Cravenroad7

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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: mar lug 20, 2010 2:00 pm 
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Iscritto il: sab ago 27, 2005 7:04 pm
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Al di là  del culturale e del pane e salame (buono, seppur imprescindibilmente legato alla qualità del pane e del salame messi in tagliere) non giudico la serie brutta, anzi, la trovo mediamente riuscita. Se ci trovassimo dinnanzi alla tracklist di un album musicale di quattordici pezzi si potrebbero etichettare come "riempitivi" alcuni numeri piuttosto insipidi e "alimentari" (e io dico, ormai che li fai alimentari almeno non farli insipidi, che finisce che mangi poco saporito, eh). Tuttavia i momenti alti non si lasciano desiderare e posso dire che, nel qual caso fosse proseguita, sarei stato ben lieto di continuare ad acquistare la serie.

Eppoi devo aggiungere che, rispetto a quanto succedeva negli anni 80 con Dyd, i fumetti "di genere" messi in circolazione da Bonelli negli ultimi anni non presentano alcun sottotesto che ti porti a pensare che quello che stringi tra le mani non è solo un fascicoletto di carta (di qualità medio/mediocre - la carta :)) pronto a essere digerito e dimenticato in breve così come si fa col cibo quando diventa marrone. Albi che raccontano storie piccole, così leggere che pare quasi che l'inchiostro si voglia staccare dalla pagina e volare via, sulle ali della propria inconsistenza.

Tutto questo per dire che almeno Jan Dix cerca la complessità: non è un pregio, perché spesso trova solo confusione e ermetismo onanistico, ma la ricerca rimane. E questo ultimo numero è la dimostrazione che Ambrosini ogni tanto spara ancora a bersaglio.

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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: mer lug 21, 2010 8:47 am 
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Iscritto il: gio lug 28, 2005 10:13 am
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joe montero ha scritto:
perché spesso trova solo confusione e ermetismo onanistico..



cioè una sega mentale! :D


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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: mer lug 21, 2010 7:15 pm 
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Iscritto il: gio feb 20, 2003 1:52 pm
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joe montero ha scritto:
Tutto questo per dire che almeno Jan Dix cerca la complessità: non è un pregio, perché spesso trova solo confusione e ermetismo onanistico, ma la ricerca rimane. E questo ultimo numero è la dimostrazione che Ambrosini ogni tanto spara ancora a bersaglio.


Condivido in pieno, bella analisi!
Mi piace moltissimo Ambrosini, ma la sua sperimentazione, proprio in quanto sperimentale, a volte diventa troppo complessa e non sempre è un pregio.


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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: mer lug 21, 2010 7:39 pm 
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Iscritto il: dom ott 08, 2006 12:46 pm
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Io non condivido, invece.

Non voglio sembrare polemico come al solito, ma vorrei mi venisse fatto un esempio della complessità ricercata, perché almeno narrativamente non la vedo. Le storie sono poco più che dei gialletti e le riflessioni artistiche non sempre riescono a risollevare una storia che ha ben poco da offrire.

Dialoghiamo, parliamone, perché vorrei che Dix mi fosse piaciuto, o che qualcuno mi desse dei motivi che magari mi sono sfuggiti per farmelo piacere, ma al momento non ne vedo.


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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: mer lug 21, 2010 9:02 pm 
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Iscritto il: sab ago 27, 2005 7:04 pm
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Be', che le storie siano dei gialletti rientra, giustamente, nel tuo giudizio personale, nella deflagrazione tra la poetica narrativa di Ambro e quella tua di lettore. Questo per dire che qui non si cerca di mettere in luce la riuscita degli albi - che a volte, come già  accennato, ho trovato pasticciati-, ma l' "intenzione" di chi li ha scritti e il target a cui si riferiscono. Che Jan Dix cerchi di essere - e non " che sia" - una serie colta e che tenti una certa stratificazione tematica non credo sia contestabile. Che poi questo tentativo sia da me apprezzato in quanto tale (in quanto tentativo, sia pure talvolta non riuscito) è invece una MIA opinione di lettore.

