Reduce dalla vacanza, scrivo con abbondante ritardo.
Che dire?... Dopo una ventina di pagine volevo mollare tutto.
Troppa violenza!
E dopo le freddure, passiamo alle cose serie.
S
P
O
I
L
E
R
Il soggetto è vecchio come e più del cucco. Non tanto per quanto riguarda i fantasmi, quanto per la faccenda della multinazionale. Insomma, non se ne può più fin dai tempi degli anni '70 di storie in cui i cattivi sono generici affaristi senza scrupoli!
Tanto più che un affarista serio assumerebbe, al limite, criminali degni di questo nome, non due scalzacani impuberi.
Il livello dei dialoghi è veramente bassissimo. Tutto così allucinantemente ovvio e retorico da far sospettare che l'abuso di clichè conduca più avanti a una sorta di 'ribaltamento'.
Invece purtroppo no, la retorica e i luoghi comuni dilagano. Neanche nelle peggiori fiction televisive di Raiset mi è capitato di trovare tanto piattume.
Il povero Dylan tenta invano di motivare la propria presenza. Si fa pure assumere come commesso! Tutto inutile: questa è una storia che non ha minimamente bisogno di lui (infatti provvedono i fantasmi a risolvere la situazione).
Quando il presunto protagonista è ridotto a un ruolo secondario (per non dire terziario...), è chiaro che qualcosa non va. Anzi, che TUTTO non va.
Si è detto che Dylan è entrato in una fase di 'commedia soprannaturale', ma francamente qui di 'commedia' non ce n'è neanche un grammo. L'umorismo sta a proprio zero, a meno di non voler considerare quello involontario...
Io chiamerei questa fase "giallo (sbiadito) soprannaturale vietato ai maggiori di dieci anni".
Ho deciso. Dopo il 300 comprerò Dylan ESCLUSIVAMENTE se lo scriverà Alan Moore!
Il resto lo leggerò a scrocco dal mio solito amico senza ombra di pentimento.