L'albo del mese fila liscio per tre quarti, per quanto innocuo: scritto passabilmente (nonostante la sintassi pesante e involuta di alcuni
balloons) e discretamente ritmato, fino a un certo punto si lascia leggere con indifferenza ma non spiacevolmente. Nell'ultima parte, per controbilanciare, la sceneggiatura inanella una sfilza di boiate da fare impressione. Roba che non ci credevo, mentre sfogliavo l'albo. Ma andiamo con ordine...
S
P
O
I
L
E
RLa rassegna inizia a p. 80, con Dylan che grida: "Ellis?!". Ellis chi? Vi conoscete? Se i due si erano già incontrati precedentemente, sarebbe stato carino da parte di Di Gregorio mostrarcelo. Ma tutta la scena con Ellis è... sgradevole, diciamo. Perché Dylan chiama la polizia? Perché non va all'appuntamento da solo? E' convinto dell'innocenza di Norwood (lo dice lui stesso)... Eppure avvisa lo stesso gli agenti!? Certo, Dylan si comporta in modo coscienzioso e prudente, da bravo cittadino: va all'appuntamento ma prima allerta le forse dell'ordine, che riescono nella gloriosa impresa di spingere Ellis a suicidarsi*. La sequenza mi ha irritato: ok, Dylan non fa niente di terribile, ma il suo comportamento mi sembra comunque sbagliato, incoerente, poco "da Dylan" (uno che coscienzioso e prudente non lo è spesso). Perfino vigliacchetto, a dirla tutta. Ma tutta la scena, comunque, è sballata: la polizia, che pure c'è, non interviene quando Ellis sta per accoltellare Dylan, ma entra in azione mentre l'uomo è del tutto innocuo e sta confessando! Vedere Dylan che poi, dall'alto del piedistallo su cui Di Gregorio lo colloca spesso e volentieri, punta indignato l'indice verso Rush, accusandolo di essere il vero respondabile della morte di Ellis (solo perché l'aveva mandato all'appuntamento al posto suo), è stata la ciliegina sulla torta. Anzi, il danno oltre la beffa. Uno sberleffo al personaggio, per come la vedo.
Passando oltre (e non è facile), si arriva allo spiegone finale. Qui le boiate sono almeno due: prima c'è Silvina che muore arsa viva durante le prove dello spettacolo: il numero era "assolutamente privo di rischio", tutto era stato calcolato alla perfezione... Eppure lei ci rimane! Come? Boh! Non manca qualche passaggio che spieghi - almeno per sommi capi - come mai un esperimento sicurissimo sia sia trasformato in una trappola mortale? Va bene la sospensione dell'incredulità , ma qui si esagera! E che dire di Rush, che - vien fuori - è davvero un mago, e ha il potere di richiamare in vita i morti o gi๠di là¬? La cosa ci viene spiattellata così, senza il minimo di pathos (e di vergogna), come si stesse ripassando la lista della spesa: "Ah sì, dimenticavo di dirvelo: sono davvero un mago, ho incidentalmente richiamato in vita il fantasma di Silvina. Poi però l'ho fatta tornare nell'aldilà , non preoccupatevi". Siamo all'assurdo: uno spiegone che non spiega, che non si sforza minimamente di giustificare le assurde scelte narrative dell'autore ma che si rivela di una piattezza e di una sciatteria disarmante. Come sia possibile mandare nelle edicole una sequenza come quella delle pagine 80/98 di
Senza trucco né inganno va oltre le mie capacità di comprensione: siamo oltre la decenza, oltre la vergogna, oltre tutto. Una sciatteria che neanche in Nizzi.
Ci sarebbe ancora da segnalare la grande prova di Celoni, che sceglie un tratto meno barocco e appena meno dettagliato del solito e disegna un Dylan superlativo, ma il suo lavoro si perde "come lacrime nella pioggia": è del tutto sprecato, in un simile contesto. Peccato.
Ma ho scritto troppo. Una parola sarebbe stata sufficiente: vergogna.
*A scrivere così mi vengono i brividi, perché per uno strano cortocircuito tra finzione e realtà ieri sera leggevo l'albo quando il grande, grandissimo, immenso Mario Monicelli si era appena suicidato nello stesso modo.