Cita:
Dario84
Con questa storia della continuity (vera o presunta) Dylan somiglia sempre più a un serial americano (impostazione verso la quale proprio Barbato sembra protendere).
Sì, con le dovute cautele: sarebbe bello e utile se però ci fosse una costanza maggiore inerente la sottotrama che si vuole utilizzare, con dei ritorni o dei rimandi molto più frequenti rispetto a ora perché, così com'è posta attualmente, la cosa fa un pò ridere i polli (alla fine, non si capisce nemmeno bene se c'è o non c'è). Perché alla fine della fiera se 'sta benedetta continuity la utilizza solo la Barbato allora forse l'idea è meglio accantonarla definitivamente o i tempi di recupero tra un utilizzo e l'altro si diraderebbero troppo e per forza di cose andrebbero a creare inevitabilmente situazioni al limite del grottesco.
Questo mese abbiamo una storia della Barbato, il mese prossimo abbiamo Di Gregorio, poi avremo un esordiente, poi (adesso vado a caso) ci sarà De Nardo, poi Medda, poi di nuovo Di Gregorio, poi Marzano, a seguire Recchioni, ancora Di Gregorio (e fin qui ovviamente non se n'è vista traccia della sottottrama), dopo di che ecco di nuovo la Barbato ai testi che la riutilizza. Forse. Però sono passati 8 mesi. Un serial americano è tutta un'altra cosa: il rimando è assiduo e inevitabile.
Tutto questo solo al fine di evitare situazione assurde e grottesche, come scrivevo prima: con questo numero io scopro che Groucho e Dylan hanno un gatto in casa che dorme sulla pancia di quest'ultimo....(?!). E' un problema squisitamente gestionale e non della Barbato (che alla fine rimane ancora coerente con la strada intrapresa, per carità ); penso che se si voglia affrontare la questione della continuity lo si debba fare in modo serio e non così "alla carlona" (c'è quando c'è e solo nelle storie della Barbato, sempre che si riesca a trovare il modo di inserirla). La domanda, quindi, è una sola: lo si vuole affrontare questo problema?
Due parole veloci sull'albo: non è piaciuta particolarmente nemmeno a me e concordo con Dario e Hi mate, specialmente per quanto riguarda le tristi per quanto banali caratterizzazioni dei giovani e la sceneggiatura, più confusa che convincente. Autrice enormemente sottotono rispetto ai suoi standard (inutili, a parer mio, i confronti con "Il santuario"..prendo ben altri esempi come metri di paragone per accontentarmi). Non mi piaceva già di partenza il soggetto e lo sviluppo non mi ha convinto ugualmente.
Stano strepitoso come al solito.