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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: gio lug 22, 2010 11:12 am 
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Iscritto il: lun ott 05, 2009 6:15 pm
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In quanto lettore bonelliano novello (poco più di un anno) posso dire che Jan Dix (mi manca ancora qualche numero nella collezione) è uno delle mie serie preferite... e questo perché dietro alla storia in sè del singolo albo che può essere benissimo definita un giallo/azione/poliziesco (e non sempre di ottima trama) c'è quell'aspetto di riflessione, di pensiero che va oltre il fumetto in sè e, per quanto mi riguarda, fa guadagnare un sacco di punti alla serie... Queste caratteristiche le ho ritrovate molto anche in Julia e Nathan Never, le altre mie due serie preferite in Bonelli... C'è sempre quell'aspetto di riflessione del personaggio, cioè dell'autore, che può spaziare dalla riflessione sociale come avviene spesso in nathan never e julia e che sono totalmente specchio della nostra società e invece riflessioni più sul piano personale e interiore come avviene in Jan Dix e anche negli altri due già  citati...

In dylan dog, magico vento, brendon (altre serie che leggo e apprezzo, chi più-chi meno) questo aspetto che va oltre la storia in se è più raro secondo me e non sempre riesce a uscire.... per non parlare delle mini-serie greystorm,cassidy,caravan dove il tutto è incentrato sugli eventi, sul plot. Non che sia una cosa negativa, ma è diverso. Se uno si vuole svagare leggendo un fumetto e rilassarsi, difficilmente prenderà in mano un numero di Jan Dix, o se lo farà darà maggior peso al plot, al giallo,all'azione e quindi non rimarrà troppo soddisfatto della scelta a dispetto di un Dylandog o di un brendon....

detto questo dico che ho letto ieri l'ultimo JD e ho riletto il finale due o tre volte per entrarci appieno...e secondo me è bellissimo.


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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: gio lug 22, 2010 1:39 pm 
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Iscritto il: mar set 07, 2004 7:10 pm
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Località: Rurrenabaque
Dario84 ha scritto:
Io non condivido, invece.

Non voglio sembrare polemico come al solito, ma vorrei mi venisse fatto un esempio della complessità ricercata, perché almeno narrativamente non la vedo. Le storie sono poco più che dei gialletti e le riflessioni artistiche non sempre riescono a risollevare una storia che ha ben poco da offrire.

Dialoghiamo, parliamone, perché vorrei che Dix mi fosse piaciuto, o che qualcuno mi desse dei motivi che magari mi sono sfuggiti per farmelo piacere, ma al momento non ne vedo.


giusto Dario :)
Prima però vorrei capire una cosa , scusami se ti chiedo ma volevo evitare di andare a scartabellare altre discussioni, quindi ti domando direttamente:
a te piaceva Napoleone?
c'è qualche numero di dix ti è piaciuto o i problemi di fondo che hai sollevato li ritrovi in tutti gli albi?
Scusa la curiosità, ma a seconda delle risposte a queste domande la discussione cambia parecchio :wink:


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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: gio lug 22, 2010 2:15 pm 
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Iscritto il: dom ott 08, 2006 12:46 pm
Messaggi: 4831
Allora Jones, io non sono stato lettore di Napoleone, quindi l'avvicinamento a Dix è stato privo di qualsiasi pre-giudizio (termine da intendere sia nel bene, sia nel male) se si eccettua l'esperienza di Ambrosini per Dylan Dog.

Faccio una premessa: ritengo Ambrosini una persona competente e meritevole, un disegnatore di prim'ordine e un pensatore illuminante, certe sue riflessioni sono molto profonde e ben ragionate. E da lettore di Dylan Dog pensavo fosse anche un più che discreto sceneggiatore.

Io ero uno di quelli che aveva accolto la notizia di una mini di Ambrosini con grande interesse e nutrivo le migliori aspettative sulla serie.

