topten e downfive
1 Il Senza Nome disegni di Alessandrini, gigante n°13: una scorciatoia per l'Olimpo, la rivalutazione del Mito, la rielaborazione dell'Iconografia, la celebrazione (lo studio svuotato), la sdoganizzazione (Xabaras?), un malloppone di 240 pagine ovvero la via crucis (lavanderia-teatro-giardinetto-sartoria-cinema-biblioteca-taxi-lavanderia), l'eredità sclaviana sia nei contenuti che nella forma "episodica" dei primi speciali. La corsa finale e liberatoria è da standing ovation. 2 Il prezzo della morte disegni di Freghieri, n°189: il complotto? Sclavi ci aveva avvertito: l'Orrore è talvolta una patina che confonde logica e passionalità . Ma come non cascare ebeticamente nel calderone di acida malinconia? Come non ammettere di non aver mai pensato che la vittima morale potesse essere un aspirante serial killer? Della serie ne abbiamo viste tante, di cotte e di crude, e le prime ti fregano sempre. Donne in fuga, capitolo 1. Fuoco lento che sembra morto eppure vive nel ghiaccio groenlandese come in quello dei nostri marciapiedi. Una nuova vita dalla cenere, un regno personale. 3 Nebbia disegni di Brindisi, n°206: un cancello, un parco, una catartica nebbia, un angolo di natura giudicante (o immanenza divina?) rubato alla metropoli e raggi accecanti di paura, la paura è "vita" e perciò ci culliamo nell'impossibilità di discernere la lacrima dal dolore, il dolo dalla colpa, il delitto dal castigo, il diavolo dal male, il dio dalla pietà , l'evento dal riflesso. Donne in fuga, capitolo 2. La sofferenza strozzata in gola, la commiserazione "perché proprio a me?". 4 Memorie dal sottosuolo disegni di Casertano, n°172: il sottosuolo è "sfogo" dei sentimenti e dello spirito di sopravvivenza serpeggianti fluidi-carnali (vedi favoloso personaggio della necrofila Henna e memorabile dialogo finale) e persino "comprimario", "fonte" e rifugio contrapposto al deformatissimo Orrore di superficie, di famiglie, di maniaci, di riti, di rimorsi, di memoria e di amnesia. Donne in fuga, capitolo 3. Henna, l'affrancamento e il suo regno, il sottosuolo. 5 L'ultimo arcano disegni di Mari, n°234: spettacolare, definizione cinica ma calzante alle palate di pathos non autoreferenziale; la catena shock di vite stroncate ripercorre la lezione sclaviana dell'"universo vivo quindi moribondo" ma la matrice è barbatiana: l'immedesimazione. Mavì la cartomante è uno strumento di Orrore, Ironia, Desiderio e l'ultima tavola ci consegna un "what if" epocale. Donne in fuga, capitolo 4. Mavì, l'affrancamento e il suo regno, i tarocchi. 6 Sciarada disegni di Piccatto, n°191: Angelique un ibrido tra Sinead O'Connor e Hannibal Lecter, Rascal il poliziotto che cova morbosità , Giltslak il brillantissimo primario che cova sentimento, gli enigmi da sciorinare, un giallo dalla soluzione facilona; sì, a parole. Ma coi fatti? Quella della Barbato è una versione perfetta, cupa ed emozionale. Donne in fuga, capitolo 5. Angelique, l'affrancamento attraverso la mostruosità (indotta) e il suo regno, la sciarada. 7 Lo specchio dell'anima disegni di Mari, n°169: il difetto? La verbosità che caratterizza i primi lavori nonchè nudi meccanismi giallistici; il che non intacca lo spessore narrativo di chicche (non necessariamente originalissime) quali il machiavellico Joe Montero, il soggiorno forzato, la visionarietà , il finale degli specchi, un'atmosfera strabordante dai confini tra il bianco e il nero. Forse tendente più al nero. Un programmatico esistenzialismo e l'eccezionalità dell'assenza femminile (Dylan=donna?). 8 Tueentoun disegni di Brindisi, gigante n°18: pubblicata dopo vana incubazione chissà forse per la manifesta superiorità su un moralismo ugualitario imperante; persino scontata la metafora del microcosmo (il classico "villaggio" di degenerati riflesso del globale e immedesimazione prospettiva) ma un "progetto" che è ossigeno per ogni dylaniano che si ritenga tale. Donne in fuga, capitolo 7. Vedi "Memorie dal sottosuolo", l'affrancamento dal "consiglio degli uomini". 9 Qualcuno nell'ombra disegni di Freghieri, almanacco n°11: ... 10 Il sonno della ragione disegni di Brindisi, n°157: vedi "Lo specchio dell'anima" per la verbosità , ma l'esordio zampilla già di coinvolgente padronanza nello stile e negli argomenti; la tragedia di Daisy si fa valere nel connubio di horror (le corsie, la malattia, la telepatia, gli esperimenti in Africa) e fantascienza (le dimensioni). Donne in fuga, capitolo 8. Daisy, l'affrancamento attraverso il ritorno dal futuro e il suo regno, la conoscenza.
5. Il giardino delle illusioni disegni di Soldi, n°279: claustrofobia, pipistrelli, vertigini, sociofobia, un-due-tre-stella. Presuntuoso esercizio di stile; ma ad avercene. Il Di Gregorio-style rende qualunque scarto senza smalto dell'ultima calante Barbato una sorta di salvifica flebo. 4. L'esodo disegni di Montanari & Grassani, maxi 2001: un freak elettromagnetico si rifugia a Craven Road; niente più di una sempliciotta caccia all'uomo; il mosaico raggio ascensionale più che un'icona è il sintomo dello spompato filone degli alieni. Dylan è ininfluente come una pezza da piedi. 3. Il santuario disegni di Freghieri, speciale n°24: una storia romantica e ironica dove sogno e realtà si confondono nonchè una strumentalizzazione del capolavoro "Il volo dello struzzo" n°109. A disturbare non è tanto la simpatica odissea quanto l'assenza di gusto in certi dialoghi e caratterizzazioni; piattume malcelato dalla carta stagnola freghieriana e sintomo di un calo qualitativo evidente. Speriamo nella pausa di riflessione 2. Il numero duecento disegni di Brindisi, n°200 (a colori): inutile e dannoso come 100 e 121, ma a differenza di questi anche scarso. I dialoghi introduttivi al flashback sono scialbi. Banalità e manipolazioni a gogò, talune simpatiche (vedi Groucho e Safarà ) altre irritanti (vedi Bloch o pseudo-Zanardi con tanta voglia di coccole). L'albo celebrativo in sè si salva per l'affettuoso gioco delle figurine (celò mi manca celò mi manca). 1. Il settimo girone disegni di Roi, n°202: per quanto sia apprezzabile la metafora biblica la trama rimane ingenua, sfacciata, macchiettistica (vedi le tre parche). Dunque teoricamente un divertssiment però con pecche inedite per una firma coma Barbato. Mamma mia che insopportabili l'infermiera killer, il liceale neonazista, l'ex-galeotto disoccupato nonchè la barbona del vicolo malata di tifo.
Ultima modifica di Kramer76 il ven mag 13, 2011 3:39 pm, modificato 1 volta in totale.
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