Cita:
rimatt
Vace propone nella sua rece il paragone con La lunga notte, altra storia clamorosamente sballata: paragone che si può fare ma che personalmente non mi convince. Quella storia, pur essendo straordinariamente poco dylaniana per ambientazione e personaggi, è pur sempre scritta bene e divertente nella sua eccezionalità (per me lo è stata, perlomeno); lo Speciale, ahimé, non può nemmeno contare sulla solidità strutturale e sulla valida sceneggiatura di quel Gigante.
sempre spoiler
Sì, hai ragione effettivamente erano riferimenti a due diversi tipi di delusione "barbatiana" (rara, comunque, continuo a sottolinearlo) ma comunque sempre a titolo personale e ora non sto qui a dissertare sulle varie differenze soggettive tra le due opere.
Il santuario ha però già inizialmente un difetto, anzi meglio chiamarlo handicap, ben maggiore e cioè quello di arrogarsi la presunzione di riprendere anche solo minimamente quella poetica e quell'intimismo presenti ne Il volo dello struzzo (ma per me lo è anche anche solo l'aspirare a voler dichiararsi una qualsiasi tipo di continuity a quell'abo). Signore, liberaci dal male! Non voglio passare per il fanatico di turno che esige e lotta per la tutela dei classici dylaniati ma qui la pretesa di riesumare situazioni di quell'albo - uno degli ultimi capolavori dello Sclavi al tramonto - anche solo richiamandone un personaggio è un suicidio dichiarato. Lo era nelle intenzioni, lo è stato nelle conclusioni. Anzi, per me è stato fatto tutto il peggio possibile per giungere a una morte atroce.
Questo perché? Perché questo è un albo lontano anni luce dallo stile di Paola che si è trovata così a sceneggiare su un'idea iniziale non sua (come scriveva qualcuno prima, scusatemi non ricordo chi), quindi "spinta" dalla redazione così come avvenuto con Il numero 200 e il Ventennale: opere migliori di questa ma sempre sotto tono rispetto al suo standard abituale. E ripeto: per me un'idea folle.
Ma Diosanto, ma sfugge a tutti il perché è un nodo che si strozza il collo da solo, questo?: ma perché, se nell'ultima pagina del n.109 si chiude con un Birdy che spicca il volo verso l'isola (che alla fine dei conti rappresentava la classica chimera, un sogno, un'utopia, un ideale, un luogo irraggiungibile, un castello in aria, una specie di Isolachenonc'è ma che poi - FORSE - c'è), qui c'è Birdy che vola DAVVERO con le ali finte qui e là per l'isola? Mi basta già questa idea autodistruttiva per struggermi e distruggermi a mia volta, ovviamente aldilà di tutti i punti - come se non bastasse - elencati da Jones (a proposito, complimenti per il certosino lavoro di ricerca delle incoerenze).
Come se domani a uno venisse in mente di spiegare perché Mastroianni in 8 1/2 volava veramente sopra le altre macchine e ci facesse un film sopra. Cioè scusatemi ma siamo ben OLTRE l'assurdo. E' il tentativo dichiarato di disfacimento e dissoluzione di ciò che è arte e poesia.
E per questo sono amareggiato; per questo leggere un albo - chessò - come la rozza celebrazione rujana "Nightmare tour" mi "ferì" di meno: proprio perché fu affrontata con altro spirito, sia dall'autore che dal lettore.
Chiedo scusa, alla fine mi sono espresso come il fanatico di turno con termini come "ferire" e via dicendo. Non ho resistito
....ma è solo accesa passione.