Poi sono iniziate le letture:

1) Morte di un pittore > ottime speranze, ottimi disegni, elementi originali... quindi giudizio più che positivo.
2) La stanza del giaguaro > Tono leggermente discendente rispetto al primo numero, ma comunque una buona lettura con spunti d'analisi interessanti.
3) Nostra signora delle api > L'inizio del declino. Storia brutta risollevata da pochi e brevi scambi dialogici fra Dix e l' "alter ego" di Ambrosini (diciamo, la parentesi programmatica sull'Arte dell'albo).
4) Il trionfo della morte > storia irresolubilmente brutta. A questo punto avevo deciso di interrompere la serie.
5) Una tragedia americana > Dopo un po' di tempo e dietro consiglio di un'amica riprendo la lettura della serie, con l'assicurazione che con la sua prosecuzione le cose sono migliorate. Le cose, effettivamente, ricominciano ad andare un po' meglio. Storia apprezzabile.
6) Sentieri perduti > Altro tonfo. Una storia che si regge sul nulla e scritta (a mio umile modo di vedere) male. Cosa tanto peggiore se si pensa che dovrebbe essere la storia dedicata allo "spirito guida" dell'intera serie, cioè Pollock.
7) La guerra > Storia semplice e piacevole, per la quale nel complesso il giudizio è positivo.
8} Orizzonte di sabbia > Brutta e arraffazzonata. Si parla di ritmo, armonia e bellezza, ma non se ne vede traccia nella storia.

9 > Ancora non letto, ma recuperato, quindi su questo per il momento sospendo il giudizio.

10) La casa dell'impiccato > Questa storia aveva (sempre a mio umile modo di vedere) un potenziale maggiore di quello che è stato poi tradotto su carta. Comunque, nonostante i difetti, spunta leggermente positiva anche per questo albo.
11) L'uomo che uccise Van Gogh > Pretenzioso. E poi per questioni personali ormai non sopporto più le storie basate su questi personaggi sofferenti e struggenti il cui destino di morte è segnato dalla prima pagina.
12) La figlia del Tintoretto > Insulso. Assolutamente insulso. Il che non vuol dire brutto, piuttosto indica una totale mancanza di incidenza sul mio interesse di lettore.

Albo 13 > Non letto e non recuperato, ma me ne hanno parlato bene.

14) Lo sguardo cieco Indubbiamente un bel numero... ma vorrei trovare qualcuno a cui sia piaciuto davvero il discorso sull'aura e la stoccata alla televisione!

Per me il punto è che: ogni numero ha un suo fascino o dei motivi per i quali essere apprezzato, ma in fase di sceneggiatura gran parte delle volte si sciupa tutto. Alcuni dialoghi sono imbarazzanti, non si capisce il ricorso alle 132 pagine quando ci sono intere sequenze anche di una o due tavole in cui si vede un'auto andare da un punto A ad un punto B! E alcune trovate narrative sono opinabili. Inoltre l'eloquio forbito di Ambrosini traspare attraverso le parole di tutti i personaggi che spesso si abbandonano ad arditi aulicismi assolutamente decontestualizzati dalla situazione nella quale agiscono.

Giusto per fare degli esempi. Per questo per me, che non sono un lettore di "intenzioni" come joe, ma un lettore di storie e di testi, Dix è stata un'esperienza mancata.


Ultima modifica di Savelic il dom lug 25, 2010 10:55 pm, modificato 2 volte in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: gio lug 22, 2010 8:06 pm 
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Iscritto il: gio feb 20, 2003 1:52 pm
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concordo ancora con la risposta di Joe Montero, ma credo che anche con Dario84 siamo più in sintonia di quanto non sembri... anche per me Dix è stata un'esperienza mancata. E non solo, condivido quasi tutti i pareri che ha scritto albo per albo. (però a me il numero su Pollock era piaciuto molto... magari mo' me lo recupero).
Io attribuisco questo appuntamento mancato a un eccessivo numero di ingredienti che Ambrosini ha cercato di inserire in questa serie, da qui la complessità. Non ho niente contro la complessità, tutt'altro, ma mi sembra che talvolta tale complessità sia stata gestita male. Quando una sceneggiatura di Ambrosini mi piace la trovo come una cosa semplice e lineare, magari solo a posteriori mi accorgo che ha parlato di un sacco di cose e ha scritto un albo complicato. Complicato nei contenuti, ma facile nella lettura. Ecco, spesso con Jan Dix questo per me non è successo.
Ecco perché, pur amando il modus di Ambrosini e il suo mondo letterario, Jan Dix mi ha lasciato un po' a bocca asciutta.

