Finito. E' stato definito il libro dell'anno, quello che alla fiera di Francoforte gli editori facevano a gara per accaparrarsi.
Considerato da molti critici come un libro di potenziale interesse internazionale, originale, sorprendente, in realtà è una storia (per me) soddisfacente, non nuova, basata su un'unica idea che attraversa il libro dalla prima all'ultima pagina. Lo stile è molto semplice, scorrevole, ma non è una scrittura che ammalia.
Quanto alla trama, il tema dell'amicizia o dell'amore dove una delle due parti mostra segni di squilibrio o gelosia incontrollata è, come dicevo, non nuovo; a tal proposito mi vengono in mente
Attrazione Fatale,
Schegge di Follia e vari altri...diciamo un genere di punta negli anni 80. L'idea centrale che attraversa il romanzo (il senso di colpa), l'autocritica feroce è tavolta davvero petulante ed a questa deve aggiungersi anche l'eccessiva staticità di alcuni personaggi di contorno, davvero poco "vivi", delle lastre immobili senza speranza di evoluzione o cambiamento.
Tuttavia, nel suo incedere, la trama è godibile, non concede troppo ad effettacci o portando all'estremo la morbosità di alcuni punti ai quali sarebbe stato semplice attaccarsi...ed in definitiva coinvolge il lettore fino all'ultimo senza subire cali eccessivi di tensione, senza punti morti e mantenendosi dignitosamente lontano da inutili pruriginosità . Ovvero, il romanzo non raggiunge mai picchi, ma ha il pregio di mantenersi costantemente su un discreto livello, senza stancare mai.
Quanto al caso, al fenomeno creato, c'è da dire che in effetti l'inizio -e parlo delle prime 20 pagine e dell'incipit- è molto buono. Crea immediatamente un certo tipo di aspettativa, il desiderio di capire perché tutto è andato a puttane...
Non un romanzo che rimarrà nella storia in quanto a stile od originalità , ma buon prodotto di intrattenimento per young adults -un genere in crescendo- apprezzabile per conduzione globale, meno per delineazione dei caratteri e stile di scrittura, spesso proprio poverello.