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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 10, 2010 9:19 pm 
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Iscritto il: dom ago 01, 2010 10:36 am
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Cristiano grazie per aver ripubblicato quel post vecchio,veramente molto interessante

Dylan Dog è morto nel momento in cui hanno cominciato a fargli fare da testimonial per le campagne (cosa umanamente giusta per quanto riguarda la tutela dei giovani e degli animali ma devastante per quello che era il personaggio,a immergerlo in un buonismo zuccheroso che ti fa venire il diabete (il dylan del finale degli uccisori è splendido e anche "realistico" nel prendere quella decisione),nell'essere ormai un personaggio di massa che non può permettersi "scorrettezze" che sarebbero invece molto più umane,quando hanno eliminato la violenza tipica del fumetto horror (con storie thriller,fantascienza e poliziesche violente)


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 10, 2010 9:40 pm 
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Iscritto il: gio mag 06, 2010 7:48 pm
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Si infatti!I post che hai quotato dicono più o meno quello che pensiamo tutti.Pur riconoscendo la bravura di chi lavora al fumetto,per quanto riguarda i disegnatori e alcuni sceneggiatori (tra cui spicca la Barbato per l'originalità ) il personaggio è stato ormai totalmente snaturato.Non ne posso più di questo Dylan!Straeducato,noioso,scontato,banale....Ma non era l'ironia una delle costanti delle storie di DYd?Quando leggi un articolo sulla serie non si manca mai di dire che Dylan combatte gli incubi con l'ironia e il sesto senso.
Il DYlan dei primi numeri era maledettamente affascinante!Avvolto nel mistero,Sfacciato,ironico,sfrontato con le donne,non disdegnante del denaro eppure restava un personaggio dalla moralità forte ed ammirevole.Non capisco perché si sono volute togliere tutte le qualità "sfiziose" al personaggio rendendola una sterile copia di 1000 altri eroi perfetti.Ma chi è che ama gli eroi perfetti?La perfezione stanca,annoia e fa anche un pò incazzare perché sa di troppo finto.Il crollo del personaggio sta facendo crollare tutti gli altri elementi della serie.Ormai sta diventando,DYlan Dog l'investigatore.L'elemento paranormale,l'incubo è sempre meno ricorrente e quando c'è viene spesso banalizzato.Mi duole da morire ammetterlo ma se continua così anche io abbandonerò presto la serie.Io sono una fan di DYlan Dog non di una sua versione riveduta e corretta :( voglio l'incubo,l'occulto,là¬impossibile e voglio il vecchio Dylan,con i suoi difettucci e con il suo fascino e (scusate se ricalco tanto su questa parola) la sua ironia,che gli ho sempre invidiato e che talvolta ho cercato di prendere da esempio


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 10, 2010 9:41 pm 
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volevo mettere anche io il riferimento agli Uccisori.Il Dylan di adesso non ce lo vedo a fare una strage con tanto di "lettera ad effetto"


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio ago 12, 2010 1:55 am 
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Iscritto il: lun gen 18, 2010 10:49 pm
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Altre considerazioni dell'utente Juan Galvez (circa il ventennale e le ultime storie di Sclavi) attinenti con la discussione:

Cita:
Vorrei precisare e, se ci riesco, approfondire il discorso di Ozy.

Quando parla di "coglioneria" ha ragione.

Ha ragione in pieno quando parla di diffusa coglioneria dei comprimari: non interessano, quindi vengono tolti di mezzo narrativamente privandoli della loro individualità.

Il discorso si fa molto più complesso con Dylan Dog. La scena con la dottoressa dipinge, effettivamente, quello che oggi è il rapporto di Dylan con le donne secondo Paola Barbato. Un rapporto improntato a coglionaggine. Questo Dylan Dog infatti non è più la macchietta rujesca o chiaverottiana che timbrava il cartellino ogni mese ma, seppure in modo opposto, è altrettanto lontano dall'uomo innamorato dell'amore e dell'idea della donna che Sclavi aveva modellato. Perché anche la Barbato, lungi dall'umanizzarne la sfera amorosa, la riduce per contrappasso al contrario della macchietta che era diventata, facendone semplicemente una macchietta di segno contrario. L'errore sta nella pretesa umanizzazione, che non poteva che fallire: il rapporto sclaviano di Dylan Dog con le donne ha sapore irrealistico, fantastico, ma è umanissimo: un umanissimo sognare. Per tentare non di umanizzare, ma di rendere reale, non si poteva che svuotare il fenomeno amoroso di DD della sua particolare ma pienissima umanità.

