In questo
Color Fest ci sono due storie buone/ottime e due scarse, e la differenza tra le une e le altre è
abissale.
Dice bene Kramer: le storie di Accatino e Medda sono storie di Dylan Dog, le altre boh. Nelle storie di Accatino e Medda Dylan è
personaggio (un personaggio che si può permettere di andare contro la propria abituale caratterizzazione - vedi il Dylan che rifiuta il caffè perché stanco - ma di essere comunque credibile, appunto perché è un personaggio a tutto tondo che parla e agisce come tale), nelle storie di Badino e Gualdoni Dylan è una macchietta, un'ombra che parla e agisce per inerzia e ha perso di vista le proprie motivazioni.
Ora, Accatino e Medda avranno anche scritto di meglio (anche se il racconto di Medda m'è parso raffinatissimo e, nella sua brevità, perfetto), ma vogliamo mettere? Il loro Dylan è riconoscibile, parla da Dylan e agisce da Dylan, si permette perfino di sorprendere... Insomma, è vivo! nelle loro storie si muove un indagatore dell'incubo coerente e convincente, e che - quindi - ha ancora molto da dire. Inoltre, si vede che i due autori hanno mestiere, lavorano con attenzione ai dialoghi e li rendono fluidi, spontanei, raffinati e al tempo stesso credibili. Insomma, Accatino e Medda sono due bravi autori che Dylan dovrebbe tenersi stretti (e invece...).
Con tutto questo, della storia di Accatino, bellissima fin quasi alla fine, non m'è piaciuta la conclusione, e della storia di Medda non m'è piaciuta la colorazione (per quanto d'alto livello, oltre che adeguata al gusto retrò che permea tutto il racconto).
Badino non è neanche pessimo ma è dilettantesco, e Gualdoni... oddio, Gualdoni... C'era davvero bisogno di rifare (bene, quindi male) Chiaverotti nel 2011? Certe soluzioni narrative sapevano di muffa già negli anni Ottanta, e nel 2011 l'odore di putrefazione è talmente forte da superare Proxima Centauri. Sorprendente, comunque, la resa a colori di M&G, a dimostrazione che non esiste autore che non possa essere colorato efficacemente. Tanto di cappello allo studio Rudoni, evidentemente composto da professionisti che sanno fare bene il proprio mestiere (altro che quei scalzacani della GFB Comics, responsabili della colorazione del
Color Tex).
Voto accettabile, perché nonostante i difetti della pubblicazione ho comunque potuto leggere due storie di Dylan Dog.