e crudeltà, dove ancora una volta il colpevole non è il diverso ma l'uomo spinto dalle sue pulsioni egoistiche. Si finisce col provare compassione per il povero George così come fu per Damien. E non si può non provare ribrezzo di fronte alla sua del tutto particolare dieta. Groucho a ruota libera al motel.
Il finale richiama alla mente quello de Il Buio (meglio sarebbe dire viceversa).

Curiosità: siamo solo al #20 ma già Dylan è preso in giro da Bloch per i suoi tic. Nel Club dell'orrore dicono che il "Racconto del mostro delle fogne" è ispirato al capitolo di un romanzo: si tratta di "Tre" di Sclavi, all'epoca ancora inedito ma evidentemente ben conosciuto da Castelli che ha ripreso paro paro la genesi del mostro.

Votato ottimo. Un must che paga il dazio di venire subito dopo "Memorie", in un'annata ricca di capolavori dylaniati.

per me è una delle migliori storie di dyd di tutti i tempi ed ho votato ottimo senza se e senza ma.

la trama mi ha davvero turbato. ho provato una sensazione di malinconia e inquietudine quasi crepuscolare nella lettura che non credevo un fumetto potesse trasmettere: non si può non provare compassione e al contempo odio e ribrezzo per il mostro delle fogne, a mio parere uno dei cattivi più conturbanti e complessi di tutta la serie. poi groucho qui è a livelli incredibili (tra l'altro, nella scena della reception credo che venga citato un film dei fratelli marx in cui groucho faceva proprio il direttore di un hotel). indimenticabile anche la scenetta tra bloch e dylan legato alla sedia, davvero simpatica. le citazioni sono in alcuni casi fin troppo esplicite (psycho su tutte, ma anche l'ispettore ispirato a sherlock holmes), ma in generale la storia fila bene e, ripeto, lascia un senso di inquietudine inenarrabile(almeno a me).
i disegni sono incredibili, una delle migliori prove di roi, si integrano a perfezione con la sceneggiatura e contribuiscono a creare quel turbamento di cui ho parlato prima nel lettore, per non parlare del piccolo capolavoro all'interno della storia, il racconto del mostro delle fogne, rappresentato benissimo con richiami all'art nouveau che danno un tocco vintage all'intera storia. la rappresentazione del mostro, come altri già hanno detto, è di matrice lovecraftiana.
la copretina è molto bella, come tutte quelle di villa.

quindi:
soggetto e sceneggiatura 9
disegni 10
copertina 9

in totale 9 e qualcosa per una storia davvero indimenticabile.

Era cosa buona e giusta !

Storia agghiacciante, che pare partire dal cupo omaggio al mitico Hitch, ma che lentamente lo stravolge arrivando al culmine della scena finale, con il dialogo folle e raccapricciante fra "il mostro" e l'indagatore !
Motel laidi, sudici, sesso disgustoso, stomachevole, fogne nelle quali scivola via la vacua e finta lindezza dell'animo umano, rivelando il marcio e la verità in esso celate.
Dylan pare aggirarsi nella storia come in preda ad una nausea palpabile.
Groucho che dipinto da Roi, evoca follia e una certa malata maschera inquietante.
Mostro/creatura, orrenda eppure toccante.

Epico Dylan di un tempo che non c'è più !
Ottimo.

Parlando delle storie "non di Sclavi" in questo topic si è parlato anche di questo albo, e così m'è venuta voglia di rispolverarlo.....che capolavoro!
Già il fatto di portare come firma l'accoppiata Castelli/Sclavi vale da sola la lettura, se poi ci mettiamo un Corrado Roi al massimo della sua forma, a metà tra il Roi dei primi numeri e quello evolutosi nei primi anni novanta (per intendersi, quello che toccherà l'apice con "Sette anime dannate"), una storia-omaggio al film thriller per eccellenza (non lo cito neanche, quando si dice IL film thriller non si può non pensare altro che a quello) e lo splendido quanto struggente racconto inserito all'interno della storia (e qui Roi supera se stesso), non resta che inchinarsi in silenzio.
Come già fatto notare da qualcuno, la più grande sfiga di questo albo è stata l'uscire subito dopo il capolavoro per eccellenza di Dylan Dog, fatto che sicuramente adombra (anche se in minima parte) l'immensità di questa storia.

Per me uno dei capolavori della serie, da top 20. Aria torbida, insana, atmosfera disgustosa e misantropica.IL Mostro ,alla fine più vittima che carnefice, ritrova nell'antropofagia una paradossale comunione con quella umanità che lo ha rigettato e abbandonato. Siamo di fronte ad un'opera che che seppur fortemente derivativa conserva una sua malata freschezza e originalità, pregna di significati e metafore che vanno dall'antropologico allo psico-analitico , forse anche al politico. Il racconto del mostro è una chicca di spessore letterario, swiftiana nella sua satirica allucinatezza e nella descrizione di meccanismi di ripulsa-attrazione per il corpo umano. I disegni di roy sono arte pura. La compassione mostrata alla fine da dylan, sia per ilmostro che per janet,vittime impotenti dell'egoismo e della vuota pretesa di sanità della società "bene", è racchiusa in un gesto ed i due frasi infinitamente più toccanti e pregnanti dei tanti pistolotti buonisti, pietistici e moralistici di tanti, troppi episodi successivi. Voto 9, che sarebbe 9,5 se non fosse per il controfinale che non mi è piaciuto.

Ma quindi alla fine George è vivo o anche la bionda è un mostro?

La seconda.

E allora perché lei può mostrarsi anche donna normale?