Tuttavia.

Tuttavia Paola Barbato ha una sua (o del nuovo Sclavi?) precisa idea di Dylan Dog, e con il ventennale l'ha condotta a maturazione. Quel rapporto Dylan/Xabaras che Ozy stigmatizza è in realtà il colpo d'ala, il capolavoro della Barbato. E, attenzione, Ozy ha perfettamente ragione a stigmatizzarlo, perché è proprio in quel rapporto che si è infine risolto, scomparendo, il vero Dylan Dog di Sclavi. Dove Ozy sbaglia, è nel ritenere che fosse una soluzione semplicistica; dove sbaglia la Barbato è nel ritenere che Dylan Dog dovesse essere umanizzato. Ma umanizzare un personaggio che nella sua iconicità è tuttavia umanissimo, perché specchio e filtro della sensibilità  eccessiva del suo autore - e nella sua serialità aggiornabile da quella di chi lo sappia scrivere - significa necessariamente cambiargli i connotati, NON approfondirlo. Non renderlo più umano, ma diversamente umano: sottrargli la fantasia per dargli la realtà. Ecco quindi che la Barbato in questi anni ne ha fatto via via il ritratto di un isterico. Il Dylan Dog di Paola Barbato non è più un uomo sensibile, è un isterico, un instabile emotivo dominato dalla sua fragilità nervosa: non è più il Peter Pan proverbiale, ma un vero Peter Pan, un ragazzo che realmente non ha saputo divenire adulto, come uno che potremmo incontrare ogni giorno: non li riassume più tutti. In questo senso il rapporto che si instaura con Xabaras in questi due albi è realmente un capolavoro di finezza psicologica: il crollo di tutte le difese di Dylan di fronte al manifestarsi della causa profonda della propria instabilità, il che non può che acuirla, e acuirne l'isteria: un crollo è tale perché improvviso e totale, ma questo è progressivamente fondato sugli ultimi anni di storie barbatiane, che hanno mostrato il personaggio sempre meno sensibile e sempre più schizzato.

Questo è il Dylan Dog di Paola Barbato, e lei l'ha ritratto mirabilmente. Che non c'entri un CAZZO con il personaggio di Sclavi è un altro paio di maniche.

Cita:
Sul numero 250 - Vado in controtendenza. Non nel giudizio globale sulla storia: se a qualcuno erano rimasti dei dubbi, questo albo li cancella definitivamente: Sclavi non ha più nulla da dire, e quel nulla lo dice male.

Vado in controtendenza perché questa storia ha un inizio folgorante, sclaviano, quasi geniale. Poi a pagina 20 Sclavi finisce la benzina, si ammoscia, si ripete, fa il verso a se stesso, tromboneggia. L'inserto antipotere non dà fastidio perché è retorico, ma perché è calato nella storia in modo rozzissimo, martellando dove un tempo si sarebbe insinuato con efficacia ed eleganza. Le "citazioni" sono posticce, stupidotte, al limite del pierinesco; la sceneggiatura non possiede in nulla quell'aerea - e disturbante - carica surreale delle sarabande sclaviane tra non-sense e lunare assurdità: è solo una teoria di quadri slegati, noiosi e ripetitivi. La "donna che racchiude tutte le donne amate" da Dylan è qualcosa di indisponente. E' una chiaverottata. Non c'è un autore che filtra romanticamente i sogni adolescenziali, c'è un adolescente emotivamente immaturo che scrive.

