Letto ieri sera il primo numero.
Il personaggio è introdotto bene.
Bilotta riesce a farlo risultare simpatico (nonostante il nome!) vestendolo di sufficiente carisma e costruendogli un vissuto dolorosomanontroppo che ormai non è più tempo per gli antieroi tout-court.
L'umanizzazione del protagonista si compie nel suo relazionarsi con l'ex moglie e nelle debolezze comportamentali che ne conseguono, il lavoro diventa in un certo qual modo occasione di riscatto.
Anche i comprimari funzionano: la segretaria e il conte divertono e colpiscono.
In generale, direi, che il lavoro fatto sui protagonisti è davvero ottimo, forse meglio riuscito della storia stessa. Che paga il dazio delle 96 pagine.
Alcuni spunti sono davvero interessanti:
1) La psicanalisi finalizzata al morire meglio piuttosto che al vivere meglio
2) Invece di prendere appunti sul paziente di turno, Valter Buio ne ritrae il volto, seduta dopo seduta, fino a definirne realisticamente contorni e profili, dunque identità .
3) A pagina 58, un gioco d'ombre trasforma in un angelo la figura del protagonista: a sottolinearne il ruolo di traghettatore di anime inquiete alla pace eterna.
Alcune vignette sono davvero brutte per gli standard di Gerasi. E anche la copertina più di tanto non mi convince: troppo monocromatico lo sfondo perché il protagonista stacchi a sufficienza.
Tra le citazioni, anche gli Zen Circus!