Ok gente, cominciamo dalla fine, cioè col voto: trovandomi in imbarazzo nell'enigma
mediale tra 5,5 e 5,6 periodico, ho sentito di dovergli appioppargli un 6 stiratissimo
senza amido/ammorbidente, soltanto perchè da (l'ultimo) Marzano mi son rassegnato a non aspettarmi
nulla più...quindi non posso dire che mi abbia deluso
.
A seguire: la copertina di Stano mi è piaciuta non poco, abbastanza anti-spoilerosa, e con tocchi
schieleriani ben compatti: se poi ci aggiungete i rejetti lemming che si precipitano verso
l'agognata meta il quadro è bello che completo
Passiamo alle dolenti note - cioè tutto il resto -... e qui mi tocca affilare il bisturi per una
vivesezione poco entusiasta...quindi a pieno rischio di menomazione per il paziente
(spero Marzano sia assicurato contro i lettori...o frequenti ospedali migliori di Dylan)
Tirate il fiato perchè è roba prolissa...
MEGA SPOILER MEGA SPOILER (lasciate ogni riga o voi che non leggeste l'albo... -fortunati)
Premetto che non sono un grande fan di Marzano, ma questo non vuol dire che non sappia
apprezzare le sue buone trovate (1a concessione piena di
mercy )
L'idea del malocchio voodooesco con tanto di bamboline a corredo è originale come un container di giocattoli provenieti da Shangai...ma questo non toglie che possa esser rielaborata con successo
(2a concessione in vena di grazia)
Le prime tavole partono non male con un bel po' di atmosfera occulta subito riconoscibile anche
per i più ottusi - a proposito, in quale percentuale si attesterebbero costoro tra l'80% di lettori
di grana grossa? Poi arriva uno dei serial killer più idioti della storia, ma lo spunto è buono per
depistarci e per fare un po' di autoparodia del genere. Peccato che Dylan, dopo, non accenni mai
dannatissimamente al perchè fosse sulle tracce di quell'ebete, nè chi lo avesse assunto...nè tanto
meno perchè la sciagurata damigella in pericolo debba pronunciare il suo nome con tanto di
grassetto. Altri depistaggi? O forse Marzano sparge tracce narrative a casaccio e poi si scorda
di dirimerle pensando che l'allegro lettore nel frattempo si sia impasticcato di Valpinax? Mah...
Andiamo oltre. Dylan che soffre e va in paranoja davanti ad un raffreddore ce lo siamo goduto in tutte le salse, ma ciò non toglie che offra cmq risorse per la storia, elementi claustrofobici, deliri assillanti e
stati di non-coscienza liminali. Tutte cose che Marzano ignora, ovviamente, per propinarci invece un
Dylan malato non-immaginario pateticamente qualunque, che fa la coda per l'ASL maledicendo di aver
lasciato il City col Sudoku al tipo accanto. Quando questo non basta ci rifila il tipico omunculo che
fa storie per andare dal medico ed aspetta la mammina/mogliettina per esserci mandato a pedate
prima che cada in coma.
Insopportabili per lunghezza i discorsi delle allegre comari d'ambulatorio, ancora più urticante il filotto
di perle di saggezza sciorinato dal vecchio in vena di verità cosmiche prima del decesso. E tutto per
cosa? Non di certo per creare una caratterizzazione, ma per scolpire in cubitali la morale dell'episodio
già a p30 con tanto di metafora ad effetto (-valium) sul parallelo vita // coda perenne e/o ruota che travolge ogni cosa (Iva Zanicchi, abbi pietà di loro). Per fortuna Dylan non lo prende troppo sul
serio - almeno fin qui.
Ma la verità agghiaccciante è in realtà un'altra; paese che vai, sfighe che trovi: infatti come volevasi dimostrare il numero 13 dopo Bellinzona porta molto male, e il nostro caro anziano guru ne fa subito le spese, dipartendo senza che nessuno faccia una sbavatura - Dylan compreso.
Spero che Marzano abbia qui fatto della cabala posticcia per puro spirito auto-ironico...ma ne dubito.