Vado in controtendenza perché il finale è goffo, prevedibile nel senso peggiore del termine (quello che non ti fa dire: "oh sì, finirà proprio così", ma ti fa dire: "oh no, non così ancora!"). Uno dei finali che hanno fornito la cifra del peggior Chiaverotti: il finto ribaltamento finale che vorrebbe essere angosciante e ti fa solo venir voglia di mandare a cagare chi ha scritto una roba così. L'elemento fantastico, appena sbattuto fuori a calci in culo da Sclavi nel prefinale non riesce a rientrare da questa porta sul retro aperta surrettiziamente. Ti dice soltanto: "io non ci sono mai stato".

V.

p.s. ah, sì: Brindisi ottimo, colori superbi. Fateli lavorare per qualcuno per cui valga la pena farlo
.


Con questi ulteriori post direi che abbiamo sufficiente materiale per proseguire la discussione. Ora attendo il parere di TUTTI :lol: gli utenti del forum... va beh mi accontento di quelli che hanno ancora a cuore questo fumetto. Grazie.


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: ven ago 13, 2010 1:23 am 
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Condivisibile quello che dice...un pò meno il linguaggio pomposo che viene utilizzato.Purtroppo alla fine della fiera la risposta è NO,non vale più la pena leggere Dyd.Troppe cose sono cambiate.Non esiste al momento un solo soggettistasceneggiatore in grado di avvicinarsi al personaggio di inizio serie che Sclavi ci ha fatto tanto amare nè tantomeno di cogliere cosa intendesse Sclavi per incubo;ovvero non l'inserire i mostri ed elementi soprannaturali nelle storie ma il saper creare il mistero il fascino intorno a queste cose!
Dylan Dog diventa sempre più un fumetto su un investigatore squattrinato senza macchia e senza paura che decisamente NON è "Dylan Dog"
Però pur essendo consapevole che ormai non vale più la pena trovo difficile abbandonare il fantasma di Dyd


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: lun ago 16, 2010 9:05 pm 
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Che post sei andato a ripescare, Cristiano (l'ultimo credo sia stato prelevato da un altro forum). :o Comunque non è che questi interventi, in sé, rispondano alla domanda del topic; e del resto credo che Juan, alla domanda in questione, potrebbe benissimo rispondere con un "sì". Perché negli ultimi tempi qualche segnale di risveglio c'è stato: c'è un curatore giovane (Gualdoni) che sa pure scrivere benino, c'è uno sceneggiatore ancor più giovane (Bilotta) che dimostra di aver capito bene il personaggio, c'è un Marzano che si sta impegnando parecchio con risultati dignitosissimi, c'è un Enna che non ha quasi mai deluso e ci sono i "vecchi", ovvero Medda e Barbato, che, per quanto compaiano di rado, offrono garanzia di qualità (le ultime storie della Barbato sono valide e "centrate"). Insomma, c'è speranza. :)

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: lun ago 16, 2010 11:03 pm 
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Iscritto il: lun ago 16, 2010 10:12 pm
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leggo dylan dog perché mi ha accompagnato nella mia vita da quando ero poco più di un ragazzino (avevo 14 anni ai tempi che iniziai a leggerlo).
per me vale la pena leggerlo ancora , anche se in effetti in un anno fra le tante uscite se ne salvano 2 3 al massimo.
però quelle che si salvano sono ancora in grado di emozionarmi e darmi la forza di comprare il numero seguente...


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 17, 2010 12:56 am 
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Iscritto il: sab ott 02, 2004 7:32 pm
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Imho, parlare delle differenze fra la Barbato e Sclavi a proposito della crisi di dylan dog e del fatto che non valga la pena comprarlo, è come parlare dell'abbinamento stonato della tappezzeria a bordo del titanic nel momento che affonda.
Posto che la barbato sia un problema, non penso che sia il problema che sta affossando la serie, visto che la sua presenza non è così assidua da essere tanto determinante, e visto che ci sono problemi ben più gravi: il didascalismo, l'ordinrietà dei soggetti, la mancanza di brillantezza delle scenggiature, and so on.
Poi, se proprio vogliamo parlarne, io penso che dylan sia un personaggio difficile, perché diversamente da tex non ha una struttura tanto rigida da potere essere affrontato da chiunque, ma nasce dalle paure e dalle nevrosi di sclavi, per cui richiede che un autore usi la propria sensibilità  per creare degli incubi che dylan possa affrontare. e dal momento che la sensibilità  è una cosa estremamente personale, è normale che chiunque non sia sclavi creerà qualcosa di diverso dall'originale.
l'importante è mettercela questa sensibilità , piuttosto che mettere dylan contro il solito serial killer banale e inutile... e la barbato è una delle poche (e l'unica fra gli epigoni più longevi di sclavi) che l'ha sempre fatto, e nel fare questo NON ha tradito dylan, a dispetto di quanto il suo modo di scrivere, più crudo e angosciante, possa essere diverso da quello malinconico e ironico di sclavi.

