Cravenroad7

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#18/S La scelta
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MessaggioInviato: ven ott 01, 2004 10:24 am 
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e la soluzione quale sarebbe?
chiudere?

In oltre 200 numeri cosa Dylan Dog ancora deve dire?

Nelle vostre recensione manca un piccolo tassello...l'emozione.
Troppo fredde...troppo tassonomiche!

________________________
Quale realtà può figurare la combinazione magica ideale???


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MessaggioInviato: ven ott 01, 2004 11:39 am 
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e la soluzione quale sarebbe?
chiudere?

In oltre 200 numeri cosa Dylan Dog ancora deve dire?
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Dylan Dog è un contenitore di sogni, tu davvero accetti che possa aver detto tutto dopo 217 albi? :-). Davvero pensi che abbia un potenziale tanto limitato :-)

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Nelle vostre recensione manca un piccolo tassello...l'emozione.
Troppo fredde...troppo tassonomiche!
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Una recensione dovrebbe essere soprattutto un'analisi, quindi dovrebbe proprio tenere quanto più possibile a freno l'emozione (quanto più, mai zero). In realtà, ovviamente parlo per me, nell'analisi dei fatti (perchè è sui fatti che si deve comunque ragionare) difficilmente mi riesce di tenere lo sguardo emotivo separato da quello analitico. E questo è del tutto evidente leggendo quel che scrivo.

V.


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MessaggioInviato: ven ott 01, 2004 11:58 am 
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Salve,
secondo me stiamo facendo lo stesso rumore che si fece il numero 100 ovvero tutti che mandavano lettere (compreso il sottoscritto) perchè non coincidevano l'età, gli albi passati etc. etc.
Io "La scelta" l'ho preso come un bell'albo che mi ha fatto ricordare gli albi passati, infatti sono andati a risfogliarli, mi ricordo che per la lettera che feci per il numero 100 ebbi una risposta da Sergio Bonelli in persona. Se non ricordo male mi ringrazio per avergli scritto e che l'albo andava preso così com'era.
Penso però che Dylan abbia detto molto (non tutto) in 217 albi e che se ci fosse una pausa di riflessione e una ripresa o un risveglio da parte di Sclavi sarebbe magnifico.
Alla prossima
Pietro

P.S. Dylan tira davvero tanto altrimenti non ci sarebbero gli Speciali, i maxi, il gigante, il cartonato, la ristampa etc. etc.


http://www.fumettioriginali.net/

Edited by - fumettioriginali on 10/01/2004 12:01:20


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MessaggioInviato: ven ott 01, 2004 12:41 pm 
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Iscritto il: sab dic 28, 2002 8:08 pm
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e la soluzione quale sarebbe?
chiudere?

In oltre 200 numeri cosa Dylan Dog ancora deve dire?

Nelle vostre recensione manca un piccolo tassello...l'emozione.
Troppo fredde...troppo tassonomiche!

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Mi hai tolto le parole di bocca....

Libertà l'ho vista dormire nei campi coltivati, a cielo e denaro a cielo ed amore protetta da un filo spinato.Libertà l'ho vista svegliarsi ogni volta che ho suonato,per un fruscio di ragazze a un ballo per un compagno ubriaco..


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MessaggioInviato: ven ott 01, 2004 12:55 pm 
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Iscritto il: gio ago 21, 2003 11:17 am
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e la soluzione quale sarebbe?
chiudere?

In oltre 200 numeri cosa Dylan Dog ancora deve dire?

Nelle vostre recensione manca un piccolo tassello...l'emozione.
Troppo fredde...troppo tassonomiche!

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Mi hai tolto le parole di bocca....
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Per quel che mi riguarda, è sempre stato l'opposto. Ed è un problema di cui sono cosciente. Intendendo per emozione la passione in ciò e per ciò su cui sta scrivendo. Anche quando questo oggetto di passione si rivela inferiore alle aspettative, o errato.

