rimatt ha scritto:
MisterRaven ha scritto:
Ci tengo a dire soltanto che a me il citazionismo piace un sacco (sono un fan di Tarantino che è uno che a volte scrive le citazioni e poi ci costruisce attorno il film), non mi piace però quando, oltre al citazionismo, non riesco a trovarci nient'altro.
E allora com'è che ti piace Tarantino?
Semplice, perché Tarantino non è citazionismo fine a se stesso. Tarantino è come Shakespeare: saccheggia a destra e a manca da tutto e da tutti, ma riesce a conferire ai suoi lavori (e alle altrui parti saccheggiate) uno stile e una personalità unici.
rimatt ha scritto:
MisterRaven ha scritto:
Poi ci sono gli imprevisti, ovviamente. Un progetto come Caravan, che mi aveva convinto essere quello di un albergo a cinque stelle si è rivelato una stamberga e magari Cassidy, che a me sembra una casetta senza troppa attrattiva, si rivelerà un gioiello architettonico.
Questo tipo di ragionamento non mi convince troppo. E non mi riferisco solo a te, sia chiaro: approfitto del tuo intervento per parlarne (naturalmente OT). Prendiamo
Caravan: se per undici numeri ti è piaciuto, com'è possibile che l'ultimo numero, per brutto che possa essere, rovini tutto quello che hai letto di buono fino a quel momento? Viceversa, se
Cassidy non ti piace per diciassette numeri (o sedici, o quindici... Insomma, per la maggior parte della mini), com'è possibile che una conclusione bella, bellissima o perfino magnifica ti renda gradevoli anche gli albi che non ti erano piaciuti? Insomma, io frasi come "L'ultimo numero rovina/salva tutto" non le capisco proprio.
Semplice, perché una mini non deve essere vista come l'insieme di singole monadi disgiunte, di certo non una mini come
Caravan, in cui c'è un'idea unitaria che attraversa tutta la serie. Per Dix il discorso, ad esempio, è già diverso. Tornando a
Caravan, la bruttezza ("risolutiva") dell'ultimo numero non può non ripercuotersi sul giudizio complessivo della serie, la quale, ricordo, è fondata sull'idea pretestuosa di partenza delle nubi: questo elemento mette in moto l'azione e lo svolgersi degli eventi di undici numeri. Non puoi arrivare al dodicesimo numero, quello in cui tutti i nodi dovrebbero venire al pettine (ripeto, visto il modo in cui è stata impostata la serie), e dire: "d'accordo, la serie è finita, quindi non spiego proprio niente... tanto la serie è finita, non ci sarà un prossimo numero da acquistare, quindi, che mi importa?"
Ciò comunque non nega il talento di Medda e il valore di alcuni singoli numeri, sia ben chiaro. Tuttavia è anche legittimo che un lettore si senta deluso dal raggiro di una promessa teleologica infine disattesa.