Detto questo, almeno fino al break in farmacia la storia ha un ritmo discreto, passaggi di scena sensati,
qualche sano dubbio insinuato nel lettore, un po' di cinismo sbadato...
e soprattutto una sacrosanta diagnosi sulla medicina attuale: quando non sai che spiegazioni dare,
attribuisci allo STRESS la causa di tutti i mali... una promozione a primario non te la toglie nessuno.
Carina la galleria dove espone Gloria, ma di sconfortante pedanteria il presentarci la "vicina di casa"
volenterosa già a p37 dopo lo spioncino galeotto (di fiele) a p19. Se non se ne esce con
una buon'acrobazia di spiegoni a sorpresa, vuoi vedere che il buon Marzano ci ha già svelato la
fattucchiera di cera? Se questo non bastasse, poco dopo, si tenta un patetico depistaggio
con la macchiettistica madre-cafonal che sputacchia sentenza contro Dylan e tutti i rubycuori
scapestrati che minacciano l'onestà delle sue ingenue bambine...; vuoi vedere che è lei la megera
con tanto di spilloni ed altri attrezzi sadici (esclusi i suoi sex-toys) che si sfoga sul bambolotto/feticcio?
Poi il ritmo cala sino al bradipico andante...Bloch si trangugia una delle birre più smorte dei suoi
incontri con Dylan prestandosi ad un anonimo quanto soporifero dialogo - a quel punto viene
il sospetto che il vecchio santone della ASL si sia reincarnato in lui. 5pp di sceneggiatura
buttate al macero insomma, se non fosse che Dylan passa al mutismo coatto e questo ci
permette di passare oltre.
Ovviamente il peggio deve ancora arrivare, perchè nel parco adiacente (-cosa? la galleria forse?
come fa Gloria a vedere tutto dalla finestra? La galleria mi sembrava al piano terra e in una
zona non alberata! Mah, misteri di GoogleMaps senza update) il buon Marzano pensa bene di
spiattellare per i cuori teneri - ma non per i diabetici - una scena inguardabile da fot(t)oromanzo di quarta categoria ad alto tasso glicemico con tanto di "TVB" sul taccuino. Ma la colpa
è anche di una delle fidanzate più insulse che Dylan abbia mai agganciato. Marzano si salva in corner
solo col duo mamma-bambina che guardano il bacio e tentano di spiegarsi la non-romanzata
carenza di effusioni tra coppie reali dopo il 7o anno
.
Se per caso la vicina non fosse ancora in cima ai nostri sospetti, il profilo del tetto del palazzo a p53 la
rimette subito in pole con grosso margine sugli inseguitori, visto che è identico a quello che apre
la storia a p5...e tanto basti anche per gli Sherlock più distratti assopitisi nel frattempo.
La sequenza d'incubo post-incidente si salva solo per la citazione lemminghiana, mentre il
pneumatico inferocito e la coda di senza-speranze finisce per incastrare a puntino Dylan in tutta
quella sciropposa serie di metafore con cui il vecchio saggio l'aveva catechizzato. Potere
dell'imprinting da sala d'attesa...non c'è che dire.
La illuminante signora Illmore (nome parlante o sbaglio?) riassesta la storia sui toni un po' macabri
ed oscuri...anche se Marzano, non sapendo dove altro ficcarla nella sceneggiatura pretestuosa, è costretto a dimetterla dall'ospedale il giorno dopo l'uso, come tutte le donne-oggetto di una certà età,
...quasi per farci gonzescamente credere che di personaggio misteriosissssssimo si tratta. E così sparì.
Poi l'azione riparte senza troppa lena...ma s'infrange nel tragicomico (voluto?) quando la Trelkovsky
pensa bene di rifarsi a Maurizio Mosca (buonanima esilarante) per pendolarsi su una cartina di Londra ed
indicare l'indirizzo - senza codice fiscale, ahinoi - della fonte di ogni maleficio pupazzesco.
Quando le ricerche sembrano andate in malora e Dylan si accascia per una fitta polmonare da lasciarlo
secco, la sua brava fidanzatina invece di chiamare l'ambulanza o il Mago Otelma, va a rompere le scatole
alla vicina che stava riarredando proprio allora l'ingresso, con tanto di statuetta di Dylan in primo piano.
