Cravenroad7

Il fatto è che per me questo albo è troppo stile "sermone"...è le frasi dell'ultima pagina ne sono testimonianza....potrebbero benissimo essere le parole con cui un prete chiude la consueta predica della santa messa...

Pesante e non coinvolgente...sono tante le storie in cui Dylan non ha una vera e propri indagine da risolvere e molte di loro cmq riescono a lasciare il segno per il messaggio che trasmettono...

Questa è una storia che ha quegli intenti...e il messaggio sul'equilibrio del mondo, sul fatto che ognuno di noi può essere visto come intruso, carnefice o vittima è chiaro e apprezzabile.....ma le 100 pagine circa....sono noiosissime...

E' come in quelle lezioni di storia dell'arte al liceo....in cui, pur parlando di argomenti interessanti, il mio professore riusciva a farmi sbadigliare dall'inizio alla fine..

Allora...seconda genesi artistica di Stano e da me poco apprezzata. Detto questo, fa parlare e riflettere anche parecchio, cosa non da poco nel panorama scadente dell'ultimo decennio dylaniato.
Forse anche troppo, nel senso che la storia è tutta lì, alla ricerca del topastro e ciò che esso significa.
Però quando ci mette la mano il maestro, e parlo di Sclavi, mi pare normale che si pensi e ci si arrovelli.
Sclavi usa la sua creatura per la sua visione del mondo. Non la condivido in toto, ma viva Iddio, almeno ci prova ! E ci prova bene !

sono evidenti: il disturbo interiore riflesso nella nube tossica, il caos che viene e va via o che forse è sempre stato e sempre sarà, Dylan caravaneggia autosuggestionato, il medda pensiero lascia la concentrazione della pioggia acida per la sublimazione, doppie antani prematurate permettendo.

ci volevo la supercazzola, maledetto!

Le mie 100 storie preferite di Dylan Dog : posizione n°19



L'ospite sgradito, mensile n°233, gennaio 2006

Testi di Michele Medda
Disegni di Angelo Stano

Samantha Morris, una cliente di Dylan Dog, convinta che la fine del mondo sia vicina, si uccide, gettandosi da una terrazza. Quale relazione c'è tra il suicidio di Samantha, un'esplosione di follia collettiva e la creatura invisibile che sembra essersi impadronita dell'abitazione dell'Indagatore dell'Incubo?

La sublimazione meddiana verso il soverchiamento della sclavisfera: il prequel di Caravan con tanto di nube e vagabondi. Se classicissima è la scansione di notti insonni, quadretti quotidiani e antologia pura -il Dottor MacNamara, il metrò e il duello- meno lo è la coesione. I monoteisti propenderanno per il carisma di uno piuttosto che dell'altro partoriente e già dalla cover Stano comprime il maniacalismo proprio ed altrui. Il collega scarta sui binari del caos pasticciando le fonti dell'ipocondria dylaniana, professionale per il fallimento con l'ultima cliente e globale per il mappamondo che caracolla appena sfiorato.

Dimmi che la fai apposta per farci sentire inferiori

I miei 100 momenti topici di Dylan Dog: posizione n°12



Finale di L'ospite sgradito n°233.

il prequel di caravan

Miglior albo da qualche anno a questa parte...

E sti...zzi ! MICa ha detto ciufoli !

"L'ospite sgradito" è per me l'ultimo immenso capolavoro, è la Sirio del post-2000 e sinceramente non capisco come, da lettori di Dylan Dog, la si possa odiare.
In un contorno apocalittico che prefigura un futuro desertico medioevo, ha luogo la lotta ancestrale dell'arcangelo Gabriele con Giacobbe, tra il bene il male, tra la materia e la forma, tra l'esistente e l'inestente.
Il tutto con la solita critica meddiana ai tempi che corrono attraverso il mostrare la follia dell' "altro" con l'episodio del telefono, gli uomini "serpenti" nel negozio e della puttana-zen con un adorabile Dylan in un coitus interruptus degno di nota.
Dialoghi brillantissimi, sceneggiatura da 10 e lode con uno Stano a livelli irrepitibili e supremi.

Concordo in buona parte con il vecchio. Personalmente non la considero un immenso capolavoro, però "L'Ospite Sgradito" è una storia eccellente, forte di una sceneggiatura notevole (onore all'ottimo Medda, autore da me molto apprezzato, che qui ci regala una delle sue prove migliori) e dei disegni al solito splendidi di Stano. Bellissima storia davvero, di gran lunga la migliore del 2006.

Bella Bella!
Adoro il modo di scrivere di Medda,mi è sembrata una storia dei bei tempi passati (Sclavi) rifatta per questi tempi.
Mi hanno colpito i due negozi di Hardware,bell'idea raffigurare i due commessi come animali.
Una storia che mi ha preso fino alla fine e anche finita ci ho ripensato su per un pò,come dovrebbe essere finito ogni albo.
Adoro Stano,lo ritengo l'asso in via Buonarotti ma alcune vignette mi è sembrato un dylan un pò affrettato,con un braccio più lungo dell'altro e con altri piccoli dettagli che in passato Angelo ce li avrebbe messi.boh,comunque questi disegni è oro colato rispetto al fantasma di scotland yard di Cossu.
Voto 8 e Top 20 sicuramente
Rivoglio Medda

Mi inchino alla maggior parte dei commenti ma a me non è piaciuta affatto.
In genere mi trovo daccordo con la maggioranza ma a me questo albo non ha fatto nè caldo nè freddo,lasciandomi tanto amaro in bocca.
Disegni buoni ma Stano purtroppo non mi garba moltissimo.

Voto complessivo:mediocre.

Questa è la storia della mia vita. Combattuta tra la vita contemplativa e l'impegno. E' la storia del "there's someone in my head but it's not me". Ambientazione apocalittica stupenda. Solitudine. Dylan Dog e la sua coscienza (topo) alla fine del mondo. Mondo in cui non ci si può riconoscere.
Qual è il mistero del topo? Forse nessuno lo conosce perchè mistero non ce n'è.
Per ognuno l'ospite sgradito simboleggia qualcosa di diverso.
A me ricorda i lunghi pomeriggi invernali passati da solo con me stesso, quando ero adolescente, ma anche le lunghe estati nella casa di campagna passate a pensare. Che bei ricordi ... mio padre che mi dice " va' un po' a divertirti con i tuoi amici in piscina!" e io "l'unica mia amica è la solitudine". D'altronde come diceva Schopenhauer "chi non ama la solitudine non ama la libertà, perché non si è liberi che essendo soli." .
Stupendo.
Voto: 9

bel commento, philip
però non sono tanto sicuro se condividere o meno quella frase di schopenhauer, cioè pure io ho avuto i miei momenti di solitudine, ma arrivare ad associare la solitudine alla libertà mi pare eccessivo, e pure un tantinello egoista, come dire che tanto basto io da solo nella vita, chissenefrega degli altri?
secondo me non c'è niente di piacevole nella solitudine, infatti non la auguro a nessuno, ma può darsi che interpreto male il senso della frase
nota la mia disponibilità al dialogo: un altro l'avrebbe rifiutata del tutto, io invece sono disposto a cambiare idea