Se poi per emozione si intendesse rimozione del ragionamento, allora avete sicuramente ragione, perchè per me l'emozione è invece il motore che innesca il ragionamento, che mi spinge a chiedermi cosa non funzioni (o funzioni) in ciò che ho letto.

V.


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MessaggioInviato: ven ott 01, 2004 7:11 pm 
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Dico in modo logorroico la mia.
Una giusta critica, che sia di un film, di una canzone o di un libro, dovrebbe essere pulita da qualsiasi elemento "umano".
Quando ho fatto all'uni l'esame di Critica Lettararia la mia prof. mi chiese in sede d'esame quale tra i vari metodi critici, fosse secondo il mio punto di vista, il più esatto. la mia risposta fu nessuno motivando la risposta che qualunque opera di ingegno doveva essere solo apprezzata, doveva suscitare emozione.
E lei mi risposte chiedendomi se una canzone cantante da uno stonato oppure un dipinto di un bambino potesse essere considerata arte.
Io risposi ovviamente di si e lei ribattè che quindi era inutile studiare tanto è il sentimento quel che conta.
La diatriba prosegui con un esempio: come mai i giornali di sinistra apprezzano i film di sinistra e quelli di destra ?
La risposta fu che l'imparzialità non sempre esiste e che forse io confodevo la soggettività dell'emozione!
Ora vorrei chiedere a Juan Galvez voi recensionisti di uBC vi limitate ad un giudizio critico superpartes oppure nelle vostre recensione ci sta sempre qualcosa di personale?
e Perchè ritieni sbagliato il voler dare immagine ai possibili futuri di dylan come ha fatto la nostra Paola?
Io riterrei offensivo se qualcuno mi desse un finale di caccia alle streghe. :>



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MessaggioInviato: ven ott 01, 2004 11:21 pm 
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Non sapevo che Galvez era un recensionista di UBC!<img src=icon_smile.gif border=0 align=middle>
Comunque, io ritengo che se prendiamo il contesto della serialità noiosa nella quale Dylan Dog era sprofondato, questo Speciale risveglia dei sentimenti di curiosità e di nuove domande, le quali non vanno più a collocarsi nel passato ma nel futuro.
Infatti, la domanda che resta è: che ci facevano Murray e Amber sul tetto? Che cosa, effettivamente, comporta la Scelta?
Secondo me, questo albo segna una scelta di fondo dell'autrice, più che del personaggio: la scelta di introdurre un registro stilistico che si separi nettamente dal passato.
Le domande adesso vertono sui personaggi di Paola.
Forse si è tentato di chiudere con il passato per aprire il futuro. E questo riguarda l'autore, che ha tradito il personaggio per reinserirlo in un contesto nuovo.
Io ritengo che l'unico modo per smuovere veramente l'emotività non poteva essere altro che questo albo.
L'errore, semmai, fu fatto allorché Sclavi scrisse il n.100.
Ma nelle intenzioni dello Stesso, quello poteva essere UN finale. Magari ce ne sarebbe stato un secondo.
A detta sua, quell'albo era improntato al fantasy proprio per lasciarsi strada aperta a rimodellarlo. Questo non è avvenuto perché lui ha lasciato.
Ora un altro Autore ( Barbato ) tenta di dare uno stile diverso perché non può farne a meno, non può essere Sclavi. E la scelta è stata proprio la scrittura di quest'albo.
Quindi, a mio avviso, va letto come intento narrativo, come scelta della Barbato, metafumettisticamente parlando.
Dylan Dog è stato sempre un fumetto di scelte metafumettistiche e autobiografiche talvolta esasperate.
Quello che "deve" essere un fumetto non coincide con quello che "potrebbe" diventare.
Inoltre, credo che le scelte possibili del personaggio Dylan non incidano minimamente sul suo percorso seriale. Anzi, potrebbero aprire un varco per una possibilità piaciuta che potrebbe diventare un ennesimo tema da trattare.
Dylan non ha spiegato con questo speciale, ma ha mosso le acque.
Altrimenti, mi chiedo, quale potrebbe essere un modo, quale tema si dovrebbe trattare per aumetare lo spazio immaginativo del lettore e nello stesso tempo rinvigorire il fumetto e suscitare la curiosità sul personaggio più che sulla serie?
Io penso che da tempo la serialità di Dylan aveva decentrato il personaggio in sé stesso. Qualcuno doveva ricentrarlo narrativamente.
Doveva ritrovare il coraggio per chiedersi ancora: chi è Dylan Dog?
E a questa domanda l'autrice poteva darsi una risposta soltanto interpretandola soggettivamente e riesaminando in qualche modo quel che è stato Dylan Dog. Questo processo rinnova la domanda invece di accantonarla.

