rimatt ha scritto:
Giusto, il romanzo di Tex! Ecco la presentazione del sito Bonelli:
http://www.sergiobonellieditore.it/news/1frameset_news.htmlOra torno a casa e inizio a leggerlo.
Questo è invece il link al sito dove Burattini lo recensisce:
http://morenoburattini.blogspot.com/201 ... i-tex.htmlE questa è una lettera bellissima del grande Bilotta che io senza alcun pudore né vergogna diffondo:
Ciao Mauro. Mi sono permesso di leggere il romanzo di Tex. Ora qui lo scrivo e qui lo nego, non so se avresti preferito che mi dedicassi ad altre letture, o quanto possa interessarti la mia opinione, ma come ti accennavo a Milano, mi incuriosiva molto questo tuo lavoro. Spero non consideri queste parole influenzate dalla passione o peggio dall'ingenuità, ma è stata una lettura che è riuscita nel quasi impossibile obiettivo di coinvolgermi a fronte del fatto che fossero storie già conosciute. Qui non so se continuo a farti piacere o meno, ma lo stile è così duro e asciutto che sembra scolpito sulla figura stessa di Tex, la narrazione è all'essenziale tanto che si ha l'impressione che questo sia il romanzo all'origine di quelle storie e non viceversa. Tex alla fine della Frontiera, che ha scelto di ritirarsi insieme a Kit e Tiger Jack nella riserva Navajo, mi fa pensare che abbiamo dovuto aspettare sessantatrè anni per leggere anche solo un accenno di un "vent'anni dopo" di Tex, e qui se ne intravede tutto il fascino e il potenziale. Una carrellata di personaggi che non sono solo citazionismo, ma, se mi permetti, aggiungono sfumature, solo apparentemente impercettibili, a una storia granitica. Il corrispondente di Martin Floyd, Gunny Bill come ispiratore del desiderio di avventura a cui Tex non potrà sottrarsi, i primi incontri con Montales, Mefisto, la prima descrizione di Tiger Jack con il sottile accenno a un involontario umorismo. È un'emozione rileggere della Mano Rossa e ritrovare appieno lo spirito del primo Tex, più duro e vendicativo. Non voglio sembrare uno annebbiato dalla suggestione per certi racconti, non voglio ripetermi, ma sembra davvero che le storie che conosciamo siano tratte originariamente da questo romanzo. Sottolineo l'ovvio sostenendo che il centro di tutto è la vicenda di Lilyth, sembra anzi che il romanzo sia scritto per raccontare proprio quella storia, per riuscire a descrivere ciò che nel fumetto non era descrivibile. L'interpretazione più profonda e toccante della storia tra Tex e Lilyth, ma allo stesso tempo l'interpretazione più realistica e tridimensionale di Tex, avviene quando il nostro si sofferma ancora a chiedersi se quello che provava per Lilyth fosse solo riconoscenza, tanto breve è stato il periodo insieme per poterlo comprendere e tanto realista è l’uomo per lasciarsi andare facilmente a delle idealizzazioni. E il punto più alto è nella furiosa cavalcata di Tex verso Lilyth, quando si sforza di ricordare l'ultimo gesto che le aveva visto fare. Sottolineature, momenti, attimi che sono stati possibili solo con la pagina scritta e che mi sembrano sfruttati al massimo delle opportunità che offrono. Ecco che molte cose, come le sto trascrivendo qui, sono forse già diverse da come le hai raccontate, ma rinnovano una mitologia di personaggi e atmosfere che hanno una loro vita oltre il libro e che, potere del romanzo per come l'hai scritto, danno la sensazione che ce l'abbiano perfino oltre il fumetto. Io credo che Gianluigi se ne compiaccia, lassù insieme al Grande Spirito, credo che Tex non sia mai stato tanto Tex come quando cavalcando con Gunny Bill dice, vado a memoria: "Al diavolo la legge. Questa è la mia legge".
Ciao.
Ale