No, alla Porta a porta no:D
Guardi, Vespa, è mia abitudine andare dritto al sodo quindi non starò a gingillarmi con le parole più del dovuto: per quanto mi riguarda, solo un miracolo riuscirebbe a far parlare ancora di Palahniuk come di uno scrittore geniale e irriverente perché quando uno scrittore come questo diventa, di norma, prevedibile, fiacco e ripetitivo come accaduto nelle ultime opere (devo ancora leggere "Senza veli") vuol dire che è alla frutta. In parole povere stiamo parlando di un artista finito che vive di rendita, della rendita dei suoi precedenti (capo)lavori. "Può permetterselo?" ma non me ne frega nulla, Vespa, sapere se può permetterselo o meno, il lettore vuole l'opera destabilizzante e reazionaria, se non altro - perlomeno - dal punto di vista linguistico, lessicale; non ci interessa aprire una discussione moralizzatrice sull'uomo che compie il passo giusto e sbagliato, se vuole la prossima volta invita in studio Buttiglione e Cesa e apre una bella discussione con loro sul potere legislativo della santa inquisizione. Palahniuk ha dato il meglio di sè agli inizi della sua carriera (ma attezione: stiamo parlando di esordi sfolgoranti, parliamo di un autore che con due romanzi NON COMMERCIALI, ha richiamato su di sè l'attenzione dei lettori di mezzo mondo scandalizzando benpensanti e scioccando la maggior parte dei lettori) e il restare in linea con la qualità prodotta allora, oggi avremmo potuto definirlo un ulteriore miracolo. Ma oggi, aldilà della crisi di idee e di messa in opera, i suoi famigerati attacchi alla società , feroci e violenti, sono diventati bon bon, zuccherini da dare al lettore bambino affamato che vuole il dolcino per stare tranquillo e contento, perché negli ultimi romanzi non latitano solo le idee ma proprio una messa in opera degna del nome di questo scrittore: non c'è proprio più il talento narrativo che lo contraddistingueva e quando uno scrittore come P. diventa prevedibile e fiacco ("Gang bang" , "Pigmeo") significa, appunto, che è finito. In linea con i tempi, per quanto mi riguarda: sempre più soft, cervelli dei lettori che sonnecchiano e moraline con tiratine d'orecchi invece che sonori calci in culo. ZZZZZZZZZZzz....svegliatemi.
Il futuro? Il futuro lo vedo sempre più nero e cupo, anche perché se il sistema lavorativo in questo settore ruota attorno alla forma contrattuale come posso, io lettore, sperare che Palahniuk possa risollevarsi in breve tempo? "Entro l'anno mi devi scrivere il prossimo romanzo, entro tre anni me ne devi scrivere quattro, hai un contratto da rispettare, sei già stato pagato". Non può funzionare così con tutti, può andare bene per quel leccacioccolatiniperugina di Fabio Volo (riempire un libro di frasi dei baciperugina miste a citazioni di Oscar Wilde richiede solo tempo, non talento) ma non per Palahniuk. Questo modulo è la condanna a morte del genio. Imborghesire il cervello brillante con i soldi e i tempi da rispettare significa mettegli una catena al collo e tirargiela ogni volta che si distrae. Provi lei, Vespa, a lavorare così...ah no, scusi ho preso l'esempio sbagliato.
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Umpf! Qualcuno mi ha trovato, finalmente... devono aver sentito la puzza... però, bei tempi quando puzzavo solo di whisky...
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