Edited by - triss on 10/01/2004 23:36:40


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MessaggioInviato: sab ott 02, 2004 10:36 am 
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una piccola annotazione triss...
Sclavi ha confermato che il 100 è stato costretto a scriverlo...così come il 121...per lui il passato di dylan dog doveva rimanere un mistero :)

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MessaggioInviato: sab ott 02, 2004 12:54 pm 
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Ora vorrei chiedere a Juan Galvez voi recensionisti di uBC vi limitate ad un giudizio critico superpartes oppure nelle vostre recensione ci sta sempre qualcosa di personale?
e Perchè ritieni sbagliato il voler dare immagine ai possibili futuri di dylan come ha fatto la nostra Paola?
Io riterrei offensivo se qualcuno mi desse un finale di caccia alle streghe. :>
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Prima di tutto non esiste un "voi", ciascuno di coloro che scrivono su uBC scrive e parla per sè. La critica, come accennavo in un post precedente, deve essere basata sui fatti, che sono imprescindibili, e sui quali si innesta l'interpretazione. E' questa la funzione: fornire un'interpretazione dei fatti. Una critica super partes è una critica che rispetta i fatti, non una critica che non li interpreta secondo un filtro personale. E per venire alla tua seconda domanda, alla quale la mia recensione comunque già risponde, i fatti sono che questa storia chiude dei percorsi mentali che dovrebbero restare territorio privilegiato della fantasia del lettore: quando si chiude un libro o un fumetto, quando si è terminata la visione di un film, il narratore ha costruito un qualcosa la cui edificazione può e deve essere terminata nella propria mente dal lettore o dallo spettatore. "La scelta" viene a porre un sigillo "ufficiale" a questa possibilità, a questa libertà del lettore. Ed è in questo che vedo l'errore. Che l'albo possa piacere, e anche tanto, l'ho ben scritto, e del resto portare sulla scena tanti personaggi amati innesca i meccanismi dell'affetto e della memoria.

Vedo anche, in quello che sta facendo Paola Barbato, il rischio di trasformare un personaggio che è sempre stato filtro e specchio della realtà in un personaggio "reale".

Dicevi anche:
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Sclavi ha confermato che il 100 è stato costretto a scriverlo...così come il 121...per lui il passato di dylan dog doveva rimanere un mistero :) <hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>

Non a caso, direi. Proprio perchè Dylan Dog, come personaggio, è tanto astratto quanto invece sono reali le paure e le storie che narra, pur nella follia più surreale.

V.


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MessaggioInviato: sab ott 02, 2004 4:53 pm 
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Vincenzo, Dylan è diventato un personaggio reale con l'esaurirsi della vicenda morgana-xabaras
Il fatto che l'alcolismo di dylan sia stato poi ricondotto con il 121 e il 200 al suo amore per Lillie esaurisce il filone onirico-freudiano che aveva come protagonisti i suoi genitori, per riportarlo in una dimensione piu' realistica: dylan è stato alcolizzato a causa di una donna "reale" non ha causa di una amante-madre e un padre con il quale ha il tipico rapporto ambivalente derivato da un complesso edipico irrisolto.
Io metto in contrapposizione il dyd dei numeri 1-25-43-100 con la sua riscrittura in chiave realistica o meglio realistico-magica 74-121-200
Il fatto poi che cio' che ha detto paola sullo speciale sia "definitivo" è sbagliato, quello è il probabile dylan se avesse fatto quelle scelte, ma lo è secondo l'autrice, non per tutti
il 200 invece da' risposte definitive di cui i lettori non sentivano la mancanza

