Cravenroad7

Non riesco infatti a capire perché Sclavi si sia dato,nel corso degli anni,ad un ironia becerona,a tratti insulsa.Non è solo una questione di splatter.
L'ironia non deve essere troppo invasiva,a mio modesto avviso.
Per questo,io ritengo La quinta stagione l'ultimo grande albo di Sclavi,che oltre ad essere un ottimo seguito del nr.41,Golconda,presenta deliri horror notevoli,e grande fantasia(la coppia che si ingloba a Milano o Groucho che va letteralmente in pezzi).
Lo splatter,invece,condisce le storie capolavoro e nobilita le storie così e così(ad esempio,il bistrattato Ruju offre un bel campionario di orrori viscerali nell'albo nr.253,I mostri di Sullivan,nonostante la storia non sia eccezzionale).
Credo che Dylan Dog rischi di diventare csempre di più un prodotto per soli teenager,anche a causa di autori come la Barbato che nascondono la mancanza di idee con pretese di autorialità.
Per ora vi ringrazio tutti per l'accoglienza.

P.S Scusate la mia ignoranza,ma potreste dirmi come si usano gli smile?Grazie anticipatamente.

cliccaci sopra!

OT

Secondo me si può stare a parlare ore e ore sul ruolo dello splatter e su ciò che lo splatter realmente aggiunge ad una storia, ma la verità  è che i lettori si dividono in coloro a cui piace lo splatter e coloro a cui non piace lo splatter; c' è poco altro da aggiungere.


Io credo che non si possa generalizzare.
E' vero che in molti casi la presenza o assenza della componente splatter è irrilevante, ma in altri casi per me lo è.
Non puoi sviluppare un soggetto come "Trappola di vetro" (per fare un esempio) e tagliare le scene di sangue.
In quel caso un paio di scene splatter avrebbero notevolmente nobilitato la storia.

E poi facciamo anche il discorso contrario: una discreta storia con scene splatter non perderebbe nulla del suo fascino senza le medesime scene splatter?
Prendi "Armageddon!" o "Il marchio rosso" (due titoli a caso) e dimmi se senza scene splatter la loro qualità resterebbe immutata.
Per fare un' analogia cinematografica, "Profondo rosso" sarebbe il capolavoro che è senza le morti violente di cui è costellato? Per me NO.

FINE OT

Se parlate dello splatter in generale, e non di quello che riguarda questa storia, meglio usare il topic apposito in discussioni verie:
viewtopic.php?f=2&t=4864

p.s: per inciso, non sono per niente d'accordo con fulcianoassoluto nel suo ultimo messaggio
p.p.s: per inserire le faccine devi rispondere cliccando su 'editor completo' invece che su 'invia'

Storiella così così, che non riesco a definire né brutta né bella. La trovo mediocre, da cinque e mezzo: si legge senza patemi ma non lascia il segno, perché a livello di soggetto sa troppo di già  visto e la sceneggiatura, pur scritta con professionalità, non mi ha mai coinvolto. Altro discorso per i disegni di Dall'Agnol, che mi sembrano sublimi: il suo tratto, corposo e apparentemente grezzo, può lasciare perplessi, ma le vignette, per composizione, inquadrature e comunicatività, rasentano la perfezione. Un lavoro ammirevole, per quanto capisca che il suo stile possa sembrare ostico.

Un Dylan di passaggio, insomma, come molti ce ne sono stati e molti ce ne saranno. Per la prossima storia di De Nardo, che sarà  doppia, spero in qualcosa di meglio.

Certo che no! Le scene splatter di Profondo Rosso sono la vetta più elevata del film. Visionarie e visivamente accattivanti, mai banali, quasi affascinanti nella loro messa in scena. La fantasia, l'idea dietro lo splatter è quello che nobilita questa categoria e la rende tutt'altro che gratuita, ma spesso più meditata, faticosa ed elaborata di una scena "colta".

De Nardo scrive bene, ma secondo me il suo problema è che scrive meglio le sottotrame sentimentali/umoristiche rispetto alla trama principale, che invece tende ad essere più banalotta e meno brillante. Quando riesce a collegare bene le due cose ottiene buoni risultati, come ne il gran bastardo, quando invece le sottotrame c'entrano poco con la trama principale può ottenere risultati disastrosi (uno strano cliente) o più che accettabili, come in questo caso, in cui la cosa più interessante è la relazione di Dylan con la bella del mese, molto fuori dagli schemi, ma che potrebbe essere inserita in una qualsiasi storia, non necessariamente in questa.
aggiungiamoci degli sketeches divertenti ma scollegati, e abbiamo una sceneggitura brillante sia nelle parti serie che in quelle lievi, ma troppo disarmonica e scollegata per essere davvero convincente.
Su Dall'Agnol avete già  detto tutto voi, imho alterna qualche vignetta poco leggibile e di aspetto sgradevole, con altre invece molto suggestive per composizione dell'immagine... l'effetto complessivo è strano, fa costantemente storcere il naso, lasciando perl anche molte impressioni positive.

p.s: tutti hanno considerato un errore il fatto che il poliziotto basettone venga riconosciuto tardi... sono il solo a pensare che sia una cosa voluta in fase di sceneggiatura, per indurre il lettore a pensare che Dylan stesse parlando con Bloch, e sorprenderlo poi rivelandone l'identità? Aparte il tratto di Dall'Agnol, la gestione delle inquadrature sembra fatta apposta per nascondere il personaggio... se è così poi non ci lamentiamo se in Bonelli c'è troppo didascalismo, eh!




edit:
Scelto il post del mese
https://www.cravenroad7.it/news/2010/08/ ... di-luglio/

insomma, non mi ha entusiasmato parecchio... c'è di meglio, d'altronde gli ultimi numeri non sono un granchè per i miei gusti.