Tranne l'ultimo numero, così bello e semplicemente complicato, da riscattare tutti i dubbi precedenti.


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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: ven lug 23, 2010 11:00 pm 
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Iscritto il: sab giu 19, 2010 5:51 pm
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Fedylaniata ha scritto:
Immagine


a me questa (bellissima) copertina suggerisce auto-citazioni da "Il lungo addio". Mi sbaglierò.

beh, io concordo con Dario84 con la sottile differenza che al quarto mi sono fermato; nonostante ciò farà il possibile per recuperare.


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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: sab lug 24, 2010 6:47 pm 
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Sono d'accordo con Dario anche io. Ero lettore di Napoleone e avevo delle speranze anche io su questa serie, quindi niente pregiudizi o altro.
Il problema è che è lo stesso protagonista che non mi ispirava simpatia, ed il gialletto del mese non era mai sufficiente. Un personaggio vuoto che a me non trasmesso assolutamente niente se non una noia mortale.

Il primo numero mi era piaciuto, ma da li in poi solo noia...col 4 ho detto basta

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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: mar lug 27, 2010 3:45 pm 
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Iscritto il: sab apr 30, 2005 1:18 pm
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Buongiorno ragazzi, sono vittima della sindrome di Stendhal: per commentare questo albo di JD mi servono tre letture e almeno 10mila battute. C'è tanto da dire, l'analisi è potenzialmente infinita, l'aspetto metalinguistico abbraccia tutto. La migliore storia di Ambrosini o la storia migliore mai realizzata? Prometto una trattazione approfondita nei prossimi giorni, serve tempo per pensare, non c'è fretta. Forse dovremmo aspettare qualche anno per parlare.

S
P
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I
L
E
R

Spoiler!
Anticipo solo un punto evidente: la sirena arenata E' Jan Dix e il ruolo di Carlo Ambrosini nel mondo del fumetto. I bagnanti sconcertati si chiedono cosa sia, un animale di grossa taglia, forse uno squalo... invece Ambrosini è una sirena, diverso dagli altri pesci (fumetti), che vive nei fondali (pubblico di nicchia) e, dopo aver realizzato il suo harakiri artistico (il suicidio di Jan) si inabissa di nuovo e torna a nuotare: JD muore, la sua idea di fumetto vive. L'impressione di JD si imprime, monetianamente, verrà ricordata.


editvace: ti ho inserito lo spoiler invisibile, suggerisco anche agli altri di utilizzarlo in questo caso vista la particolare spettacolarità degli eventi presenti nell'albo. Ma anche perché è funzione integrante del nuovo forum :mrgreen:


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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: mer lug 28, 2010 12:38 am 
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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: gio lug 29, 2010 1:55 am 
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N.14 LO SGUARDO CIECO

Spoiler!
Carlo Ambrosini scrive e disegna il suo Mulholland Drive. La conclusione della serie non fornisce una semplice chiusura nè tradisce le sue caratteristiche, anzi le esalta, facendo luce su un progetto preciso: la fine è il picco dell'intero lavoro, il lettore sgomento è costretto a rileggere la serie in virtù dell'episodio finale. LO SGUARDO CIECO è un albo epocale (letterale: farà epoca) e allo stesso tempo decreta un suicidio (pag.115-118), l'harakiri dell'autore che va volutamente incontro alla morte (morte narrativa del personaggio = morte artistica dello scrittore), salvo poi metterla in dubbio attraverso l'ultimo avvitamento spazio-temporale. Allora l'idea di fumetto di Ambrosini muore? Forse sì, ma forse no, forse c'è sempre l'ipotesi di un risveglio sbiadito (pag. 119), la possibilità di guardare da un altro punto di vista. La chiave: "Dal mio attuale osservatorio posso tranquillamente ripartire da qua... dimenticando tutto il resto". Ambrosini/Jan Dix fa quello che gli pare.