---
And crawling on the planet's face
Some insects called the human race
Lost in time, and lost in space
And meaning


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MessaggioInviato: sab ott 02, 2004 5:48 pm 
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Ciao a tutti!
Sono nuovo del forum, ma leggo quasi tutti i fumetti Bonelli!
Infatti qualkuno di voi gia lo conosco, cmq passando al tema in questione a me la storia di quest'albo è piaciuta molto;
da ricordare la scena in cui Dylan spara alla morte e lei gli risponde "La finisci con queste scene ridicole!"
Troppo bella!
Voto alla storia 7+


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<BLOCKQUOTE id=quote><font size=1 face="Verdana, Arial, Helvetica" id=quote>quote:<hr height=1 noshade id=quote>
il 200 invece da' risposte definitive di cui i lettori non sentivano la mancanza
<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>

Mirco, non sono d'accordo, DYD è un fumetto che varia tra il genere Horror,Splatter,Investigativo,Non Sense,Ironico, Comico e chi più ne ha più ne metta, i numeri come il 200,100 ecc. sono dei "paletti" che permettono a Dylan di spaziare su vari generi. Probabilmente molti lettori sarebbero disorientati se la storia non avesse quella spina dorsale.
Almeno così la penso io...ciao.

-----------------
"Computer inutile è, solo risposte dare sa. Importante è domande giuste trovare"