Un po' di tensione Marzano ce la regala con le vignette dalla stutuina che fa per cadere, minacciando
di andare in frantumi o di conficcare ancor di più il chiodo...ma il buco nero narrativo invece di
immergerci nell ' "INCUBO" tanto desiderato, ci rinfaccia un miracoloso salvataggio ellittico sul filo di lana
...non disegnato, fortunatamente, per non sprofondare nel ridicolo - maccome, tua sorella si accapiglia
con le tua migliore amica tipo all'Isola dei Bavosi, il tuo "amato virtuale" stramazza ansimando con la
peggior mano mai disegnata da Roi, e tu per prima cosa non trovi di meglio da fare che raccogliere un pezzo di cera di dubbio gusto al volo? Mah...queste artiste...
La pausa fa cmq bene, anche perchè ci prepara all'inossidabile spiegone di routine. Non dura molto ma
la patetica storia della famiglia di pseudo-streghe odiate nel villaggio e poi dimenticate nell'anonimato
grigio della metropoli puzza di ritrito lontano anni luce.
C'è di buono il tema della (non desiderata) solidarietà femminile, della devianza dell'amicizia in iper-protettività morbosa, e dell'impossibilità di accusare concretamente davanti alle autorità una potenziale portatrice di sofferenza - per quanto in formato pocket pongo.
Ma Marzano getta all'aria queste sfumature stuzzicanti, escogitando contro la povera e sola Tessa (che
in fondo non voleva uccidere nessuno) un contrappasso ignobile: la sua (sedicente) migliore amica le
stampa una risata isterica in faccia -azzerando la caratterizzazione da artista "sensibile" sinora conferitale -, la molla lì e tira dritto gelida, senza abbozzare una qualche perplessità o tentativo
di connessione...e ciò che peggio Dylan si accoda tranquillamente senza batter ciglio al codazzo - aridanghete, ancora le code, ma Marzano deve aver subito un trauma recente in proposito! - composto da 2sorelle + 1mammà, beccandosi come se non bastasse la massima riciclata "della ruota" che ti schiaccia, alla faccia dei controlli sui pneumatici o del guardrail in pista.
Controfinale gradevole, quasi chiaverottiano, per l'ultima pagina...ma io forse, più classicamente,
ci avrei preferito un armadio pieno di bamboline delle sue vicine...giusto per tenerci più in allarme in
futuro e meno sul tono da melodramma.
Tremendo il titolo del prossimo inedito in terza di copertina una pag dopo...ma questa è un'altra storia.
Ffiuuu, tiro il fiato a passo a Roi.
Per il maestro di Varese pallida ombra (non sfumata) di sè, non so che dire
: ahivoglia a parlare di evoluzione o cambiamento di stile...qui siamo davanti ad un autore ormai svogliato, sciatto e probabilmente sovraccarico di lavoro.
Se disegnasse meno ma ci regalasse qualcosa almeno alla metà del livello dei tempi di "Sette Anime Dannate" "La clessidra di pietra" o anche "Labirinti di Paura" firmerei subito con litri di sangue.
La resa dell'incidente del maggiolone è imbarazzante, roba da neofiti improvvisati. Di dettagli negli
interni o in giro per Londra neanche a parlarne: bianco assoluto.
Dylan altalenante, Bloch non riuscito...si salvano solo per qualità dei tratteggi le carampane Trelkovsky ed Illmore.
Chiudendo (davvero?) in sintesi: una storia non male per struttura, ma costellata di strafalcioni ed approssimazioni anche se perdonabili : di certo ho letto di peggio, ma questa è una magra
consolazione. Il Dylan di Marzano non ha carattere nè spessore, ma se non altro ci risparmia
tonnellate di buonismo urticante che si trovano altrove.
Come soggettista Marzano è cronicamente a corto di risorse da sempre, ma se la
cava (quasi) ogni volta di mestiere con una sceneggiatura accattivante-ma non troppo.
Siccome Di Gregorio soffre della patologia opposta gli consiglierei di scrivere meno ed in coppia,
uno al soggetto e l'altro alla sceneggiatura...chissà che non ne venga fuori qualcosa di meno peggio.
E con questo chiudo, se siete ancora vivi.
ALOHA