Andiamo per punti:

LA STRUTTURA NARRATIVA
Ottenendo un risultato che sembra semplice, Ambrosini nasconde un profondo sforzo di costruzione. In questo senso l'autore, se in passato è apparso a tratti meno compiuto (le note critiche sulle trame), qui riesce a incastrare ogni tassello con un lungo lavoro di cucito certosino: il settore onirico si sposa con amore all'intreccio terreno, stavolta non c'è nulla di appuntabile nel pacchetto finale. Da subito lo scrittore lancia un gioco circolare di corrispondenze (il bimbo si perde sulla spiaggia: l'inizio come la fine, Pierre come Jan, la storia è un anello) inserendo, nell'apertura marittima, un indizio del ritorno finale alla spiaggia. Per il resto, il plot si gioca sostanzialmente su 3 livelli: l'azione presente o presunta tale (soprattutto in luoghi chiusi: il museo, casa di Dix, l'abitacolo dell'auto, il motel ecc.), il reparto onirico che si sfoga in due flashback e pensieri all'infanzia, i momenti rarefatti che illustrano la pittura di Monet. Tutti si compenetrano continuamente e dialogano tra loro. A pag. 99 poi la storia compie un'inversione a U e fa saltare il banco dell'intera serie: appena il giudice Hilman (personaggio edotto e filosofico, ricordarsi l'ispirazione a Durrenmatt) ha finito di teorizzare la fedeltà di Annika, si mostra invece il tradimento che ribalta le sue conclusioni. Da qui parte il detour: una deviazione nel territorio inconscio di Jan che, però, corrisponde esattamente alla realtà (JD: "Questo non è un sogno, è la fine del sogno") e ci conduce alla conclusione della serie e alla realizzazione della concezione dell'autore (JD: "era questa la rivelazione").

LE CITAZIONI
Tantissime, come si confà a un numero celebrativo come questo*. L'autore raccoglie le esperienze precedenti, probabilmente le cose che ama, ne fà tesoro ma attenzione: la ridda di citazioni nulla toglie alla freschezza della storia, anzi si integra con essa, costituendo l'ipotetica evoluzione e sviluppo delle suggestioni che espone. C'è tutta una cultura fumettistica, cinematografica e popolare in sede di costruzione: l'esplorazione dell'adolescenza del protagonista come ne IL LUNGO ADDIO - quasi la stessa fase della vita -, con cui condivide anche la malinconia che deriva della memoria parziale, imperfetta, sbagliata (JD: "E' l'ultima cosa che ricordo); lo sguardo sull'essenza effettiva delle persone, che quindi diventano mostri (es. Bechis/rettile pag. 26, altra cifra dylaniata, vedi I VAMPIRI); l'orrore nel motel piovoso (topos dei topoi), che ci offre i personaggi più ambrosiniani della storia (i killer maldestri, cfr. Napoleone n.1 L'OCCHIO DI VETRO); il finale felliniano, seppure con altra funzione rispetto a La dolce vita. Inutile ricordare che Ambro è dylaniato e ogni suo lavoro, per molti versi, è sempre una continuazione e possibile divagazione sui temi dell'Indagatore dell'incubo (IL GUARDIANO DELLA MEMORIA non contiene forse l'idea onirica che sottende Nap e JD?).

LA CONTRAPPOSIZIONE ANNIKA/MADRE
Uno dei primi spunti della storia, tra i più importanti nella lettura della serie: si rivela la cifra del rapporto Jan/Annika, con cui l'eroe sostituisce il buco affettivo della madre fino, letteralmente, a contrapporne i volti. In una delle trovate psicanalitiche più fini che si ricordino - per la sua classicità (la donna-madre), complessità di costruzione e insieme semplicità di risultato -, su pagina sembra accadere un fenomeno: Annika/madre, nell'atto di morire, diventa "donna per sempre" di Jan (mamma, compagna ecc.), cioè trova spazio nei ricordi proprio al posto della genitrice. Annika è la Donna. Assumendo la dimensione di archetipo, sia per Jan che per i lettori, dunque paradossalmente passa inosservato il clamoroso sdoppiamento del finale (pag. 120-130): Annika, nella stessa unità di luogo e tempo, sulla stessa spiaggia, è SIA la madre di Jan SIA sè stessa da piccola, che si manifesta sottoforma di bimba nell'ultimo, commovente disegno.