Decisamente un albo notevole.
Mi hanno colpito molto favorevolmente gli aspetti atipici nella narrazione, tipo la voice over molto comune nei noir, come anche le situazioni assurde e grossolane che Dylan si ritrova a vivere (una in particolare quando Dylan fà da modello per un pittore con dubbia tecnica). La trama prende spunto da The Cell di Tarsem (come viene detto nel horror post), ma ne prende anche le distanze per divenire un ibrido molto accattivante.
I disegni sono molto personali, stilizzati, quasi macchiettistici il che potrebbero andare benissimo, se non si conoscesse lo stile precedente di Dall'Agnol. Ragazzi lo so, ancora mi ci devo abituare al cambiamento che ha fatto uno dei miei disegnatori preferiti.

Giuseppe De Nardo ci regala un gran bel Dylan Dog. "Programma di rieducazione" porta alla mente altre storie in cui l'indagatore dell'incubo se l'era vista con serial killer e tentativi di reinserimento nella società. Da "Necropolis" a "I peccatori di Hellborn", Dylan si è più volte scontrato con il mondo carcerario. Qui ne viene fuori un bel siparietto nei dialoghi da pag. 18 a pag. 24.
Dylan indaga e si muove seguendo una pista. Si rivelerà sbagliata ma pazienza. La storia è truculenta e ci sono scene che senza dubbio mettono paura. I disegni di Dell'Agnol aiutano molto. Molto interessante il personaggio di Eleonor Pride, come di tutti i comprimari. Anche Bloch è particolarmente in forma, mentre Groucho fa alcune battute davvero pietose (quella dei greggi signori!). De Nardo ha spesso utilizzato poco l'assistente, forse qui si capisce anche il perchè.
Dylan si trova in sue situazioni fuori dal comune: riparare una caldaia e posare per un quadro naif. In entrambe mostra di sapersi muovere con disinvoltura. L'anziano poliziotto in pensione è davvero un bel personaggio: la sua battuta sul sesso esce un po' dagli schemi del Dylan classico. Gli incubi non sono un riempitivo e sono ben inseriti. Si può dire che De Nardo ha fatto davvero un buon lavoro.
La stessa cosa vale per Piero Dall'Agnol. I nuovi tratti, ormai già in discussione dai tempi de "L'uomo nero", si adattano perfettamente a questa storia. I disegni "sporchi" danno una tendenza cupa all'albo. L'incubo finale con Clevert a tre teste ricorda molto "Tutti gli amori di Sally". Rimembranze di osteomorfosi rujane e un'ultima pagina molto chiaverottiana non rovinano la storia. Discreta la copertina che ci informa di una cosa: Dylan non mette le calze!

Storia che avrei potuto leggere e seguire meglio, se non fosse che, in certe tavole, ho davvero faticato a capire cosa Dall'Agnol avesse disegnato ! Forse un formato più grande avrebbe giovato meglio, ma certe tavole, comprese quella della seduzione della tip a Dylan, davvero non mi sono piaciute per niente.
Perciò la reputo non classificabile.

do un accettabile, c'è di meglio tra gli ultimi anni

Mediocre. Non mi è piaciuta, alla fine della lettura non mi ha lasciato niente. Buoni i disegni. Voto 5

Discreta storia di DeNardo, che supplisce con intermezzi leggeri e una tormentata storia d'amore con una ragazza diversa dai soliti cliché dylaniati, alla mancanza di originalità del soggetto, le cui fonti di riferimento sono stata ampiamente citate e sviscerate. L'indagine di Dylan nel paese di provincia, scavando nel passato di uno dei personaggi, è da giallo classico, stridendo un po' nel contesto fantascientifico del resto.
Sempre un piacere ammirare le tavole di Dall'Agnol, in particolare stupendi alcuni primi piani di Eleonor.

Cosi' cosi'.
Albo non malvagio,al quale francamente non ti senti di dire che e' brutto...ma quasi ti senti in colpa a definirlo bello.Storia che parte da presupposti piu' o meno interessanti,e piu' o meno gia' visti e sentiti.Comunque De Nardo ci crede,si impegna e personalmente percepisco il suo crederci in questa storia.Sul risultato magari ne parliamo,perche' pur offrendo degli spunti interessanti...penso a qualche situazione esilarante con Dylan protagonista suo malgrado,e la caratterizzazione riuscita di Eleonor,personaggio femminile tanto affascinante quanto ambiguo e odioso...lascia una trama principale che poi,sotto sotto...si risolve in un mezzo buco nell'acqua e un finale che si regge con lo sputo.
Gradevole,carino...ma siamo lontani da livelli alti.