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 17, 2010 9:46 am 
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Iscritto il: ven mar 18, 2005 12:15 pm
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Località: Verona
the Imp ha scritto:
e la barbato è una delle poche (e l'unica fra gli epigoni più longevi di sclavi) che l'ha sempre fatto, e nel fare questo NON ha tradito dylan, a dispetto di quanto il suo modo di scrivere, più crudo e angosciante, possa essere diverso da quello malinconico e ironico di sclavi.


Non sempre, ma talvolta (spesso) sì: sfido chiunque a dire che il Dylan del Ventennale è il vero Dylan, per fare giusto un esempio. Ma anche storie generalmente apprezzate (e ben scritte) come lo Speciale La scelta o Il numero 200 sono clamorosamente "sballate". Fermo restando che si tratta di un'ottima sceneggiatrice. Detto ciò, sono d'accordo nel dire che non è certo la Barbato il problema della testata.

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 17, 2010 12:20 pm 
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Iscritto il: mar set 07, 2004 7:10 pm
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Cristiano ha scritto:
Mi permetto di risollevare la discussione.
Purtroppo noto che la situazione continua a peggiorare di mese in mese con gente che non vede l'ora di arrivare al numero 300 per poter fare del nuovo "gossip" sul passato di Dylan Dog... uno schifo. Sono sempre piu' convinto che i veri fan (lo zoccolo duro per capirci) siano, paradossalmente, quelli che hanno smesso di comprarlo, "accontentandosi" di rileggersi le prime storie di Sclavi, Medda e Chiaverotti. In fondo la loro scelta e' ANCHE una forma di rispetto verso il personaggio... rinunciare a nuove storie per poter conservare il ricordo di quello che fu Dylan Dog.


Potresti cambiare "300" con "200" e il discorso, anni fa, non avrebbe fatto comunque una piega. Sei un po' in ritardo con le lamentele :D
Non sono d'accordo su due cose:
- noto che la situazione continua a peggiorare di mese in mese - questa è un'esagerazione, per fare un esempio il 2004 è stato peggiore del 2009 come uscite della serie regolare.
-con gente che non vede l'ora di arrivare al numero 300 per poter fare del nuovo "gossip" sul passato di Dylan Dog... uno schifo- chi non è curioso? Ma a dire la verità , la maggioranza delle persone di questo forum quando ha saputo che si parlava del passato di dylan ha storto il naso.

Per il resto, è vero che Dylan ha quel tipo di psicologia, che Sclavi è Dylan e viceversa, che quello odierno non può essere uguale ecc. Personalmente lo leggo per l'attaccamento che ho nei confronti del personaggio, per motivi collezionistici, perché mi piace l'horror, perché lo staff di disegnatori è incredibile, perché magari torna Sclavi, perché 1 storia su 3 è comunque buona, perché ci sono sceneggiatori come Bilotta,Recchioni, Enna, Medda e la Barbato (quando, come dice giustamente rimatt, NON stravolge il personaggio) che riescono ad 'usare' il personaggio come filtro dei loro pensieri e non lo trasformano mai in un investigatore banalotto.


