Non posso che quotare tutto quanto è stato scritto fin qui.
Albo mediocre.
S
P
O
I
L
E
R
La situazione di base è ripetitiva. Troppo.
Fondamentalmente per due terzi dell'albo si tira avanti con la stessa sequenza iterata ad nauseam: bambola puncicata, Dylan sente dolore, Dylan rischia qualcosa per via del dolore, Dylan si fa visitare, i dottori non capiscono un'ostia, il dolore scompare... E poi via, si ricomincia!
Nessuna storia reggerebbe tanta ripetitività. Questa, di sicuro, non ci riesce.
Così la suspense non può mai salire di tono e la vicenda, progressivamente, si appiattisce.
Alcuni personaggi sono interessanti, tipo il vecchio filosofo e le anziane ciarliere. Però si tratta di gente "di contorno", che non incide sulla trama vera e propria.
E non si capisce perchè invece personaggi narrativamente più importanti (la fidanzata, la sorella, la madre) rimangano figurine senza spessore.
Nell'ultimo terzo, quando inizia la vera indagine, l'albo potrebbe risollevarsi. Non lo fa, perchè tutto si risolve tramite "scorciatoie" molto discutibili (il pendolino, la colpevole che tiene il feticcio in bella vista).
Non metto in dubbio gli intenti ironici di Marzano. Resta però il fatto che le soluzioni sono del tutto insoddisfacenti dal punto di vista narrativo.
Il finale fa sprofondare definitivamente l'albo nelle paludi della routine. L'assassino con infanzia infelice è uno dei luoghi più comuni che si possano immaginare, e qui è usato proprio come luogo comune nudo e crudo, senza alcun guizzo di fantasia.
I disegni svogliati di Roi piantano l'ultimo chiodo nella bara.