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MessaggioInviato: sab ott 02, 2004 7:52 pm 
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<b>Galvez</b>, questa è per te!<img src=icon_smile.gif border=0 align=middle>
Il problema non risiede ( come tra l?altro avviene anche nelle altre testate fumettistiche ) nella potenzialità in nuce del personaggio protagonista della serie.
Tutti i fumetti, in sostanza, hanno un potenziale che, seppur a livello teorico, possono sfruttare per migliorare il grado di letterarietà e di rapporto/complicità con il lettore. Ma, i fatti, a mio giudizio, si svolgono in modo diverso all?applicazione , interpretazione nonché incorporamento e rielaborazione di tale potenziale da parte dell?autore.
Se Dylan Dog possiede una forte componente immaginativa virtualmente presente, che potrebbe fornire una maggiore incisività nella strutturazione di storie più rispettose nei confronti dei suoi ideali elaborativi e narrativi, nella realizzazione non sempre si è riuscito a mantenere vivido questo ingranaggio e a rappresentarlo nel modo dovuto.
E questo, credo, risieda nei limiti cui ogni autore è soggetto nel momento in cui si cimenta nell?atto stesso dello scrivere.
Si parla di potenziale. Ma come sfruttare realmente questo potenziale?
Alla fin fine, un autore si trova a dover scrivere una storia e a fornire in poche pagine quegli elementi fondamentali che potrebbero esprimere una furia immaginativa nonché reale, incorporata nella virtualità ideale del personaggio.
Chi ha fatto questo lavoro egregiamente da un centinaio di numeri a questa parte? E in che modo è stato fatto?
Io da lettore dylandoghiano di vecchia data ho notato un successivo appiattimento della serie, ridotta proprio a sottacere, se non accantonare proprio quegli elementi che dovrebbero risvegliare la fantasia del lettore. Quest?ultima non deve ? e non può- esaurirsi nella lettura di un albo.
Fino al n.43, allorché Sclavi introduceva con grande maestria elementi del passato annebbiati da uno spiegazionismo insufficiente ( se non addirittura inesistente ), il lettore era spinto a curiosare nelle proprie immagini mentali, nella propria autoriflessione. ?Cosa c?entra il galeone con Xabaras e il passato di Dylan?? E Xabaras è il vero padre di Dylan Dog? Se no, chi è veramente??
Dal 43 al 100 ne è passata di acqua sotto i ponti, e io avvertivo come esigenza personale che mi si fosse spiattellato in faccia un altro numero nebbioso che in modo frammentario soddisfacesse la mia richiesta e nello stesso tempo la rinnovasse, la rinvigorisse. Nuove domande.
L?idea del passato misterioso era azzeccatissima. Ma, l?idea di un?assenza radicale di un passato, no.
Il modo in cui Dylan avrebbe dovuto gestire il suo passato era proprio l?elemento nebbioso, vago, indistinto, curioso.
Il n.100 ha spezzato questo sogno. Al contrario, lo spazio di silenzio dal n.43 al 100, incominciava a suscitare richieste per immaginare ancora , ma stava risultando ?stancante?.
Il n.100 spiegò quasi di botto un passato che ora pareva esaurire la stessa curiosità che si possa nutrire per un fumetto come Dylan Dog.
Dylan Dog non è la storia in sé stessa, ma è il personaggio. Questa è stata la mia percezione degli esordi.
Dal n.100 al 123, non è passato molto tempo. Ma quella storia ci stava bene perché proiettava Dylan in una realtà come quella affrontata nel n.74 o nel n.81.
E dopo?
Il periodo più critico della serie.
Niente più passato. Niente più spunti. Il cento sembrava aver messo un tappo alla curiosità del lettore a differenza del n.123 che aveva ridato un tocco di magia al tutto.
E poi si arriva al duecento.
Il n.200, per me, è stato una delusione perché riprendeva un tema trito e ritrito. Ed è qui che non serviva lo spiegazionismo, perché gli elementi che ne hanno composto lo sviluppo erano stati ampiamente citati e, come minimo, ci si aspettava qualcosa di nuovo: un anti-spiegazionismo misto a frammenti oscuri che rinnovassero la domanda intima del lettore verso Dylan.
Ma il n.200 non è colpa di Paola Barbato, bensì della scelta di Sclavi stesso di non rimettere in discussione quanto già detto. E tale compito sarebbe dovuto spettare a Paola, visto che lui aveva gettato la spugna.
Ora, se mi si chiede che l?analisi di un fumetto debba considerare i fatti, non posso escludere in questi la presenza dei lettori e del loro gusto.
Lo Speciale è piaciuto perché ritoccava in qualche modo quelle tematiche. Nessuno ha percepito che le chiudesse, o lo confinasse in un luogo di regresso immaginativo.
La tematica di Xabaras mi è rimasta sempre alla gola. Quel n.100 me l?ha stroncata.
Il n.200 , invece, mi ha confermato la stanchezza dei presupposti di partenza, mentre lo Speciale mi apre una porta.
Se il tuo ragionamento si proietta a lungo termine, io non posseggo una tale lungimiranza da avvertire che questo esperimento abbia, in un certo senso, inferto un duro colpo alla fantasia del lettore che ben presto verrà annoiato dalle successive storie. Io sento un?aspettativa, invece, che mi era stata negata da tempo.
Questa storia è piaciuta perché va a rimestare quel passato troppo cristallizzato, apparentemente esaurito. E credo che dopo il n.100 e il 200, la strada da percorrere poteva essere soltanto un metodo intelligente di parlare di ?cose note? per riaprire la domanda di base di cui parlo.
Io compravo Dylan Dog perché mi ponevo domande, le quali nascevano da aspettative sul personaggio. Quali migliori aspettative possono nascere da un passato nebbioso?
Per me l?aspettativa non è leggere il seguito di Notti di Caccia o di altre storie doppie, bensì il seguito di Dylan come personaggio letterario e reale allo stesso tempo. La storia di Dylan Dog è la massima aspettativa. Ma, ripeto, una storia tracciata senza definitività.
Vedersi ?La storia di Dylan Dog? concentrata in un albo di 100 pagine è stato il tradimento del percorso fatto fino allora.
Caro Galvez, come hai ben compreso, la critica che rivolgo allo spiegazionismo è differente dalla tua e tiene in considerazione quei picchetti che ormai non possono più essere oltrepassati se non utilizzando espedienti tipo questo Speciale.
La spiegazione secondo me doveva essere un percorso oscuro e simbolico che non esaurisse il personaggio e il suo passato.
Dopo il cento io non ho avvertito più alcuna domanda intima? Il n.101 mi sembrava un numero forzato. Cosa dovevo più sapere?
Forse su una tale interpretazione potremmo trovare accordo. Ma, adesso che il passo è stato fatto? Come si abbattono i picchetti per riportare Dylan al filtro della realtà e dell?umanità?
Ci sono fumetti che partono dalla spiegazione sin dal primo numero. E questi espedienti non rientrano molto nelle mie preferenze.
Dylan era partito con il piede giusto.
Adesso, le cose sono molto diverse e non si può più prescindere dalle scelte fatte in passato.