IL RUOLO DI MONET
Non è un caso che venga scelto l'autore di Impression, soleil levant (1872): al contrario della vulgata comune, che ipotizza la casualità nella scelta degli artisti abbinati alle storie, questa è sempre stata una decisione ponderata da Ambrosini e oggi non ci sono più dubbi. Il padre impressionista, con la teoria dell'impressione sollevata dal quadro sovracitato, indirizza albo e serie: il discorso sulle "impressioni delle cose" (ampiamente esposto nell'albo) si applica infatti esattamente alla sostanza dell'episodio. Jan ha perso l'impressione della madre e lotta per trattenere quella di Annika, a questo si può ridurre tutta la vicenda. Ancora una volta, intorno al pittore, ruotano diversi modi di concepire l'arte: fonte di denaro per assecondare le proprie ossessioni (madame Hoschedè: i cani "sono bestie molto migliori degli uomini"), uso strumentale per soddisfazione intellettuale e sessuale (Bechis), interesse e passione sincera (Dix: "So che è un grande esperto..."). L'amore genuino per l'universo arte è il vero carattere eroico di JD, che per tutta la serie si trova a respingerne le deviazioni.**

L'ANTIEROE
"So di avere abbastanza trascurato, nella costruzione di questa serie, gli aspetti un po' ammiccanti che possono favorire l'ammirazione e l'identificazione da parte del pubblico" (Ambrosini, pag.4). A pag.n 57 JD rifila un calcio al cane che gli piscia sulla gamba: l'intera pagina è dedicata a questo. Oggi nessuno scrive un fumetto come Ambrosini: il coraggio di questo autore è straordinario, rinnovandosi con trovate sempre nuove, idee avanzate, minuzie quasi impercetttibili che a ben guardare suonano geniali. Il calcio al cane (è solo un esempio) fotografa l'inevitabile flop commerciale della collana: perché non importa DAVVERO compiacere il pubblico, allo scrittore non interessa, la leggibilità, la routine e la ruffianeria sono maschere che si rifiuta di indossare. Risultato? JD va dove gli pare, anche da nessuna parte, non ha una strada tracciata nè una compiutezza interna, ma d'altronde non saprebbe che farsene, essendo la sfumatura, il particolare, le forme nella nebbia (pag. 119) la sua vera ragione di vita. JD è indipendente, si mette in posa solo per scherzo, Karin a pag.37 lo prende in giro: "Sei buffo quando ti metti in posa...".

IL COLPO DA MAESTRO
L'albo ne è pieno, non li cito tutti per motivi di spazio. Tra questi scelgo il mini personaggio di Karin, tra le scene più belle mai viste su fumetto: Ambrosini tratta la sua figura con una destabilizzante "falsa pista" per i lettori (e poi dicono che non sa fare il giallo...). Sinceramente: nel primo giro di sguardi (pag.35) non siamo forse certi che sarà  lei la donna di Jan? L'idillio, che prosegue per le pagine successive, è spezzato proprio dalla madre/Annika (non è un caso...), quindi c'è il riflusso del giovane JD che torna verso la bimba (pag.42). Poi riecco Karin nel finale: "Gli ho proposto di venire a fare delle foto con noi... ma non gli interessava" "Quello è un sognatore, sta cercando la sua anima gemella"... Allora non è Karin? No, è Annika, e noi siamo fregati.

LA METAFORA FINALE
La sirena arenata E' Jan Dix e il ruolo di Carlo Ambrosini nel mondo del fumetto. I bagnanti sconcertati si chiedono cosa sia, un animale di grossa taglia, forse uno squalo... invece Ambrosini è una sirena, diverso dagli altri pesci (fumetti), che vive nei fondali (pubblico di nicchia) e, dopo aver realizzato il suo harakiri artistico (il suicidio di Jan) si inabissa di nuovo e torna a nuotare: JD muore, la sua idea di fumetto vive. L'impressione di JD si imprime, monetianamente, verrà ricordata.

I DISEGNI
Eccelsi come sempre. Mi limito a dire che il volto di JD, illustrato anche in maniera molto diversa (cfr. quarta tavola pag.43 - quarta tavola pag.117), qui rende le drammatiche evoluzioni della storia e, volendo azzardare, si riferisce all'aspetto onirico: di fronte a una realtà che cambia, dominata dall'impressione delle cose, di pagina in pagina è diversa anche la faccia del protagonista.

