Intervengo, ... in ritardo ..., in questa discussione che ormai si è freddata ....
A me non è piaciuta "La scelta", e condivido alcune delle analisi di Juan Galvez, di cui incollo qua sotto i ragionamenti (estraendoli direttamente dalla recensione di Ubc):
"[...]Dylan Dog è - o forse dovremmo dire: è stato? - il personaggio più astratto da una dimensione reale di carne e sangue, e paradossalmente proprio questo lo ha reso strumento potente e privilegiato per indagare gli incubi veri, le nostre paure, con una finezza ed una leggerezza altrimenti impossibili; dare una fisica, quotidiana corporeità alla sua umanità e immergerlo nella vita di tutti i giorni, che anche noi viviamo, comporta il rischio concreto di ridurre le sue avventure a narrazione meccanica, priva di quella follia lirica che ha qualificato la serie e il personaggio. Quand'anche fosse sorretta dalla tecnica più eccelsa. Rischia di mutarne pelle e senso: Dylan Dog ha senso se resta ricettacolo e filtro di umori e paure, rielaborazione dell'immaginario popolare. Se Peter Dog non cresce.[...]"
Poi scrive:
"[...]Come si assopisce lo spirito di Lillie e di Dylan, così si anestetizza progressivamente - in chi non si esalta alle parate di vecchie glorie ad uso dei fan - il coinvolgimento emotivo nella lettura; dopo la prima storia "alternativa" è difficile non passare rapidamente dal leggere l'albo all'osservarlo, con distacco crescente;[...]"
Effettivamente scrivendo le storie di Dylan Dog in questo modo il personaggio muta pesantemente di forma. E devo dire che a me questa forma non piace. Privando Dylan di quel po' di "follia lirica", come dice Juan, resta solo un personaggio triste. Almeno, io il Dylan di Paola Barbato lo vedo così. Male che vada Dylan torna a casa distrutto, triste, senza speranza, con la consapevolezza che il mondo fa schifo e che verrà distrutto, ma c'è Groucho che lo accoglie con una battuta surreale. Invece ne "La scelta" Groucho non ride neanche.
Sono poi d'accordo che un autore con delle idee cambi Dylan Dog a seconda delle sue esigenze, dico solo che a me le scelte fatte non piacciono.
Il secondo spezzone che ho ricopiato dalla recensione di Juan è forse quello più pesante, perchè io leggendo la storia mi sono effettivamente annoiato.
Invece non condivido del tutto il pensiero di Juan quando dice che Paola Barbato non avrebbe dovuto inventarsi dei futuri alternativi alla vita vera di Dylan Dog. Dopo tutto questo è un numero speciale e ci si può aspettare qualcosa di strano e inoltre non mi sembra che in questo modo venga imbrigliata la fantasia del lettore. Anche io sono contrario al voler per forza spiegare vita morte e miracoli di un personaggio, ma dipende sopratutto da come viene fatto, e poi in questo caso l'autrice si è solo limitata a mostrarci delle possibilità che lei si è immaginata tra le mille possibilità casuali che anche un lettore normale si può immaginare.
Dopo tutto sto' scrivere mi ripeto ancora dicendo che sono comunque felice che il Dylan Dog della Barbata piaccia a così tanta gente. Alla fine non si può dire che sia banale, e un'autrice così seguita aiuta a mantenere viva la serie.
Ecco adesso ho detto tutto. <img src=icon_smile_wink.gif border=0 align=middle>
ciao, Oak
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