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MessaggioInviato: dom ott 03, 2004 12:09 am 
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"La scelta" è un albo immerso nel passato del personaggio, al quale viene a togliere molta, se non tutta, la residua indeterminatezza, quella indeterminatezza che è stata parte fondante della poesia di Dylan Dog. E' una storia da cui è possibile ripartire, ma il punto di ripartenza non sarebbe più Dylan Dog, così come esso è diventato un'icona del fumetto italiano. Perchè se questo albo non restasse un'eccezione da accantonare nella memoria, ne muterebbe in profondità il carattere, ne farebbe qualcosa di completamente diverso. E, credo, di molto più banale, perchè non sarebbe che un personaggio come tanti, abbastanza realistico e privo di quella follia surreale che lo ha reso particolare. Accade spesso così già da molto (che sia banale, intendo), mi direte: vero, ma ora lo sarebbe anche in linea di principio.

Che la storia sia piaciuta e possa piacere è naturale, è perfino "giusto": è fortemente emotiva, e sfrutta fino in fondo le potenzialità dell'affetto dei lettori per certi personaggi.

V.


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MessaggioInviato: dom ott 03, 2004 2:33 am 
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Iscritto il: sab lug 03, 2004 10:42 pm
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Vero! Ma quel "residuo" di cui parli io non lo avvertivo quasi più. Era come inesistente.
Il n.100 ha definito troppo nettamente un passato.
Dal 101 mi chiedevo: per quale motivo continuare a comprarlo? Cosa devo sapere più?
Ecco qual è il punto.
Se io avessi avvertito quel residuo di cui parli, probabilmente avrei visto questo speciale al tuo stesso modo e l'avrei criticato per l'"invasione di campo". Ma praticamente, senza alcun principio né in teoria, Dylan proseguiva già troppo "picchettato" e senza più il mordente.
Non è stata l'uscita dallo scenario di Sclavi a tarpare le ali al fumetto, ma proprio questa scelta di spiegarlo.
Giunti a questo punto, io trovo che l'unico modo sia aggirare questi picchetti con metodologie non proprio ortodosse. Altrimenti non c'è più via d'uscita.
Dylan era il mistero più grande nelle sue storie.
In questo senso, non avverto più lo spazio rubato: anzi, riavverto "qualcosa" dopo anni di soporifera serialità.
Tra l'altro, se la scelta della Barbato è di rendere più reale Dylan, non possiamo dirle di no. E questo perché nessuno, dico NESSUNO, dopo gli albori, era riuscito più a "solleticare" questa immaginazione. Forse perché era sprofondata già in un abisso e nessuno più si chiedeva niente e comprava Dylan anesteticamente.
Io credo che quest'albo dica al lettore: "Sveglia!"
E per farlo non poteva non invadere il suo campo di assuefazione e assottigliamento immaginativo.
Non sono un lettore esigente, ma neppure uno che ama "dormire" durante la lettura. E non sono tra quelli che comprano Dylan perché è Dylan e non sanno più neppure il motivo del loro acquisto.
Molti hanno smarrito il significato del seguire un percorso evolutivo.
"Sveglia" è una maniera piuttosto dura per ridestare l'immaginazione del lettore!



Edited by - triss on 10/03/2004 02:35:17


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