Le mie cinque preferite di Giuseppe De Nardo.
Le mie cinque detestate di Giuseppe De Nardo.
1
Abissi di follia disegni di Montanari & Grassani, n°148: sottovalutatissima per non dire peggio; non è certo ottima nè originale nè chissà cos'altro ma è divertente e in tal modo gratifica la propria ragion d'esistere. Dylan si inflitra in un manicomio tra pazienti paranoici, atmosfere tenebrose e schizofrenie varie; l'apice nel finale che io trovo esilarante e triste allo stesso tempo; il noir made in De Nardo con tutte le didascalie del caso e ironia riconoscibile.
2
Il gran bastardo disegni di Bigliardo, n°239: la classica sfida dello "stalker"? Sì, ma un conto è pensarla e un altro è renderla stuzzicante nella drammaticità (Dylan sballottolato), coerente nella sua ambigua acidità e covante spietatezza (vedi personaggio sopra le righe della girl, amputamento del chirurgo, il finale), acuta nelle soluzioni (una sorta di flashback psicanalitico); insomma bisogna saperli sfruttare gli elementi thriller come quello anticipatio dal brillante titolo.
3
Amori perduti disegni di Brindisi, speciale n°187: a detta di molti lettori sconterebbe l'escamotage pubblicitario (vedi cover, non è mica reato abbindolare il gonzo lettore!) del "ritorno" di Lillie ma a ben leggere l'intreccio è sì condizionato ma non schiacciato; il protagonista è centratamente malinconico e allo stesso tempo dinamico di fronte ad una discreta matassa forse pedante in alcuni momenti ma gradevole nell'aggrovigliarsi riuscito di flashback. Pongo-noir, poche ciance.
4
I quattro elementi disegni di Celoni, n°197: i canoni sono quelli dello Sclavi safariano, che importa se ricorda Jumanji, se troppi sono gli enigmi, se i livelli si accavallano xbox-style; l'avventura è di una vividezza coinvolgente ed è dylaniana con quei riflessi londinesi apocalittici e celebrativi. Dylan si fa prendere dal gioco e il diavolone finale espone a sgradevoli paralleli con Faraci ma che diamine! Ognuno ha le sue storie incomprese da rivalutare e io tengo "I quattro elementi".
5
L'incendiario disegni di Brindisi, n°262: una toccante gita in quello che non è soltanto il solito villaggio (per l'occasione "universitario") ma anche un meandro contorto di rimorsi infuocati; le idee notevoli sono due, il villaggio per l'appunto e la figura esemplare che campeggia in copertina e nel titolone, omaggio ai tradizionali serial killer esibizionisti; la narrazione è intensa con tutti gli strascichi adolescenziali purtroppo inevitabili, persino virtuosa.
citazione per "La città perduta" n°137 (disegni del fido Bigliardo) esordio rappresentativo (bene o male) per cui credo però che sia stato lapidato per plagio
5.
La via degli enigmi/L'erede oscuro disegni di Bigliardo, nn 289/290: di recentissima uscita, dunque l'ultima e disgraziatamente sgraziata opera di De Nardo in cui confluiscono l'autoreferenzialità di taluni enigmi e la pochezza del tessuto psicologico nonostante un filo di inquietante atmosfera (in fondo parliamo di un varco uterino per l'AntiCristo); di per sè non vado pazzo per lo stiracchiamento della doppia, qui si tocca il fondo per la monotonia.
4.
Cavie umane disegni di Montanari & Grassani, maxi 2000: prima o poi doveva capitare anche a De Nardo che col suo noir ci ha abituato a ben altro spessore psicologico dei suoi interpreti; ecco la mazzata retorica stavolta centrata sul trito tema dei bassifondi, delle ragazze-madre, delle ragazze drogate, delle ragazze ladre, delle ragazze per giunta con la luccicanza, povere disgraziate. Senza capo nè coda.
3.
Daisy & Queen disegni di Mari, n°201: De Nardo afferma in un intervista di aver saputo di "Misery" solo tempo dopo il concepimento di "Daisy & Queen" che di Misery sono le sguaiate cugine gemelle (o era una sola sclerata?); e vabbè, concediamoglielo. Personalmente la citazione-omaggio non la giudico mai male se non nella circostanza; qui il problema è che la trama è risibile, i personaggi sono irritanti (il giornalista "tetesco" deus-ex-machina), Dylan fracassato e degente.
2.
Poltergeist! disegni di Bigliardo, n°252: una traccia giggionesca di horror (la possessione, lo spirito del padre, lo scontro generazionale e tra genitori) inserita in un contesto rujano; il finale rivelerà la grettezza residenziale dei comprimari financo quella dell'episodio non valorizzando il bel personaggio della medium sbarazzina e la possente prova di Bigliardo. Il Dylan presente è un ibrido dei peggiori Dylan visti in 25 anni: Ruju, Masiero, Di Gregorio, Marzano, De Nardo occasionalmente.
1.
Sperduti nel nulla disegni di Piccatto, almanacco 1999: Dylan è costretto dalla nuova girl a sperimentare una navicella inter-onirica-dimensionale prossima attrazione del padre proprietario dell'acqua-park o chissà cos'era; il bello è che un corto circuito permette al collaudatore finanziario xenofobo reazionario di catapultare capra e cavoli in una Londra2 o Londra3 ovviamente ispirata a "V per vendetta" non prima dell'arrivo dell'ingegnere (negro) con la formula "è tutto un sogno, quindi ti fottiamo"; in uno tsunami inverecondo di didascalie sui meccanismi tecnici o di spiegazionismi che ci piacciono tanto si salva solo un labile sussulto di pathos, il Bloch patriottico di fronte a un Dylan pesto (vedi cover).