DOMANI
LO SGUARDO CIECO verrà riconosciuto domani. Come tutte le cose troppo nuove, che spiazzano e distruggono certezze, è difficile trovare un pubblico pronto ad accoglierlo: molti i casi nel passato, anche MEMORIE DALL'INVISIBILE nel 1988 non divenne cult nel momento stesso dell'uscita in edicola ma qualche tempo dopo, quando fu compiuta la sua "storicizzazione". Oggi tutti ne riconoscono l'importanza. Sarà così anche per questo albo di JD (per questa serie, vorrei dire: sicuramente altalenante - come tutte le serie -, ma comunque la migliore della scuderia Bonelli) e per l'autore da anni sul tetto della produzione italiana. Ne riparliamo tra dieci anni.

TOTALE
Ambrosini con questo albo si propone di cambiare strada, mostrare un'altra possibilità, dimostrare che nel fumetto le cose non stanno sempre così, possono andare anche in un ALTRO modo. Vuole sfidare il lettore, polverizzando la comoda routine della produzione seriale: vi riesce ampiamente.
Un suicidio magnifico.

VOTO: 10

NOTA
Qualunque mia annotazione va presa con il beneficio di inventario: di fronte a un albo come questo, che contiene potenziale analitico idealmente infinito (ripeto), a ogni riflessione si può aggiungere qualcosa, ogni tesi è smontabile e rimontabile, si può sempre dire altro. Continua...

*Celebra un'idea di fumetto.

**Jan afferma su madame Hoschedè: "Quel che è certo è che ha un brutto carattere" (pag. 60): questa antipatia, che non sembra narrativamente giustificata, in realtà è dovuta alle due concezioni opposte dell'arte (passione - denaro) che inevitabilmente si scontrano.


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 Oggetto del messaggio: Re: # Jan Dix 14 - Lo sguardo cieco
MessaggioInviato: ven lug 30, 2010 11:18 am 
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Iscritto il: ven mar 18, 2005 12:15 pm
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Ema ha scritto:
Spoiler!
LA METAFORA FINALE
La sirena arenata E' Jan Dix e il ruolo di Carlo Ambrosini nel mondo del fumetto. I bagnanti sconcertati si chiedono cosa sia, un animale di grossa taglia, forse uno squalo... invece Ambrosini è una sirena, diverso dagli altri pesci (fumetti), che vive nei fondali (pubblico di nicchia) e, dopo aver realizzato il suo harakiri artistico (il suicidio di Jan) si inabissa di nuovo e torna a nuotare: JD muore, la sua idea di fumetto vive. L'impressione di JD si imprime, monetianamente, verrà ricordata.


Possibilissimo. Però, rimanendo nella metafora, come ti spieghi lo sguardo finale della sirena, nel quale la creatura assume tratti mostruosi?

Un commentino veloce alla chiusura di questa miniserie: non sono mai stato un grande fan dell'ultimo Ambrosini, ma ammetto che il suo Jan Dix è finito in gloria. Dopo un inizio stentato e un prosieguo medio (se non mediocre), lo sceneggiatore pare aver trovato un certo equilibrio e, a fine percorso, inanella una serie di bei numeri che fanno rimpiangere la chiusura. E però fanno anche arrabbiare: se Dix poteva essere questo, perché non lo è stato prima dell'undicesimo/dodicesimo numero? Perché la collana ha dovuto attendere tanto per "sbocciare"? Faccio presente che questo non vuol dire che consideri gli ultimi Dix dei capolavori del fumetto (con la possibile eccezione dell'ultimo, che ho letto in condizioni non ideali e non ho ancora metabolizzato): ma li ho letti volentieri, e mi sono piaciuti. I difetti non mancano, e il discorso di Dario sulle 132 pagine mi trova d'accordo (non so se le canoniche 94 tavole sarebbero state sufficienti, ma di certo 128 sono troppe); e, se è vero che Dix risulta alla fin fine una miniserie più interessante che riuscita, è anche vero che non rimpiango di averla letta.

_________________
È la mia opinione, e la condivido.

Ciao,
Teo


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