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 17, 2010 3:18 pm 
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Iscritto il: mar mag 03, 2005 8:56 pm
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Per me il problema maggiore non è il tradimento che si fa del personaggio, quanto nella bontà delle storie proposte. La moltiplicazione di storie da pubblicare comporta un livellamento verso il basso della qualità, è difficile mantenere standard elevati in così molteplici occasioni... Se poi aggiungiamo che spesso per rimanere fedeli all'ideazione originaria di Dylan riducendolo quasi a macchietta si operano forzature alla storia, ecco che alla fine il prodotto delude. Ecco perché sto con Imp e rimatt quando parlano di complessità del personaggio... Anche se, come sottolinea giustamente Jones, questo è un discorso che va fatto anno per anno...

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 17, 2010 4:41 pm 
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Iscritto il: lun gen 18, 2010 10:49 pm
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Allora, dato come assodato il fatto che Dylan Dog appartiene solamente allo Sclavi che fu' (ovvero quello tormentato, in depressione e con problemi di alcolismo) e che la fusione autore/protagonista e' stata pressoche' inscindibile nella genesi del fumetto in questione (in Tex ad esempio questo aspetto pur essendo presente e' molto meno marcato), come possiamo pretendere che qualcuno, al di fuori del fu' creatore, possa riuscire a riversare i propri tormenti senza snaturare il personaggio? Ci dovremmo quindi accontentare "solo" di autori che riescano a usare il personaggio per parlare delle realta' che ci circondano ma che rispettino la sua caratterizzazione? Ma anche in questo caso non sarebbe Il Dylan sclaviano a parlare! (sottolineo dello Sclavi che fu' non certo di quello odierno).

In un mondo non guidato dal dio denaro, Dylan Dog sarebbe gia' stato chiuso e le parole che Eco pronuncio' su di esso sarebbero ancora attuali. La prova di cio' e' un manga che, a distanza di oltre 30 anni dalla sua fine, continua a essere ristampato pur essendo tra i piu' corti: Devilman di Go Nagai. Questo per dire che un'opera, se e' tale (e il fumetto di Nagai lo e'), se ne infischia del tempo, dello spazio cartaceo a propria disposizione e sopratutto del denaro.


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MessaggioInviato: mar ago 17, 2010 6:02 pm 
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Iscritto il: mar mag 03, 2005 8:56 pm
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Mi rendo conto di aver espresso male il mio pensiero, sembra quasi che abbia un'opinione disastrosa su DYD... Indi, mi spiego meglio. Quando si parla di crisi della collana, secondo me non si deve far riferimento a buone storie che travisano il personaggio, quanto a storie cattive o con un uso del personaggio forzato. Ecco, io mi accontento di leggere una buona storia dove Dylan fa, che so, l'astronauta vincendo vertigini e tutto il resto piuttosto che leggere del compitino svolto didascalicamente, storie modellate forzatamente sulle sue caratteristiche originarie e personaggi stereotipati.

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ago 17, 2010 7:19 pm 
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Cristiano ha scritto:
Allora, dato come assodato il fatto che Dylan Dog appartiene solamente allo Sclavi che fu' (ovvero quello tormentato, in depressione e con problemi di alcolismo) e che la fusione autore/protagonista e' stata pressoche' inscindibile nella genesi del fumetto in questione (in Tex ad esempio questo aspetto pur essendo presente e' molto meno marcato), come possiamo pretendere che qualcuno, al di fuori del fu' creatore, possa riuscire a riversare i propri tormenti senza snaturare il personaggio? Ci dovremmo quindi accontentare "solo" di autori che riescano a usare il personaggio per parlare delle realta' che ci circondano ma che rispettino la sua caratterizzazione? Ma anche in questo caso non sarebbe Il Dylan sclaviano a parlare! (sottolineo dello Sclavi che fu' non certo di quello odierno).


Dai per assodati dei fatti che assodati non sono. :wink: Parto dal secondo: non sono affatto convinto che l'identificazione autore/personaggio che lega Sclavi a Dylan Dog sia superiore a quella che lega GL Bonelli a Tex, o a quella che lega Nolitta a Mister No (ma anche a Zagor), o a quella che lega Castelli a Martin Mystère, o a quella... Mi fermo, ma l'elenco potrebbe continuare a lungo. Tutti questi autori hanno riversato parte di sé - e parte della propria visione del mondo - nei rispettivi personaggi (cosa del tutto naturale, peraltro). Eppure, tutti i personaggi in questione sono stati scritti ottimamente anche da altri autori, autori che, nelle loro prove migliori, non hanno fatto rimpiangere i creatori.

Questo, va da sé, vale anche per Dylan. Il personaggio è stato scritto in modo mirabile anche da Ferrandino (autore di tre sole storie, tutte molto incisive), Medda (Il battito del tempo o L'ospite sgradito non sono degne di stare a fianco dei classici sclaviani?), dalla Barbato più ispirata (anche se forse l'aggettivo non è il migliore)... Perfino due giovani come Gualdoni e Bilotta stanno facendo bene. Chiaramente, il Dylan di Medda e Barbato è diverso da quello di Sclavi; eppure, nei risultati migliori, non risulta meno autentico. Insomma, c'è un Dylan anche oltre Sclavi, e ci sono molte buone storie a dimostrarlo.

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MessaggioInviato: gio ago 19, 2010 8:48 pm 
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rimatt ha scritto:
Cristiano ha scritto:
Allora, dato come assodato il fatto che Dylan Dog appartiene solamente allo Sclavi che fu' (ovvero quello tormentato, in depressione e con problemi di alcolismo) e che la fusione autore/protagonista e' stata pressoche' inscindibile nella genesi del fumetto in questione (in Tex ad esempio questo aspetto pur essendo presente e' molto meno marcato), come possiamo pretendere che qualcuno, al di fuori del fu' creatore, possa riuscire a riversare i propri tormenti senza snaturare il personaggio? Ci dovremmo quindi accontentare "solo" di autori che riescano a usare il personaggio per parlare delle realta' che ci circondano ma che rispettino la sua caratterizzazione? Ma anche in questo caso non sarebbe Il Dylan sclaviano a parlare! (sottolineo dello Sclavi che fu' non certo di quello odierno).


Dai per assodati dei fatti che assodati non sono. :wink: Parto dal secondo: non sono affatto convinto che l'identificazione autore/personaggio che lega Sclavi a Dylan Dog sia superiore a quella che lega GL Bonelli a Tex, o a quella che lega Nolitta a Mister No (ma anche a Zagor), o a quella che lega Castelli a Martin Mystère, o a quella... Mi fermo, ma l'elenco potrebbe continuare a lungo. Tutti questi autori hanno riversato parte di sé - e parte della propria visione del mondo - nei rispettivi personaggi (cosa del tutto naturale, peraltro). Eppure, tutti i personaggi in questione sono stati scritti ottimamente anche da altri autori, autori che, nelle loro prove migliori, non hanno fatto rimpiangere i creatori.

Questo, va da sé, vale anche per Dylan. Il personaggio è stato scritto in modo mirabile anche da Ferrandino (autore di tre sole storie, tutte molto incisive), Medda (Il battito del tempo o L'ospite sgradito non sono degne di stare a fianco dei classici sclaviani?), dalla Barbato più ispirata (anche se forse l'aggettivo non è il migliore)... Perfino due giovani come Gualdoni e Bilotta stanno facendo bene. Chiaramente, il Dylan di Medda e Barbato è diverso da quello di Sclavi; eppure, nei risultati migliori, non risulta meno autentico. Insomma, c'è un Dylan anche oltre Sclavi, e ci sono molte buone storie a dimostrarlo.


Dylan Dog ERA diventato un fumetto d'autore per merito di Sclavi ma anche lui si e' reso conto di quanto poco futuro (inteso come evoluzione) avesse il personaggio.
Inoltre sembra che non ci si renda conto del tipo di vita che ha avuto il padre di Dylan Dog rispetto agli autori da te menzionati... una persona con gravi problemi di alcool, che ha tentato il suicido per ben due volte ed e' stata ANNI in terapia. Dio! Nonostante cio' (o forse anche grazie a cio'...) quest'uomo e' riuscito a riversare tutto se' stesso nelle storie della sua creatura! Capirai che un processo tormentato come questo pero' non e' certo replicabile a piacimento dagli autori che cercano un proprio metodo nello scrivere storie...


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